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OSSERVATORIO KIWANIS INFANZIA
Responsabile : Anna Maria Limiti
Saluto del Chairperson Anna
Maria Limiti |
Al Governatore del Distretto Italia Valeria
Gringeri
Al Governatore Designato Salvatore Costanza
All’Imm. Past Governatore Sergio Rossi
A tutti i Lgt Governatori del Distretto Italia
Amici Kiwaniani,
questo scritto vuol essere
il mio cordiale commiato dopo una esperienza
biennale nell’Osservatorio
Kiwanis per i Diritti dell’Infanzia.
Il mio primo
“articolo” riguardava la Ruota degli Esposti e
poi, man mano, ho continuato con vari
argomenti, ma sempre riguardanti l’Infanzia ed i
Minori meno fortunati che, purtroppo, sono
tanti!
Quanto scrissi
in diverse occasioni, è stato fedelmente
riportato nel nostro Sito, dalla insuperabile
Webmaster, Rosalba Fiduccia, che
ringrazio anche in questa occasione, ed è, e lo
sarà, anche per i prossimi anni, nella pagina
“archivi anni precedenti”, a disposizione del
Sito Kiwanis.
Non mi sono
limitata a scrivere!
Ovunque mi sia
stato possibile ho fatto conoscere il Kiwanis e
la sua, meglio dire nostra, Mission.
Sono entrata
nelle scuole parlando con Esperti di disturbi
dell’Alimentazione, Anoressia e Bulimia, Alcol,
Droga, Bullismo, Pedofilia ed altro.
Ho coinvolto
Genitori ed Insegnanti e, diverse volte, si è
raggiunto un numero consistente di Auditori.
Alcuni Istituti
mi hanno invitato a rinnovare l’iniziativa per
il prossimo anno, cosa che, come kiwaniana, mi
farà piacere ripetere, non escludendo
l’auspicabile collaborazione di quanti vorrano/potranno:
anzi sarete i BENVENUTI!
Pur se non coprirò, per il
prossimo anno, l’Incarico di Chairperson
per l’Osservatorio
dei Diritti dell’Infanzia,
intendo continuare a portare avanti le
iniziative intraprese nel biennio che si sta
concludendo, come è compito di ogni Socio
Kiwanis farlo, ma soprattutto continuerò la
lotta alla Pedofilia!
Ho preso contatti, che
sono ancora in essere, con Associazioni che
operano in questo campo ed insieme cercheremo di
portare avanti la nostra causa: comunque sempre
mettendo la “targhetta”
del
Kiwanis.
Disse “qualcuno”:
COGITO ERGO
SUM,
ma non basta
pensare e rallegrasi con se stessi di essere
presenti a se stessi, ma dobbiamo pensare a cosa
fare “concretamente” per coloro che saranno i
Protagonisti del domani nel nostro mondo:
Nessuno dovrà
mai spegnere il sorriso di un Bambino, anzi chi
di noi può, o potrà, in qualsiasi misura e
maniera, “faccia”, ma concretamente.
Il mio è solo un
imperativo esortativo, pur sapendo che:NEMO
AD IMPOSSIBILIA TENETUR, ma..:
VOLERE E’ POTERE!
Abbiamo trascorso due anni insieme, ho percorso
un cammino che mi ha molto maturato sia dal
punto di vista kiwaninaino, ma anche personale.
Di questo devo dire grazie al Past Governatore
Sergio Rossi che ha creduto in me
affidandomi l’incarico durante il suo mandato ed
a Valeria Gringeri che, confermandomi nel
suo Anno Sociale, ha fatto si che potessi
continuare questo cammino.
Ringrazio anche chi, con il suo sostegno morale,
mi ha spronato a continuare, cioè coloro che in
silenzio stanno facendo tanto per il nostro
Kiwanis
Non mi piace lavorare da sola, invito tutti
coloro che condividono le mie idee, e sono certa
sono tanti, a contattarmi per poter fare un
gioco di squadra.
Un caro saluto, un abbraccio ricordandovi che
io sono sempre con “la porta aperta” e voi
sapete come contattarmi.
Anna Maria Limiti
Osservatorio Kiwanis per I Diritti dell’Infanzia
Roma, 11
settembre 2010
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L'infanzia rubata
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30-08-2010
Metti una sera a cena, metti una festa di
compleanno di un nonno e della sua nipotina,
metti un panorama stupendo sulle rive del lago,
una serata magica di inizio agosto, metti un
gruppo di amici che parlano del più e del meno.
Accanto a me siede una giovane mamma minuta, ed
i suoi splendidi occhi azzurri sono velati di
tristezza.
Da mesi ormai non brillano più di gioia e
malizia si sono come spenti.
Una persona di cui lei si fidava ed amava ha
rubato l'infanzia alla sua bambina.
Ero al corrente della sua storia ne avevamo
parlato en passant, ma quella sera vicine
abbiamo approfondito e la sua storia, il suo
dolore, la sua paura di perdere i figli, la sua
rabbia per non avere avuto giustizia mi hanno
fatto riflettere.
Le ho chiesto se si sentiva di raccontare la sua
storia .
Oggi mi è arrivata la sua testimonianza che vi
giro così come mi è giunta. Senza nulla togliere
né aggiungere ve la inoltro.
Forse qualcuno riderà e penserà che sono pazza,
ma da un po' di tempo nella mia mente c'è un
pensiero.
Scriviamo, se necessario raccogliamo firme, ma
chiediamo una legge che possa permettere un
processo immediato nei casi di pedofilia.
Non è giusto che passino mesi, anni, prima che i
pedofili vengano giudicati.
Nel frattempo possono avere varie occasioni di
fare altro male ad altri bambini innocenti.
Di burocrazia, in questi casi, si può anche
morire.
Grazie mia cara amica per averci dato la tua
testimonianza, sai che ti sono vicino e che puoi
far conto su di me per tutto.
Anna Maria Limiti
Osservatorio Kiwanis per i Diritti dell'Infanzia
---Da: S G <
Oggetto:
A: "anna maria limiti" <amlimiti@yahoo.it>
Data: Domenica 29 agosto 2010, 13:06
Carissima Anna,
ti ringrazio con tutto il cuore per quello che
stai facendo,sei una persona unica e speciale.
Spero che la ns testimonianza possa essere
utile.
Amo i miei figli più della mia vita, sono il mio
sorriso, la mia luce il mio respiro, il mio
equilibrio.
Vivo nel pensiero costante di proteggere i miei
cuccioli sono da sempre stata particolarmente
vigile, sacrificando me, il mio tempo, gli
hobby.
Ho sempre pensato che non mi sarebbe sfuggito
nulla, che queste cose succedono a chi non è
attento, a chi è troppo preso dalla frenesia del
mondo e dimentica i propri doveri.
Certo non io. Convinta che non mi sfuggirà
nulla, so di dover stare attenta, convinta che
una mamma non può non accorgersi di certe
situazioni.
Convinta di aver trovato un uomo speciale, unico
un uomo da poter paragonare a un angelo che con
le sue grandi ali maestose fosse in grado di
proteggere me ma sopratutto i miei meravigliosi
figli...
Credevo questo.....
Un pomeriggio, un normalissimo pomeriggio di
fine novembre, la mia piccola Sara mi svela con
lacrime di dolore e un cuore infranto che il mio
angelo è un diavolo un maledetto diavolo malato.
La tua vita di madre è sospesa....la tua fronte
è fredda, il cuore ti batte talmente forte che
hai la sensazione che ti scoppi il petto, ti fai
forza, violentemente ti imponi di chiedere a tua
figlia cos'è successo....
Piangendo, con il terrore negli occhi ti
racconta, vorresti che le tue orecchie non
sentissero più.
La cosa più assurda, che nell'imbarazzo, nella
paura e nel dolore dei suoi sprazzi di
racconti... c'è una convinzione.... ripetuta
dieci mille cento volte
"mamma perdonami" "Lui non è cattivo è malato"
"Ci ama" "solo tu puoi aiutarlo"
La gola ti si stringe, ma non puoi piangere, non
devi piangere,cerchi di evitare con tutte le
forze che il tuo volto tradisca il tumulto che
ti sconvolge le viscere.
E tu che hai letto il dolore e il terrore negli
occhi di tua figlia, sai che quel che lei ti
racconta è vero.
Hai fallito come genitore. Non sei stata capace
di proteggere la tua piccola e l’angoscia ti
soffoca e ti opprime.
Da quel momento l’ordinarietà della tua vita
finisce.
Ti senti frastornata, smarrita, tutto ciò che ti
scorre intorno sembra non appartenerti ed un
peso enorme ti opprime i pensieri ed i
sentimenti.
Sei sconvolta, umiliata, calpestata nei tuoi
sentimenti più intimi e preziosi, la tua vita è
piagata da un dolore vivo, tuo, che nessuno può
capire se non chi ha vissuto il tuo stesso
dramma.
Per lui, che sosteneva di amare mia figlia come
se fosse la sua, le chiamava effusioni
amorevoli.
Poi realizzi che devi fare qualcosa, che non
puoi abbandonare tua figlia nel baratro del
dolore e cerchi disperatamente chi e cosa possa
aiutarla.
L’alternativa è tra il tacere ed evitare il
supplizio del processo, ed il denunciare ed
andare incontro alla battaglia processuale che
si svolgerà sulla pelle di tua figlia e tua.
Io ho fatto la seconda scelta.
Lo ho fatto per poter guardare negli occhi mia
figlia e dirle di aver fatto tutto ciò che
potevo per difendere la sua dignità di fronte a
chi aveva abusato della sua tenera innocenza e
tentava di violentarla nuovamente mettendo in
dubbio la verità dei suoi racconti.
Lo ho fatto perché se non avessi ripreso io
l’urlo di dolore di mia figlia avrei tradito la
fiducia sconfinata che lei ripone in me.
Lo ho fatto per tutti quei bambini il cui urlo
di dolore non ha trovato orecchi pronti ad
ascoltare.
Lo ho fatto per non sentire domani l’urlo di
altri bambini abusati dalle stesse mani.
Dopo mesi di lunga sofferenza, buio e
devastazione,per la prima volta il mio cuore e
la mia anima hanno visto luce piangendo lacrime
di d'immensa gioia, Ho vinto una battaglia, una
delle più importanti, nella quale avevo il
terrore di perdere i miei meravigliosi “Figli”.
Grazie al supporto di una meravigliosa
assistente sociale, che mi ha assistito e
accompagnato davanti a un tribunale per la
tutela dei minori.
Sicuramente ho ancora tante battaglie da dover
superare, una fondamentalmente, nella quale non
voglio assolutamente fallire:far tornare il
sorriso, la stima e la dignità alla mia piccola
Sara.
Oggi mi sento forte e determinata affinchè tutto
ciò accada e che la nostra vita torni serena e
profonda con i valori che purtroppo in questo
periodo sembrano essersi persi.
Da questa terribile situazione sto imparando che
nella vita si danno troppe cose per scontato
perdendo il sapore, i valori ed i colori delle
emozioni che sono fondamentali.
Non voglio diventare una mamma arida, debole e
diffidente a tal punto di non riuscire più a
trasmettere l'essenza ed il profumo della vita
che ora lei illumina e riscalda con la sua luce
così colorata.
Non voglio perdere la consapevolezza di quanto
sia bello e profondo sognare,amare ed essere
amati.
Voglio diventare una persona migliore dove i
miei figli possano specchiarsi e prendere
esempio trovando le armi, il coraggio e la forza
di combattere con grande dignità le battaglie
della vita che spesso si presenta come una
grande guerra.
Mi ritengo una mamma molto fortunata perchè ho
gli occhi di mia figlia che a poco a poco si
riaccendono e brillano di fronte alla fiducia
che trova in me, il suo sorriso che mi scalda il
cuore e l’anima.
Per fortuna mano a mano nei suoi sogni i cieli
azzurri le farfalle colorate ed i fiori
variopinti rubano spazio ai brutti ricordi e
dolori.
Per fortuna c’è la forza di tua figlia a dirti
che comunque ci sarà un domani.
Oggi a nove mesi da quella denuncia, nulla.....
il buio, il silenzio. Lui è libero .
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BAMBINI CONTESI |
Il numero dei bambini contesi, spesso vittime di
'sequestri' da parte del padre o della madre,
figli di coppie separate è, purtroppo in forte
crescita.
Il fenomeno è in continua
evoluzione, attualmente sono circa 10 mila in
Italia i bambini contesi..
Chi tutela questi bambini,
vittime di un mondo con sempre meno confini
geografici ma ancora troppe barriere culturali?
Purtroppo, quando tra gli adulti nascono delle
divergenze, incomprensioni e/o si mette la
parola fine ad un rapporto, si pensa, nella
maggior parte delle volte, alle proprie esigenze
con la convinzioni che poi l’altro o l’altra si
adegui e così facciano i figli.
Separazioni difficili, violenze
tra le mura domestiche, disagio dei figli.
E' necessario trovare un
equilibrio con attenzione per tutti: le madri
che spesso non sono ancora del tutto tutelate, i
padri che devono avere obblighi dai quali non
potersi sottrarre, ma anche diritti garantiti,
il tutto tenendo sempre l'asse fermo sui diritti
dei minori, il vero anello debole della catena.
Mi si stringe sempre il cuore quando
sento delle brutte storie, diverse nei dettagli,
ma uguali nella sostanza: bambini mercificati,
indifesi in attesa delle sentenze degli
Assistenti Sociali o dei Tribunali dei Minori.
Ma ci chiediamo cosa veramente vorrebbero
i bambini? Con chi soprattutto vorrebbero
andare? La loro voce, a volte, è così
impercettibile che nessuno li sente.
Facciamoci anche un’altra domanda. Come
saranno da adulti quei bambini contesi? Quale
fardello si portano dietro nella crescita?
A loro, tra le altre cose, serve
l’affetto e la consapevolezza di essere amati.
Anna Maria Limiti
Osservatorio per i Diritti dell’Infanzia
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Sentenza scandalo |
20 luglio 2010
La Corte
Costituzionale ha cancellato la norma che
imponeva al Pubblico Ministero di disporre la
custodia cautelare in prigione anche per i
sospettati di reati di sfruttamento della
prostituzione minorile.
La decisione
della consulta ha scatenato polemiche sia nel
mondo politico che nel mondo delle Associazioni
e ha suscitato l’energica reazione di Mara
Carfagna, Ministro per le Pari Opportunità che
dal suo Sito tuona
Non esiste
e non possiamo accettare una "classifica della
brutalità": per noi, cioè coloro che hanno
scritto e approvato questa legge, chi violenta
una donna o, peggio, un bambino deve filare
dritto in carcere, senza scusanti, da subito".
Così il Ministro per le Pari Opportunità, Mara
Carfagna, commenta la sentenza della Consulta
che giudica incostituzionale l'automatismo per
il quale gli imputati per violenza sessuale su
donne e minori vengono ora custoditi in carcere
in attesa del giudizio.
"L'intervento della Corte è giustificazionista,
lontano dal sentire dei cittadini, e, purtroppo,
ci allontana, sebbene di poco, dalla strada
verso il rigore e la tolleranza zero contro i
crimini sessuali che questa maggioranza ha
intrapreso sin dall'inizio della legislatura.
Sono sicura che i magistrati continueranno a
dimostrare la dovuta sensibilità nei confronti
di questi reati odiosi, valutando con estrema
severità le esigenze di carcerazione preventiva
di chi li commette. Restano in vigore tutte le
altre parti del provvedimento e tra queste
l'eliminazione dei benefici premiali, quali
arresti domiciliari o sconti di pena, la difesa
gratuita per le vittime e le aggravanti grazie
alle quali ora chi stupra una donna rischia fino
a 14 anni di carcere"
In internet c’è
un Sito “VORREI” che lotta contro la
pedofilia, in esso ho trovato il trafiletto
riportato di seguito che non ha bisogno di
ulteriori commenti, si commenta da solo.
Anna Maria Limiti
Osservatorio Kiwanis per i Diritti dell’Infanzia
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20 luglio 2010
La Repubblica del 20 Luglio riporta una
inchiesta di grande attualità riguardante “Il
Tribunale dei Bambini”.
Ogni anno i tribunali emettono
migliaia di provvedimenti urgenti a tutela dei
minori, allontanandoli dalla famiglia d'origine.
Questo, la maggior parte delle
volte, provoca una guerra tra i genitori e lo
Stato che può durare anni.
Ecco perché in Italia c'è una
emergenza infanzia.
Di seguito troverete l’articolo
completo che la giornalista Maria Novella De
Luca ha voluto dedicare a questo scottante
argomento.
Quando si tratta di bambini
l’attenzione deve essere sempre molto alta.
Parliamo di chi dovrà essere il
nostro futuro, di chi ha diritto a tante cose
che vengono loro negate e non dimentichiamo che
non hanno chiesto loro di venire al mondo.
Anna Maria Limiti
Osservatorio Kiwanis per i Diritti dell’Infanzia
IL TRIBUNALE DEI
BAMBINI/1
Repubblica — 20 luglio 2010 pagina 43
sezione: R2
Contesi. Spesso ostaggi. Ospiti per anni e anni
di case famiglia che molto assomigliano ai
vecchi istituti, dove tuttora vivono oltre
trentamila bambini. Tolti ai genitori, ripresi,
restituiti, portati via di nuovo, tanto confusi
da non sapere più a chi voler bene. Ragazzini
con l' infanzia interrotta e il futuro senza
colori. Ogni anno in Italia vengono pronunciati
dai tribunali circa 7 mila "provvedimenti
urgenti a protezione del minore", che vogliono
dire allontanamento dalla famiglia, decadenza
della patria potestà, affido a comunità o
istituti. Perché lì, nella famiglia d' origine
di questi bambini, spesso accadevano cose gravi,
sporche, lesive della loro vita, come poi
raccontano i disegni. Bambini portati via in
fretta, in luoghi protetti ma estranei, e senza
un tribunale a cui appellarsi. Ma con la
concreta possibilità di ricostruirsi un futuro.
