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 Kiwanis International  

  Distretto Italia-San Marino

      Anno Sociale 2009/10 Governatore Valeria Gringeri     ...il loro futuro ha bisogno di noi

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OSSERVATORIO KIWANIS INFANZIA

Responsabile : Anna Maria Limiti

Saluto del Chairperson Anna Maria Limiti


Al Governatore del Distretto Italia Valeria Gringeri
Al Governatore Designato Salvatore Costanza
All’Imm. Past Governatore Sergio Rossi

A tutti i Lgt Governatori del Distretto Italia

Amici Kiwaniani,

questo scritto vuol essere il mio cordiale commiato dopo una esperienza biennale nell’Osservatorio Kiwanis per i Diritti dell’Infanzia.

Il mio primo “articolo” riguardava la Ruota degli Esposti e poi, man mano,  ho continuato con vari argomenti, ma sempre riguardanti l’Infanzia ed i Minori meno fortunati che, purtroppo, sono tanti! 

Quanto scrissi in diverse occasioni, è stato fedelmente riportato nel nostro Sito, dalla insuperabile Webmaster, Rosalba Fiduccia, che ringrazio anche in questa occasione, ed è, e lo sarà,  anche per i prossimi anni, nella pagina “archivi anni precedenti”, a disposizione del Sito Kiwanis.

Non mi sono limitata a scrivere!

Ovunque mi sia stato possibile ho fatto conoscere il Kiwanis e la sua, meglio dire nostra, Mission.

Sono entrata nelle scuole parlando con Esperti di disturbi dell’Alimentazione, Anoressia e Bulimia, Alcol, Droga, Bullismo, Pedofilia  ed altro.

Ho coinvolto Genitori ed Insegnanti e, diverse volte, si è raggiunto un  numero consistente di Auditori.

Alcuni Istituti mi hanno invitato a rinnovare l’iniziativa per il prossimo anno,  cosa che, come kiwaniana, mi farà piacere ripetere, non escludendo l’auspicabile collaborazione di quanti vorrano/potranno: anzi sarete i BENVENUTI!

Pur se non coprirò, per il prossimo anno, l’Incarico di Chairperson per l’Osservatorio dei Diritti dell’Infanzia, intendo continuare a portare avanti le iniziative intraprese nel biennio che si sta concludendo, come è compito di ogni Socio Kiwanis farlo, ma soprattutto continuerò la lotta alla Pedofilia!

Ho preso contatti, che sono ancora in essere, con Associazioni che operano in questo campo ed insieme cercheremo di portare avanti la nostra causa: comunque sempre mettendo la “targhetta” del Kiwanis.

Disse “qualcuno”: COGITO ERGO SUM,

ma non basta pensare e rallegrasi con se stessi di essere presenti a se stessi, ma dobbiamo pensare a cosa fare “concretamente” per coloro che saranno i Protagonisti del domani nel nostro mondo: 

Nessuno dovrà mai spegnere il sorriso di un Bambino, anzi chi di noi può, o potrà, in qualsiasi misura e maniera, “faccia”, ma concretamente.

Il mio è solo un imperativo esortativo, pur sapendo che:NEMO AD IMPOSSIBILIA TENETUR, ma..: VOLERE E’ POTERE!

Abbiamo trascorso due anni insieme, ho percorso un cammino che mi ha molto maturato sia dal punto di vista kiwaninaino, ma  anche personale.

Di questo devo dire grazie al Past Governatore Sergio Rossi che ha creduto in me affidandomi l’incarico durante il suo mandato ed a Valeria Gringeri che, confermandomi nel suo Anno Sociale, ha fatto si che potessi continuare questo cammino.

Ringrazio anche chi, con il suo sostegno morale, mi ha spronato a continuare, cioè coloro che in silenzio stanno facendo tanto per il nostro Kiwanis

Non mi piace lavorare da sola, invito tutti coloro che condividono le mie idee, e sono certa sono tanti, a contattarmi per poter fare un gioco di squadra.

