HANNO DETTO DI NOI... |
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dal Notiziario Amref Maggio-Giugno
Ma come? In Kenya si muore di
malattie? C'è la malaria? L'Aids decima la popolazione? Manca L'acqua? Ma
come, ci sono stato durante le feste di Natale, lo conosco il Kenya...ci
sono zone in cui non arriva la luce elettrica? Ma io l'anno
scorso, a Malindi... Questo è quello che capita di sentir dire da molti turisti che essendo stati a Malindi ed avendo anche visitato il Masai Mara pensano di conoscere il Kenya. Come sempre accade, il turismo di massa viene dispensato da tutte le immagini che, invece, attendono il viaggiatore facendo in modo che tutto si presenti nel modo più asettico e consono alle aspettative e che immagini sconvenienti non turbino le coscienze. Ogni cosa viene verificata, studiata, filtrata per essere resa digeribile dai più. Anche Nairobi, la capitale, ce l'aspettavamo diversa da come in realtà è. Ce l'aspettavamo come le immagini di repertorio la rappresentano; ovvero una metropoli moderna con palazzi, negozi, ristoranti di lusso e tutto quanto siamo abituati a vedere a Milano, Parigi, Londra. Cos'è in realtà? Nè più nè meno che una tipica capitale africana; quattro strade centrali su cui si affacciano i palazzi governativi, le banche e gli uffici delle multinazionali e poi, a pochi passi, due strade più in là, fabbricati fatiscenti e subito dopo la bidonville con le sue case di cartone e i tetti di lamiera arrugginita. In quelle quattro vie centrali i manager con giacca, cravatta e telefono cellulare; a pochi metri di distanza i bambini che chiedono la carità, le donne sedute sulla soglia delle loro baracche e le capre che si aggirano alla ricerca di qualcosa di commestibile. Il Kenya offre di sé, con le località balneari e quelle legate ai parchi nazionali, un'immagine di paese moderno più di quanto non sia in realtà e si lascia pensare come un paese ricco più di altri: in realtà le condizioni socio-economiche sono molto simili a quelle di altri paesi della stessa area, considerati a torto più poveri e arretrati. Al di là delle immagini di repertorio, oltre la fragile apparenza e l'edulcorata superficie: il nulla. |