Mentre tra i loro genitori e lo Stato inizia una
guerra che dura anni e anni. Come per la piccola
Anna Giulia, 5 anni, "rapita" dalla madre e dal
padre nella casa famiglia che l' ospitava, e
oggi in fuga con due genitori ricercati in tutta
Europa. Convinti, Massimiliano e Gilda, di
essere loro la famiglia giusta per Anna Giulia,
nonostante un grave passato di droga e il
decadimento della patria potestà deciso dal
tribunale. Un caso tra le migliaia che ogni anno
vedono un bambino o un adolescente conteso tra
due ex genitori in una causa di divorzio (nel
2009 sono stati circa 65 mila i bambini
coinvolti in procedimenti conflittuali), o
portato via dai servizi sociali, a volte in
tutta fretta, per difenderlo da un contesto
malsano e pericoloso. Settecento casi soltanto
nel 2008, secondo gli ultimi dati del Ministero
della Giustizia. In mezzo le ragioni del cuore e
quelle della legge, quasi sempre inconciliabili,
e il mestiere difficilissimo di chi deve
scegliere in nome di un bambino, a volte
piccolissimo. Ossia una rete di servizi sociali
allo stremo, 37 mila assistenti sociali in tutta
Italia, uno ogni 1.500 minori, con contratti che
non superano i sei o sette mesi, poi via, ci
sarà qualcun altro ad occuparsi (forse) di
quella ragazzina o di quel ragazzino, della sua
ferita, del suo passato che fa male, della sua
voglia di rinascere. In Italia c' è una
emergenza infanzia e i giudici minorili non se
lo nascondono. Ma per Melita Cavallo, che dirige
il tribunale per i minori di Roma, «il problema
non è l' intervento urgente, che spesso salva da
abusi gravissimi, ma è il dopo, quando il
bambino viene affidato ai servizi sociali, e
inizia la sua permanenza in casa famiglia,
permanenza che spesso diventa un parcheggio».
«Togliere un figlio a due genitori
tossicodipendenti è giusto, ho sentito da questi
bambini racconti terribili. Ricordo la voce di
piccolino, sei o sette anni, che mi diceva: "Il
vicolo era scuro, c' era un uomo con la barba
nera, mamma gli ha dato i soldi e poi si è
seduta al buio, con la siringa, è rimasta lì con
gli occhi chiusi, avevo paura e freddo..."». «Ma
una volta al sicuro - continua - questi bimbi
non devono restare negli istituti 4, 5 o anche
10 anni, nell' attesa vana che la famiglia d'
origine cambi, e possa riprenderli con sé. Se in
tempi brevi questa possibilità non si profila,
allora i minori devono essere dati in affido, in
adozione... Non so perché quei due genitori
abbiano rapito la loro bambina, è un gesto
irresponsabile, che non li aiuterà, ma forse
anche loro non sono stati ascoltati. È che al
centro di tutto questo c' è la grande fragilità
dei servizi sociali, pochi, carenti,e troppo
ancorati a mio avviso all' idea che su tutto si
debba privilegiare il legame di sangue». Le
storie si moltiplicano. Da Serena Cruz, la bimba
che a tre anni fu tolta alla famiglia che l'
aveva adottata illegalmente e consegnata ad un'
altra coppia italiana, con un clamoroso processo
che spinse Natalia Ginzburg a scrivere il suo
ultimo libro, alla piccola MariaVika, rapita dai
"genitori affidatari" per impedirne il ritorno
in Bielorussia. Fino ai bimbi contesi tra le
coppie miste, oggi sempre di più, con divorzi
che diventano casi diplomatici tra Stati. Ma ai
bambini quasi mai viene data voce. E se
Francesco Paolo Occhiogrosso, presidente del
Centro Nazionale per l' Infanzia e l'
Adolescenza afferma che in Italia «non c' è il
coraggio né la voglia di togliere i minori dal
limbo degli istituti, dimenticando che il loro
primario interesse è quello di avere una
famiglia, magari adottiva se quella d' origine
non funziona più», lo psicoanalista Massimo
Ammaniti prova a raccontare cosa vuol dire, per
un bambino, sentirsi tirato, diviso, strattonato
tra due affetti. «Alcuni anni fa - spiega
Ammaniti - una famosa ricerca americana, curata
dalla psicologa Judith Wallerstein, mise in luce
come nei casi di divorzio quello che faceva
davvero soffrire i figli non era tanto la
separazione da uno o dall' altro genitore,
quanto le contrapposizioni tra i due, e l'
essere usati come oggetti di ricatto. I bambini
sono lacerati da questo ruolo in cui si
ritrovano, cominciano a sentirsi colpevoli del
fatto che i genitori si siano lasciati, o
sperano, anche al di là di ogni ragionevolezza,
che i genitori si rimettano insieme. Tanto da
assumere a volte un atteggiamento protettivo
verso la madre e il padre. E questo in un certo
senso accade anche quando i figli vengono
portati via da famiglie a rischio dove si
verificano abusi. I bambini hanno paura di quei
genitori, eppure non se ne riescono a staccare,
come se temessero di perdere l' unico legame che
conoscono, l' unica radice che gli resta».
Intanto sempre più spesso però tribunali e
assistenti sociali vengono accusati di essere
dei "ladri di bambini", di portare via i figli
alle famiglie senza motivi validi, di agire solo
sull' emergenza, senza approfondire e valutare.
Con un costo per lo Stato di milioni di euro l'
anno per mantenere le strutture e la permanenza
dei ragazzi in queste. «Ma con parte di questi
soldi - si chiede la giudice Melita Cavallo -
non si potrebbero aiutare le famiglie
affidatarie ad accogliere più bambini?». I blog
e i siti si moltiplicano, le petizioni non si
contano. E anche gli avvocati di Massimiliano
Camparini e Gilda Fontana, oggi rifugiati chissà
dove con la loro piccola Anna Giulia, parlano di
"malagiustizia". «Non ci fidiamo più dei servizi
sociali, del tribunale per i minori, della
tutrice, serve l' intervento delle istituzioni»,
ha detto l' avvocato della coppia Francesco
Miraglia. Franca Dente è la presidente nazionale
dell' Ordine degli Assistenti Sociali. «Noi
siamo i primi ad essere coscienti che questi
problemi esistono, ma la rete dei servizi è in
gravissima sofferenza. Oggi gli assistenti
sociali sono qualificati, ma siamo pochissimi, e
i prossimi tagli renderanno ancora più difficile
il nostro lavoro. Come si fa ad instaurare un
rapporto stretto con un bambino, capire davvero
le sue esigenze, se poi dopo qualche mese il
contratto di quell' operatore scade? Spesso -
ammette Franca Dente - i bambini restano in casa
famiglia in attesa di una decisione sul loro
futuro, perché la giustizia è lenta, noi stessi
fatichiamo a lavorare, ma abbiamo una grande
responsabilità. Credo sia giusto cercare in ogni
modo di recuperare la famiglia di origine, ma
senza ledere il futuro di un bambino. Se questo
accade vuol dire che abbiamo sbagliato...». Dai
bambini contesi tra Stato e famiglie, ai figli
ostaggio di coniugi in lotta. Un caso tra i più
recenti la guerra tra l' attrice Asia Argento e
il suo ex Morgan, dopo l' ammissione pubblica
del cantante di aver fatto uso costante di
cocaina "come antidepressivo". Asia Argento ha
chiesto la decadenza della patria potestà sulla
loro bambina Anna Lou. Margherita Corriere,
avvocato matrimonialista di Catanzaro, ha fatto
della tutela dei minori nei casi separazione e
divorzio la sua battaglia di vita. «È vero, oggi
nelle sentenze di divorzio in oltre il 70% dei
casi viene applicato l' affido condiviso. Ma è
soltanto l' apparenza. Nella realtà le coppie
utilizzano i bambini come arma di ricatto verso
l' altro coniuge. Una delle frasi che sento più
spesso, quando un uomo o una donna che vogliono
separarsi entrano nel mio studio è: non voglio
che veda più i nostri figli. E qui inizia il mio
lavoro - dice Margherita Corriere - di pazienza
e persuasione. Quello che cerco di far capire è
che ci si può lasciare tra coniugi, ma non si
può divorziare dai figli. Sì, lo so che la
tecnica di molti avvocati matrimonialisti è
proprio il contrario: i figli sono un ricatto
per ottenere dall' ex più soldi, più diritti. Ma
la mia eticaè diversa:i bambini prima di tutto.
È deontologia professionale».
MARIA
NOVELLA De LUCA
|
Le tanto sospirate vacanze sono arrivate, la
scuola è finita ed i ragazzi sono pronti per
godersi l’estate.
Il mare, la montagna, i
divertimenti, la sera si fa più tardi, i
controlli sono meno serrati.
E’ giusto che i ragazzi si
divertano, guai se non fosse così, ma è
anche il momento di fare attenzione.
Le quantità di birra o di
cocktails, possono aumentare creando danni
sul fisico di chi dovrebbe limitarsi a bere
succhi di frutta, te e/o analcolici.
Ho trovato in internet una
locandina molto interessante e l’ho fatta
girare negli oratori frequentati da minori e
non, l’ho distribuita ad alcuni ragazzi che
lavorano negli stabilimenti balneari perché
possa essere un monito per i ragazzi che la
leggono e per i loro genitori.
Buona estate a tutti.
Anna Maria Limiti
(Clicca sulla locandina se vuoi
vederla nelle dimensioni reali)
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Un amico ci scrive... |
24-6-2010
Tornando da Londra, dopo una
breve vacanza, ho trovato una mail di un amico
carissimo, Marcello, simpatizzante kiwaniano il
quale mi inviava un articolo riportato da Il
Messaggero del 22 giugno 2010, con un suo
commento.
Vi riporto il tutto di seguito.
Leggendolo capirete che si commenta da solo.
Anna Maria Limiti
Cara Anna Maria,
mi piace il Kiwanis e, spesso, mi capita di
entrare sul vostro Sito, peraltro ben fatto, e
leggo anche quanto tu riporti in merito
all’Infanzia.
Ti allego un articolo riportato oggi da “Il
Messaggero” e quello che è il mio pensiero a tal
proposito
Bambina autistica cacciata dal ristorante
per "un comportamento poco adatto"
ROMA (22 giugno) - Una bambina autistica di 10
anni che ieri all'ora di pranzo stava mangiando
nella mensa self service del centro commerciale
Meridiana di Reggio Emilia insieme alla propria
pedagogista che la imboccava, sarebbe stata
allontanata da un addetto alla sicurezza, perché
il suo era un comportamento non adatto ad un
luogo pubblico.
A riportarlo oggi è la stampa locale, a cui la
pedagogista ha raccontato che l'uomo le si
sarebbe avvicinato mentre dava da mangiare alla
bambina e l'avrebbe invitata ad andarsene,
affermando che quello non era un comportamento
da tenere in un luogo pubblico. La donna ha poi
avvertito la madre della bambina, che ha
raccontato l'episodio al presidente
dell'associazione di genitori Aut Aut, Roberto
Vassallo. Vassallo ha protestato e difeso la
terapista («è una professionista seria che fa
questo mestiere da anni») annunciando che
presenterà una denuncia alle forze dell'ordine.
Il vigilante ha ribadito di non avere cacciato
nessuno e i colleghi ne hanno sottolineato la
correttezza, ipotizzando un suo intervento in
base a sollecitazioni di altri clienti della
mensa.
Differente la versione del centro commerciale. È
un «grossolano equivoco» e nessuno ha cacciato
la bambina ha detto l'amministratore del centro
commerciale, Armando De Lucia. «Il personale di
servizio di portierato del centro è intervenuto
presso la tavola calda su segnalazione di alcuni
clienti, allarmati dall'atteggiamento a loro
dire troppo aggressivo da parte di un adulto nei
confronti di una bambina allo scopo di farla
mangiare - ha detto l'amministratore - Il
ragazzo di presidio al centro ha chiesto
chiarimenti alla signora, che fino a quel
momento non si sapeva che ruolo avesse, né si
sapeva che la bambina fosse portatrice di
handicap».
«L'assistente della bambina avrebbe dichiarato
di essere una terapista e che la ragazzina era
autistica. A quel punto - ha continuato De Lucia
- la donna avrebbe fatto presente la difficoltà
che normalmente si incontra con questo tipo di
bambini e ha invitato l'addetto, quasi
sfidandolo, a provarci lui se vi fosse riuscito.
L'uomo avrebbe risposto che non era suo compito
e di non avere queste competenze. Ed ha aggiunto
che, a dire di molti clienti, il metodo che
stava adottando era stato giudicato inopportuno.
Sentitasi allora osservata e oggetto di critica
l'educatrice ha spontaneamente abbandonato la
tavola calda senza venire minimamente
sollecitata a farlo».
«Il Centro Commerciale Meridiana intende
ribadire la propria solidarietà alla famiglia
della bambina autistica coinvolta suo malgrado
nell'episodio - ha concluso l'amministratore,
ricordando che lo stesso Centro - si è spesso
distinto per l'attenzione ai problemi dei
bambini meno fortunati e negli ultimi tre anni
ha donato somme importanti alla divisione
pediatrica dell'ospedale Santa Maria Nuova di
Reggio Emilia
E' necessario chiarire!
Laddove fosse effettivamente appurato che la
terapista e la bimba fossero state invitate a
lasciare il locale, allo stesso andrebbe
immediatamente sospesa la licenza.
I bambini autistici sono colpiti da una
patologia che non prevede l'isolamento dagli
altri, bensì il sostegno da parte di personale
altamente qualificato i cui metodi, peraltro,
possono essere solo oggetto di giudizio da parte
di organi competenti in materia!
E’ infatti attualmente ritenuto un errore,
cercare di preservare il bambino autistico da un
lavoro intensivo e “stressante” cercando di
adattare alle sue caratteristiche il mondo che
gli sta intorno.
E’ dall’ esperienza di chi quotidianamente è a
contatto con questa realtà che si è potuto
appurare che è più produttivo un tipo di
intervento deciso, costante e che stimoli le
capacità di adattamento del piccolo paziente
alle circostanze esterne e non viceversa.
Richiedere pertanto più umanità e rispetto per
chi soffre non guasterebbe, non trovi?
Un caro saluto
Marcello
|
Riflessioni sulla Convention Europea 2010 |
La settimana scorsa nei giorni 4 e 5 giugno si è
tenuta a Taormina la Convention Europea del
Kiwanis.
Tutto si è
svolto in luoghi suggestivi, il meraviglioso
Teatro Greco, alla presenza di nomi eccellenti
del Kiwanis, ne cito alcuni perché sarebbero
veramente troppi i nomi illustri da elencare,
Gianfilippo Muscianisi padrone di Casa e
Presidente Europeo, Paul Palazzolo Presidente
Mondiale, Valeria Gringeri Governatore del
Kiwanis Distretto Italia San Marino.
C’erano anche
Autorità Civili e militari e molti
Rappresentanti delle Istituzioni.
Sono state dette
cose molto belle su quanto si è fatto e si
intende fare per l’infanzia meno fortunata, ma
l’emozione forte, quella che arriva come un
pugno nello stomaco ce l’ha data Don Fortunato
Di Noto dell’Associazione Meter il cui obiettivo
è quello di tutelare i bambini dagli abusi
sessuali.
Don Di Noto da
anni combatte la violenza sui minori che è
sempre da contrastare.
Don di Noto attraverso internet cerca di scovare
e denunciare la pedofilia virtuale, lo scambio
di fotografie pedopornografiche che, nonostante
i controlli, sono ancora presenti nel web.
La pornografia virtuale pur se lontana dagli
abusi più concreti, è comunque un veicolo che,
come tutti sappiamo, porta a quegli abusi che
vengono consumati anche in ambienti
inimmaginabili quali la famiglia e luoghi dove
si pensa che i bambini possano stare al sicuro
e per questo deve essere combattuta senza
indugi.
Piena
condivisione quindi con l’offerta che il
Distretto Europeo ha voluto riconoscere a questo
Grande Uomo che tanto sta facendo per non
spegnere e per restituire il sorriso a molti
bambini.
Altra cosa che
mi ha entusiasmato è stata l’iniziativa del Club
Palermo che, durante la serata dell’Amicizia, ha
messo a disposizione degli intervenuti un
volume, Due famiglie per un bambino,
che raccoglie il tema dell’Affido Familiare
trattato durante una tavola rotonda tenuta
all’interno del Club.
Volume ben
fatto. A mio avviso, ogni Club dovrebbe averne
almeno una copia perché oltre a riportare tutti
gli interventi dei relatori, Psicologi,
Avvocati, Esperti in materia di Affido, fa
riferimento a precise regole e leggi riguardanti
l’argomento….perché non siano isole alla
deriva in un oceano di indifferenza….
Complimenti al
Presidente del Club Palermo Daniela Lima ed al
Luogotenente Governatore di Sicilia 6 Rosalba
Fiduccia per il lavoro che stanno svolgendo
egregiamente.
Anna Maria
Limiti
Osservatorio per i Diritti dell’Infanzia
|
Allarme Anoressia Bulimia |
Può
l’informazione influire in modo negativo sulla
crescita fisica e psicologica dei giovani?
Ce lo stiamo
chiedendo da molto tempo e, se da una parte è
giusto che si conoscano determinate
problematiche, dall’altra ci si interroga se i
messaggi vengano inviati e recepiti
correttamente.
Le conseguenze di messaggi
sbagliati hanno portato, negli ultimi tempi, ad
un aumento di disturbi come anoressia e bulimia
nei giovanissimi o la conta degli anni, mesi e
giorni che separano le adolescenti dai 18 anni,
maggiore età, che permette loro di sostituire il
seno con una protesi.
