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 Kiwanis International

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Anno Sociale 2007/08

Governatore

Dott. Sandro Cùzari

 "con gioia a servizio

dei bambini"

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STUDI KIWANIANI

 CONVEGNO

La donna del Kiwanis a servizio della comunità e dei bambini”

BRESCIA 29 MARZO 2008

 

LE RELAZIONI

La donna nel Kiwanis: da comparsa a protagonista

Cetty Amenta, Giornalista, K. C. Noto Barocca

 

  Autorità Kiwaniane, autorità civili, carissimi amici ed amiche kiwaniani,
prima di intrattenervi sul ruolo della donna nel Kiwanis, balzato finalmente da quello di comparsa a protagonista, permettetemi di rivolgere un caloroso grazie al governatore Sandro Cuzari per la sensibilità dimostrata nei riguardi delle socie kiwaniane.
E’ la prima volta, infatti, che il Distretto Italia San Marino dedica alla nostra presenza nelle divisioni, un’intera giornata di studi. Un meritato grazie va anche alla nostra chairwoman Valeria Gringeri che si è spesa molto nell’organizzare questo convegno.
Vorrei parlarvi della mia esperienza vissuta sia da comparsa- quando ero soltanto, tra virgolette, la “moglie” del presidente del club Noto Barocca- che da protagonista, facendo parte a pieno titolo del club a cui avevo dato tanto in termini di impegno, seppure dall’esterno, insieme a molte altre /// Un impegno, per la verità ripagato abbondantemente, quando all’unanimità sono stata eletta presidente con grandi attestazioni di stima da parte degli amici di Noto e dell’intera Nona Divisione.
Oggi per me essere qui, fra voi a parlare di donne/// sempre meno comparse e sempre più protagoniste nel futuro del Kiwanis, al punto da pensare con molta serenità di aspirare agli scanni più alti anche a livello distrettuale, è credetemi, la realizzazione di un grande sogno iniziato nell’ 86 allorché il presidente del club Noto Barocca Michele Celeste, dando voce alle esigenze delle donne, kiwaniane nel cuore, che pure lavoravano per fare funzionare il club in veste di mogli di segretari, tesorieri e presidenti, propose al governatore del tempo di impegnarsi nelle sedi opportune perché il Kiwanis, da club esclusivamente maschile, fosse aperto anche alle donne, riconoscendo loro un ruolo che non fosse di mero contorno.
La reazione del governatore, in visita ufficiale al nostro club, fu molto cortese quanto secca, anche se soltanto un anno dopo, i delegati alla Convention internazionale di Washington DC avrebbero dato ragione a Celeste, sancendo l’ingresso nel Kiwanis International, delle socie.
Nel 1989 ho salutato con entusiasmo la nascita del primo Club misto di Varallo Sesia fondato da Aldamaria Varvello, che ho avuto il piacere di conoscere, nutrendo in cuor mio la speranza che anche il club di Noto, dimostratosi molto favorevole acchè le donne fossero pienamente e direttamente coinvolte, riuscisse a rimuovere i vecchi schemi, di fatto poco adatti al cambiamento della nostra società, per attirare al suo interno un bel numero di socie.
In realtà non è stato così semplice. Mentre nel Nord sull’onda del club di Varallo Sesia il numero delle socie nelle varie divisioni cominciava a crescere, dalle mie parti non cambiava nulla, anzi in alcuni casi si avvertiva una certa resistenza ad accettare le donne in veste diversa da quella di organizzatrici in sordina, aiutanti, vallette. Sapete, “fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”….La giustificazione in ogni caso era che i tempi non erano maturi. Questo accadeva nonostante gli apprezzabili sforzi degli officers del tempo.
D’altro canto era impensabile che bastasse soltanto cambiare le regole del gioco perché improvvisamente scoppiasse una sorta di rivoluzione copernicana in un club prima esclusivamente maschile! Era necessario che cambiasse anche una certa “mentalità” diffusa fra i soci ma anche nelle famiglie.
