Le cause del sovrappeso e
dell’obesità sono molteplici :
Fattori Genetici
Sembra esistere una certa
predisposizione genetica nell’insorgenza
dell’Obesità che favorirebbe le disfunzioni
metaboliche.
Fattori
Socio-ambientali
A volte sembra che alcuni
genitori misurino la propria competenza
genitoriale "attraverso la massa corporea"
del proprio figlio: più il figlio è
voluminoso, più essi sentono di aver fatto
un buon lavoro e di avere garantito
benessere alla prole. Alcune culture o
sub-culture familiari, in cui si pensa
ancora che “essere grassi”o "essere in
carne" sia sinonimo di salute o benessere,
favoriscono l’instaurarsi di una mentalità e
una conseguente condotta alimentare alterata
che mette a rischio soprattutto i
bambini, stimolati a “mangiare
tanto per crescere”.
Differenze di genere e
ciclo di vita
In alcune fasi della vita si
è più predisposti fisicamente all’accumulo
di grasso perché, col passare del tempo, si
rallenta il metabolismo che, se associato al
naturale cambiamento ormonale che colpisce
l’organismo, influenza notevolmente la
variazione ponderale.
Stile di vita
I bambini sono abituati a
passare i loro pomeriggi davanti alla
televisione e al computer, senza fare il
benché minimo sforzo, anzi spesso mangiando.
Ciò provoca una riduzione del metabolismo ed
un enorme squilibrio in negativo tra il
numero di calorie ingerite e quelle
consumate.
Fattori
psicologici
Dietro la nascita e lo
sviluppo dell'obesità si nascondono sempre
cause psicologiche più o meno importanti.
La dipendenza da cibo può essere ancora più
difficile da affrontare rispetto alle
dipendenze "classiche", poiché il soggetto
non può astenersi dall'assunzione della
sostanza incriminata (poiché non può certo
smettere di mangiare), e non vi è alcuna
difficoltà nell'approvvigionamento di tale
sostanza.
Il cibo può diventare una
sostanza da cui dipendere psicologicamente
quando è vissuto o percepito come valvola di
sfogo, come rifugio o come sostanza
analgesica contro le sofferenze vissute
durante la giornata, o contro situazioni di
disagio o di conflitto.
Il nutrimento è sempre una
“questione relazionale” fin
dall’inizio della vita. Dopo la nascita la
madre e il figlio stabiliscono una profonda
relazione attraverso il momento del pasto.
Per questa ragione il cibo diventa, per la
madre e il bambino, un modo di dare e avere
e un veicolo per messaggi di amore o
aggressione.
Lo scambio tra il bambino e
gli adulti è chiamato DIALOGO EVOLUTIVO, se
possiamo parlare di criticità nella
relazione tra la madre ed il bambino obeso,
tale criticità va ricercata proprio nel
dialogo evolutivo. Il genitore “interpreta”
i segnali del figlio e risponde a quelle che
ritiene essere le esigenze del bambino. Ma
quando i genitori
utilizzano come unico canale
comunicativo proprio il cibo, quindi ad
ogni richiesta del bambino, essi danno una
risposta di “tipo alimentare”, il bambino
si trova a ricevere cibo indipendentemente
dal reale bisogno di nutrimento e questo
automatismo lo porta a riconoscere con
difficoltà le proprie sensazioni di fame o
sazietà, innescando un comportamento secondo
cui, di fronte a sensazioni sgradevoli o
frustrazioni, per il bambino è naturale
ricorrere passivamente al cibo.
Anche la presenza di un
forte legame di tipo simbiotico
con la madre durante l’infanzia può essere
un fattore di predisposizione all’obesità..
Una mamma iperprotettiva ha difficoltà a
tollerare le frustrazioni del figlio,
pertanto le deve placare piuttosto in
fretta, e anziché valorizzare veramente le
esigenze del bambino, fornisce oggetti o
cibo per compensazione.
L’obesità comporta un
disagio generalizzato
Nell’obeso spesso si assiste
ad una dispercezione relativa
al senso di fame e di sazietà, e soprattutto
rispetto alle proprie dimensioni corporee.