Nel messaggio mediatico il corpo
non viene presentato come un valore da
rispettare, ma,spesso, sembra sia una merce da
utilizzare come ascensore sociale.
Un messaggio pericolosissimo.
E’ notizia in questi giorni che,
alla luce di nuovi dati decisamente allarmanti,
anche le Istituzioni hanno deciso di
intervenire.
E’ stata richiesta l'istituzione
di un Osservatorio Nazionale sui disturbi del
comportamento alimentare che, attraverso una
rete di servizi integrati, studi la possibilità
di accesso alle cure e stabilisca una omogeneità
di protocollo terapeutico.
C'è un impegno, in tal senso,
anche da parte del Ministero della Salute, del
Ministero della Gioventù, e di quelli
dell'Istruzione e delle Pari Opportunità.
Si è finalmente capito che il
problema è diffusissimo e grave.
Infatti questo fenomeno si è
allargato.
I dati sono indubbiamente
preoccupanti ed una ricerca effettuata ci dice
che otto, dieci giovani su cento possono avere
questi tipi di disturbi del comportamento
alimentare, che sono la prima causa di morte tra
gli adolescenti e giovani tra i 12 e i 25 anni.
Solo nel Lazio, ad esempio,
l'8 per cento dei ragazzi in questa fascia di
età soffre di anoressia o bulimia. L'allarme
nasce dal fatto che è diminuita l'età in cui
compaiono questi sintomi, addirittura si parla
di bambini alle scuole elementari. Inoltre,
mentre in precedenza era una prerogativa
femminile, sono in aumento presso il genere
maschile.
Ogni anno vengono segnalati
circa 9.000 nuovi casi.
In Italia si calcola siano
circa due milioni le persone affette. Questi
sono i dati ufficiali, ma si sa che il sommerso
incide per una quota notevole.
Vi sono differenziazioni
geografiche nel nostro Paese,
il dato più preoccupante è la differenza di
presenza dei centri specializzati tra Nord e
Sud.
Tante famiglie o ragazzi del
Centro-Sud Italia sono costretti a rivolgersi
alle strutture del Nord e si ritrovano poi a
tornare a casa senza avere un servizio di
supporto adeguato.
Altra differenza la troviamo
nella campagna di sensibilizzazione.
E' molto importante questa
azione congiunta delle varie Istituzioni
preposte perché uno dei principi fondamentali
della prevenzione è l'informazione. Infatti,
anche attraverso il Ministero dell'Istruzione si
sta arrivando a campagne informative e di
sensibilizzazione che coinvolgano la famiglia,
le strutture scolastiche, i luoghi di sport, i
pediatri, i medici di base in tutta la Penisola.
Attualmente, il protocollo
terapeutico parte da un trattamento
ambulatoriale per arrivare al Day Hospital, un
ricovero ospedaliero e poi una successiva
riabilitazione.
Internet è il primario luogo
della comunicazione giovanile, spesso però, in
questi casi, incita attraverso siti e blog a
comportamenti negativi.
E' molto importante un’azione
univoca su Internet.
Si calcola siano circa 30.000
i siti pro-anoressia, dove i giovani vengono
istruiti su come perdere peso e su come
ingannare i genitori.
Queste realtà dovrebbero
assolutamente essere oscurate.
Il Governo ha istituito un
portale,
www.timshell.it, come punto di riferimento
per i giovani che vivono questo tipo di
problema.
Del problema si parla ormai da
anni.
E' cambiata molto la sua percezione e le
considerazioni sulle sue cause.
Negli anni passati si è sempre
addotta, come ragione principale del disturbo
alimentare, un rapporto conflittuale
madre-figlia, associato ad un particolare
atteggiamento caratteriale dell'adolescente.
Questo approccio non è più
attuale. Persiste il modello di bellezza
identificato con la magrezza, ma è ormai chiaro
che la patologia prende corpo in una personalità
conflittuale e debole, con uno stato di ansia
molto avanzato, tipico dell'adolescenza.
Va segnalato poi che oggi la
malattia si sta diffondendo anche tra persone
che hanno superato i 30 anni, prima considerata
una fascia d'età non a rischio.
L'influenza mediatica negativa
esiste, si dovrebbe far capire che un corpo
bello si può ottenere non con il digiuno, ma
mangiando sano, la nostra dieta mediterranea ne
è l’esempio, con il nuoto, camminando molto,
facendo sport, frequentando delle buone palestre
e soprattutto dando tanto amore e prestando più
attenzione a quanto i giovani vorrebbero dirci.
Anna Maria Limiti
|
Iqbal – Un Piccolo Grande Eroe |
8-5-2010
Giorni orsono, i vari TG
parlavano della schiavitù a cui ancora oggi,
2010, vengono sottoposti molti bambini e non
solo nei Paesi del Terzo Mondo ma anche in
Europa ed in Italia.
Basti pensare a tutti quei
bambini che vengono sfruttati e costretti a
lavorare di nascosto in piccoli spazi senza aria
ed in totale assenza delle norme di igiene.
Sono bambini senza none e senza volto perché
nessuno li conosce né li ha mai visti.
Non vanno a scuola, non giocano,
frequentano i loro coetanei soltanto perché li
ritrovano in quei piccoli Lager dove sono
costretti a stare.
Tutto questo mi fa tornare in
mente la storia di Iqbal, che sicuramente
conoscerete, il bambino pakistano che è riuscito
a liberarsi aiutando moltissimi altri bambini ad
uscire dalla schiavitù ma che ha pagato con la
vita questo suo altruismo e desiderio di
giustizia.
Voglio ricordarvi la sua storia.
Il piccolo Iqbal Masih nasce a
Muridke, vicino a
Lahoreel
nel 1983 .
Già a quattro anni cominciò a
lavorare in condizioni di
schiavitù,
dopo che il padre l'aveva venduto per ottenere
16 dollari, poiché la famiglia doveva pagare le
medicine al fratello malato.
Iqbal fu costretto a lavorare
incatenato a un telaio per circa quattordici ore
al giorno, al salario di 1 rupia al giorno,
l'equivalente di 3 centesimi di
euro
attuali. Cercò parecchie volte di sfuggire al
Direttore della fabbrica, che lo puniva
gettandolo in una sorta di pozzo nero quasi
senza aria, che Iqbal chiamava "la tomba".
In seguito si scoprì che, la
prima volta che Iqbal cercò di scappare, il
Padrone corrompendo i poliziotti se lo fece
restituire.
Un giorno del
1992
uscì di nascosto dalla fabbrica prigione e
partecipò, insieme ad altri bambini, ad una
manifestazione del Fronte di Liberazione dal
Lavoro Schiavizzato (BLLF in inglese).
In quella manifestazione, che
celebrava la «Giornata della Libertà», Iqbal
decise spontaneamente di raccontare la sua
storia e la condizione di sofferenza degli altri
bambini nella fabbrica di tappeti in cui
lavorava.
Gli avvocati del sindacato contribuirono a
liberarlo dal lavoro minorile e il segretario
del BLLF,
Eshan Ullah Khan
(che un giorno aveva trovato il bambino
rinchiuso nella cavità sotterranea e per questo
aveva fatto arrestare il direttore della
fabbrica), lo indirizzò allo studio e
all'attività in difesa dei diritti dei bambini.
Dal
1993
Iqbal cominciò così a tenere una serie di
conferenze internazionali sensibilizzando
l'opinione pubblica mondiale sui diritti negati
ai bambini nel suo Paese contribuendo così al
dibattito sulla schiavitù mondiale e sui Diritti
Internazionali dell'Infanzia.
Nel dicembre del
1994
ottenne un premio di 15.000 dollari
sponsorizzato da una nota Azienda calzaturiera,
con i quali Iqbal avrebbe voluto finanziare una
scuola nel suo Paese.
In una conferenza a
Stoccolma
affermò che "Nessun bambino dovrebbe impugnare
mai uno strumento di lavoro.
Gli unici strumenti di lavoro che
un bambino dovrebbe tenere in mano sono penne e
matite.
Ricevette una borsa di studio da
un’Università americana, ma la rifiutò: aveva
deciso di rimanere in
Pakistan
nella speranza di aiutare ancora i bambini del
suo Paese e rendere utile la propria esperienza.
Continuò quindi a sfidare le continue
intimidazioni dei fabbricanti di tappeti, che
vedevano in Iqbal una minaccia.
Nel
gennaio
del 1995, partecipò a
Lahore
ad una conferenza contro la schiavitù dei
bambini.
Grazie a lui, circa tremila
piccoli schiavi poterono uscire dal loro
inferno: sotto la pressione internazionale, il
Governo pakistano chiuse decine di fabbriche di
tappeti.
A causa del duro lavoro e
dell'insufficienza di cibo, Iqbal non era
cresciuto correttamente: all'età di 10 anni
aveva già il volto di un vecchio e le mani
rovinate per il lavoro ininterrotto cominciato
dall'infanzia; a dodici anni pesava ed era alto
come un bambino di sei.
Il
16 aprile
del
1995, il
giorno di
Pasqua,
Iqbal Masih venne assassinato mentre, nella sua
città natale Muridke, vicino a
Lahore,
si stava recando in bicicletta in
chiesa
(era Cattolico
caldeo).
Aveva 12 anni.
Il processo che vide imputati gli
esecutori materiali dell'omicidio non chiarì del
tutto i dettagli della vicenda, sebbene apparve
certo che il suo assassinio fosse opera di
sicari della locale "mafia dei tappeti".
La polizia pakistana, molto probabilmente
collusa con tale mafia, aveva scritto nella sua
relazione: “l'assassinio deriva da una
discussione tra un contadino ed Iqbal”.
Dei testimoni hanno però
affermato di aver visto una macchina dai
finestrini oscurati avvicinarsi a lui mentre era
in bici e qualcuno al suo interno aprire il
fuoco contro Iqbal.
La sua morte ebbe una forte eco
in tutto il mondo.
Al piccolo Iqbal sono stati dati
molti riconoscimenti e premi sia in vita che
alla memoria.
Molti registi lo hanno fatto
rivivere nei loro film.
Sono passati degli anni e, pur
ricordando Iqbal ed il suo sacrificio, ancora
oggi in Pakistan dai 6 milioni di bambini sotto
i 10 anni sono sfruttati; come in Pakistan così
in tanti altri paesi del mondo; anche in Italia.
Iqbal è simbolo e speranza per i
250 milioni di bambini al mondo che sono vittime
della schiavitù e dello sfruttamento..
Suppongo che, come me, anche voi
vi chiediate se quanto si sta e stiamo facendo
sia sufficiente
Vi lascio a questa riflessione ma
non dimentichiamo che la loro vita e la loro
“libertà” dipende anche da noi.
Anna Maria Limiti
|
Dal Sito del Ministero delle Pari
Opportunità
|
5 maggio
2010
Contro la pedofilia:
«Nessuna pietà per chi tocca i bambini»
"Aggredire
i patrimoni delle
organizzazioni che sfruttano
e lucrano sui più piccoli
prevedendo la confisca dei
beni, consentire la denuncia
e l’arresto di chi avvicina
via web i nostri bambini,
permettere alle vittime di
denunciare il proprio
aguzzino anche da adulti
grazie al raddoppio dei
termini di prescrizione per
il reato di violenza
sessuale su minore. Sono
queste le misure introdotte
dal governo italiano per
prevenire e contrastare
pedofilia e pedopornografia".
Così il Ministro per le Pari
Opportunità, Mara Carfagna,
in occasione della Giornata
nazionale contro la
pedofilia e la
pedopornografia.
"La Convenzione di
Lanzarote, recepita dal
Consiglio dei ministri nel
febbraio dello scorso anno e
in attesa del via libera
definitivo del Senato, rende
ancora più completa la
normativa italiana, che è
tra le più severe al mondo.
Con queste tre modifiche
intendiamo colpire chi si
arricchisce sulla pelle dei
nostri figli, arrestare il
fenomeno dell’adescamento
via internet e far sì che un
reato così inaccettabile non
possa cadere in prescrizione
perché la ferita di una
violenza sessuale, magari
consumata in famiglia, non
si rimargina mai", aggiunge.
"La battaglia delle
istituzioni contro questi
crimini odiosi è senza
colore e senza risparmio,
come dimostrano le parole di
grande attenzione del
Presidente del Senato,
Renato Schifani, della
Camera, Gianfranco Fini, e
il voto bipartisan dei
deputati", continua Carfagna.
"Anche grazie a questa
spinta ho fortemente voluto
che si ricostituisse presso
il Ministero per le Pari
Opportunità il Comitato
interministeriale di
monitoraggio e contrasto al
fenomeno, il Ciclope, che ha
lo scopo di coordinare le
attività di prevenzione e
lotta intraprese dalle
diverse amministrazioni
dello Stato. Per sconfiggere
pedofilia e abusi serve
l’impegno di tutti, nessuno
può chiamarsi fuori".
Anna Maria Limiti
|
|
Vietato fumare |
Giorni orsono, parlando con amici medici delle
numerose iniziative che il Kiwanis sa portando
avanti, ho raccontato loro anche di quanto stia
facendo nelle Scuole riguardo i disturbi
alimentari e sui pericoli che alcol e droga
possono avere sui minori.
Il loro suggerimento è stato quello di non
trascurare e sottovalutare il fumo, che fa male
a tutti, ma ai minori fa malissimo.
Il fumo e l’alcol sono diventati delle spie del
disagio adolescenziale e potrebbero costituire
uno dei principali fattori di rischio per la
salute di questi giovanissimi. Ma a preoccupare
ancora di più è il maggior rischio di contrarre
un tumore, per chi inizia con le cattive
abitudini in così tenera età.
Ho voluto saperne di più ed oltre le loro
preziose informazioni ho effettuato una ricerca.
Il fumo in giovane età pregiudica lo sviluppo
dei polmoni, soprattutto nelle ragazze, perché
nella donna questo processo di maturazione si
completa prima che nel sesso maschile.
Non è ancora chiaro cosa spinge un adolescente a
fumare, ma è chiaro invece perché è così
difficile smettere, dopo che si è instaurata
l’abitudine, o meglio, la dipendenza.
Infatti, fumare stimola una zona del cervello in
modo simile a quello tipico delle droghe più
“classiche” e rinunciare alla sigaretta scatena
vere crisi di astinenza, desiderio insaziabile
di tabacco, irritabilità, inquietudine,
frustrazione, rabbia, difficoltà di
concentrazione, riduzione del ritmo cardiaco.
Gli adolescenti che fumano hanno più amici che
fumano. Ma l’influenza che possono esercitare
gli amici fuori casa non è superiore a quella
che esercitano i familiari tra le mura
domestiche. Infatti, numerosi studi dimostrano
che è in seno alla famiglia che può nascere il
vizio del fumo, il numero degli adolescenti che
fumano aumenta se all’interno della famiglia uno
o più adulti fumano.
L’attrazione per il fumo diminuisce, quando uno
o entrambi i genitori decidono o sono riusciti a
smettere.
Persuaderli a smettere di fumare facendo leva
sulle malattie causate dal fumo, a questa età
non serve a nulla.
Soltanto tra i 10 e i 13 anni i ragazzi si
lasciano indirizzare dai genitori e dai divieti
espliciti.
Dai 14 anni in poi, invece, ad influire in
maniera determinante sono gli esempi concreti,
di genitori non fumatori, fratelli maggiori e
persone speciali.
Questo risultato dovrebbe incoraggiare i
genitori a cui sta a cuore la salute dei figli a
smettere di fumare
Ma cosa si sta facendo per aiutarli?
Un esempio ci arriva dalla LILT
(lega italiana lotta ai tumori)e l’Ordine dei
Farmacisti della provincia di Roma che si sono
impegnati a promuovere iniziative, organizzare
convegni diretti a sviluppare la cultura della
Prevenzione oncologica e di un corretto stile di
vita, libero dal fumo ed in particolare ad
affrontare le tematiche riguardanti il
tabagismo, svolgendo attività di
sensibilizzazione dei cittadini sui danni
provocati dalla sigaretta e sostenendo chi vuole
smettere di fumare.
Anche in molte scuole, elementari e medie, della
nostra Penisola sono state intraprese iniziative
contro il fumo,
Noi ci auguriamo che questi “Volontari” della
salute dei nostri ragazzi non vengano lasciati
soli, ma che le Istituzioni intervengano al loro
fianco affinché i giovani abbiano un futuro
migliore e più sano.
Anna Maria Limiti
Osservatorio Kiwanis per i Diritti dell’Infanzia
|
Ci fa piacere
leggere sul Sito del Ministero delle Pari
Opportunità che...
|
“partirà dall'Italia e sarà lanciata a Roma il
prossimo autunno, la "Campagna per combattere la
violenza sessuale sui minori", promossa dal
Consiglio d'Europa. Nel corso di un incontro al
Ministero per le Pari Opportunità, tra Maude de
Boer Buquicchio, vicesegretario generale del
Consiglio d'Europa, e il Capo di Gabinetto,
Consigliere Simonetta Matone, è stata
consolidata la partnership tra Consiglio
d'Europa e Governo italiano.
La campagna del COE si inserisce
nell'ambito del programma "Costruire un'Europa
per e con i bambini", al quale il l Ministero
per le Pari Opportunità ha partecipato
attivamente attraverso l'Osservatorio per il
contrasto della pedofilia e della pornografia
minorile. Tale iniziativa si svilupperà su
diversi fronti, puntando in particolare sulla
sensibilizzazione del grande pubblico attraverso
i media.
Per il
lancio ufficiale sarà organizzato un evento di
alto livello alla presenza dei ministri dei
Paesi membri del Consiglio d'Europa competenti
per materia.”
Ma cosa si
intende per “Costruire una Europa per e con i
bambini”?
