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KC Il Satiro Mazara del Vallo

 

RELAZIONE
 (Dott.ssa Francesca Gondola)

Le cause del sovrappeso e dell’obesità sono molteplici :

Fattori Genetici

Sembra esistere una certa predisposizione genetica nell’insorgenza dell’Obesità che favorirebbe le disfunzioni metaboliche.

Fattori Socio-ambientali

A volte sembra che alcuni genitori misurino la propria competenza genitoriale "attraverso la massa corporea" del proprio figlio: più il figlio è voluminoso, più essi sentono di aver fatto un buon lavoro e di avere garantito benessere alla prole. Alcune culture o sub-culture familiari, in cui si pensa ancora che “essere grassi”o "essere in carne" sia sinonimo di salute o benessere, favoriscono l’instaurarsi di una mentalità e una conseguente condotta alimentare alterata che   mette a rischio soprattutto  i bambini, stimolati a “mangiare tanto per crescere”.

Differenze di genere e ciclo di vita

In alcune fasi della vita si è più predisposti fisicamente all’accumulo di grasso perché, col passare del tempo, si rallenta il metabolismo che, se associato al naturale cambiamento ormonale che colpisce l’organismo, influenza notevolmente la variazione ponderale.  

Stile di vita

I  bambini sono abituati a passare i loro pomeriggi davanti alla televisione e al computer, senza fare il benché minimo sforzo, anzi spesso mangiando. Ciò provoca una riduzione del metabolismo ed un enorme squilibrio in negativo tra il numero di calorie ingerite e quelle consumate. 

 Fattori psicologici

Dietro la nascita e lo sviluppo dell'obesità si nascondono sempre cause psicologiche più o meno importanti.  La dipendenza da cibo può essere ancora più difficile da affrontare rispetto alle dipendenze "classiche", poiché il soggetto non può astenersi dall'assunzione della sostanza incriminata (poiché non può certo smettere di mangiare), e non vi è alcuna difficoltà nell'approvvigionamento di tale sostanza.

Il cibo può diventare una sostanza da cui dipendere psicologicamente quando è vissuto o percepito come valvola di sfogo, come rifugio o come sostanza analgesica contro le sofferenze vissute durante la giornata, o contro situazioni di disagio o di conflitto. 

Il nutrimento è sempre una questione relazionalefin dall’inizio della vita. Dopo la nascita la madre e il figlio stabiliscono una profonda relazione attraverso il momento del pasto. Per questa ragione il cibo diventa, per la madre e il bambino, un modo di dare e avere e un veicolo per messaggi di amore o aggressione.

Lo scambio tra il bambino e gli adulti è chiamato DIALOGO EVOLUTIVO,  se possiamo parlare di criticità nella relazione tra la madre ed il bambino obeso, tale criticità va ricercata proprio nel dialogo evolutivo. Il genitore “interpreta” i segnali del figlio e risponde a quelle che ritiene essere le esigenze del bambino. Ma quando i genitori utilizzano come unico canale comunicativo proprio il cibo,  quindi ad ogni richiesta del bambino, essi danno una risposta di “tipo alimentare”,  il bambino si trova a ricevere cibo indipendentemente dal reale bisogno di nutrimento e questo automatismo lo  porta a riconoscere con difficoltà le proprie sensazioni di fame o sazietà, innescando un comportamento secondo cui, di fronte a sensazioni sgradevoli o frustrazioni, per il bambino è naturale ricorrere passivamente al cibo.

Anche la presenza di un forte legame di tipo simbiotico con la madre durante l’infanzia può essere un fattore di predisposizione all’obesità.. Una  mamma iperprotettiva ha difficoltà a tollerare le frustrazioni del figlio, pertanto le deve placare piuttosto in fretta, e anziché valorizzare veramente le esigenze del bambino, fornisce oggetti o cibo per compensazione.