L’Obesità
infantile può interferire anche con lo
sviluppo dell’immagine corporea
che il bambino si costruisce durante la
crescita ,
rifiutano la loro immagine corporea
con conseguenti difficoltà relazionali e di
accettazione di sé. I
sintomi depressivi possono derivare
dall’incapacità di osservare un rigido
regime alimentare unita allo sperimentare
numerosi fallimenti. Stigmatizzare eventuali
trasgressioni favorisce l’insorgere e il
consolidamento dei sensi di colpa.
La bassa autostima è riscontrabile nella
misura in cui questi individui tendono a
sovrastimare l’apparenza corporea, riponendo
nel raggiungimento di una migliore forma
fisica irrealistiche aspettative di
affermazione personale e consenso sociale.
La soluzione adatta per
evitare questi problemi è la prevenzione.
Ecco alcuni punti chiave da seguire:
· I
bambini, come gli adulti, dovrebbero
consumare cinque pasti al giorno: colazione,
spuntino mattutino, pranzo, spuntino
pomeridiano e cena. È assolutamente da
evitare il consumo di alimenti fuori pasto.
-
Abituare i bambini a bere acqua naturale
al posto delle bibite gassate.
-
Abituare i bambini a consumare
quotidianamente frutta e verdura.
-
Sostituire le merendine e gli snack che
i bambini sono soliti mangiare a metà
mattina o a metà pomeriggio con un
frutto fresco di stagione.
-
Non lasciare liberi i bambini di
mangiare quello che vogliono quando
vogliono: sono troppo piccoli per
distinguere tra cibi ipocalorici e
ipercalorici, hanno bisogno che i
genitori li guidino e li istruiscano
-
Insegnare ai bambini a mangiare con
calma, masticando a lungo i cibi.
-
Non fare del cibo un premio (“Se fai il
bravo, poi ti compro il gelato”).
-
Proibire ai bambini di stare per più di
un paio di ore al giorno di fronte alla
televisione, ai computer e ai
videogiochi.
-
Spronare il bambino a uscire di casa e
fare un’attività fisica che gli piaccia
e che lo soddisfi.
Chiaramente alla base di
tutto c’è sempre l’esempio dei genitori:
sono loro i primi a dover adottare uno stile
di vita sano ed attivo, in modo da aiutare
il proprio figlio a dimagrire senza però
fare del peso un’ossessione.
Nella cura dell’obesità,
l'obiettivo non è solo la perdita di peso ma
soprattutto acquisire uno stile di vita e
abitudini alimentari rinnovate e sane. Si
presentano allora delle possibilità di
approccio multidisciplinare segnate non solo
dall’aspetto medico/dietistico ma anche
dall’attenzione all’aspetto psico-educativo
e ai processi comunicativi e di ascolto.
All’inizio della terapia ad esempio sono
molto utili i gruppi di sensibilizzazione
rivolti ai genitori del bimbo obeso, che
permettono il raggiungimento di una
progressiva consapevolezza del problema
fisico e del disagio psicologico del figlio
e motivano ad intraprendere un reale
cambiamento di abitudini alimentari e stile
di vita. Prendere coscienza di quanto il
sintomo possa limitare la vita del figlio
può diventare una spinta al cambiamento.
Dott.ssa Francesca Gondola
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RELAZIONE
(Dott.ssa ANGELA ASARO BIOLOGO NUTRIZIONISTA)
PERCHÈ MANGIAMO?
Prima di
rispondere alla domanda proviamo a pensare
al corpo umano come ad una meravigliosa
macchina. La nostra " benzina" è il cibo.