Il Programma ha lo scopo di
mobilitare tutti i settori della società, di
sensibilizzarli alle loro specifiche
responsabilità e di rafforzarne la capacità di
prevenire la violenza e di proteggere i bambini.
Il Consiglio d’Europa opera in
partenariato con altre importanti istituzioni in
Europa, quali l’Unione europea e l’Unicef, e
intende garantire un seguito appropriato alle
raccomandazioni contenute nello Studio delle
Nazioni Unite sulla violenza nei confronti dei
bambini.
Uno dei principali punti di forza
del Consiglio d’Europa è probabilmente la sua
capacità di definire delle norme, grazie alla
partecipazione dei suoi organi e delle sue
istituzioni.
Il Programma "Costruire un’Europa
per e con i bambini" intende sradicare ogni
forma di violenza nei confronti dei bambini.
Esso è basato su quattro principi
fondamentali, chiamati le quattro “P”:
-
protezione dei bambini,
-
prevenzione della
violenza,
-
persecuzione penale degli
autori di maltrattamenti,
-
partecipazione dei
bambini.
Sono in preparazioni numerose
proposte quali:
• definizione di norme per la
tutela dei bambini contro i contenuti nocivi
diffusi dai media e da altri
servizi di informazione;
• bozza di raccomandazione sulla
partecipazione dei giovani appartenenti a
minoranze;
• bozza di raccomandazione
relativa alle Regole europee applicabili ai
delinquenti minorili privati
della loro libertà o sottoposti a sanzioni o
provvedimenti all’interno della
comunità;
• revisione della Convenzione
europea sull’adozione;
• elaborazione di una Carta del
Consiglio d’Europa sull’educazione alla
cittadinanza e ai diritti
dell’uomo.
L’Assemblea parlamentare del
Consiglio d’Europa sta inoltre adottando
alcune raccomandazioni,
risoluzioni e pareri riguardanti i diritti
dell’infanzia.
Sono in preparazione in seno alle
sue commissioni i seguenti rapporti, che
potranno dar luogo all’adozione
di importanti documenti di riferimento:
• rapporto sulla promozione della
partecipazione dei bambini alle decisioni che li
riguardano;
• rapporto sulla situazione
socio-sanitaria dei bambini che vivono in zone
di conflitto o di post conflitto in Europa;
• rapporto sul suicidio di
bambini e adolescenti in Europa
• rapporto sulla prevenzione
della prima forma di violenza contro i bambini:
l’abbandono alla nascita;
• rapporto sulla scomparsa dei
neonati per l’adozione illegale in Europa;
• femminicidio.
Le norme e le politiche devono
essere accompagnate da attività di
comunicazione, di educazione e da strategie di
formazione.
Le attività in corso
comprendono:
• allestimento di un sito web
dedicato ai diritti del bambino;
• allestimento di un sito web
rivolto ai bambini;
• la pubblicazione di manuali
riguardanti: la violenza a scuola, i processi di
governance democratica negli istituti
scolastici, per citarne solo alcuni;
• la pubblicazione di manuali per
i formatori riguardanti l’educazione ai diritti
dell’uomo per e con i bambini (Composito), la
violenza nei confronti dell’altro sesso e la
violenza a scuola;
• la pubblicazione di una
versione facilmente accessibile ai bambini e ai
giovani, della Carta sulla partecipazione dei
giovani alla vita locale e regionale;
• campagne di informazione su
certe questioni specifiche, quali gli abusi
sessuali, le punizioni corporali, la violenza a
scuola e la violenza nei mass media;
• organizzazione di eventi e di
campagne a livello nazionale.
Insomma di carne al fuoco ce n’è
molta, quello che ci auguriamo è che non sia
solo fumo.
Anna Maria Limiti
|
Scimus Christum surrexisse a mortuis
vere: tu nobis, vietor Rex, miserere
Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto. Tu, Re
vittorioso, portaci la tua salvezza
Auguro a voi tutti una serena Pasqua non
dimenticando chi è meno fortunato di noi.
Anna Maria Limiti
|
Carfagna in visita al Centro di Telefono Azzurro a
Napoli |
“Stare vicino ai più piccoli, aiutare quelli che
hanno bisogno di aiuto, è il primo passo per far
crescere una società migliore”. Il Ministro per
le Pari Opportunità, Mara Carfagna, ha visitato
questa mattina a Napoli il “Centro territoriale
per l’intervento in rete a sostegno dei bambini
e degli adolescenti” gestito da Telefono
Azzurro.
Il Centro territoriale dell’associazione, il
primo in Campania nel quartiere “difficile” di
Forcella, ha sede in una struttura che è stata
confiscata alla criminalità organizzata.
“La tutela dei minori è un tema che va
affrontato al di là di ogni ideologia politica”,
ha aggiunto il Ministro. E lo stesso vale per la
lotta alla criminalità: “Utilizzare gli immobili
confiscati alla camorra per scopi sociali, utili
a tutti come questo, ha un valore simbolico:
meno spazio alla criminalità organizzata
significa più spazio a disposizione per i
servizi ai cittadini. Colpire la camorra nel suo
patrimonio, infine, è il modo per farle più
male, la linea che il governo ha adottato e che
sta dando, giorno dopo giorno, i suoi frutti”.
23 marzo 2010
|
Italia insieme al Consiglio d'Europa contro la
violenza sui minori |
Partirà dall'Italia e sarà lanciata a Roma il
prossimo autunno, la "Campagna per combattere la
violenza sessuale sui minori", promossa dal
Consiglio d'Europa. Nel corso di un incontro al
Ministero per le Pari Opportunità, tra Maude de
Boer Buquicchio, vicesegretario generale del
Consiglio d'Europa, e il Capo di Gabinetto,
Consigliere Simonetta Matone, è stata
consolidata la partnership tra Consiglio
d'Europa e Governo italiano.
La campagna del COE si inserisce nell'ambito del
programma "Costruire un'Europa per e con i
bambini", al quale il Ministero per le Pari
Opportunità ha partecipato attivamente
attraverso l'Osservatorio per il contrasto della
pedofilia e della pornografia minorile. Tale
iniziativa si svilupperà su diversi fronti,
puntando in particolare sulla sensibilizzazione
del grande pubblico attraverso i media.
Per il lancio ufficiale sarà
organizzato un evento di alto livello alla
presenza dei ministri dei Paesi membri del
Consiglio d'Europa competenti per materia.
|
Pianeta Giovani |
Cosa
sta succedendo
ai nostri ragazzi?
E’
una domanda ormai ricorrente che rivolgiamo a
noi stessi ed agli altri ogni volta che si
affaccia qualche episodi di cronaca o assistiamo
a delle vere e proprie manifestazioni che
denunciano malessere nei giovani.
Dalle cronache di questi ultimi
mesi si nota una certa attenzione da parte di
tutti verso il disagio giovanile e da più parti
ci si chiede perché il loro divertimento o
sballo, come loro lo chiamano, fa sempre coppia
con bullismo, alcol o droga.
Giorni orsono, durante un Talk
Show televisivo un Ufficiale dei Carabinieri ed
una Psicologa hanno fatto rilevare che è scesa
notevolmente l’età in cui i ragazzi cominciano a
bere.
Ormai a 12 anni si comincia, le
bottiglie di liquore le trovano nel bar di casa,
birra al bar, insomma delle vere e proprie
sedute di “bevute..
A
questo si deve aggiungere che circa il 50% degli
studenti denuncia di aver subito forme di
bullismo da parte di coetanei,
episodi sempre più frequenti e
piuttosto gravi, solo in questi ultimi giorni,
si sono verificati nel nostro Paese:
-
una ragazza chiede amicizia
ad un coetaneo su facebook e viene picchiata
dalle sue amiche;
-
scuola completamente allagata
da studenti;
-
minorenni sequestrano 3
ragazzi a Roma e chiedono gioielli e soldi
per rilasciarli
Si potrebbe andare avanti ma
riflettiamo e chiediamoci: perché?
Da metà gennaio circa, parte del
mio tempo libero, davvero limitato, l’ho
dedicato ad una ricerca tra le famiglie, la
scuola ed i luoghi di incontro dei giovani per
cercar di capire meglio “il
Pianeta Giovani”
Ho “intervistato” genitori,
insegnanti, educatori e gli stessi giovani.
In alcuni casi ho avuto molta
collaborazione, in altri risposte evasive, tra
alcuni ragazzi interesse per l’argomento e da
altri una vera e propria resistenza e, quando
erano in gruppo, anche ostilità.
Ho rivolto a tutti le stesse
domande e le risposte si possono riassumere come
segue:
·
In cosa
consiste il “malessere” dei giovani?
·
Mancanza
di valori umani, ricerca solo del proprio
piacere o di quello che è esteriore ed effimero.
Questo crea mancanza di qualcosa di profondo e
vero.
·
Perché i
giovani trovano difficoltà a comunicare in
famiglia?
·
Principalmente per mancanza di tempo e perché
tutti abbiamo dimenticato cosa significa
ascoltare.
·
Perché i
giovani si sentono inadeguati ed insicuri?
Perché si crea uno scollamento tra la loro parte
interiore e la parte esteriore in trasformazione
·
Quale
dovrebbe essere il ruolo della famiglia, degli
educatori, della Società nella crescita dei
giovani?
·
Accompagnarli nelle loro scelte, stando vicino a
loro anche quando sbagliano, perché anche
sbagliare serve a crescere. Non ammazzare i loro
sogni, ma incoraggiarli a insistere anche nella
sconfitta
·
I giovani
sono infelici perché soli?
·
Non è
detto, a volte lo sono perché non si accettano
e non accontentano di ciò che hanno.
·
Si legge da
più parti oggi che i giovani sono arroganti,
intolleranti, incuranti degli altri e dei loro
problemi, ripiegati su se stessi, incapaci di
accettare le parziali sconfitte, desiderosi di
sempre nuove sensazioni. Quale è il vostro
pensiero in merito come genitore e/o educatore?
·
E’
facile dare la colpa ai più giovani, ma loro
sono il risultato della nostra società. Dobbiamo
pensare che il loro cervello è influenzabile e i
messaggi che ricevono dai mass media hanno
terreno fertile in una mente in formazione,
quindi sia il lavoro dei genitori che quello
degli educatori è molto faticoso perché quasi
sempre va controcorrente. MA NON DOBBIAMO
MOLLARE!!!
Per gli educatori
·
Quali lacune
trovate nell’educazione che i ragazzi ricevono
in famiglia?
·
Il
problema grosso è che siamo in una società che
non ha più tempo per l’ascolto. L’ascolto
implica rispetto per se stessi e per gli altri.
L’l’abuso del computer e di internet, crea nel
cervello in formazione dei ragazzi l’illusione
della realtà virtuale in cui ogni errore si può
cancellare e non crea conseguenze. Atro problema
che si crea riguarda la relazione che manca
della componente fisica. Sappiamo persino di
ragazzi che si lasciano con un SMS perché non
hanno il coraggio di affrontare di persona il
problema.
·
Qualora vi
accorgeste che qualcosa non va nei ragazzi ne
parlate con loro, con le loro famiglie o con
entrambi?
·
Prima
con i ragazzi,in seguito si sonda il terreno con
le famiglie (non sempre disponibili) In alcune
scuole c’è uno Psicologo che è a disposizione
dei ragazzi.(ovviamente con l’approvazione dei
genitori
·
Parlate a
scuola dei disturbi alimentari, alcol ai minori,
droga?
·
Sì,ci
sono stati alcuni casi di disturbi alimentari.
In alcuni Istituti è presente una unità
didattica sull’alimentazione. Studiando il
cervello, spesso parlano dell’effetto degli
stupefacenti e dell’alcol su di esso .
·
Se si, che
atteggiamento assumono i ragazzi verso
l’argomento?
·
Alcuni
sono molto interessati e rivolgono domande, per
altri apatia pura e disinteresse
·
Ci sono
stati fenomeni di bullismo nella vostra scuola?
·
Ci sono stati diversi casi, comunque
prevenuti da un lavoro di ascolto e comprensione
dei bisogni dei ragazzi. In altri casi
incapacità di tutti e/o timore di’affrontare
l’argomento
Come ha detto qualcuno guai a
mollare, non dobbiamo abbassare la guardia, anzi
essere sempre più vicini a questi ragazzi per
evitare che si perdano.
Certo sull’altro piatto della
bilancia ci sono i ragazzi tranquilli, quelli
che studiano e lavorano contemporaneamente,
quelli che si dedicano al volontariato o
collaborano con le Istituzioni per permettere un
migliore inserimento a coetanei stranieri. Ma
non fanno notizia.
Speriamo che questi ultimi siano
di esempio ai primi e che il Pianeta
Giovani diventi sempre migliore.
Anna Maria Limiti
Osservatorio per i Diritti dell’Infanzia
|
Lettera di Anna Maria Limiti al
Ministro Garfagna
|
Egregio Ministro Carfagna,
Mi chiamo Anna Maria Limiti e
sono Responsabile dell’Osservatorio per i
Diritti dell’Infanzia del Kiwanis,
un’Organizzazione di estrazione americana
diffusa in tutto il mondo che ha come obiettivo
primario la tutela dei bambini meno fortunati.
In allegato troverà una breve
presentazione di chi siamo.
Sovente entro nel Sito del
Ministero per le Pari Opportunità per vedere se
ci sono delle iniziative per l’Infanzia che
spesso vengono riportate sul nostro Sito per
informarne i nostri Soci e simpatizzanti.
Abbiamo più volte trattato i
disturbi alimentari, il problema delle
mutilazioni genitali femminili, la pedofilia, lo
sfruttamento dei bambini ed il lavoro minorile.
Riguardo quest’ultimo argomento,
mi complimento con Lei, con il Capo Dipartimento
Isabella Rauti e con quanti hanno collaborato
con Lei all’iniziativa di una mostra su “Il
Lavoro Minorile visto dai bambini”.
Ci trova perfettamente d’accordo
il fatto che la responsabilità del lavoro
minorile va attribuita in primo luogo alla
povertà: nella maggior parte dei casi i bambini
devono lavorare per contribuire al reddito
familiare.
Non avranno pertanto la
possibilità di frequentare la scuola e
l’analfabetismo sicuramente contribuirà
all’impossibilità di difendere i loro diritti
anche quando saranno lavoratori adulti.
Mi permetto di chiederLe
gentilmente, qualora aveste una raccolta dei
lavori eseguiti, di poterne avere copie per
poter fare, a nostra volta, una mostra per darne
informazione ai nostri Soci.
AugurandoLe buon lavoro la saluto
cordialmente.
Anna
Maria Limiti
Osservatorio Kiwanis per i Diritti dell’Infanzia
Ab.:: Corso ella Repubblica, 18 –
00040 Castel Gandolfo
Cell. 3398778693
|
Siamo il Kiwanis.
Un’organizzazione internazionale
di volontari impegnati a cambiare il mondo, un
bambino e una comunità alla volta. I nostri
progetti di service affrontano problemi quali la
malnutrizione, l’analfabetismo e l’accesso alle
cure sanitarie. Lavorando insieme, ogni club
Kiwanis raggiunge ciò che una persona non può
realizzare da sola e, nello stesso tempo, i Soci
dei club stringono nuove amicizie e passano
insieme momenti piacevoli.
Missione
Servire i bambini del mondo
L’Organizzazione
600.000 Soci adulti e giovani
8.000 Club Kiwanis
8.000 Club di giovani
70 nazioni ed aree geografiche
Service
Ogni anno, i Club Kiwanis:
-sponsorizzano 150.000 progetti
di Service
-raccolgono 107 milioni di
dollari
-dedicano 6 milioni di ore al
Service
-nel Distretto Italia San Marino,
abbiamo in corso un Service triennale per la
realizzazione di una scuola primaria in Abruzzo.
Fondato
Nel 1915 a Detroit nel Michigan,
il nome di"KIWANIS", termine contratto da una frase dell’idioma della tribù
indo-americana degli Okipei, "Nun-Kee-Wan-Nis",
il cui significato può condensarsi
in "Conoscersi meglio"
|
Pedofilia: insediato Comitato di coordinamento
interministeriale |
14-3-2010
"L'Italia ha le leggi più
severe al mondo contro la pedofilia e la
pedo-pornografia. Chi commette questi reati sia
certo che la pagherà cara, prima o poi. E non ci
sono scappatoie: ora esiste il reato di
adescamento di minori via internet e i termini
di prescrizione per gli abusi di minori di anni
14 sono raddoppiati, le vittime potranno
denunciare il loro aguzzino anche dopo venti
anni, quando saranno adulti".
Il Ministro per le Pari Opportunità, Mara
Carfagna, ha ricostituito oggi il Comitato
interministeriale coordinamento per la lotta
alla pedofilia (Ciclope), che ha come scopo
quello di coordinare le attività di prevenzione
e contrasto della pedofilia svolte dalle diverse
amministrazioni dello Stato. "Rispetto al
passato, l’Italia, recependo la Convenzione di
Lanzarote, ha previsto aggravanti per ogni
tipologia di reato: detenzione di materiale
perdopornografico, atti sessuali con minorenne
con punizione per tutti coloro che abusino delle
loro posizioni di autorità o influenza sul
minore, induzione alla prostituzione minorile,
reclutamento di minori a prendere parte a
spettacoli pornografici, la confisca dei beni
delle organizzazioni di questo terribile
traffico", ha spiegato il Ministro. "Chi ancora
oggi, come si legge in cronaca, si macchia di
reati gravissimi come questi, non potrà certo
farla franca", ha aggiunto.
All'incontro, tenutosi presso il Ministero,
hanno partecipato il Capo di Gabinetto del
Ministro, Simonetta Matone, che è anche focal
point, e il Capo Dipartimento per le Pari
Opportunità, Isabella Rauti. E' in via di
costituzione anche la banca dati
dell'Osservatorio per il contrasto della
pedofilia e della pornografia minorile che sarà
chiamata ad acquisire e monitorare i dati e le
informazioni relativi alle attività di tutte le
amministrazioni per la lotta al fenomeno.