L’obesità  comporta un disagio generalizzato

Nell’obeso spesso si assiste ad una dispercezione relativa al senso di fame e di sazietà, e soprattutto rispetto alle proprie dimensioni corporee. L’Obesità infantile può interferire anche con lo sviluppo  dell’immagine corporea che il bambino si costruisce durante la crescita , rifiutano la loro immagine corporea con conseguenti difficoltà relazionali e di accettazione di sé. I sintomi depressivi possono derivare dall’incapacità di osservare un rigido regime alimentare unita allo sperimentare numerosi fallimenti. Stigmatizzare eventuali trasgressioni favorisce l’insorgere e il consolidamento dei sensi di colpa. La bassa autostima è riscontrabile nella misura in cui questi individui tendono a sovrastimare l’apparenza corporea, riponendo nel raggiungimento di una migliore forma fisica irrealistiche aspettative di affermazione personale e consenso sociale.

La soluzione adatta per evitare questi problemi è la prevenzione. Ecco alcuni punti chiave da seguire:

·      I bambini, come gli adulti, dovrebbero consumare cinque pasti al giorno: colazione, spuntino mattutino, pranzo, spuntino pomeridiano e cena. È assolutamente da evitare il consumo di alimenti fuori pasto.

  • Abituare i bambini a bere acqua naturale al posto delle bibite gassate.
  • Abituare i bambini a consumare quotidianamente frutta e verdura.
  • Sostituire le merendine e gli snack che i bambini sono soliti mangiare a metà mattina o a metà pomeriggio con un frutto fresco di stagione.
  • Non lasciare liberi i bambini di mangiare quello che vogliono quando vogliono: sono troppo piccoli per distinguere tra cibi ipocalorici e ipercalorici, hanno bisogno che i genitori li guidino e li istruiscano
  • Insegnare ai bambini a mangiare con calma, masticando a lungo i cibi.
  • Non fare del cibo un premio (“Se fai il bravo, poi ti compro il gelato”).
  • Proibire ai bambini di stare per più di un paio di ore al giorno di fronte alla televisione, ai computer e ai videogiochi.
  • Spronare il bambino a uscire di casa e fare un’attività fisica che gli piaccia e che lo soddisfi.

Chiaramente alla base di tutto c’è sempre l’esempio dei genitori: sono loro i primi a dover adottare uno stile di vita sano ed attivo, in modo da aiutare il proprio figlio a dimagrire senza però fare del peso un’ossessione.

Nella cura dell’obesità, l'obiettivo non è solo la perdita di peso ma soprattutto acquisire uno stile di vita e abitudini alimentari rinnovate e sane. Si presentano allora delle possibilità di approccio multidisciplinare segnate non solo dall’aspetto medico/dietistico ma anche dall’attenzione all’aspetto psico-educativo e ai processi comunicativi e di ascolto. All’inizio della terapia ad esempio sono molto utili i gruppi di sensibilizzazione rivolti ai genitori del bimbo obeso, che permettono  il raggiungimento di una progressiva consapevolezza del problema fisico e del disagio psicologico del figlio e  motivano ad intraprendere un reale cambiamento di abitudini alimentari e stile di vita. Prendere coscienza di quanto il sintomo possa  limitare la vita  del figlio può diventare una spinta al cambiamento.

Dott.ssa Francesca Gondola

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RELAZIONE
 (Dott.ssa ANGELA ASARO BIOLOGO NUTRIZIONISTA)

PERCHÈ MANGIAMO?


Prima di rispondere alla domanda proviamo a pensare al corpo umano come ad una meravigliosa macchina. La nostra " benzina" è il cibo.
IL FABBISOGNO La OMS perfeziona il concetto di fabbisogno, definendolo come: livello di energia e di nutrienti introdotto con gli alimenti per bilanciare il dispendio energetico e il fabbisogno nutrizionale e permettere all’individuo di mantenere la sua dimensione e composizione corporea, l’adeguata attività fisica e lo stato di salute a lungo termine; inoltre, per consentire la possibilità di svolgere le attività economicamente necessarie e socialmente desiderabili.La popolazione in età evolutiva, con equilibrata assunzione di energia/nutrienti e adeguata attività fisica, mostra indici di crescita superiori.L’energia contenuta nei macronutrienti (carboidrati, lipidi, proteine) viene liberata durante i processi ossidativi della digestione-Gli alimenti forniscono all’organismo l’energia necessaria per compensare la spesa energetica.Per fabbisogno energetico umano (o fabbisogno calorico) si intende la quantità di calorie che un essere umano dovrebbe assumere per svolgere le sue tipiche funzioni:
•fisse (quali le attività cardiache, respiratorie, epatiche, intestinali, riparazione dei tessuti,
mantenimento del calore interno)
•variabili (quali le attività muscolari, l'accrescimento, la gravidanza)