IL FABBISOGNO La OMS perfeziona il concetto
di fabbisogno, definendolo come: livello di
energia e di nutrienti introdotto con gli
alimenti per bilanciare il dispendio
energetico e il fabbisogno nutrizionale e
permettere all’individuo di mantenere la sua
dimensione e composizione corporea,
l’adeguata attività fisica e lo stato di
salute a lungo termine; inoltre, per
consentire la possibilità di svolgere le
attività economicamente necessarie e
socialmente desiderabili.La popolazione in
età evolutiva, con equilibrata assunzione di
energia/nutrienti e adeguata attività
fisica, mostra indici di crescita
superiori.L’energia contenuta nei
macronutrienti (carboidrati, lipidi,
proteine) viene liberata durante i processi
ossidativi della digestione-Gli alimenti
forniscono all’organismo l’energia
necessaria per compensare la spesa
energetica.Per fabbisogno energetico umano
(o fabbisogno calorico) si intende la
quantità di calorie che un essere umano
dovrebbe assumere per svolgere le sue
tipiche funzioni:
•fisse (quali le attività cardiache,
respiratorie, epatiche, intestinali,
riparazione dei tessuti,
mantenimento del calore interno)
•variabili (quali le attività muscolari,
l'accrescimento, la gravidanza)
Per mantenere l’omeostasi (equilibrio)
metabolico-energetica in una persona sana
(bilancio energetico stabile), le calorie
assunte con gli alimenti (calorie esogene)
devono essere bilanciate dalla quantità
totale di energia spesa: in caso contrario,
il peso corporeo subirà una variazione
In diversi stati patologici e fisiologici
(atleti, gravidanza, allattamento), i
fabbisogni calorico-nutrizionali possono
variare considerevolmente e devono perciò
essere valutati su base individuale.
Negli ultimi decenni, in Italia, come negli
altri Paesi ad alto tenore di vita, si è
assistito ad un progressivo incremento del
peso medio della popolazione, che ha
interessato anche bambini ed adolescenti.
Nei Paesi industrializzati si valuta che
circa il 30-50% delle persone superi il peso
ideale e che tale condizione si manifesti in
età sempre più precoce.
L’esposizione ad un eccesso di adiposità
durante gli anni dello sviluppo può avere un
effetto prolungato che persiste più tardi
nella vita adulta e può condizionare in
maniera significativa lo stato di salute
delle persone.
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità)
definisce l’obesità come una condizione
caratterizzata da eccessivo peso corporeo
per accumulo di tessuto adiposo, in misura
tale da influire negativamente sullo stato
di salute
L'obesità infantile è un problema di
notevole rilevanza sociale. Il fenomeno,
denunciato a gran voce dai più autorevoli
nutrizionisti (in Italia colpisce un bambino
su quattro) è il risultato di un bilancio
energetico positivo protratto nel tempo; in
pratica si introducono più calorie di quante
se ne consumano.
La definizione di sovrappeso/obesità nel
bambino è più complessa rispetto all’adulto,
il cui peso ideale è calcolato in base al
BMI (Body Mass Index o Indice di Massa
Corporea = peso in Kg diviso l'altezza in
metri, al quadrato). In attesa di trovare
dei parametri di riferimento più adeguati,
il BMI è stato proposto anche per i più
piccoli.
CAUSE
L'obesità è il risultato di diverse cause
più o meno evidenti e più o meno presenti a
seconda del soggetto.
Si parla dunque di un'eziologia
multifattoriale che chiama in causa
alimentazione,
sedentarietà,
fattori genetici e
fattori ambientali.
- Conseguenze e complicanze dell’obesità
Aumentato carico meccanico
•Mal di schiena
•Disturbi ortopedici
•Apnee nel sonno e disturbi respiratori
•Scarsa tolleranza all'esercizio fisico
Gastrointestinali
•Calcolosi biliare
•Steatoepatite
Dislipidemie
Diabete di 2° tipo
Ipertensione
•Morbilita e mortalita cardiovascolare
Alterazioni cutanee
Influenza sullo sviluppo puberale
•Policistosi ovarica (femmine)
•Ipogonadismo (maschi)
•Compromissione della fertilita
Aumento della velocità di crescita
Psico-sociali
•Bassa autostima
•Depressione
eDisturbi del Comportamento alimentare
: infatti, l’obesità infantile comporta
spesso una diminuzione dell’auto-stima e
persino sindromi depressive”.