Nel ‘90 la strada da percorrere verso una reale condizione di parità, anche nella sfera sociale dei rapporti interpersonali dentro il club, era ancora molto lunga. Per chiarire meglio questo concetto aggiungo che, in caso di nuove ammissioni, potendo scegliere fra due coniugi parimenti impegnati, si preferiva il marito per non ferirne la sensibilità e, quand’anche il club decideva per la moglie, perché ad esempio esercitava una professione ancora non rappresentata da nessun socio, lei non accettava per non relegare in secondo piano il consorte.
Questo modo di pensare ha fatto sì che per lungo tempo il campo delle donne da coinvolgere per estendere la grande famiglia kiwaniana si sia ristretto perlopiù alle “singles”. Ma come fare ad uscire da quest’empasse? Per me la risposta era semplice e la esposi per la prima volta nel 1993 durante la Convention di Noto ad un incontro collaterale organizzato dalla Varvello per parlare del modo di fare partecipare le donne in forma più massiccia alla vita del Kiwanis. In quella sede proposi di cominciare dalle tante donne che avevano lavorato con spirito di servizio in tutti questi anni e continuavano a farlo in silenzio./// Alludevo alle mogli dei soci, naturalmente solo quelle motivate a fare parte in prima persona del Kiwanis. Tutto ciò avrebbe dato una grande spinta in termini di adesioni femminili, inoltre la presenza di donne iscritte avrebbe potuto stimolarne altre a partecipare.
Proposi inoltre che si applicasse una piccola agevolazione economica nel caso ambedue i coniugi fossero soci.
Io ero convinta che i tempi fossero maturi per usare appieno la potenzialità delle donne, la loro creatività ed operosità all’interno dei club. Perché sprecare dunque questa gran risorsa, relegandole al ruolo di “vallette” per scegliere i menu, dividere i regalini di Natale, o rendere più gradevoli, con la loro presenza, le manifestazioni? Il mio intervento riportò un gran successo fra le donne, consorti di soci, presenti in sala… anche se nella nostra divisione non cambiò nulla. Il problema in ogni caso era stato posto e non poteva passare inosservato. E’ spettato al club di Scicli qualche anno dopo rompere il ghiaccio, mostrando la via da percorrere.
Oggi io vi parlo da immediata past presidente di un club che alcuni giorni fa ha confermato alla carica di presidente, la socia Giovanna Tardonato.
..Ed andiamo alla donna protagonista.
Non vi nascondo che la mia esperienza è stata faticosa anche se ricca di soddisfazioni. E’ quasi fisiologico per noi donne dare il massimo, certamente non per dimostrare di essere all’altezza del compito assegnatoci, quanto piuttosto per una forma mentale che ci induce ad impegnarci a tutto tondo in qualcosa in cui crediamo.
Ho pensato che lavorare a favore dei bambini valesse bene qualche fatica in più e come me, anche le altre due presidenti dello scorso anno, Emilena Iaceri e Giuseppina Nucifora, dei club di Augusta e Modica. Ciascuna di noi, nel proprio club, ha raggiunto traguardi davvero notevoli, dando grande visibilità al Kiwanis International e soprattutto realizzando con brio, creatività e fattività iniziative di spessore a favore dei bambini, nel rispetto del service distrettuale. Io ad esempio ho dato vita ad un service del club che ha consentito di realizzare una strada indispensabile alla stessa sopravvivenza di tanti bambini di un villaggio della diocesi di Butembo beni in Congo, gemellato con la diocesi di Noto. E’ stato un grande impegno che ha coinvolto tutti i soci e che si è concluso con successo.
Ma grandi traguardi sono destinate a raggiungere le presidenti elette di Noto Giovanna Tardonato, l’attivissima Concetta Occhipinti già segretaria del club di Scicli, le presidenti elette di Lentini Maria Grazia Culici e di Siracusa Michelangela Dell’Arte.