Per mantenere l’omeostasi (equilibrio) metabolico-energetica in una persona sana (bilancio energetico stabile), le calorie assunte con gli alimenti (calorie esogene) devono essere bilanciate dalla quantità totale di energia spesa: in caso contrario, il peso corporeo subirà una variazione
In diversi stati patologici e fisiologici (atleti, gravidanza, allattamento), i fabbisogni calorico-nutrizionali possono variare considerevolmente e devono perciò essere valutati su base individuale.
Negli ultimi decenni, in Italia, come negli altri Paesi ad alto tenore di vita, si è assistito ad un progressivo incremento del peso medio della popolazione, che ha interessato anche bambini ed adolescenti. Nei Paesi industrializzati si valuta che circa il 30-50% delle persone superi il peso ideale e che tale condizione si manifesti in età sempre più precoce.
L’esposizione ad un eccesso di adiposità durante gli anni dello sviluppo può avere un effetto prolungato che persiste più tardi nella vita adulta e può condizionare in maniera significativa lo stato di salute delle persone.
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) definisce l’obesità come una condizione caratterizzata da eccessivo peso corporeo per accumulo di tessuto adiposo, in misura tale da influire negativamente sullo stato di salute

L'obesità infantile è un problema di notevole rilevanza sociale. Il fenomeno, denunciato a gran voce dai più autorevoli nutrizionisti (in Italia colpisce un bambino su quattro) è il risultato di un bilancio energetico positivo protratto nel tempo; in pratica si introducono più calorie di quante se ne consumano.
La definizione di sovrappeso/obesità nel bambino è più complessa rispetto all’adulto, il cui peso ideale è calcolato in base al BMI (Body Mass Index o Indice di Massa Corporea = peso in Kg diviso l'altezza in metri, al quadrato). In attesa di trovare dei parametri di riferimento più adeguati, il BMI è stato proposto anche per i più piccoli.
CAUSE
L'obesità è il risultato di diverse cause più o meno evidenti e più o meno presenti a seconda del soggetto.
Si parla dunque di un'eziologia multifattoriale che chiama in causa
alimentazione,
sedentarietà,
fattori genetici e
fattori ambientali.
- Conseguenze e complicanze dell’obesità
Aumentato carico meccanico
•Mal di schiena
•Disturbi ortopedici
•Apnee nel sonno e disturbi respiratori
•Scarsa tolleranza all'esercizio fisico
Gastrointestinali
•Calcolosi biliare
•Steatoepatite
Dislipidemie
Diabete di 2° tipo
Ipertensione
•Morbilita e mortalita cardiovascolare
Alterazioni cutanee
Influenza sullo sviluppo puberale
•Policistosi ovarica (femmine)
•Ipogonadismo (maschi)
•Compromissione della fertilita
Aumento della velocità di crescita
Psico-sociali
•Bassa autostima
•Depressione
eDisturbi del Comportamento alimentare
: infatti, l’obesità infantile comporta spesso una diminuzione dell’auto-stima e persino sindromi depressive”.
• Rischio aumentato per alcune neoplasie