• Rischio aumentato per alcune neoplasie
Per quanto riguarda le conseguenze tardive,
occorre sottolineare che l’obesità infantile
rappresenta un fattore predittivo di obesità
nell’età adulta. Oltre ad avere una maggiore
predisposizione al sovrappeso/obesità, la
persona che è stata cicciottella da piccola,
risulta maggiormente esposta a determinate
patologie, soprattutto di natura
cardiocircolatoria (ipertensione arteriosa,
coronaropatie), muscoloscheletrica
(insorgenza precoce di artrosi dovuta
all’aumento delle sollecitazioni
statico-dinamiche sulle articolazioni della
colonna e degli arti inferiori, più soggette
al carico), conseguenze di tipo metabolico
(diabete mellito, ipercolesterolemia ecc),
disturbi alimentari, fino allo sviluppo di
tumori del tratto gastroenterico. Da non
sottovalutare le conseguenze di tipo
psicologico, che possono trascinarsi ed
amplificarsi negli anni. Il disturbo può
arrivare a stravolgere la vita del soggetto
e i suoi rapporti sociali: si comincia col
rifiutare gli inviti degli amici fino a
chiudersi in se stessi, vittime del proprio
problema, che sembra senza via di uscita.
PRIMA REGOLA: PREVENIRE A tale proposito il
Ministero della Salute ha predisposto un
documento sulle “Strategie di educazione
alimentare e nutrizione”, diretto ai
pediatri e agli insegnanti, ma di estrema
utilità anche per i genitori.
Se il piccolo tende ad aumentare di peso,
occorre intervenire subito, senza aspettare
che ingrassi troppo.
Non esistono regole rigide, né ricette
infallibili, basta adottare semplici
accorgimenti comportamentali; soprattutto,
una volta sensibilizzati al problema, i
genitori non devono mai abbassare la
guardia.
Ecco alcuni consigli di natura pratica.
Abituare il bambino a tre pasti regolari:
una colazione non abbondante ma sostanziosa,
un pranzo e una cena, intervallati da uno
spuntino a metà mattina e una merenda il
pomeriggio. Questo gli eviterà i “buchi” tra
un pasto e l’altro e lo abituerà a non
mangiare fuori orario.
Non premiare il bambino con troppi spuntini,
specialmente se ricchi di zuccheri o
comunque ipercalorici come merendine,
gelati, bevande gassate, succhi di frutta.
Non insistere quando il bambino è sazio o
non ha molta fame; il piccolo potrebbe
mangiare solo per far piacere alla mamma o
per non essere sgridato; c’è il rischio di
ingenerare in lui un rapporto distorto con
il cibo.
Limitare l’introito proteico, alternando il
consumo di carne, uova e formaggi, alimenti
che non vanno mai somministrati insieme;
preferire le proteine del pesce.
Abituare il bambino ai giochi all’aperto e
all’attività fisica; è importante, per un
corretto sviluppo; in movimento brucerà
molte calorie.
Rispettare i ritmi sonno/veglia onde evitare
l’instaurarsi di abitudini scorrette
(sindrome dell’alimentazione notturna).
Durante i primissimi anni di vita
l’alimentazione del bambino viene seguita
eregolata dal pediatra. È però anche
necessario che i genitori siano consapevoli
delle necessità nutrizionali del bambino e
quindi rispettino le indicazioni ricevute.I
soggetti al di sotto dei 12 anni sono
generalmente quelli più a rischio di
malnutrizione per difetto, perché il loro
bisogno in energia e in nutrienti è più
elevato - in rapporto al peso - se
confrontato a quello degli adulti. Una
giusta alimentazione in questa fase della
vita è essenziale per una normale crescita,
per lo sviluppo e per lo svolgimento delle
varie attività. Per i bambini e i ragazzi è
difficile coprire i propri fabbisogni con i
soli tre pasti principali. È quindi
opportuno fornire loro, a complemento di
questi ultimi, anche due merende calibrate
che concorrano a far fronte alle particolari
esigenze in calorie e in principi nutritivi
tipiche di queste età, ma che comunque siano
di entità moderata, tale da non
compromettere l’appetito nel pasto
successivo.
I bambini e i ragazzi vanno incoraggiati a
consumare quantità sufficienti di un’ampia
varietà di cibi ricchi di energia e di
nutrienti, senza mai trascurare la frutta e
gli ortaggi: una dieta adatta alla
costruzione di nuovi tessuti per gli anni
della crescita. Particolarmente importante è
assicurare le giuste quantità di proteine,
di vitamine (soprattutto la C, la D e il
complesso B) e di sali minerali (soprattutto
calcio, ferro e iodio, quest’ultimo anche
mediante l’uso di sale iodato).
