5
marzo 2010
DALLA
CARBONERIA ALLA PROCLAMAZIONE DEL REGNO D’ITALIA
L’UNITA’ D’ITALIA COINVOLGE IL
KIWANIS CLUB RODIGINO
ROVIGO
– Al proliferare di manifestazioni che si stanno
organizzando ovunque per celebrare i 150 anni
dell’Unità nazionale non poteva mancare
l’apporto dei club service cittadini. Dopo la
rievocazione del Rotary, anche il Kiwanis club
ha voluto dare il suo apporto organizzando una
serata sulla realizzazione dell’unità della
patria in interclub con il Soroptimist rodigino.
Ospite della serata il direttore dell’Archivio
di Stato, Luigi Contegiacomo, studioso e
ricercatore delle vicende patrie con al suo
attivo diverse pubblicazioni che trattano
dell’impatto e della partecipazione dei polesani
ai moti carbonari, alle imprese di Garibaldi,
alle guerre di indipendenza del 1848, fino alla
recentissima catalogazione di tutti i documenti
rintracciati nella prigione dello Spielberg dove
furono rinchiusi i carbonari polesani.
Un
cammino, quello dell’unità, segnato da
difficoltà enormi, incomprensioni, lotte,
sconvolgimento del sistema economico dei diversi
stati prima indipendenti, ciascuno battente una
propria moneta, con dialetti che rendevano
difficile la comprensione e sistemi tributari
approssimativi. Contegiacomo ha iniziato
spiegando dei brogli che vennero perpetrati in
fase di annessione tramite adesioni volontarie,
le illusioni che molti coltivarono su un
benessere che sarebbe arrivato per tutti. Non
andò così e la dimostrazione più evidente si
ebbe nel Regno delle due Sicilie. L’economia
basata sul latifondo, la mancanza di
collegamenti efficienti tra le diverse città, la
povertà dei contadini, completamente analfabeti,
si scontrarono subito con tasse pesanti da
pagare per ripianare i debiti che il Piemonte
aveva sostenuto con le guerre di indipendenza.
Poi il servizio di leva obbligatorio, la rigida
applicazione delle leggi che c’era in Piemonte,
lo scioglimento dell’esercito borbonico cui fece
seguito quello delle truppe di Garibaldi. Non
ci fu quella riforma agraria su cui tanti
avevano sperato e si arrivò alla guerra civile
tra i Piemontesi e gli sbandati, soldati e
contadini, che si diedero al brigantaggio. Lo
stesso Garibaldi atteso a Napoli come un
liberatore non portò né libertà né democrazia.
“I piemontesi che sostituirono i Borboni ne
ereditarono i difetti e le connivenze” – ha
spiegato Contegiacomo. Poi la sua attenzione si
è spostata sul Polesine dove, due anni fa, è
stato ricordato il bicentenario della nascita
dell’eroe dei due mondi, e l’argomento della
serata conviviale ha preso un carattere di
conversazione con le domande da parte dei soci
del club. Si è parlato di carboneria, divenuta
tema di rievocazione storica con la cena che
ogni anno viene organizzata a Fratta Polesine a
villa Molin Avezzù, della carcerazione allo
Spielberg dei polesani, Oroboni, Foresti,
Villa, Bacchiega, oltre a Silvio Pellico. Dei
mezzi punitivi dell’Austria, approdando, a
ritroso nel tempo, alla massoneria, presenza
forte anche sul nostro territorio.
La
conclusione ha messo in evidenza il forte
patriottismo della nostra gente: contadini e
artigiani, impiegati e liberi professionisti che
partirono per combattere non solo in una delle
guerre di indipendenza ma, alcuni, in tutte;
indifferenti al rischio per la propria vita e
alle difficoltà in cui lasciavano le famiglie
tanto era forte il loro amore per la patria e la
libertà.
Lauretta Vignaga
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