Per quanto riguarda le conseguenze tardive, occorre sottolineare che l’obesità infantile rappresenta un fattore predittivo di obesità nell’età adulta. Oltre ad avere una maggiore predisposizione al sovrappeso/obesità, la persona che è stata cicciottella da piccola, risulta maggiormente esposta a determinate patologie, soprattutto di natura cardiocircolatoria (ipertensione arteriosa, coronaropatie), muscoloscheletrica (insorgenza precoce di artrosi dovuta all’aumento delle sollecitazioni statico-dinamiche sulle articolazioni della colonna e degli arti inferiori, più soggette al carico), conseguenze di tipo metabolico (diabete mellito, ipercolesterolemia ecc), disturbi alimentari, fino allo sviluppo di tumori del tratto gastroenterico. Da non sottovalutare le conseguenze di tipo psicologico, che possono trascinarsi ed amplificarsi negli anni. Il disturbo può arrivare a stravolgere la vita del soggetto e i suoi rapporti sociali: si comincia col rifiutare gli inviti degli amici fino a chiudersi in se stessi, vittime del proprio problema, che sembra senza via di uscita.
PRIMA REGOLA: PREVENIRE A tale proposito il Ministero della Salute ha predisposto un documento sulle “Strategie di educazione alimentare e nutrizione”, diretto ai pediatri e agli insegnanti, ma di estrema utilità anche per i genitori.
Se il piccolo tende ad aumentare di peso, occorre intervenire subito, senza aspettare che ingrassi troppo.
Non esistono regole rigide, né ricette infallibili, basta adottare semplici accorgimenti comportamentali; soprattutto, una volta sensibilizzati al problema, i genitori non devono mai abbassare la guardia.
Ecco alcuni consigli di natura pratica.
Abituare il bambino a tre pasti regolari: una colazione non abbondante ma sostanziosa, un pranzo e una cena, intervallati da uno spuntino a metà mattina e una merenda il pomeriggio. Questo gli eviterà i “buchi” tra un pasto e l’altro e lo abituerà a non mangiare fuori orario.
Non premiare il bambino con troppi spuntini, specialmente se ricchi di zuccheri o comunque ipercalorici come merendine, gelati, bevande gassate, succhi di frutta.
Non insistere quando il bambino è sazio o non ha molta fame; il piccolo potrebbe mangiare solo per far piacere alla mamma o per non essere sgridato; c’è il rischio di ingenerare in lui un rapporto distorto con il cibo.
Limitare l’introito proteico, alternando il consumo di carne, uova e formaggi, alimenti che non vanno mai somministrati insieme; preferire le proteine del pesce.
Abituare il bambino ai giochi all’aperto e all’attività fisica; è importante, per un corretto sviluppo; in movimento brucerà molte calorie.
Rispettare i ritmi sonno/veglia onde evitare l’instaurarsi di abitudini scorrette (sindrome dell’alimentazione notturna).