Una dieta variata e distribuita in più
occasioni nella giornata garantisce la
copertura di questi bisogni. Le abitudini
alimentari acquisite da giovani spesso
persistono nel tempo: è perciò importante
insegnare ai ragazzi fin dalla più tenera
età come ottenere il meglio dai cibi che
abbiamo a disposizione.
Purtroppo la realtà attuale ci indica la
frequente e crescente presenza, nei ragazzi
in età scolare, di abitudini alimentari
scorrette e di sovrappeso, derivante da
scelte alimentari sbagliate e da eccessiva
sedentarietà. Tutto questo preoccupa molto
sul piano della salute
Cibi pronti, bibite gassate, merendine
industriali, snack salati, dolciumi... Ogni
giorno finiscono nel carrello della spesa e
da lì sulle tavole e negli zaini di scuola
dei figli: li acquistiamo attirati dalle
confezioni, rassicurati dagli spot
pubblicitari che li dipingono come alimenti
gustosi, «naturali, sani». Nella maggior
parte dei casi, invece, sono prodotti che
apportano molte calorie inutili ma privi di
nutrienti di rilievo. Da tempo la comunità
scientifica internazionale e il ministero
della Salute mettono in guardia sul rapporto
tra il loro consumo eccessivo e l’epidemia
di sovrappeso. Eppure, nel giro di pochi
anni, questi alimenti hanno preso il posto
di frutta, verdura, cereali, i prodotti base
della dieta mediterranea.
La famiglia
La consapevolezza dei danni alla salute
causati da cattive abitudini alimentari
nell’infanzia deve iniziare dalla famiglia.
Le indagini epidemiologiche dimostrano che
molti bambini già in età prescolare e
scolare incorrono in errori nutrizionali
qualitativi e quantitativi che certamente
non dipendono dalla loro volontà.
I comportamenti alimentari del bambino sono,
infatti, decisamente influenzati dal modello
culturale che caratterizza il suo contesto
socio-familiare, in modo particolare dallo
stile di vita, dalle abitudini alimentari,
dal personale rapporto con il cibo che ha la
mamma e da come vive il suo ruolo di
“nutrice”.
La Scuola, quale base formativa dei futuri
cittadini italiani, è il luogo ideale per
l’analisi delle modificazioni nel costume e
nello stile di vita.La scuola è l’ambiente
dove il giovane trascorre la maggior parte
del suo tempo quotidiano a contatto con
figure adulte, preparate per la sua
formazione
Negli ultimi anni si è arrivati alla
conclusione che il miglior trattamento sia
comunque la prevenzione:sebbene tutti gli
esperti concordino sull’importanza di questo
approccio, c'e poca ricerca in questo
settore e pochi studi che comparino
l'efficienza delle diverse strategie
d'intervento.
In attesa di programmi di prevenzione
diffusi a livello capillare sul territorio,
la Società Italiana di Pediatria (SIPPS.it)
ha stilato il seguente decalogo per
prevenire il rischio di sovrappeso e
obesità:
• Controllare il peso e la statura con
regolarità (almeno ogni sei mesi).
• Fare cinque pasti al giorno evitando i
“fuoripasto”
• Consumare almeno cinque porzioni di frutta
o verdura al giorno.
• Bere molta acqua limitando le bevande
zuccherate.
• Ridurre i grassi a tavola, in particolare
salumi, fritti, condimenti, dolci.
• Evitare di utilizzare il cibo come
“premio”.
• Privilegiare il gioco all'aperto,
possibilmente almeno un'ora al giorno.
• Camminare a piedi in tutte le occasioni
possibili.
• Praticare uno sport con regolarità. Non
importa essere campioni a tutti i costi,
l’importante e fare esercizio fisico e
divertirsi.
• Limitare la “videodipendenza” durante il
tempo libero: massimo 2 ore al giorno.
Che fare?Scopo delle campagne di
informazione del Ministero della salute
rivolte ai ragazzi è proprio questo: senza
ossessionare o punire e senza penalizzare la
gola, bisogna aiutarli a capire che cosa è
meglio mangiare ed indirizzarli verso un
rapporto sano ed equilibrato con il cibo.