Testo tratto dal Sito
del Ministero delle Pari Opportunità
|
Bullismo
|
20-2-2010
Ieri pomeriggio mi è capitato di
vedere su Rai Uno un ragazzo di 14 anni che
raccontava di come fosse stato deriso,
maltrattato ed isolato dai suoi coetanei perché
ama la danza e sta studiando per diventare
ballerino.
Il ragazzo, supportato ovviamente
dalla sua famiglia, ha deciso di denunciare
questa forma di bullismo, veramente pesante ed
atroce, che ha dovuto subire per mesi e mesi.
Tacciato da gay, perché ballerino
e, nelle menti piccine del branco, ballerino è
sinonimo di gay.
Non sto a raccontare tutta la
storia di questo ragazzo, desidero soltanto
riportare che è stato duramente picchiato e per
questo costretto per un periodo di tempo su una
sedia a rotelle con il rischio di veder sfumato
il suo sogno ovvero di non poter ballare più.
Durante il suo racconto mi sono
più volte chiesta dove fossero gli insegnanti,
visto che le persecuzioni nei suoi confronti
avvenivano per la maggior parte delle volte
nell’ambito scolastico.
La risposta è arrivata
puntualmente: tutti sapevano ma il silenzio la
faceva da padrone visto che i bulli ricorrevano
a minacce sia con la vittima che con chi
interveniva in sua difesa.
Fortunatamente il giovane è
potuto tornare a ballare, ha cambiato scuola e,
buon per lui, ha trovato un ambiente più sereno
con Insegnanti e compagni di scuola più
intelligenti.
E’ mai possibile che degli
adulti, abilitati all’insegnamento e quindi alla
formazione dei ragazzi, si lascino spaventare da
un gruppo sparuto di piccoli delinquenti senza
intervenire e reagire?
Possiamo ancora chiamarli
insegnanti?
In questo ultimo mese ho inviato
a Genitori e Docenti Scolastici che conosco,
una sorta di questionario cercando di capire
perché c’è malessere nei giovani, specialmente
nei minori e quali sono state le loro
esperienze.
Mi stanno tornando le risposte
ed alcune di esse fanno veramente pensare.
Spero di poter stilare una
statistica al più presto.
Intanto esorto chi si trova ad
essere testimone di episodi di violenza e
bullismo a non tacere, questo non solo per
salvaguardare le vittime, ma anche per cercar di
recuperare chi provoca danni e cercare di capire
perché lo fa.
Anna Maria Limiti
Osservatorio per i Diritti dell’Infazia
|
Clown in corsia: due milioni per
i progetti
|
29 gennaio 2010
Il Ministro per le Pari
Opportunità, Mara Carfagna, e il Capo del
Dipartimento, Isabella Rauti, hanno presentato
oggi i progetti finanziati dal Dipartimento per
le Pari Opportunità per la promozione e
diffusione di attività di clown-terapia negli
ospedali: "Siamo felici di sostenere chi rende
più rapido il processo di guarigione e più lieve
il dolore attraverso il gioco e il sorriso", ha
commentato il Ministro durante la conferenza
stampa.
Per sostenere gli interventi sono stati
stanziati due milioni di euro, a carico del
Fondo per le politiche relative ai diritti e
alle Pari Opportunità, ripartiti secondo i tipi
di attività da realizzare, come ha spiegato il
Capo Dipartimento Isabella Rauti: "Un milione e
250 mila euro per le attività di clownterapia
presso strutture ospedaliere, 450 mila euro per
la creazione di corsi di formazione per il
clown-dottori e 300 mila euro per azioni di
sensibilizzazione e comunicazione su tali
attività. Le ultime due frazioni di
finanziamento saranno poi ripartite in modo equo
tra Nord, Centro e Sud Italia".
L'iniziativa rientra in un progetto più ampio
del ministero, quello di avere ospedali sempre
più a misura di bambino: "Vogliamo prevenire o
almeno ridurre il trauma del ricovero
ospedaliero per i più piccoli - ha detto il
Ministro. Siamo già riusciti ad avviare 16
ludoteche permanenti presso gli ospedali, dove i
bambini, accompagnati dai loro genitori, possono
avere qualche ora di distrazione".
"La clownterapia - ha ricordato infine Carfagna
- ha ottenuto buoni risultati anche al di fuori
degli ospedali: penso all'Abruzzo, dove il
Ministero ha sperimentato con successo questa
strada dopo il terremoto che ha colpito L'Aquila
nell'aprile scorso. I clown-dottori - ha
concluso Carfagna - hanno aiutato non solo i
piccoli, ma anche gli adulti e gli anziani a
poche ore dall'evento traumatico".
|
Molta solidarietà per gli
Orfani di Haiti |
Ad Haiti, se guardiamo le stime di queste ore,
ci sarebbero circa 450 mila minori senza
famiglia. Per lo meno senza padre e madre. Di
questi il 30% circa hanno meno di 5 anni.
Da tutto il
mondo ed anche dall’Italia si moltiplicano le
richieste di adozione.
Secondo
alcuni Organi Ufficiali tra i quali anche
Unicef, le adozioni dovrebbero essere usate solo
come ultimo traguardo, soltanto nel caso in cui
non si sia trovata altra soluzione. Anche perché
è pressoché impossibile, in questa fase,
stabilire quali bambini possano essere adottati
e quali no.
In queste
condizioni è facile, per dei malintenzionati,
avviare un traffico di bambini verso altri
Paesi, visto che non ci sono più nemmeno i
certificati di nascita. Accade anche che le
squadre internazionali di soccorso riescano a
mettere in salvo dei bambini e non sappiano poi
a chi affidarli perché, spesso, non si sa se i
genitori siano ancora vivi.
Le adozioni
dovranno quindi seguire tutta la burocrazia
richiesta dalla Convenzione dell’Aja anche in
casi eccezionali come il terremoto di Haiti.
Si teme infatti,
come già detto, che questi bimbi possano essere
trafficati.
Unicef Italia
incoraggia a sostenere gli orfanatrofi locali, e
a riallocare questi bambini, davvero sfortunati,
all’interno delle famiglie allargate.
Ad Haiti,
purtroppo, la famiglia allargata è un problema
di vecchia data, un problema serio e mai
risolto.
Da sempre i più
poveri, impossibilitati a sostenere i loro
figli, li inviano a stare presso un parente più
agiato.
C’è da dire però
che una volta arrivato a destinazione, il
bambino non verrà aiutato a mangiare e a
studiare, come ci si potrebbe aspettare, ma
verrà utilizzato come mano d’opera domestica e
analfabeta. E questo nel migliore dei casi.
Siamo d’accordo
che vengano effettuati necessari controlli per
evitare che i bambini diventino merce da
trattare sul mercato, come sostiene giustamente
l’Unicef. Dall’altra parte però i controlli,
almeno in Italia, sembrano essere eccessivi
andando ad inceppare l’ingranaggio per
migliorare la vita di migliaia di persone.
Siamo anche
convinti che un bambino adottato da una famiglia
italiana con pochi mezzi starebbe comunque molto
meglio che non ad Haiti in un orfanatrofio.
Può sembrare
contraddittorio con quanto finora esposto, ma si
pongono comunque dei dubbi: è giusto che i
bambini vengano sradicati dalla loro terra
subendo così anche il trauma del doversi
adattare a sconosciuti, ad un altro sistema di
vita, di abitudini e perché no anche di clima?
Certo sapere che
un bambino possa avere dei pasti regolari, possa
giocare, studiare ed usufruire finalmente di
tutto ciò di cui ha diritto è bello, ma non
bisogna dimenticare che in un futuro prossimo
Haiti avrà bisogno di giovani per la
ricostruzione e sarebbe altrettanto bello che
questi giovani fossero educati, nutriti e
cresciuti con la speranza di un futuro per loro,
e, perché no per il loro Paese.
Non è certo
questa la Sede che potrà stabilire quanto e
cosa è migliore per loro, ci limitiamo a
chiedervi di non
dimenticarli, di aiutarli e fare in modo che
vengano rispettati tutti i loro Diritti.
Anna Maria
Limiti
Osservatorio Kiwanis per i Diritti dell’Infanzia
|
Bambini per le strade del mondo
|
Stamattina sulla prima Pagina di
Repubblica c’era questa foto di un bambino
bellissimo, Redjeson Hausten Claude, appena
salvato dalle macerie provocate dal devastante
terremoto che si è abbattuto su
Haiti.
Come se non bastasse la miseria
che ha regnato sovrana in questo Stato,
l’ennesima catastrofe ha letteralmente raso al
suolo le poche strutture e fabbricati esistenti.
Siamo solidali con gli haitiani,
augurandoci che la solidarietà ed i Governi dei
Paesi più ricchi si adoperino perché presto il
territorio torni vivibile.
Haiti, a causa della sua povertà,
contava molti bambini e ragazzi di strada,
bambini
in grave stato di
abbandono
la cui vita si svolge al di fuori della
famiglia
e di qualsiasi comunità o struttura atta ad
accudirli. Vengono così chiamati in quanto la
loro vita si svolge praticamente sulla
strada.
Si anche se può sembrare
contraddittorio, nella strada i bambini spesso
trovano quelle risorse materiali che la famiglia
o la Società continua a negar loro.
In strada trovano da mangiare,
anche se è cibo scadente, possono guadagnare
qualcosa elemosinando, facendo piccoli
lavoretti, rovistando negli immondezzai oppure
rubando. La strada del centro delle città è più
sicura e meno violenta dei quartieri poveri da
cui provengono i bambini, ed è spesso più sicura
anche della propria casa dove la violenza dei
genitori è una costante della vita. La strada è
quindi una scelta di sopravvivenza, un luogo che
in qualche modo offre un'alternativa alla
povertà della propria casa. La ricerca di
un'opportunità di vita in strada non viene
compresa dalla società.
Ma non è giusto che i bambini per
sopravvivere debbano vivere in mezzo alla
strada dove possono diventare vittime di ogni
tipo di sopruso.
Alcuni giorni orsono ho trovato
in internet lo Statuto dei bambini di strada
redatto da uno scrittore brasiliano, Washington
Araujo, ben fatto e che ci da modo di
riflettere su questo argoment
Statuto dei bambini
di strada
Washington Araùjo,
scrittore brasiliano e membro della
comunità Bahià'ì. |
Articolo 1
Il bambino di strada ha diritto a
un'infanzia non esposta alle intemperie, ma al
riparo del cuore di chi ama veramente.
Articolo 2
Il bambino di strada ha diritto a
una doppia infanzia e quindi, finché resterà per
strada invecchiando rapidamente, continuerà ad
essere sempre bambino.
Articolo 3
Lo sguardo del bambino di strada
è triste e la sua tristezza ricadrà come un
manto su tutti noi.
Articolo 4
A nessuno è concesso di aumentare
le sofferenze di un bambino di strada, perché
per lui è già una sofferenza estrema vivere per
strada.
Articolo 5
Tutti abbiamo il dovere di fare i
conti con la legge della solidarietà umana. A
nessun bambino di strada si può negare la
solidarietà, tanto con la pioggia torrenziale
che con il sole a picco.
Articolo 6
E' dovere di ogni padre e ogni
madre guardare il viso di un bambino di strada
con quell'amore particolare con cui contempla i
propri figli ogni sera.
Articolo 7
Quando un bambino di strada viene
maltrattato, è maltrattato anche qualcosa dentro
di noi. La parola maltrattamento non dovrà più
esistere nei rapporti tra la società e i bambini
di strada.
Articolo 8
Nelle notti di pioggia, dopo la
buonanotte che ci dà il telegiornale nazionale,
dovrà apparire sul nostro televisore il viso di
un bambino di strada.
Articolo 9
Il "mestiere" di bambino di
strada dovrà essere regolato da un'apposita
legge e dovranno essere abolite le attività
finora esercitate:
·
mendicante per vie,
le strade e le piazze
·
posteggiare in
parcheggi improvvisati e insicuri;
·
consumatore di
qualsiasi tipo di droga;
·
piccolo delinquente
in tutti i paesi del continente.
Articolo 10
Frasi del tipo "faccio finta di
non vedere" o "mi dispiace, non ho di che
aiutarlo" sono definitivamente proibite e non
potranno servire da giustificazione per
omissione di soccorso ai bambini di strada.
Articolo 11
Tutti gli autoveicoli dovranno
dare la precedenza al bambino di strada. E'
proibito investirli. Non si può andare addosso a
queste espressioni di sofferenza vagabonda che
chiamiamo bambini/e di strada.
Articolo 12
A nessuna autorità costituita
sarà consentito dichiarare che governa per il
popolo ed esercita il potere in nome del popolo,
se agli incroci delle strade si trovano dei
figli del popolo che sono di strada.
Articolo 13
A nessuno sarà consentito
maledire la vita, protestare contro il destino,
sentirsi infelice finché un bambino vive per
strada. Solo loro potranno permettersi un simile
sfogo.
Articolo 14
Le bambine di strada, incinte
troppo presto, non potranno chiedere ai passanti
di essere prese a calci per abortire. Tutta la
società dovrà farsi carico di difenderle,
proteggerle e curarle. Ai fini di questo
articolo, per società s'intende la prima persona
che sia a conoscenza della loro gravidanza.
Articolo 15
L'essere umano riscatterà la sua
condizione di "umano" quando, contemplando il
viso di un bambino di strada, gli chiederà
perdono per non averlo mai soccorso. Fino ad
allora l'essere umano non sarà altro che un
semplice abbozzo di umanità.
Anna Maria Limiti
Osservatorio per i Diritti
dell’Infanzia
|
Il Bambino ed il Maresciallo |
Non è una
novella tratta da “I Racconti del Maresciallo”
di Mario Soldati o un episodio della serie “Il
Maresciallo Rocca”, ma una bellissima seppur
drammatica storia dei nostri giorni.
I protagonisti
sono un bimbo di 11 anni,G. ed un Maresciallo
dei Carabinieri, di una cittadina della Puglia,
Giuseppe Francioso.
Il destino li
aveva fatti incontrare tre anni orsono quando,
cacciato durante la notte dalla mamma alla quale
aveva chiesto dell´acqua, G., dopo aver vagato
per ore, aveva incontrato il suo angelo custode,
il Maresciallo Francioso che lo aveva accolto in
casa, si era preso cura di lui e pur avendo
avuto il desiderio di chiedere l’affidamento del
piccolo, aveva dovuto rinunciare poiché sua
moglie era reduce da un intervento chirurgico e
non poteva prendersi cura in pieno di G.
G. venne allora
affidato ad una Comunità e tornato da sua madre
per il periodo natalizio.
Lo stesso
destino però ha concesso ai due protagonisti
un’altra chance riservando per loro un altro
incontro in circostanze ancora più tragiche.
La mamma di G.
è stata uccisa dal suo convivente mentre il
piccolo dormiva nella stanza accanto.
Anche questa
volta il maresciallo ha ottenuto il permesso di
tenere G. a casa sua, assicurando che lo
avrebbe riportato nella Comunità.
Nel frattempo
ha donato al piccolo una cosa che probabilmente
G non ha mai conosciuto, l’ Amore.
Durante i pochi
giorni nella Famiglia Francioso, G. ha giocato
con il pon, gli hanno regalato un PC e G. è
stato felice tanto da cantare sotto la doccia.
Una vita
tremenda, disperata quella di
G, il
cui unico esito possibile sembra appunto quello
di non conoscere mai una vera famiglia, una vera
casa.
Però per qualche
giorno almeno una famiglia e una casa G. le ha
avute entrambe.
Il
maresciallo
vuole adottarlo, vuole che resti a casa sua.
Il cuore, la
ragione, il buon senso dicono in coro che il
maresciallo
abbia il diritto di averlo ma la legge dice che
il piccolo deve tornare in Comunità.
Ci auguriamo che
il buon senso prevalga e che G. possa ritrovare
il sorriso, possa essere finalmente sereno,
possa avere i suoi sogni di bambino e vivere con
persone che gli facciano sentire Amore e che
insieme a loro possa dire “ho una vera
famiglia”.
Ci auguriamo con
tutto il cuore che sia una storia a lieto fine.
Sarebbe veramente
un buon modo di iniziare il 2010.
Anna Maria Limiti
Osservatorio
Kiwanis
Per i Diritti
dell’Infanzia
|
Bambini Detenuti |
Nei giorni precedenti il Natale, ho visto un
servizio, riportato dai TG, riguardante i figli
delle carcerate che, fino al terzo anno di età,
convivono in carcere con le loro mamme e dal
quarto anno vengono affidati alle Case Famiglia.
La notizia mi ha molto
rattristato e, anche se in casa nostra abbiamo
ospitato due bambini stranieri orfani, non ho
goduto fino in fondo la gioia del Natale.
Ho voluto saperne di più ed ho
scoperto che
in Italia vivono in carcere
tra i 70 e gli 80 bambini a causa di una legge
del 1975 di riforma dell’ordinamento
penitenziario, pensata per salvaguardare il
rapporto madre figlio, che consente alle
detenute di tenere con sé i figli fino all’età
di tre anni.
Si tratta della legge
Finocchiaro che ha più o meno risolto il
problema per le italiane che, non essendo
recidive, possono usufruire di misure
alternative al carcere.
Ma, se pensiamo che nel solo
carcere femminile di Rebibbia ci sono pochissime
italiane, in quanto la maggior parte è
costituita da africane e nomadi, chiaramente la
legge Finocchiaro non può essere la soluzione.
Quando si condanna la madre
automaticamente viene condannato il figlio fino
al terzo anno d’età.
