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DISTRETTO ITALIA- SAN MARINO
ANNO SOCIALE 2003 -2004
                                                               SERVING THE CHILDREN OF THE WORLD

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OTTOBRE 2004
Catania 5 ott.2004

KIWANIS e kiwajunior ct centro
Mercoledì 6, ore 20, all'Auto Yacthing Club, conviviale per il "Passaggio della Campana" tra l'ing. Isidoro Privitera e il nuovo presidente dott. Carmelo Basso per il Kiwanis, e tra la dott. Letizia Patanè e la signorina Sofia Raciti per il Kiwanis junior.
 

Caltanissetta 5 ott. 2004

il marocchino morto in toscana   Catena di solidarietà
per la famiglia di Omar


 

Si sono subito attivati, per quello che potranno fare, gli amici di Omar Sahavi, il marocchino di 23 anni morto venerdì mattina mentre, con un motorino, si stava recando a lavoro. Il giovane da poco più di un anno aveva lasciato Caltanissetta ed era andato a cercare lavoro in Toscana. Omar aveva fissato la sua residenza a Ponte Buggianese, in provincia di Pistoia, e lì aveva fatto arrivare la madre Halima (conosciuta in città per avere lavorato da badante in alcune famiglie nissene), i due fratelli più piccoli ed anche la fidanzata, pure marocchina, con la quale stava preparando il matrimonio.
Invece venerdì mattina, Omar Sahavi è rimasto coinvolto in uno incidente dal quale è uscito in gravi condizioni. Le cure dei medici di un ospedale del luogo si sono rivelate inutili e il giovane marocchino è morto lasciando nella più totale disperazione la madre, la fidanzata e i due fratelli. In Toscana è arrivato qualche ora dopo il papà, che si trovava in Calabria per lavoro. Non sapendo a chi rivolgersi, considerato che durante il week end era problematico mettersi in contatto con qualsiasi struttura pubblica del Pistoiese, la madre dello sfortunato giovane ha telefonato a qualcuna delle famiglie nissene presso le quali aveva lavorato in passato. C'è stato una sorta di passa parola tra quanti conoscono Halima, ed il club nisseno del Kiwanis, tramite il suo presidente Salvatore Gagliano, ha deciso di offrire un aiuto economico alla famiglia marocchina per aiutarla ad effettuare il trasferimento della salma di Omar in Marocco (servono da 3 a 4 mila euro).
Come detto, anche alcuni giovani nisseni amici di Omar stanno cercando di fare la loro parte. Due ragazze, in particolare, Teresa e Rossana vorrebbero lanciare una “colletta” ma non sanno da dove cominciare, perchè vorrebbero fare le cose per bene. Probabilmente oggi si recheranno in Questura per chiedere di essere autorizzare a fare il giro delle scuole nissene. «Se anche ciascuno studente offrisse un euro - dicono - sarebbe un bel segno di solidarietà»

 

Siracusa 5 ott.2004

KIWANIS.
Premio Scuola
nel segno dell'informazione


 

(g.v.) Il Premio Scuola 2004 del Kiwanis Club di Siracusa; uno dei premi annuali istituiti molti anni addietro dal fondatore del sodalizio avvocato Francesco Amato.
Insieme a presidi e a docenti gli allievi: Corrado Pannuzzo dell'Istituto professionale di Stato per i servizi commerciali e turistici, Silvia Ingala della terza classe del 3° Istituto Comprensivo «Archimede» e Giulia Uccello della V classe del III° Circolo Didattico «Capuana» per avere trattato, con realistica vivacità, il tema: «Importanza dell'informazione giornalistica anche come riflesso sui mass media. Cosa si attendono i giovani dagli organi di stampa».
Perché stavolta il Premio Scuola, si è chiesto il presidente kiwaniano Carmelo Gargano?
Perché i nostri giovani rappresentano la società del futuro; essi si attendono una umanità attenta che sappia trarre dalle cronache quotidiane messaggi validi soprattutto attraverso la molteplicità delle notizie, la significazione dei contenuti non passeggeri e soprattutto pregni di una ricchezza non soltanto informativa ma anche culturale ed educativa.
Validità, quindi, non soltanto della notizia ma anche del messaggio insito in essa; si pensi alla celebrazione delle recenti Olimpiadi, una pagina stupenda nella storia dell'umanità del nostro tempo.
E alla stampa testimoniante segreti eroismi individuali e collettivi, sprigionantesi, purtroppo quotidianamente, dal lontano fronte iracheno.
Apprezzati, altresì, riflessioni altrettanto incidenti della past president Grazia Caponnetto, nonché del Vicario dell'Istituto Professionale Statale per i servizi commerciali e turistici avvocato Franco Spinoso.
Consegnate, infine, ai capi di istituto targhe intestate a ricordare l'evento e «assegni-premio» ai giovani studenti.