Non solo, insegnare ai ragazzi a nutrirsi
significa anche educarli a volersi bene a
cominciare dal rispetto per il proprio
corpo. Non è un percorso facile quello che
il Ministero, insieme ad altre istituzioni,
si accingono a compiere in quanto, la
comunicazione istituzionale di promozione di
comportamenti alimentari corretti si scontra
con l’affollamento schiacciante di messaggi
pubblicitari indirizzati ai giovani e alle
loro famiglie promossi dalla comunicazione
commerciale. In particolare, i consumi dei
ragazzi fuori casa sono disordinati perché
fortemente influenzati dalle suggestioni
pubblicitarie e condizionati dalle mode del
gruppo dei coetanei.
Tuttavia, si tratta di un intervento
necessario soprattutto alla luce dei dati
emersi dalla recenti ricerche sulla
popolazione. Le indagini ISTAT sulle
“Abitudini alimentari:tendenze evolutive
nella popolazione e nei giovani” consentono
di esaminare le tendenze del comportamento
alimentare degli italiani, giovani in
particolare, dal 1993 al 2000.
Il ruolo preventivo della Dieta Mediterranea
è stato messo in evidenza dallo Studio
Cooperativo
Internazionale di Epidemiologia della
Cardiopatia Coronarica, meglio noto come
Seven Countries Study (Studio dei Sette
Paesi). Nel 1957 sono state condotte le
ricerche pilota a Nicotera (Calabria) e
successivamente a Creta (Grecia ). Nel
1958-1961 lo studio e stato esteso a sedici
coorti di uomini di 40-59 anni di eta,
residenti in centri abitati in Finlandia,
Giappone, Grecia, Italia, ex Jugoslavia,
Olanda e Stati Uniti d’America.
Innanzitutto va messo in evidenza
l’appropriato bilancio tra apporto e
dispendio energetico e ciò vale per tutte le
età. I rapporti tra i macronutrienti
energetici nella dieta mediterranea
rispondono a quelli riconosciuti come
adeguati: cioe 12-15% dell’energia totale da
proteine, 25-30% da lipidi e la restante
quota da carboidrati.
L’abbondanza di frutta e verdura, oltre
all’apporto considerevole di nutrienti
minerali e vitaminici, assicura,nell’ambito
di quest’ultimi, quelli con attivita
antiossidante (acido ascorbico,
α-tocoferolo, retinolo, β-carotene).Inoltre
la frutta e la verdura insieme all’olio
vergine di oliva, al vino rosso, alle erbe
aromatiche (origano,prezzemolo, rosmarino),
all’aglio, alla cipolla, al peperoncino
(ingredienti usati generosamente nella
cucina mediterranea), offrono una quantita
di composti fenolici con una spiccata azione
antiossidante, che difficilmente e possibile
raggiungere con altri tipi di dieta. L’olio
vergine di oliva contiene varie sostanze
antiossidanti: p-idrossifeniletanolo (tirosolo),
3-4-diidrossifeniletanolo (idrossitirosolo)
e loro derivati idrolizzabili, tocoferoli,
β-carotene, lignani.
Frutta, verdure, pane scuro, pasta, cereali
integrali, legumi secchi sono gli alimenti
portatori di fibra alimentare, nella cui
composizione rientrano vari componenti con
caratteristiche fisico-chimiche diverse e
quindi con diversi effetti fisiologici. Le
pectine sono le maggiori responsabili
dell’effetto ipocolesterolemizzante in
quanto si legano al colesterolo e acidi
biliari. Il diminuito tempo di transito
intestinale riduce l’entità del
riassorbimento nell’intestino tenue.
Molti studi epidemiologici hanno messo in
evidenza una stretta associazione tra
elevati consumi di frutta e verdura e
riduzione del rischio di malattie
coronariche. Infine la Dieta Mediterranea di
riferimento include un’idonea ripartizione
dell’energia e dei vari nutrienti tra i
pasti durante la giornata.
Per affrontare bene la giornata, mantenendo
costante la quantità di glucosio nel sangue
ed evitando di affaticare l'apparato
digerente, si raccomanda di evitare di
assumere la maggior parte delle calorie
della giornata in un unico pasto, ma
distribuirle su tre pasti principali,
eventualmente accompagnati da leggere
merende a metà mattina e a metà pomeriggio.