Durante i primissimi anni di vita l’alimentazione del bambino viene seguita eregolata dal pediatra. È però anche necessario che i genitori siano consapevoli delle necessità nutrizionali del bambino e quindi rispettino le indicazioni ricevute.I soggetti al di sotto dei 12 anni sono generalmente quelli più a rischio di malnutrizione per difetto, perché il loro bisogno in energia e in nutrienti è più elevato - in rapporto al peso - se confrontato a quello degli adulti. Una giusta alimentazione in questa fase della vita è essenziale per una normale crescita, per lo sviluppo e per lo svolgimento delle varie attività. Per i bambini e i ragazzi è difficile coprire i propri fabbisogni con i soli tre pasti principali. È quindi opportuno fornire loro, a complemento di questi ultimi, anche due merende calibrate che concorrano a far fronte alle particolari esigenze in calorie e in principi nutritivi tipiche di queste età, ma che comunque siano di entità moderata, tale da non compromettere l’appetito nel pasto successivo.
I bambini e i ragazzi vanno incoraggiati a consumare quantità sufficienti di un’ampia varietà di cibi ricchi di energia e di nutrienti, senza mai trascurare la frutta e gli ortaggi: una dieta adatta alla costruzione di nuovi tessuti per gli anni della crescita. Particolarmente importante è assicurare le giuste quantità di proteine, di vitamine (soprattutto la C, la D e il complesso B) e di sali minerali (soprattutto calcio, ferro e iodio, quest’ultimo anche mediante l’uso di sale iodato).
Una dieta variata e distribuita in più occasioni nella giornata garantisce la copertura di questi bisogni. Le abitudini alimentari acquisite da giovani spesso persistono nel tempo: è perciò importante insegnare ai ragazzi fin dalla più tenera età come ottenere il meglio dai cibi che abbiamo a disposizione.
Purtroppo la realtà attuale ci indica la frequente e crescente presenza, nei ragazzi in età scolare, di abitudini alimentari scorrette e di sovrappeso, derivante da scelte alimentari sbagliate e da eccessiva sedentarietà. Tutto questo preoccupa molto sul piano della salute
Cibi pronti, bibite gassate, merendine industriali, snack salati, dolciumi... Ogni giorno finiscono nel carrello della spesa e da lì sulle tavole e negli zaini di scuola dei figli: li acquistiamo attirati dalle confezioni, rassicurati dagli spot pubblicitari che li dipingono come alimenti gustosi, «naturali, sani». Nella maggior parte dei casi, invece, sono prodotti che apportano molte calorie inutili ma privi di nutrienti di rilievo. Da tempo la comunità scientifica internazionale e il ministero della Salute mettono in guardia sul rapporto tra il loro consumo eccessivo e l’epidemia di sovrappeso. Eppure, nel giro di pochi anni, questi alimenti hanno preso il posto di frutta, verdura, cereali, i prodotti base della dieta mediterranea.
La famiglia
La consapevolezza dei danni alla salute causati da cattive abitudini alimentari nell’infanzia deve iniziare dalla famiglia. Le indagini epidemiologiche dimostrano che molti bambini già in età prescolare e scolare incorrono in errori nutrizionali qualitativi e quantitativi che certamente non dipendono dalla loro volontà.
I comportamenti alimentari del bambino sono, infatti, decisamente influenzati dal modello culturale che caratterizza il suo contesto socio-familiare, in modo particolare dallo stile di vita, dalle abitudini alimentari, dal personale rapporto con il cibo che ha la mamma e da come vive il suo ruolo di “nutrice”.