3 ott.2004

 

 

CATANIA 2 OTTOBRE 2004

Il «sacerdozio laico» dell'avvocato penalista: brillante conversazione di Enzo Trantino al Kiwanis

«E' più facile parlarne male, che farne a meno. E' il medico dell'altrui solitudine, la cui ricompensa è l'ingratitudine". Si tratta dell'avvocato. Sintetizza così Enzo Trantino l'essenza del mestiere del penalista, lo ha fatto intervenendo ad un incontro organizzato dal Kiwanis club Catania centro all'Auto Yachting club a conclusione del mandato presidenziale di Isidoro Privitera. Un incontro denso di riflessioni, incentrato sulla figura dell'avvocato penalista e, in particolare sull'intensa fase della preparazione dell'arringa che coinvolge l'uomo in un turbine di emozioni sia nella fase che precede il dibattimento, sia nel processo vero e proprio. Enzo Trantino racconta con passione i suoi 42 anni di attività e spiega come svolgere questa professione sia un'esperienza straordinaria, ma anche un privilegio. Un mestiere in cui però bisogna essere sereni per poter dare il massimo perché in ballo c'è la difesa della libertà di un individuo, così come nella professione medica c'è in gioco la vita. "Il penalista vive intensamente, con difficoltà e tumulto interiore la preparazione e poi arriva con l'angoscia davanti ai processi più importanti". Angosce, ricordi, emozioni, e poi il volto di un antico cliente, una sentenza ingiusta, il ricordo di un processo difficile. Di tutto questo è fatta la professione di un avvocato "autentico", colui che non lascerebbe mai la toga per un'altra professione o per andare in pensione. "Se c'è un sacerdozio laico - afferma Trantino - certamente questo coincide col mestiere del penalista".
Tensione nell'ante dunque, lo studio della causa, l'ansia di trovare la fertilità dell'ascolto nel giudice e l'esigenza di convincere un altro della bontà della propria linea difensiva, senza risparmio di energie. E passione nel "post" perché il coinvolgimento di se stessi è fondamentale soprattutto nei grandi processi, dove la tecnica non basta. E poi spiega il celebre penalista come si costruisce un'arringa, come si "dipinge un affresco policromo", come si passa al confronto serrato delle suggestioni, degli indizi, delle prove e infine alla performance in aula: "Oggi la procedura prevede delle vere e proprie "prove tecniche di persuasione", un percorso che inizia con la costruzione dell'immagine e che comporta anche la capacità di saper anticipare l'avversario, mostrando le debolezze della propria causa, e infine l'assemblaggio dei contenuti fino alla fase della polemica come critica, della dialettica come sintesi degli opposti per indurre e stabilire un progetto di sentenza favorevole". Chiarezza euclidea, sintesi dei concetti e brevità dell'esposizione sono il segreto per un'arringa che tenga alta l'attenzione dei magistrati e non li induca a "indossare i loro occhiali da udienza dietro i quali si assentano". E infine archiviare il risultato. Il "difensore" è colui che dà aiuto nel dolore ma che al tempo stesso sconta una propria condanna, quella di essere solo davanti a tanti. "E' un mestiere emorragico - afferma - l'ipoteso è agevolato in questa professione perché capace di controllare meglio il proprio sangue che galoppa per la tensione, di modulare le proprie emozioni, di dominare il tremore di una mano. Probabilmente avvocati non si nasce - aggiunge poi - ma se la passione per il proprio mestiere è vera, sicuramente si muore tali, perché la toga non si abbandona mai".
Irene Alì

 

1° ottobre 2004