L’abitudine a “saltare” regolarmente la
prima colazione è risultata essere
maggiormente associata al sovrappeso del
consumo di bevande alcoliche, e perfino
dell’inattività fisica, soprattutto tra i
soggetti più giovani (Croezen et al., 2007).
Da queste osservazioni derivano i seguenti
concetti:
Prima colazione: la prima colazione è di
fondamentale importanza per una sana
alimentazione: dopo il lungo digiuno
notturno il corpo ha bisogno di nuova
energia per affrontare gli impegni della
giornata. La colazione dovrebbe fornire
circa il 20% del fabbisogno calorico
giornaliero. È una buona abitudine combinare
già dal mattino alimenti di diversa natura:
carboidrati (biscotti, fiocchi di cereali,
fette biscottate, pane..) per avere energia
immediatamente disponibile, latticini
(latte, yogurt..) ricchi di proteine e
frutta fresca per le vitamine. La brioche o
il panino, che tanto erroneamente si
consente vengano mangiati a scuola, sono
assolutamente privi di ogni valore nutritivo
proteico; consentono di attenuare l'appetito
senza apportare però nessun beneficio
all'organismo.
Pranzo: non saltare mai il pranzo, dovrebbe
fornire circa il 40 % del fabbisogno
calorico giornaliero. Una piccola quantità
di pasta o riso due volte alla settimana
(negli altri giorni il tradizionale primo
piatto può essere sostituito da formaggi);
un'abbondante porzione di carne (g 150)
preferibilmente bianca, con verdure e
frutta…
Ai pasti bere acqua non frizzante ed evitare
bibite.
Merenda a metà pomeriggio: dovrebbe fornire
circa il 5 - 10 % del fabbisogno calorico
giornaliero. Un frullato di frutta
possibilmente con l'aggiunta di latte o di
yogurt sarebbe ideale.
Cena: contrariamente alle nostre abitudini,
il pasto serale non dovrebbe essere troppo
pesante, in quanto potremmo avere dei
problemi di digestione durante il sonno. La
cena dovrebbe fornirci circa il 30 % del
fabbisogno calorico. Un poco di riso o una
crema di piselli o lenticchie o fagioli
secchi, pesce bollito o due uova
strapazzate, con prosciutto o con formaggio,
verdura cruda, frutta.
Le azioni per promuovere la domanda e
l’offerta di alimenti più salutari
1. Nel settore agroalimentare (produzione,
trasformazione e distribuzione) è necessario
operare restando coerenti con gli obiettivi
generali di salute pubblica. L’attuale
politica di incentivi per la produzione di
zucchero e grassi andrebbe rivista a favore
della produzione e commercializzazione di
frutta e verdura con un’analisi più attenta
degli elementi che limitano il commercio di
tali alimenti (a cominciare dalle normative
vigenti). Si dovrebbero inoltre incoraggiare
le produzioni locali sostenibili.
2. In relazione alla composizione degli
alimenti e alla rimodulazione di taluni
alimenti, si dovrebbero incoraggiare con
incentivi la produzione primaria (ad esempio
gli allevatori) e l’industria alimentare a
rivedere le caratteristiche nutrizionali dei
loro prodotti al fine di ridurre i livelli
di grassi totali, grassi saturi, zuccheri e
sale aggiunto.
3. Per quanto riguarda il prezzo degli
alimenti, si dovrebbero considerare misure
economiche atte a facilitare la scelta di
alimenti con un miglior profilo alimentare e
limitare il consumo di grassi e zuccheri, ad
esempio attraverso l’aumento del prezzo dei
prodotti e delle bevande ad alta densità
energetica e la riduzione del prezzo di
frutta e verdura, e tenendo sempre presenti
i loro effetti sui gruppi a basso reddito.
4. In tema di distribuzione e marketing
alimentare, urbanisti e governi locali
dovrebbero considerare l’ubicazione dei
negozi di alimentari. Andrebbero sostenuti i
mercati locali garantendo la presenza dei
vari tipi di negozi di generi alimentari. I
venditori al dettaglio andrebbero
incoraggiati a rendere più facilmente
disponibili alimenti salutari in tutti punti
vendita, con prezzi accessibili per i gruppi
a basso reddito. Nei diversi punti vendita
andrebbero incoraggiate le promozioni
commerciali che interessano alternative
alimentari più salutari, scoraggiando quelle
meno salutari. La presenza delle rivendite
di alimentari andrebbe considerata nel
contesto della pianificazione urbanistica.