La Scuola, quale base formativa dei futuri cittadini italiani, è il luogo ideale per l’analisi delle modificazioni nel costume e nello stile di vita.La scuola è l’ambiente dove il giovane trascorre la maggior parte del suo tempo quotidiano a contatto con figure adulte, preparate per la sua formazione
Negli ultimi anni si è arrivati alla conclusione che il miglior trattamento sia comunque la prevenzione:sebbene tutti gli esperti concordino sull’importanza di questo approccio, c'e poca ricerca in questo settore e pochi studi che comparino l'efficienza delle diverse strategie d'intervento.
In attesa di programmi di prevenzione diffusi a livello capillare sul territorio, la Società Italiana di Pediatria (SIPPS.it) ha stilato il seguente decalogo per prevenire il rischio di sovrappeso e obesità:
• Controllare il peso e la statura con regolarità (almeno ogni sei mesi).
• Fare cinque pasti al giorno evitando i “fuoripasto”
• Consumare almeno cinque porzioni di frutta o verdura al giorno.
• Bere molta acqua limitando le bevande zuccherate.
• Ridurre i grassi a tavola, in particolare salumi, fritti, condimenti, dolci.
• Evitare di utilizzare il cibo come “premio”.
• Privilegiare il gioco all'aperto, possibilmente almeno un'ora al giorno.
• Camminare a piedi in tutte le occasioni possibili.
• Praticare uno sport con regolarità. Non importa essere campioni a tutti i costi, l’importante e fare esercizio fisico e divertirsi.
• Limitare la “videodipendenza” durante il tempo libero: massimo 2 ore al giorno.
Che fare?Scopo delle campagne di informazione del Ministero della salute rivolte ai ragazzi è proprio questo: senza ossessionare o punire e senza penalizzare la gola, bisogna aiutarli a capire che cosa è meglio mangiare ed indirizzarli verso un rapporto sano ed equilibrato con il cibo. Non solo, insegnare ai ragazzi a nutrirsi significa anche educarli a volersi bene a cominciare dal rispetto per il proprio corpo. Non è un percorso facile quello che il Ministero, insieme ad altre istituzioni, si accingono a compiere in quanto, la comunicazione istituzionale di promozione di comportamenti alimentari corretti si scontra con l’affollamento schiacciante di messaggi pubblicitari indirizzati ai giovani e alle loro famiglie promossi dalla comunicazione commerciale. In particolare, i consumi dei ragazzi fuori casa sono disordinati perché fortemente influenzati dalle suggestioni pubblicitarie e condizionati dalle mode del gruppo dei coetanei.
Tuttavia, si tratta di un intervento necessario soprattutto alla luce dei dati emersi dalla recenti ricerche sulla popolazione. Le indagini ISTAT sulle “Abitudini alimentari:tendenze evolutive nella popolazione e nei giovani” consentono di esaminare le tendenze del comportamento alimentare degli italiani, giovani in particolare, dal 1993 al 2000.
Il ruolo preventivo della Dieta Mediterranea è stato messo in evidenza dallo Studio Cooperativo
Internazionale di Epidemiologia della Cardiopatia Coronarica, meglio noto come Seven Countries Study (Studio dei Sette Paesi). Nel 1957 sono state condotte le ricerche pilota a Nicotera (Calabria) e successivamente a Creta (Grecia ). Nel 1958-1961 lo studio e stato esteso a sedici coorti di uomini di 40-59 anni di eta, residenti in centri abitati in Finlandia, Giappone, Grecia, Italia, ex Jugoslavia, Olanda e Stati Uniti d’America.
Innanzitutto va messo in evidenza l’appropriato bilancio tra apporto e dispendio energetico e ciò vale per tutte le età. I rapporti tra i macronutrienti energetici nella dieta mediterranea rispondono a quelli riconosciuti come adeguati: cioe 12-15% dell’energia totale da proteine, 25-30% da lipidi e la restante quota da carboidrati.
L’abbondanza di frutta e verdura, oltre all’apporto considerevole di nutrienti minerali e vitaminici, assicura,nell’ambito di quest’ultimi, quelli con attivita antiossidante (acido ascorbico, α-tocoferolo, retinolo, β-carotene).Inoltre la frutta e la verdura insieme all’olio vergine di oliva, al vino rosso, alle erbe aromatiche (origano,prezzemolo, rosmarino), all’aglio, alla cipolla, al peperoncino (ingredienti usati generosamente nella cucina mediterranea), offrono una quantita di composti fenolici con una spiccata azione antiossidante, che difficilmente e possibile raggiungere con altri tipi di dieta. L’olio vergine di oliva contiene varie sostanze antiossidanti: p-idrossifeniletanolo (tirosolo), 3-4-diidrossifeniletanolo (idrossitirosolo) e loro derivati idrolizzabili, tocoferoli, β-carotene, lignani.
Frutta, verdure, pane scuro, pasta, cereali integrali, legumi secchi sono gli alimenti portatori di fibra alimentare, nella cui composizione rientrano vari componenti con caratteristiche fisico-chimiche diverse e quindi con diversi effetti fisiologici. Le pectine sono le maggiori responsabili dell’effetto ipocolesterolemizzante in quanto si legano al colesterolo e acidi biliari. Il diminuito tempo di transito intestinale riduce l’entità del riassorbimento nell’intestino tenue.
Molti studi epidemiologici hanno messo in evidenza una stretta associazione tra elevati consumi di frutta e verdura e riduzione del rischio di malattie coronariche. Infine la Dieta Mediterranea di riferimento include un’idonea ripartizione dell’energia e dei vari nutrienti tra i pasti durante la giornata.