I più fortunati vengono
affidati alla famiglia come spiegava, durante il
servizio, il Garante dei Detenuti del Lazio e
coordinatore dei Garanti di tutta Italia.
I rom, di solito, tornano a
vivere nei campi nomadi, altri vanno nelle Case
Famiglia.
Cosa ricorderanno i piccoli
“detenuti” di quei tre anni di vita, cosa
penseranno di quella madre che torneranno a
vedere qualche volta negli anni successivi?
E dei compagni di gioco? E di
quel cortile recintato?
Quando pensiamo al carcere, lo
immaginiamo come qualcosa a noi esterno ed
estraneo.
Eppure è il prodotto della
nostra società, e dovremmo preoccuparci di
creare le condizioni migliori per accogliere chi
si troverà a vivere tra di noi, dopo essere
stato da noi separato.
Le porte del carcere non
devono essere percepite come una separazione, ma
come un passaggio.
La dignità, il diritto alla
salute, al lavoro, alla scuola, alla parola,
devono essere garantiti, soprattutto quando si
parla di bambini.
I bambini vissuti in carcere,
dicono gli psicologi, accusano disturbi
nell’umore e ritardo nella parola.
Ma c’è un altro dato da
considerare: la qualità della vita dei bambini
detenuti varia a seconda dell’Istituto di
detenzione.
A Milano, dal 2007 c’è un
Istituto a custodia attenuata per le madri
detenute, senza sbarre, con personale
specializzato per l’infanzia e Agenti di Polizia
Penitenziaria in borghese; a Roma, Genova,
Milano, Venezia e Torino i bambini possono
frequentare l’asilo pubblico.
In altre città gli Istituti di
pena non hanno stipulato nessuna convenzione con
gli asili pubblici, nessuna convenzione che
preveda periodicamente l’uscita dal carcere dei
bambini, salvo sporadiche eccezioni; oppure non
è presente personale specializzato per
l’infanzia.
In molti Istituti, nonostante
la costante presenza di bambini, non esiste un
nido e mancano le aree verdi; in nessun Istituto
sono state riscontrate iniziative di
preparazione al distacco tra madre detenuta e
bambino che, categoricamente, avviene al terzo
anno d’età.
E, mentre Rebibbia, a Roma,
vive il dramma del sovraffollamento anche nella
sezione Nido (15 posti disponibili e 31 bambini
presenti), in Istituti come Bologna,
Civitavecchia, Sassari e Teramo paradossalmente
il dramma è spesso rappresentato dal fatto che
sia presente un solo bambino, circondato solo da
persone adulte.
Un fiore nel deserto,
nonostante il sovraffollamento, è proprio la
sezione femminile di Rebibbia, dove opera da
circa 15 anni l’Associazione “A Roma Insieme”
che, collaborando con altre associazioni di
volontariato, organizza attività di supporto
agli incontri delle detenute con i bambini con
animazione, giochi, spettacoli e i “sabati di
libertà”.
Il sabato i bambini
trascorrono la giornata fuori dal carcere con i
volontari, al mare o in campagna, ospiti di
amici o nei parchi.
Un appuntamento divenuto ormai
abitudine che i bambini aspettano con gioia.
Ogni sabato un bus offerto dal Comune di Roma
entra nel carcere per prelevare i piccoli
ospiti. E loro sono sempre lì ad aspettarlo.
Le madri raccontano che il
sabato mattina i bambini si svegliano prima del
solito, sono più eccitati perché avvertono che
quello è il giorno dell’autobus, il giorno della
libertà.
E’ stata presentata una legge
di riforma della legge Finocchiaro del 2001 per
la realizzazione di Case Famiglia protette per
tutti i casi in cui non siano possibili misure
di sospensione o alternative alla carcerazione,
sia preventiva che definitiva.
E’ sufficiente quanto fatto
finora? Per parafrasare una nota canzone “SI
PUO’ DARE Di PIU?”
Si, molto ma molto di più.
Anna Maria Limiti
|
Solidarietà, non parole!
Se vedi un
affamato non dargli del riso: insegnagli a
coltivarlo”
diceva Confucio.
Molte persone volonterose hanno seguito la
massima del filosofo cinese e hanno creato
realtà di collaborazione e solidarietà verso i
poveri nel mondo.
Questo periodo
di Feste Natalizie dovrebbe farci riflettere ed
esortarci ad essere più solidali con le persone
e soprattutto con i bambini meno fortunati.
Questi sono
momenti di gioia, di doni, ma spesso di consumo
superfluo di chi ha già tanto.
Un regalo che
aiuti economicamente chi è nato nei luoghi
difficili del pianeta può però arricchirsi di un
contenuto speciale e prezioso.
Un regalo,
quando è anche un gesto d’aiuto, rende felice
più di una persona: chi lo riceve, noi che lo
facciamo e la persona che dal nostro piccolo
gesto ricava molto.
C’è chi
festeggia perché è felice, perché sta bene,
perché la vita gli sorride.
C’è chi invece può trovarsi in situazioni
difficili, per malattia o povertà, vicino a noi
o in posti dove gli elementari diritti civili
sono calpestati.
È il momento di
dare sostanza ai nostri indiscutibili buoni
propositi.
Perché in fondo,
a chi ha bisogno, non interessa sapere se e
quanto siamo buoni.
Ciò che conta è vedere persone che compiono atti
di bontà.
Facile dire:“Che
pena i poveri del terzo mondo! Quanto mi spiace
che abbia una grave malattia! Poverini i bambini
africani che muoiono di fame”
Amiamo meno le
parole e passiamo ai fatti!
Creiamo tante
occasioni per fare e per farci, di conseguenza,
del bene.
Serene Festività
a tutti!
Anna
Maria Limiti
Osservatorio per
i Diritti dell’Infanzia
|
dal sito del Ministero per le
Pari Opportunità
|
4 dicembre 2009
Carfagna: «Pistoia dimostra che serve il Garante
per l'Infanzia»
"La storia agghiacciante dei maltrattamenti ai
bambini nell'asilo di Pistoia dimostra ancora di
più l'urgenza di un'autorità di sorveglianza e
indirizzo, come il Garante per l'Infanzia, che
controlli non solo la qualità e l'adeguatezza
educativa, ma anche la professionalità e la
competenza del personale che lavora nel
settore". Così il Ministro per le Pari
Opportunità, Mara Carfagna, commenta la vicenda
di cronaca che ha portato all'arresto della
titolare di un asilo privato e della sua
collaboratrice.
"I bimbi di Pistoia hanno subito una violenza
psicologica oltre che fisica. Non è ammissibile
che si verifichino casi del genere e non
possiamo permettere che strutture improvvisate
operino in un campo così delicato come quello
della cura e dell’assistenza ai più piccoli. I
genitori devono poter lasciare in assoluta
tranquillità i loro figli negli asili nido. Per
questo ribadisco la necessità di istituire il
Garante per l'Infanzia che tra i suoi compiti ha
proprio quello di inchiesta e controllo sulle
strutture, sia private che pubbliche".
|
Asilo o lager? |
Soltanto pochi
giorni orsono, abbiamo ricordato i Diritti
dell’Infanzia nel ventennale della Convenzione
di New York.
Sovente siamo
portati a pensare che gli “orrori” accadano
lontano da noi, che non facciano parte del
nostro quotidiano.
Invece la
crudezza di alcuni episodi ci riportano di botto
nella dura realtà
Pistoia, asilo
privato, dove va la nostra mente?
Sicuramente
l’idea fa abbozzare un sorriso sulle nostre
labbra immaginando tanti bambini che giocano,
gridano, cantano insomma qualcosa di molto
gioioso.
Invece no!
Un asilo
dell’”orrore quotidiano” come è stato descritto
dal Procuratore della Repubblica che sta
indagando.
I giornali
stamattina riportano: “Schiaffi
in viso a bambini di pochi mesi, ceffoni in
testa, piccoli presi per i capelli e costretti
ad aprile la bocca per mangiare, bavagli premuti
sul viso per costringerli a deglutire”
Ed ancora
“Bambini che piangono. Costretti a stare fermi e
immobili, lasciati nelle stanze buie, scossi con
forza, tirati su per un braccio, vediamo un
bambino piccolo di otto dieci mesi che sembra
vomitare - racconta un poliziotto - , arriva la
direttrice e gli dà uno schiaffo, lui cade a
terra, la donna lo solleva prendendolo per un
braccio con violenza”
La brutalità di
questi episodi si commenta da sola, non ci deve
essere pietà per queste persone chiamate
impropriamente”maestre” in quanto hanno poco, o
meglio niente da insegnare a nessuno.
Da parte mia
come di tutti del resto, c’è sdegno e sono
Signora a definirlo sdegno.
In questo caso
così brutto non potranno esserci giustificazioni
da parte di nessuno in quanto, saggiamente, alla
denuncia di alcuni genitori che sospettavano
qualcosa, i Magistrati hanno piazzato due
telecamere che hanno registrato il comportamento
non certo esemplare delle persone che badavano
ai bambini.
Potrei
continuare, ma mi fermo qui.
Mi auguro
soltanto che a parte di tutti ci sia controllo,
che i bambini coinvolti in questa triste storia
possano presto dimenticare e che non si portino
dietro de traumi.
Non abbassiamo
mai la guardia, neanche in casa nostra.
Anna Maria
Limiti
Osservatorio per
i Diritti dell’Infanzia
|
20 anni dalla Convenzione di New
York….. |
……I diritti dell’infanzia vengono rispettati?
I bambini devono avere cibo, cure
sanitarie, istruzione!
Non devono essere sfruttati con
lavori troppo pesanti, devono avere tempo per
studiare, per giocare, per far maturare la loro
fantasia!
Questo sono le indicazioni che
abbiamo sentito nelle varie conferenze tenutesi,
da più parti, nei giorni scorsi in occasione del
ventennale della Convenzione di New York sui
Diritti dell’Infanzia.
E’ anche quanto è stato ribadito
alla Conferenza che l’UNICEF ha tenuto nella sua
sede di Roma alla quale sono stata invitata a
partecipare insieme a Luigi Russo, Responsabile
Kiwanis dei Rapporti con le Istituzioni, e Rino
Salmè, Presidente del Club Roma Michelangiolo.
In una sala conferenze gremita,
molti sono rimasti in piedi, ma ascoltavano
attentamente.
Erano presenti il Presidente di
UNICEF Italia Vincenzo Spatafora, il
fotografo G. Pirozzi che ha presentato un
libro di fotografie scattate nei Paesi dove i
Diritti dei bambini sono a rischio.
I ricavati della vendita del
volume saranno devoluti all’UNICEF per le loro
nobili finalità.
Hanno partecipato anche:
Walter Veltroni impegnato in Africa,
Maria Rosaria Omaggio e Daniela Poggi,
Ambasciatore UNICEF e Moderatrice della
conferenza.
La conferenza è stata molto
interessante.
Il Presidente Spatafora ha
affermato che si farà tesoro dei risultati fino
ad ora ottenuti per aiutare tutti quei bambini
ai quali ancora oggi, mentre si celebra il
ventennale della Convenzione sui Diritti
dell'Infanzia e dell'Adolescenza, vengono negati
i diritti alla loro sopravvivenza, allo
sviluppo, alla protezione ed alla
partecipazione.
Solo così si può costruire un
mondo migliore che ponga al centro delle azioni
l’interesse dei bambini e delle bambine.
Ha anche ricordato che in questi
ultimi quattro anni è scesa notevolmente la
mortalità infantile, ma che le cifre sono
sempre, e comunque, molto, troppo, alte visto
che si parla di circa 8 milioni di bambini che
muoiono.
Più di un terzo di queste morti
sono dovute alla denutrizione e queste cifre ci
scoraggiano ed affliggono veramente. Pur se non
sono nostri figli e/o parenti loro dovranno
essere il domani di questo mondo!
Più di un terzo dei bambini
muoiono di polmonite, diarrea ed altre malattie
potrebbero sopravvivere se non fossero
denutriti.
Servono vaccini per poter
immunizzare i bambini e preservarli da malattie
infettive.
Il Presidente Spatafora ha anche
denunciato come le politiche per l’infanzia nel
nostro Paese non sono una priorità e che il
riflesso di tale disinteresse ricade sulle
fasce più deboli: sui minori maggiormente a
rischio e sul sempre maggior numero di bambini
stranieri presenti sul nostro territorio.
Ho sentito in questi giorni che
la Somalia intende aderire alla Convenzione di
New York; è una bella notizia e ci auguriamo che
anche gli USA prendano questa decisione molo
importante.
Abbiano avuto depliant
dell’UNICEF e materiale di informazione.
Mi ha profondamente colpito
l’immagine di un bellissimo bambino di colore.
Accanto alla usa foto le seguenti frasi
riportate: gli occhi
del padre, la bocca della madre, il sorriso lo
può ereditare da te.
Madre Teresa di Calcutta
diceva spesso che il
mare è fatto di gocce…..!
Voglio essere ottimista sperando
che ognuno di noi contribuisca affinché tante
gocce insieme possano fare almeno un piccolo
corso d’acqua per far tornare, e/o dare a quelli
che non lo hanno mai avuto, il sorriso a tanti,
meglio dire a tutti, i bambini.
Ha ragione il nostro Governatore
Valeria Gringeri,….il
loro futuro ha bisogno di noi!
Finito di scrivere io, e di
leggere Voi, queste poche righe, un invito:
Non dimentichiamolo!!!!
Anna Maria
Limiti
|
ADOLESCENTI E CIBO |
Le nostre abitudini alimentari
odierne sono diverse da quelle della generazione
che ci ha preceduti per moltissimi motivi.
Con l’arrivo dei fast food,
take away e l’abitudine di mangiare fuori casa,
molte cose sono cambiate in questa generazione.
I genitori spesso si preoccupano
che i loro figli stiano mangiando in modo sano.
Nel periodo adolescenziale ci
sono vari cambiamenti nei ragazzi che possono in
qualche modo causare un modo diverso di
confrontarsi con il sistema alimentare.
Questo è un periodo in cui
l'adolescente aspira all'indipendenza, calcola
dove introdursi nel mondo e 'saggia il terreno'
in casa.
La scelta di amici, vestiti,
video e attività di svago sono modi importanti
perché l'adolescente senta che può “aver voce in
capitolo” nella sua vita.
Scegliere cosa e quanto mangiare
è un altro modo.
Non esistono soluzioni semplici
per migliorare la dieta del tuo adolescente.
Può essere molto difficile per i
genitori degli adolescenti convincere i loro
figli del beneficio di un'alimentazione più sana
quando loro stanno competendo con i potenti
messaggi della pubblicità sui cibi. La
conoscenza dell'alimentazione 'normale' degli
adolescenti può aiutare a mettersi l'animo in
pace.
Cosa sta succedendo a mio figlio?
Qui ci sono alcuni cambiamenti che possono
verificarsi negli adolescenti
Avere una crescita improvvisa
-
Gli adolescenti possono cominciare a
mangiare molto se sperimentano uno scatto
di crescita. La quantità di cibo che gli
adolescenti (sia maschi che femmine)
mangiano e di cui hanno bisogno ti potrà
stupire. E' salutare e non troppo
dispendioso per i giovani che si riempiano
di tramezzini, cereali e frutta di stagione.
-
D'altra parte puoi notare che mangiano meno
quando terminano la crescita. Anche questo
fatto è normale e non significa
necessariamente che stanno cercando di
perdere peso.
Sentirsi auto-consapevoli
L'adolescenza è un periodo in cui l'aspetto
personale diviene molto importante e in cui
molti giovani vengono influenzati dal modo in
cui i media dicono loro che dovrebbero apparire
per avere successo. E' bene che sappiano
accettare la naturale forma del loro corpo. Se
tuo figlio non è magro, ma è sano e felice del
suo corpo, non deve essere incoraggiato a
perdere peso. Forti perdite di peso e la mania
delle diete sono rischiose. Naturalmente,
dovrebbe essere intrapresa qualche azione se è
in sovrappeso e c'è qualche preoccupazione per
la salute. La maniera in cui tu te ne occuperai
potrà fare la differenza su come il giovane
risponderà.
Focalizzarsi sulla salute e lo
sport
·
Coloro che praticano sport o
danza possono desiderare di cambiare la loro
dieta per la forma fisica o l'aspetto. Tutto ciò
va bene se è moderato, ma se diviene ossessivo o
se riduce troppo il cibo, può diventare un
problema. Questo può essere il momento giusto
per discutere le tue preoccupazioni con persone
che lavorano in questo campo come i
nutrizionisti o i dietisti.
·
Gli adolescenti possono
desiderare di cambiare alcuni cibi nella loro
dieta per diminuire o prevenire l'acne. Questo
è assai comune particolarmente quando i loro
compagni sono molto crudeli nel parlare dei
foruncoli. Alcuni cibi sembrano causare la
fuoriuscita dei foruncoli in alcune persone ma
non esiste una 'dieta senza foruncoli'.
Controllare cosa mangia nei momenti in cui
compaiono i foruncoli può darci un'idea dei cibi
che possono causarli. Ci sono comunque dei modi
più efficaci per combattere l'acne
Mangiare fuori casa molto spesso
Gli adolescenti amano uscire con i loro amici ed
è molto alla moda per la loro età mangiare cibi
pronti. Ciò può significare che poi non vorranno
cenare. Comportarsi così una o due volte alla
settimana non è pericoloso.
Saltare i pasti
-
Qualche volta gli adolescenti considerano
altre attività o stare con i loro amici
molto più importanti che non mangiare. Può
essere frustrante o irritante che tu abbia
già preparato un pasto e tuo figlio ti dica
che uscirà o non vuole mangiare. Avere
regole chiare in casa che incoraggino il
rispetto degli altri è importante, per
esempio, farti sapere un'ora prima del pasto
che non mangeranno.