5. Per quanto riguarda la ristorazione
collettiva, tale settore privato andrebbe
incoraggiato a fornire scelte alimentari
compatibili con le linee guida per una sana
alimentazione. La ristorazione da asporto e
i self-service dovrebbero evitare, aiutati
da incentivi specifici sui prezzi, di
offrire alimenti ad elevata densità
energetica e porzioni eccessive di cibo.
6. In tema di pubblicità e promozione
alimentare, si dovrebbe ridurre la
promozione commerciale per gli alimenti e le
bevande non alcoliche destinate ai bambini,
attraverso un sistema di autoregolazione
dell’industria e una normativa specifica.
Come promozione si dovrebbero intendere
tutte le forme di comunicazione che
includono concorsi, promozioni nei punti di
vendita, confezioni, gare, lotterie, omaggi,
pubblicità indiretta, sponsorizzazioni, uso
di celebrità come testimonial, uso di
personaggi dei cartoni animati, e i nuovi
mezzi di comunicazione come telefoni
cellulari e Internet, oltre alla pubblicità
sui media.
7. L’etichettatura alimentare dovrebbe
essere tale da individuare i prodotti che
contengono elevate quantità di grassi,
zuccheri, energia e sale. L’etichettatura
nutrizionale dovrebbe essere presentata con
modalità facilmente comprensibili,
standardizzata e basarsi su un sistema
ampiamente accettato di valutazione del
profilo nutrizionale.
8. Nelle scuole e negli asili infantili
dovrebbe essere garantita una ristorazione
scolastica conforme alle linee guida per una
sana alimentazione, offrendo spuntini a base
di frutta e verdura ed acqua come bevanda,
eliminando quegli alimenti e bevande ad alta
densità energetica e scarso contenuto in
nutrienti che sono tipici dei distributori
automatici.
9. Nel luogo di lavoro, dovrebbe essere
disponibile una varietà di scelte alimentari
che siano compatibili con le linee guida per
una sana alimentazione. Dovrebbero altresì
essere presenti incentivi sui prezzi e
dovrebbero essere promosse alternative
nutrizionali più sane.
10. Negli ospedali non dovrebbero essere
presenti fast-food e distributori automatici
che forniscano alimenti ad alta densità
energetica e scarso contenuto in nutrienti.
11. Per quanto interessa informazione ed
educazione, si dovrebbero effettuare
regolarmente campagne di educazione
alimentare e marketing sociale per
incoraggiare l’adozione di stili di vita
salutari e informare il pubblico sui rischi
per la salute associati al sovrappeso. Si
dovrebbe promuovere una cultura degli stili
di vita salutari inserendo nei programmi
televisivi e sulla carta stampata messaggi
sull’importanza delle modifiche
comportamentali. Andrebbe infine
incoraggiata l’educazione alimentare nelle
scuole.
12. Si dovrebbero sviluppare e definire
linee guida per la sana alimentazione
orientate agli alimenti e livelli di
riferimento per gli apporti di nutrienti,
quando possibile anche attraverso dei
processi di standardizzazione
internazionale.
13. Si dovrebbe incoraggiare l’allattamento
al seno piuttosto che l’alimentazione
complementare dei neonati,conservando e - se
necessario - aumentando gli ospedali a
misura di bambino, rafforzando il Codice
internazionale per la commercializzazione
dei sostituti del latte materno e
sviluppando politiche del lavoro per le
donne, tali da consentire congedi di
maternità sufficientemente lunghi e adeguati
aiuti nel luogo di lavoro. Si dovrebbero
infine fornire linee guida per
l’alimentazione infantile, oltre ad attività
di formazione e supporto per le mamme.
Questi sono i presupposti per una sana
alimentazione che garantisce l’assunzione di
validi elementi nutritivi e buone abitudini
alimentari.
Oltre a ciò abbiamo cercato di fornire le
basi per una buona educazione al gusto,
proponendo, e non vietando, una dieta ricca
di sapori, varia, con alimenti stagionali
(frutta, verdure, ortaggi) e cucinati con
fantasia ed attenzione.