Per affrontare bene la giornata, mantenendo costante la quantità di glucosio nel sangue ed evitando di affaticare l'apparato digerente, si raccomanda di evitare di assumere la maggior parte delle calorie della giornata in un unico pasto, ma distribuirle su tre pasti principali, eventualmente accompagnati da leggere merende a metà mattina e a metà pomeriggio. L’abitudine a “saltare” regolarmente la prima colazione è risultata essere maggiormente associata al sovrappeso del consumo di bevande alcoliche, e perfino dell’inattività fisica, soprattutto tra i soggetti più giovani (Croezen et al., 2007).
Da queste osservazioni derivano i seguenti concetti:
Prima colazione: la prima colazione è di fondamentale importanza per una sana alimentazione: dopo il lungo digiuno notturno il corpo ha bisogno di nuova energia per affrontare gli impegni della giornata. La colazione dovrebbe fornire circa il 20% del fabbisogno calorico giornaliero. È una buona abitudine combinare già dal mattino alimenti di diversa natura: carboidrati (biscotti, fiocchi di cereali, fette biscottate, pane..) per avere energia immediatamente disponibile, latticini (latte, yogurt..) ricchi di proteine e frutta fresca per le vitamine. La brioche o il panino, che tanto erroneamente si consente vengano mangiati a scuola, sono assolutamente privi di ogni valore nutritivo proteico; consentono di attenuare l'appetito senza apportare però nessun beneficio all'organismo.
Pranzo: non saltare mai il pranzo, dovrebbe fornire circa il 40 % del fabbisogno calorico giornaliero. Una piccola quantità di pasta o riso due volte alla settimana (negli altri giorni il tradizionale primo piatto può essere sostituito da formaggi); un'abbondante porzione di carne (g 150) preferibilmente bianca, con verdure e frutta…
Ai pasti bere acqua non frizzante ed evitare bibite.
Merenda a metà pomeriggio: dovrebbe fornire circa il 5 - 10 % del fabbisogno calorico giornaliero. Un frullato di frutta possibilmente con l'aggiunta di latte o di yogurt sarebbe ideale.