-
Alcuni giovani evitano i pasti per perdere
peso. Saltare i pasti ostacola il controllo
del peso. Saltare la colazione non è una
buona idea. Le ricerche mostrano che questo
è il pasto più importante del giorno: aiuta
ad avviare il tuo metabolismo, contiene
delle sostanze nutritive importanti ed è
fondamentale per la concentrazione a scuola
o per lavorare la mattina. (La chiave per un
controllo del peso salutare è combinare un
esercizio regolare e una dieta bilanciata.)
Fare esperimenti con il cibo
-
Molti adolescenti iniziano a sperimentare
nuovi modi per nutrirsi, come ad esempio
diventare vegetariani. Essere vegetariani è
eccellente, fintanto che si verificano i
contenuti nutritivi dei cibi per essere
sicuri di avere una dieta adeguata.
-
Mangiare solo frutta e verdura è
'completamente sbagliato'.
E' molto importante per i giovani avere un
apporto adeguato di ferro e calcio per
fornire ai loro corpi le migliori fondamenta
per il futuro. Ciò che loro mangiano adesso
influenzerà la loro salute nella vita
futura. Aiuta tuo figlio ad essere conscio
di questo fatto e a pensare ai tipi di cibo
che dovrebbe scegliere. Pianificare una
dieta può significare cercare un aiuto
professionale.
Desiderare l'indipendenza
·
Gli adolescenti sono ansiosi di
sentire che hanno il controllo delle loro vite e
diventano 'autonomi'. Questo è il momento di
svincolarsi dalle regole familiari (anche se
solo temporaneamente), fare le cose in modo
diverso e non desiderare che venga detto loro
cosa fare.
·
Spesso agiscono come se
'sapessero tutto' e se avessero una risposta, in
genere diversa dalla tua per ogni cosa. Ciò può
rendere particolarmente difficile per loro che
tu ritenga di dover avere qualche controllo su
ciò che mangiano. Possono accettare delle
informazioni ma non dei consigli da te.
·
I giovani oggi sono accerchiati
dai media (TV, cinema, radio, stampa) che
mandano messaggi sulla 'desiderabilità' della
magrezza e di una pelle bella e pulita. Non è
facile per gli adolescenti resistere a queste
pressioni.
Gli adolescenti indulgono meno
facilmente in diete pericolose o esercizio
fisico se si sentono bene con se stessi.
Cosa possono fare i genitori
Costituire un buon esempio
·
Il modo in cui tu mangi e in cui
stai attento al tuo corpo manda un potente
messaggio a tuo figlio.
·
Gli adolescenti sono abili nel
percepire l'abitudine del “fai ciò che dico, non
ciò che faccio”. Gioisci, ma veramente, di
nutrirti in modo sano. Se non riesci a farlo,
tenta con qualcos'altro.
·
Stabilisci delle regole familiari
sui cibi 'giornalieri' e i cibi 'saltuari'.
·
Evita tu stesso la fissazione
delle diete e non lamentarti del tuo corpo (o di
quello degli altri) davanti e tuo figlio.
·
Fai la spesa a proposito e tieni
nella tua credenza e in frigo cibi che siano
sani.
Incoraggiare
·
Aiuta il tuo adolescente a vedere
la crescita e i cambiamenti del corpo come una
parte normale del diventare grandi. Aiutalo a
star bene col fatto che ogni corpo matura a
ritmo diverso. Incoraggialo ad accettare la sua
forma e le sue misure.
·
Cerca di focalizzarti sulle
qualità di tuo figlio piuttosto che su come
appare. Ciò aiuterà a cacciare le pressioni
della società sul fatto di apparire in una certa
maniera.
·
Incoraggia un'attività fisica
regolare, camminare o andare in bicicletta
invece che essere sempre un passeggero.
·
Non arrabbiarti se tuo figlio non
vuole fare le cose che solitamente amava, poiché
questo è un periodo in cui molti gettano via gli
interessi che avevano nella fanciullezza. Dagli
un supporto nelle attività che sceglierà.
Rispettare le opinioni del
proprio figlio
-
Rispetta che tuo figlio possa desiderare di
mangiare diversamente dalla famiglia, a
condizione che ciò sia ragionevole.
-
Cerca di accettare il fatto che lui può
avere dei punti di vista molto forti e
diversi dai tuoi. Che 'lasciar mangiare'
diventi una 'guerra' non aiuta nessuno e
danneggia soltanto la vostra relazione.
Procurare cibi salutari
-
Chiarisci che tu fornisci una gamma di cibi
generalmente sani e nutrienti e che tuo
figlio deciderà la quantità di cui necessita
e cosa desidera mangiare.
-
Assicurati di dare una vasta scelta di cibi
di tutti i raggruppamenti ossia (1)
carboidrati (come pane, pasta, riso,
cereali), (2) verdure e legumi, (3) frutta,
(4) prodotti caseari (latte, yoghurt,
formaggio) e (5) carne, pesce, pollame,
uova, noci. La maggior parte della dieta
dovrebbe consistere in carboidrati, frutta e
vegetali.
-
Per crescere i figli hanno bisogno di fare
spuntini. Fornisci loro i cibi delle
categorie citate sopra come spuntino. In
genere fare storie se tuo figlio mangia
grandi quantità di cibi 'saltuari' meno sani
non è utile e non lo farà smettere.
Dividersi la cucina
-
Dai ai giovani qualche responsabilità per i
pasti della famiglia.
-
Esigi che sia i maschi che le femmine
contribuiscano in qualche maniera alla
preparazione del cibo. Incoraggiali ad avere
un potere, anche se per una sola volta alla
settimana, nel decidere, comperare e
preparare un pasto di loro scelta per tutti.
(Molti giovani hanno poca pratica nel
cucinare e pochissime idee su come
acquistare con saggezza quando lasciano la
casa; perciò si affidano ai take-away.)
-
Aiuta tuo figlio a sviluppare queste abilità
e ad avere sicurezza di sé.
Insegnare la sicurezza nel
mangiare
-
Se desideri che tuo figlio faccia la cosa
giusta, è importante che si impratichisca e
che approvi i consigli sull'igiene relativa
al cibo.
-
Lavare le mani dopo essere andati in bagno e
prima di preparare o mangiare del cibo.
-
Lavare mani, coltelli e taglieri dopo aver
preparato cibi non cotti.
-
Tenere puliti stracci da tavola e spugne.
-
Lavare la frutta cruda e la verdura prima di
mangiarla.
-
Sgelare sempre i cibi in frigorifero . . .
mai a temperatura ambiente.
-
Tutti i cibi di origine animale, incluse le
uova, dovrebbero essere ben cotti.
-
Mangiare subito i cibi cotti. Quelli che non
possono essere mangiati immediatamente
dovrebbero essere tenuti al caldo (come
minimo 60°C) o messi direttamente nel frigo.
-
Se si deve riscaldare il cibo, dovrebbe
essere scaldato interamente (non
intiepidito).
-
Non bere da una bottiglia, un cartone o una
brocca che possano essere usati da altri.
Non condividere coppe o cannucce.
-
Non tossire o starnutire vicino al cibo.
Insegna ai bambini a coprirsi la bocca e il
naso se non ne possono fare a meno.
Aiutare
-
Supporta i giovani per la fissazione della
dieta ma controlla con loro se la loro dieta
va incontro ai bisogni nutritivi comunemente
accettati.
-
Impara tu stesso dell'altro su una corretta
alimentazione da fonti affidabili - puoi
informarti meglio parlando con un dietista o
un nutrizionista.
Promemoria
-
Sii un buon esempio . . . non ti aspettare
che tuo figlio faccia come dici se tu non lo
stai facendo.
-
Aiuta tuo figlio a sviluppare delle sane
attitudini verso il cibo in modo che sia una
parte piacevole della vita.
-
Fornisci una grande varietà di alimenti in
maniera rilassata . . . i giovani in genere
ne mangeranno la quantità di cui hanno
bisogno.
-
I ragazzi possono capire la differenza tra
cibi 'giornalieri' e cibi 'saltuari'.
-
Addestra tuo figlio alle abilità basilari
per pianificare, acquistare e preparare il
cibo in modo che possa portarle con sè se
dovesse lasciare la casa.
-
Scegliere cosa e quanto mangiare è un modo
per un ragazzo per esercitare la sua
indipendenza.
-
I messaggi dei media sulla forma del corpo
pongono enormi difficoltà ai giovani.
-
I ragazzi hanno meno probabilità di
indulgere in diete pericolose o esercizio
eccessivo se stanno bene con se stessi.
-
-
Risorse
-
Il tuo 'Centro per i disturbi del
comportamento alimentare'.
-
Per informazioni sull'alimentazione,
contatta un dietologo o un nutrizionista
presso un centro medico o un ospedale.
-
Per informazioni sulla sicurezza dei cibi,
contatta un medico sanitario presso
l'ufficio d'igiene.
Se sei preoccupato per i disturbi
alimentari:
-
parlane col tuo medico di base
-
contatta il 'Centro per i disturbi del
comportamento alimentare'
-
contatta uno psicologo del Servizio di
Psicologia Clinica o del Consultorio.
-
Leggi anche le Guide Agili per Genitori:
-
I Foruncoli
-
I disturbi alimentari
|
dal Sito del Ministero
per le Pari Opportunità |
Sotto il
nome generico di infibulazione sono raccolte
le mutilazioni dei genitali femminili.
Queste
mutilazioni non vengono effettuate per scopi
terapeutici ed in più vanno a ledere la
salute psico-fisica delle bambine in quanto
viene praticata alcune volte alla neonate,
atre alle bambine oppure alle adolescenti e
più in avanti lede la vita sessuale delle
donne sulle quali viene praticata. Al
momento del parto, per esempio, in quanto
porta dolori atroci alla donna e serie
difficoltà al bambino che deve attraversare
una massa di tessuto cicatrizzato e poco
elastico reso tale dalle mutilazioni; in
quel momento il feto non è più ossigenato
dalla placenta e il protrarsi della nascita
toglie ossigeno al cervello, rischiando di
causare danni neurologici
Ci sono
vari tipi di infibulazione ma sono talmente
atroci che sinceramente non mi sento di
riportare in questa sede.
Di
seguito viene riportata la campagna di
sensibilizzazione a queste problematiche
effettuata dal Ministero delle Pari
Opportunità
Anna
Maria Limiti
Osservatorio per i Diritti dell’Infanzia
Mutilazioni genitali femminili, al via il
numero verde
È attivo da oggi il Numero
Verde 800 300 558, per la prevenzione e il
contrasto delle pratiche di mutilazione
genitale femminile. Il servizio, gestito
dalla Direzione Centrale Anticrimine del
Dipartimento della pubblica sicurezza del
Ministero dell'Interno, accoglie
segnalazioni e notizie di reato realizzate
sul territorio italiano e fornisce
informazioni sulle strutture sanitarie e
sulle organizzazioni di volontariato, vicine
alle comunità di immigrati provenienti dai
Paesi dove sono effettuate tali pratiche.
Le telefonate saranno
ricevute da personale specializzato del
Servizio Centrale Operativo della Polizia di
Stato che, oltre all’assistenza, avrà il
compito di comunicare le eventuali notizie
di reato alle Squadre Mobili
territorialmente competenti.
"Da oggi, grazie al
preziosissimo lavoro che svolgeranno le
Forze di Polizia chiamate a rispondere al
numero verde 800 300 558, gli immigrati
residenti in Italia avranno a disposizione
uno strumento in più per chiedere aiuto,
informarsi e denunciare eventuali abusi. Uno
strumento che vuole essere a disposizione
anche delle stesse bambine o adolescenti
vittime di mutilazioni genitali femminili o
che corrono il rischio di essere sottoposte
a questa vera e propria menomazione del
corpo e della psiche", annuncia il Ministro
per le Pari Opportunità, Mara Carfagna.
"La violenza, che questo
numero è chiamato a contrastare, infatti,
rappresenta una barbarie, una tortura
inaccettabile, una gravissima violazione del
diritto all'integrità fisica delle donne e
delle bambine. È un fenomeno culturale
presente anche nel nostro Paese, da molti
ancora ignorato, che rovina una vita intera
e che stiamo combattendo con forza in molti
modi: finanziando progetti di contrasto e
sensibilizzazione, mandando in onda uno spot
rivolto principalmente ai genitori immigrati
e ora anche attivando un numero di
assistenza telefonica".
Il numero, gratuito e
accessibile dal lunedì al venerdì dalle 8.00
alle 14.00 e dalle 15.00 alla 20.00, si
inserisce all’interno di un progetto più
ampio di politiche e azioni di contrasto
alle MGF, che vede il coinvolgimento di vari
Ministeri, sotto il coordinamento del
Dipartimento per le Pari Opportunità.
9 novembre 2009
|
BULLISMO |
11-11-2009
Bullismo, questo
termine, in negativo, sta diventando sempre più
di moda e, purtroppo, non fa riferimento allo
sbruffone, al gradasso al prepotente di borgata
come siamo stati abituati a vedere in molti
films degli anni 50-60.
I bulli attuali
sono gli adolescenti, i ragazzi di Scuola Media
Inferiore, come si legge e/o si sente, e sembra
che la media dell’età scende spaventosamente
fino ad arrivare alla Scuola Elementare.
Da ricerca
effettuata si evince che i luoghi, dove
maggiormente è presente il bullismo, sono la
scuola ed il percorso che si fa da casa a scuola
e viceversa.
Molte vicende ci
sono note anche grazie ai Media che ne hanno
ampiamente parlato.
C’è la storia una bambina di 13 anni che è stata
violentata e ripresa con il video-fonino
successivamente trasmesso in Internet, c’è poi
il caso che ha creato molto scalpore del
ragazzo down deriso e picchiato dai
compagni di classe anche questa volta diffuso su
Internet il “video divertente” delle loro gesta,
Si potrebbe continuare a lungo con gli esempi,
ma fermiamoci qui.
Ma chi è il bullo?
Il suo identikit è chiaramente quello
dell'aggressivo. Il bullo ha un forte bisogno
di dominare gli altri, si dimostra spesso
impulsivo, si arrabbia facilmente. È
intollerante ed è concentrato sulla propria
personalità senza badare a coloro che gli sono
intorno.
E’ doveroso comunque fare una distinzione con i
“bulli passivi” ovvero i seguaci o sobillatori
che non partecipano attivamente agli episodi di
bullismo, infatti pur essendo presenti nel
branco, non sono interessati a prevaricare, ma a
farne parte, per non diventare loro le
vittime.
Le figure presenti negli episodi di bullismo
sono tre: la vittima, il bullo ed il
branco, cioè gli altri, il gruppo, la
classe che sta a guardare l’atto di violenza sul
più debole senza intervenire, incitando il
bullo o facendo finta di niente.
Infatti il silenzio e l’omertà sono potenti
alleati del bullo, perché non ci si ribella per
paura e questa paura porta le vittime a tacere
ed a non per parlarne neanche agli stessi
genitori, quindi il bullismo sovente passa
inosservato.
Forme di bullismo
Esso inoltre si manifesta in diversi
atteggiamenti, i principali sono il
bullismo verbale ed il bullismo fisico.
Il primo consiste nell'umiliare la
vittima attraverso insulti, sarcasmo o
derisione, mentre il secondo, il più classico,
con in un contatto fisico, diretto (spinte,
pugni, calci), e riguarda principalmente i
ragazzi rispetto alle ragazze.
Infatti se in precedenza erano solo i ragazzi a
fare i bulli e le ragazze ad esserne le
vittime, adesso le bambine da vittime diventano
“aggressori” dando luogo al “bullismo
femminile” che si manifesta in modo più
subdolo perché è non basato sullo scontro
fisico, ma maggiormente caratterizzato
dall'aspetto verbale e indiretto, in particolare
si concentra sulla manipolazione dei rapporti di
amicizia di cui gode la vittima al fine di
portarla all'isolamento sociale.
Le vittime sono per lo più soggetti molto
sensibili e calmi che, generalmente, non
prendono in giro i propri compagni.
Sono più deboli dal punto di vista fisico, sono
insicuri e se vengono "attaccati" reagiscono
chiudendosi in se stessi
oppure scoppiando in lacrime.
Come prevenire il bullismo
Per prevenire questo fenomeno l’arma migliore è
il dialogo.
Aiutare, attraverso il dialogo, questi “bulli”
esortandoli a raccontare i loro problemi agli
adulti per risolverli nel modo migliore, magari
facendo sfogare la loro aggressività,
consigliando loro qualche sport.
Essendo il bullismo un problema molto diffuso, è
diventato sempre più oggetto di studio e di
analisi da parte di esperti.
Sono stati organizzati incontri e convegni al
fine di valutarne le origini e le cause, così da
fornire strumenti per intervenire in modo più
efficace e porre un freno a questi
comportamenti.
Forse il bullismo nasconde una richiesta di
aiuto da parte dei nostri ragazzi.
Un grido “silenzioso” rivolto alla famiglia,
alle Istituzioni, una richiesta di attenzione.
E’ come se volessero dirci: “fermi tutti, ci
siamo anche noi!”
Spesso in casa non ce ne accorgiamo in quanto i
nostri ragazzi sono sereni, all’apparenza
tranquilli, ma insieme al gruppo, al “branco”,
subiscono una metamorfosi: si trasformano, una
sorta di Dottor Jeckyll e Mr. Hyde.
Allora fermiamoci, arrestiamo per un momento la
nostra corsa ed ascoltiamoli, prendiamoci cura
di loro.
Concediamoci degli spazi in cui tutta la
famiglia sia riunita, magari spegnendo lo stereo
ed il televisore, raccontiamoci “le nostre
giornate” i problemi o le cose belle che abbiamo
incontrato durante la nostra giornata lavorativa
e/o scolastica.
Abbiamo delle grosse responsabilità nei loro
confronti anche perché non ci hanno chiesto loro
di venire al mondo.