Care amiche ed amici kiwaniani// vedete// avere cariche prestigiose all’interno dei club, delle divisioni, ma anche del Distretto, non significa fama ed onore… ovviamente anche// ma significa soprattutto impegno fattivo e quotidiano. Cosa possiamo dare al Kiwanis noi donne? Tantissimo. La nostra sensibilità unita ad una buona dose di pragmatismo e di fantasia nell’affrontare i problemi, ci aiuta a cogliere meglio le istanze sociali cercando di dare ad esse delle risposte concrete.
E’ chiaro che non sempre le scommesse si possono vincere, però la cosa importante è non arrendersi mai. Sarebbe senza dubbio molto più semplice ignorare i problemi invece di trovare una soluzione, solo per evitare discussioni. Quando una donna è a capo di un club questo non può succedere, ve lo dico per esperienza diretta. Una donna non si tirerà mai indietro ed assumerà la sua decisione, pronta ad accettarne le conseguenze positive o negative che siano. Io da prima presidente donna del Kiwanis Noto barocca, vi dico in tutta sincerità di avere dato il massimo. Certamente non tocca a me stabilire se i risultati siano stati adeguati all’impegno profuso, però, senza nulla togliere ai presidenti che mi hanno preceduto, ho cercato di fare la differenza, con le mie iniziative, anche se spesso e volentieri a corto di risorse economiche.
Se c’era un progetto importante nel quale il club credeva, ma il tesoriere avanzava perplessità del tipo: “E i soldi dove li prendiamo?” attivavo tutte le risorse possibili per trovare i fondi che ci servivano, cercando di responsabilizzare i soci a fare ciascuno la propria parte. In questo modo ad esempio siamo riusciti ad arricchire la zona accoglienza della divisione di Pediatria dell’ospedale Trigona alla quale, insieme ai Kiwanis junior coinvolti a pieno titolo nell’iniziativa, abbiamo donato nella giornata nazionale del bambino, stereo, televisione, audiovisivi facendo la gioia dei piccoli ospiti del reparto.
Si, Ce l’ho fatta ad essere protagonista del mio club, e come me le donne della nona divisione, che hanno lasciato un segno indelebile nella storia dei loro club e sono certa, le molte altre che occuperanno questa importante ed onerosa carica in futuro. Ma soprattutto sono fiera di avere reso tramite la mia modesta azione il Kiwanis tutto, protagonista nella nostra società e visibile nella battaglia condotta a favore dei bambini.
Non potrei concludere questa mia relazione, senza fare un cenno ad un argomento che mi sta molto a cuore. Mi riferisco all’esigenza di adottare anche un linguaggio più consono ai profondi cambiamenti avvenuti in seno al Kiwanis.
Spessissimo nelle assemblee di club, divisionali e nelle Convention, sento parlare gli officers a tutti i livelli/// di “uomini che hanno a cuore le sorti del Kiwanis”. E le donne kiwaniane che fine hanno fatto? Loro non hanno a cuore le sorti dei loro club? Non credo proprio. Ma anche il “chairman delle donne” usato in calce alle lettere ufficiali pervenutemi, non va bene. Nel Regno unito termini doppi come chairman, in considerazione dei profondi cambiamenti sociali che vedono le donne occupare ruoli prima di prerogativa esclusivamente maschile, sono stati affiancati da chairwoman oppure dall’impersonale “chairperson”. E allora, perché non farlo anche nel nostro Distretto abituandoci a parlare di uomini e donne, oppure più semplicemente di persone? Si eviteranno svarioni, fatti assolutamente in buona fede, ma frutto di un linguaggio oramai anacronistico rispetto alla profonda evoluzione in atto nel Kiwanis; ne è prova la giornata di oggi. Il rinnovamento dunque deve investire anche il linguaggio. Con un po’ di buona volontà possiamo farcela.

Cetty Amenta
 

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