Cena: contrariamente alle nostre abitudini, il pasto serale non dovrebbe essere troppo pesante, in quanto potremmo avere dei problemi di digestione durante il sonno. La cena dovrebbe fornirci circa il 30 % del fabbisogno calorico. Un poco di riso o una crema di piselli o lenticchie o fagioli secchi, pesce bollito o due uova strapazzate, con prosciutto o con formaggio, verdura cruda, frutta.

Le azioni per promuovere la domanda e l’offerta di alimenti più salutari
1. Nel settore agroalimentare (produzione, trasformazione e distribuzione) è necessario operare restando coerenti con gli obiettivi generali di salute pubblica. L’attuale politica di incentivi per la produzione di zucchero e grassi andrebbe rivista a favore della produzione e commercializzazione di frutta e verdura con un’analisi più attenta degli elementi che limitano il commercio di tali alimenti (a cominciare dalle normative vigenti). Si dovrebbero inoltre incoraggiare le produzioni locali sostenibili.
2. In relazione alla composizione degli alimenti e alla rimodulazione di taluni alimenti, si dovrebbero incoraggiare con incentivi la produzione primaria (ad esempio gli allevatori) e l’industria alimentare a rivedere le caratteristiche nutrizionali dei loro prodotti al fine di ridurre i livelli di grassi totali, grassi saturi, zuccheri e sale aggiunto.
3. Per quanto riguarda il prezzo degli alimenti, si dovrebbero considerare misure economiche atte a facilitare la scelta di alimenti con un miglior profilo alimentare e limitare il consumo di grassi e zuccheri, ad esempio attraverso l’aumento del prezzo dei prodotti e delle bevande ad alta densità energetica e la riduzione del prezzo di frutta e verdura, e tenendo sempre presenti i loro effetti sui gruppi a basso reddito.
4. In tema di distribuzione e marketing alimentare, urbanisti e governi locali dovrebbero considerare l’ubicazione dei negozi di alimentari. Andrebbero sostenuti i mercati locali garantendo la presenza dei vari tipi di negozi di generi alimentari. I venditori al dettaglio andrebbero incoraggiati a rendere più facilmente disponibili alimenti salutari in tutti punti vendita, con prezzi accessibili per i gruppi a basso reddito. Nei diversi punti vendita andrebbero incoraggiate le promozioni commerciali che interessano alternative alimentari più salutari, scoraggiando quelle meno salutari. La presenza delle rivendite di alimentari andrebbe considerata nel contesto della pianificazione urbanistica.
5. Per quanto riguarda la ristorazione collettiva, tale settore privato andrebbe incoraggiato a fornire scelte alimentari compatibili con le linee guida per una sana alimentazione. La ristorazione da asporto e i self-service dovrebbero evitare, aiutati da incentivi specifici sui prezzi, di offrire alimenti ad elevata densità energetica e porzioni eccessive di cibo.
6. In tema di pubblicità e promozione alimentare, si dovrebbe ridurre la promozione commerciale per gli alimenti e le bevande non alcoliche destinate ai bambini, attraverso un sistema di autoregolazione dell’industria e una normativa specifica. Come promozione si dovrebbero intendere tutte le forme di comunicazione che includono concorsi, promozioni nei punti di vendita, confezioni, gare, lotterie, omaggi, pubblicità indiretta, sponsorizzazioni, uso di celebrità come testimonial, uso di personaggi dei cartoni animati, e i nuovi mezzi di comunicazione come telefoni cellulari e Internet, oltre alla pubblicità sui media.
7. L’etichettatura alimentare dovrebbe essere tale da individuare i prodotti che contengono elevate quantità di grassi, zuccheri, energia e sale. L’etichettatura nutrizionale dovrebbe essere presentata con modalità facilmente comprensibili, standardizzata e basarsi su un sistema ampiamente accettato di valutazione del profilo nutrizionale.
8. Nelle scuole e negli asili infantili dovrebbe essere garantita una ristorazione scolastica conforme alle linee guida per una sana alimentazione, offrendo spuntini a base di frutta e verdura ed acqua come bevanda, eliminando quegli alimenti e bevande ad alta densità energetica e scarso contenuto in nutrienti che sono tipici dei distributori automatici.
9. Nel luogo di lavoro, dovrebbe essere disponibile una varietà di scelte alimentari che siano compatibili con le linee guida per una sana alimentazione. Dovrebbero altresì essere presenti incentivi sui prezzi e dovrebbero essere promosse alternative nutrizionali più sane.
10. Negli ospedali non dovrebbero essere presenti fast-food e distributori automatici che forniscano alimenti ad alta densità energetica e scarso contenuto in nutrienti.
11. Per quanto interessa informazione ed educazione, si dovrebbero effettuare regolarmente campagne di educazione alimentare e marketing sociale per incoraggiare l’adozione di stili di vita salutari e informare il pubblico sui rischi per la salute associati al sovrappeso. Si dovrebbe promuovere una cultura degli stili di vita salutari inserendo nei programmi televisivi e sulla carta stampata messaggi sull’importanza delle modifiche comportamentali. Andrebbe infine incoraggiata l’educazione alimentare nelle scuole.
12. Si dovrebbero sviluppare e definire linee guida per la sana alimentazione orientate agli alimenti e livelli di riferimento per gli apporti di nutrienti, quando possibile anche attraverso dei processi di standardizzazione internazionale.
13. Si dovrebbe incoraggiare l’allattamento al seno piuttosto che l’alimentazione complementare dei neonati,conservando e - se necessario - aumentando gli ospedali a misura di bambino, rafforzando il Codice internazionale per la commercializzazione dei sostituti del latte materno e sviluppando politiche del lavoro per le donne, tali da consentire congedi di maternità sufficientemente lunghi e adeguati aiuti nel luogo di lavoro. Si dovrebbero infine fornire linee guida per l’alimentazione infantile, oltre ad attività di formazione e supporto per le mamme.

Questi sono i presupposti per una sana alimentazione che garantisce l’assunzione di validi elementi nutritivi e buone abitudini alimentari.
Oltre a ciò abbiamo cercato di fornire le basi per una buona educazione al gusto, proponendo, e non vietando, una dieta ricca di sapori, varia, con alimenti stagionali (frutta, verdure, ortaggi) e cucinati con fantasia ed attenzione.

 

 

 

KC Il Satiro Mazara del Vallo

 

 

 

 


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