Anna Maria Limiti
Osservatorio dei Diritti dell’Infanzia
|
BAMBINI E BAMBINE SOLDATO |
4-11-2009
Attualmente sono più di
250.000 i minori di 18 anni utilizzati
nei conflitti armati.
Nell’ultimo decennio centinaia di migliaia di
bambini, bambine e adolescenti sono stati
direttamente coinvolti nelle ostilità e
utilizzati sia da parte degli eserciti
governativi, sia da parte di gruppi armati di
opposizione ai Governi.
La maggioranza ha dai 15 ai 18 anni, ma alcuni
hanno anche soltanto 10 anni e la tendenza che
si nota è verso un abbassamento dell’età.
Decine di migliaia di bambini,
bambine e adolescenti corrono il rischio di
entrare a far parte degli eserciti o dei gruppi
armati in diversi Paesi.
Durante i conflitti armati
tutti
i bambini subiscono
gravi
violazioni dei loro diritti.
QUAL E’
IL PAESE CHE HA IL PRIMATO PER L’USO DI BAMBINI
SOLDATO?
Nel
Rapporto
presentato dal Segretario Generale delle Nazioni
Unite al Consiglio di Sicurezza sono stati
segnalati Paesi in conflitto o reduci da
conflitti in cui i bambini e le bambine
subiscono gravi violazioni dei loro diritti.
L’elenco dei Paesi è stato
aggiornato ed attualmente comprende:
Afghanistan,
Burundi,
Chad,
Colombia,
Costa d’Avorio,
Iraq,
Liberia,
Myanmar,
Nepal,
Filippine,
Repubblica Democratica
del Congo,
Somalia,
Sri Lanka,
Sudan e
Uganda.
Anche se sono stati compiuti
progressi in alcuni Paesi, come in Liberia e in
Sierra Leone, in alcuni aree di crisi, in Sudan
(Darfur), Chad, Afghanistan, Iraq e Sri Lanka ad
esempio, la situazione ha continuato a
peggiorare, mentre in
Libano,
Israele e nei
Territori Occupati
Palestinesi la recente escalation di
violenza ha causato
BAMBINI E BAMBINE
SOLDATO: NON SOLO COMBATTENTI
Sono bambini ed adolescenti
soldato sia quelli che hanno armi e combattono,
sia quelli che sono utilizzati dagli eserciti e
dai gruppi armati come esche, corrieri o
guardie, per svolgere azioni logistiche o di
supporto, come trasportare le munizioni e le
vettovaglie, posizionare mine ed esplosivi.
La loro vita non è meno dura e a rischio di
quella di chi combatte.
Sia che siano regolarmente reclutati nelle forze
armate del loro Stato, sia che facciano parte di
gruppi armati di opposizione ai Governi, bambini
e adolescenti sono esposti ai pericoli della
battaglia e delle armi, trattati brutalmente e
puniti in modo estremamente severo per gli
errori che possono commettere.
Una tentata diserzione può
portare agli arresti e, in qualche caso, ad una
esecuzione sommaria.
Nelle situazioni di conflitto ci
sono, inoltre, bambini appartenenti a gruppi
particolarmente vulnerabili e che per questo
motivo richiedono una speciale protezione.
Si tratta di coloro che vengono separati dalle
loro famiglie (orfani, rifugiati e sfollati non
accompagnati, figli di donne sole) o che
provengono da situazioni economiche e sociali
svantaggiate (minoranze, ragazzi di strada) o
che vivono nelle zone calde del conflitto.
Nei casi di migrazioni forzate e
improvvise, infatti, le famiglie e le comunità
vengono divise e i bambini, le bambine e gli
adolescenti si ritrovano spesso abbandonati a se
stessi in una situazione di grande incertezza.
I minori che vivono nei campi profughi
(rifugiati, sfollati) sono particolarmente a
rischio di essere arruolati.
Sono Inoltre sempre di più le
bambine e le ragazze coinvolte nei conflitti
armati che partecipano direttamente alle
ostilità.
Si tratta di bambine e ragazze
particolarmente vulnerabili, spesso rimaste
orfane di entrambi i genitori, uccisi durante i
combattimenti, o che vengono rapite durante le
incursioni dei gruppi di ribelli.
Le ragazze rimaste orfane tendono
a cercare rifugio e protezione negli eserciti
per sfuggire alle dure condizioni della vita di
strada, ma una volta arruolate vengono ridotte
in schiavitù costrette a soddisfare i desideri,
anche sessuali, dei combattenti. Subiscono
ripetutamente violenze e abusi.
Il rischio di contrarre HIV-AIDS
ed altre malattie sessualmente trasmissibili è
molto elevato, così come le probabilità di
restare incinte con tutte le conseguenze che ne
derivano.
I programmi di disarmo,
smobilitazione e riabilitazione dei bambini
soldato devono tenere in considerazione le
bambine e le ragazze e il loro specifico
vissuto.
Al contrario, invece, spesso
accade che nelle iniziative di intervento a
favore dei bambini coinvolti nei conflitti, le
ragazze, pur avendo il maggior bisogno di cura e
di protezione, sono spesso escluse.
Le ragazze vengono dimenticate
innanzitutto perché sono poco disposte a farsi
avanti, in quanto questo significa venire
identificate dalla comunità come “mogli” dei
combattenti o a fare identificare i loro figli
come “bambini dei ribelli”.
Le ragazze rimaste incinte
durante il periodo in cui facevano parte degli
eserciti devono affrontare il severo giudizio
della loro Comunità d’origine. Le Comunità
tendono a stigmatizzarle ed emarginarle perché
si sono unite ai gruppi di ribelli e tendono ad
attribuire alle stesse ragazze la colpa di
quanto loro accaduto.
La nascita di figli da relazioni
iniziate con il rapimento e la violenza ha
spesso come conseguenza anche il fatto che i
gruppi ribelli rifiutano categoricamente di
lasciar andare le ragazze, nonostante si siano
assunti l’impegno di rilasciare i bambini
soldato. In molte situazioni di conflitto, in
Liberia, in Sierra Leone e nella Repubblica
Democratica del Congo, i combattenti sono stati
riluttanti a rilasciare le ragazze e le hanno
tenute prigioniere asserendo che si trattava
delle loro “mogli”.
Nonostante siano state
predisposte strutture distinte per i ragazzi e
le ragazze e programmi specifici che prestano
attenzione alle questioni di genere, in
determinati Paesi, come nel Congo, la maggior
parte delle ragazze continua a rimanere esclusa
dai programmi di disarmo, smobilitazione e
reintegrazione nelle loro comunità.
Tutti questi fattori
rappresentano le sfide che la Comunità
internazionale deve affrontare e, spesso, le
risorse disponibili sono scarse rispetto alla
complessità di tali obiettivi.
Non dimentichiamoli!
Facciamo in nodo che i bambini
abbiano in mano dei giocattoli, dei libri, del
pane, del cibo e non armi.
Facciamo in modo che le bambine
crescano serene e che la loro maternità arrivi
quando loro desiderano diventare madri e non
perché abbiano subito violenza.
C’è molto da riflettere.
Anna Maria Limiti
Osservatorio dei Diritti
dell’Infanzia
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Lezione di educazione civica
|
17-10-2009
Carissimi,
Siamo ormai abituati a vedere
telegiornali con dei veri e propri “bollettini
di guerra”.
Ieri sera invece si è potuto, con
piacere, apprendere dal telegiornale delle
20,00 come un gruppo di bambini di una Scuola
Primaria di Genova siano scesi in piazza ed
abbiano protestato contro chi trasgredisce il
Codice Stradale parcheggiando su strisce,
marciapiedi, doppia fila etc .
E’ stato bellissimo vedere questi
bambini, accompagnati dai loro Insegnanti, che
con cartelli gridavano contro gli automobilisti
incivili “multa, multa” apponendo il tagliandino
della multa sul cruscotto..
Le
multe
fatte dai
bambini
una volta trovate sulla propria auto, si sa,
fanno quasi piacere, anche perché non
bisogna mettere mano al portafogli.
I bambini coinvolti
nell’iniziativa sono tutti d’età compresa
tra gli 8 e i 10 anni, a
collaborare attivamente con loro
l’Associazione “ Facciamoci Strada”.
l’assessorato alla Città Sicura e
l’assessorato alla Mobilità di Genova.
Il progetto intende
sensibilizzare la città sulla necessità di
promuovere l’andare a piedi, soprattutto da
parte dei bambini e per i piccoli
spostamenti (come l’andare a scuola)
Questi piccoli amici ci hanno
dato una bella lezione e….facciamo
attenzione, si sa che i bambini sono giudici
implacabili.
Anna Maria Limiti
Osservatorio Kiwanis Infanzia
|
dal Sito del Ministero delle Pari
Opportunità
|
Forze dell’Ordine e Associazioni: le
scuole si organizzano
Grande successo per la
Settimana contro la violenza nelle scuole, nata
dall'intesa dei Ministri Carfagna e Gelmini per
educare i ragazzi alla cultura del rispetto e
della diversità. L'iniziativa, la prima nel suo
genere, ha raccolto le adesioni di moltissimi
istituti, da Nord a Sud, con centinaia di
richieste ai vertici locali delle Forze
dell'ordine o ai Ministeri per l'intervento di
esperti.
Sui temi della legalità Polizia Postale, Polizia
di Stato e Carabinieri sono stati i protagonisti
assoluti. Come ad Alessandria, dove la Polizia
Postale è stata chiamata a tenere corsi sul tema
"per non cadere nella Rete", guida ad uso non
violento e corretto di internet e dei Social
network, o a Caivano, in Provincia di Napoli, a
pochi chilometri da Scampia, dove la Polizia di
Stato è stata invitata ad avvicinare i ragazzi
al rispetto delle regole e delle leggi.
Mobilitati anche i Carabinieri del nucleo
antistalking, che sono stati chiamati a tenere
corsi e incontri per far conoscere il problema e
le sue soluzioni agli studenti di alcuni
istituti.
Sensibilità al tema della violenza contro le
donne è stata dimostrata da alcuni dirigenti
scolastici che hanno voluto creato corsi di
autodifesa per le studentesse, dentro gli
istituti, affidati agli insegnanti di educazione
fisica: una scuola di Legnano, poco fuori
Milano, conta già 130 studentesse iscritte.
Ai più piccini ci ha pensato Telefono Azzurro,
che ha invitato le scuole primarie a partecipare
all’iniziativa "Ad alta voce. Un video box per
Telefono azzurro". L'obiettivo è quello di
fornire, all’interno della scuola, spunti di
riflessione sulla prevenzione di ogni genere di
violenza, mediante la distribuzione di materiale
informativo, grazie al quale si chiederà agli
alunni di realizzare, attraverso una semplice
fotocamera digitale o telefonino, delle
video-interviste estemporanee in cui ogni
bambino può esprimere le proprie opinioni.
Grazie ad un accordo con Youtube, i video più
significativi, saranno pubblicati in Rete.
Altro progetto importante sono i "Campus
non-violenza" rivolti agli studenti dell’ultimo
anno delle scuole superiori, che, grazie ad un
accordo tra Unar e Ostelli della Gioventù,
trascorreranno tre giorni in una città italiana
per facilitare l'integrazione e lo scambio di
esperienze tra ragazzi di diverse città italiane
sulle tematiche legate all’integrazione, alla
tolleranza e all’educazione civica.
Altri istituti hanno optato per la proiezione di
pellicole cinematografiche che affrontano temi
'sensibili': dalla violenza sulle donne al
cyberstalking, dalla lotta alle discriminazioni
razziali fino al bullismo omofobico.
La "Settimana contro la violenza", però, non si
conclude con la fine degli eventi, ma continua
per tutto l'anno scolastico, grazie al concorso
indetto tra tutti gli studenti per la
realizzazione della campagna di comunicazione
"Io dico no alla violenza" per il 2010. Gli
elaborati degli studenti - spot televisivi e
radiofonici, manifesti, opere di videografica -
verranno utilizzati promuovere l’iniziativa del
prossimo anno. "Molto soddisfatta delle
adesioni", si dice il Ministro per le Pari
Opportunità, Mara Carfagna. "Per sconfiggere la
violenza, in tutte le sue forme, debellarla dal
nostro Paese, è necessario fare un lavoro
importante sulle giovani generazioni, partire
dalle scuole", aggiunge, "e questa Settimana
contro la violenza mi sembra un buon inizio".
14 ottobre 2009
|
'Settimana contro la violenza' in
tutte le scuole italiane
|
Dal
12 al 18 ottobre, in tutte le
scuole italiane, si terrà la
"Settimana contro la violenza",
per iniziativa dei Ministeri per
le Pari Opportunità e del
Ministero dell'Istruzione,
dell'Università e della Ricerca.
Istituita con un
Protocollo d'intesa tra i
Ministri Carfagna e Gelmini, la
Settimana nasce con l'obiettivo
di creare un momento di
riflessione sui temi del
rispetto, della diversità e
della legalità, che coinvolga
studenti, genitori e docenti e
che metta a sistema le buone
pratiche che molte scuole già
offrono.
Dal lunedì al
sabato, gli istituti scolastici
organizzeranno iniziative di
sensibilizzazione, informazione
e formazione sulla prevenzione
della violenza fisica e
psicologica, compresa quella
fondata sull'intolleranza
razziale, religiosa e di genere,
con approfondimenti ed eventi
dedicati. Sarà dato spazio alla
promozione dei servizi attivati
dai ministeri, come il numero
verde nazionale per l'ascolto e
la consulenza in casi di
violenza a scuola - 800 669696
-, il numero verde nazionale
contro la violenza sulle donne -
1522 e il numero verde contro le
discriminazioni razziali - 800
901010.
Sono previste
collaborazioni eccellenti, con
rappresentanti dei Carabinieri,
della Polizia di Stato, di
Telefono Azzurro, delle
Authority e di molte
associazioni già attive sul
territorio. I dirigenti
scolastici, infatti, potranno
richiedere la partecipazione di
'esperti' alle lezioni
scolastiche.
In allegato la
Circolare inviata ai dirigenti
scolastici e una scheda
informativa su ciascuna forma di
violenza da contrastare.
6 ottobre 2009
|
Roma, 05 ottobre 2009
A
tutti i Lgt Governatori del Distretto Italia
e p.c. Al Segretario del Distretto Italia
Giovanni Carubelli
Al Governatore del Distretto Italia Valeria
Gringeri
Al Governatore Eletto Salvatore Costanza
All’Imm. Past Governatore Sergio Rossi
Carissimi Amici
Kiwaniani,
un augurio affettuoso a tutti Voi per un
proficuo e sereno anno kiwaniano.
Mi rivolgo a Voi per proporVi, in qualità di
Chairperson per l’Osservatorio Diritti
dell’Infanzia, alcune iniziative che potremmo
intraprendere durante l’anno sociale in corso.
Sarebbe opportuno ed importante sensibilizzare
l’Opinione Pubblica riguardo problemi di
rilevanza sociale, culturale, ambientale.
Minori ed alcool
Questo Programma, che Vi prego voler portare a
conoscenza dei Presidenti delle Vostre
Divisioni, potrebbe essere attuato in
collaborazione con le scuole, gli oratori, le
palestre e qualsiasi altra aggregazione composta
da Giovani.
La prevenzione è fondamentale e si può attuare
facendo rilevare ai Giovani che l’abuso di alcol
miete tante vittime al ritorno dalle discoteche
e non solo. Si potrebbe sensibilizzare gli
Insegnanti, i Docenti, i Dirigenti scolastici, e
perché no anche le Famiglie che sono il nucleo
fondamentale della nostra Societas,
affinché insieme al Kiwanis si porti avanti un
Programma educativo anti-alcol.
Potrebbe essere anche utile:
v
Organizzare una
conferenza sull’argomento durante una
conviviale, e, laddove possibile, darne
informazione attraverso la stampa locale;
v
Divulgare il
messaggio attraverso volantini distribuiti sul
territorio;
v
Educare i
Giovani al vivere sano e a non bruciare gli anni
della loro bellissima giovinezza.
ANORESSIA E
BULIMIA……
…altro subdolo
nemico dei nostri Giovani!
Entrambe sono le principali
cause di morte tra gli adolescenti, maggiormente
tra le ragazze.
L’amore, l’attenzione dei
familiari ed amici ai chiari segnali che si
manifestano, sono la prima cura.
Anche per questa campagna, tra
l’altro recentemente diffusa dal Ministero delle
Pari Opportunità, si può ricorrere all’ausilio
della Scuola.
Come suggerito dalla nostra
“Consulta delle Donne”, si potrebbero far
girare nelle Scuole opuscoli che
“pubblicizzino” la dieta mediterranea,
riconosciuta come veicolo per il viver sano.
In questo anno gradirei
l’aiuto di tutti mettendomi a disposizione per
ogni chiarimento e/o suggerimento riteniate
utile chiedere e dare.
Parafrasando una nota canzone,
dico che
“…. Si può
fare/dare di più!!!!”,
e con questo concludo questo
mio breve messaggio, augurandoci un ottimo
lavoro finalizzato, anche in questa occasione, a
tendere le nostre mani ed i nostri cuori verso
loro: i Giovani che sono, sì il nostro domani,
ma soprattutto i protagonisti del futuro del
mondo che, purtroppo, in questi ultimi tempi ha,
a volte, tinte grigie.
Certamente non vogliamo e non
possiamo sostituirci alle Istituzioni, ma il
nostro contributo potrebbe essere un tassello
del mosaico che, unitamente alle altre
“tessere”, costituisce la nostra realtà
quotidiana.
Nella certezza che insieme
lavoreremo meglio, Vi saluto caramente,
rimanendo in attesa di Vostri graditi riscontri
per poter procedere costruttivamente e
positivamente.
Anna Maria Limiti
Chairperson
Osservatorio Diritti dell’ Infanzia
|
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