Un caro saluto,  un abbraccio ricordandovi che io sono sempre con “la porta aperta” e voi sapete come contattarmi.

Anna Maria Limiti

Osservatorio Kiwanis per I Diritti dell’Infanzia

Roma, 11 settembre 2010

L'infanzia rubata

30-08-2010


Metti una sera a cena, metti una festa di compleanno di un nonno e della sua nipotina, metti un panorama stupendo sulle rive del lago, una serata magica di inizio agosto, metti un gruppo di amici che parlano del più e del meno.

Accanto a me siede una giovane mamma minuta, ed i suoi splendidi occhi azzurri sono velati di tristezza.
Da mesi ormai non brillano più di gioia e malizia si sono come spenti.

Una persona di cui lei si fidava ed amava ha rubato l'infanzia alla sua bambina.

Ero al corrente della sua storia ne avevamo parlato en passant, ma quella sera vicine abbiamo approfondito e la sua storia, il suo dolore, la sua paura di perdere i figli, la sua rabbia per non avere avuto giustizia mi hanno fatto riflettere.

Le ho chiesto se si sentiva di raccontare la sua storia .

Oggi mi è arrivata la sua testimonianza che vi giro così come mi è giunta. Senza nulla togliere né aggiungere ve la inoltro.

Forse qualcuno riderà e penserà che sono pazza, ma da un po' di tempo nella mia mente c'è un pensiero.
Scriviamo, se necessario raccogliamo firme, ma chiediamo una legge che possa permettere un processo immediato nei casi di pedofilia.

Non è giusto che passino mesi, anni, prima che i pedofili vengano giudicati.
Nel frattempo possono avere varie occasioni di fare altro male ad altri bambini innocenti.
Di burocrazia, in questi casi, si può anche morire.

Grazie mia cara amica per averci dato la tua testimonianza, sai che ti sono vicino e che puoi far conto su di me per tutto.

Anna Maria Limiti
Osservatorio Kiwanis per i Diritti dell'Infanzia


---Da: S G <
Oggetto:
A: "anna maria limiti" <amlimiti@yahoo.it>
Data: Domenica 29 agosto 2010, 13:06


Carissima Anna,
ti ringrazio con tutto il cuore per quello che stai facendo,sei una persona unica e speciale.
Spero che la ns testimonianza possa essere utile.
Amo i miei figli più della mia vita, sono il mio sorriso, la mia luce il mio respiro, il mio equilibrio.
Vivo nel pensiero costante di proteggere i miei cuccioli sono da sempre stata particolarmente vigile, sacrificando me, il mio tempo, gli hobby.
Ho sempre pensato che non mi sarebbe sfuggito nulla, che queste cose succedono a chi non è attento, a chi è troppo preso dalla frenesia del mondo e dimentica i propri doveri.
Certo non io. Convinta che non mi sfuggirà nulla, so di dover stare attenta, convinta che una mamma non può non accorgersi di certe situazioni.
Convinta di aver trovato un uomo speciale, unico un uomo da poter paragonare a un angelo che con le sue grandi ali maestose fosse in grado di proteggere me ma sopratutto i miei meravigliosi figli...
Credevo questo.....
Un pomeriggio, un normalissimo pomeriggio di fine novembre, la mia piccola Sara mi svela con lacrime di dolore e un cuore infranto che il mio angelo è un diavolo un maledetto diavolo malato.
La tua vita di madre è sospesa....la tua fronte è fredda, il cuore ti batte talmente forte che hai la sensazione che ti scoppi il petto, ti fai forza, violentemente ti imponi di chiedere a tua figlia cos'è successo....
Piangendo, con il terrore negli occhi ti racconta, vorresti che le tue orecchie non sentissero più.
La cosa più assurda, che nell'imbarazzo, nella paura e nel dolore dei suoi sprazzi di racconti... c'è una convinzione.... ripetuta dieci mille cento volte
"mamma perdonami" "Lui non è cattivo è malato" "Ci ama" "solo tu puoi aiutarlo"
La gola ti si stringe, ma non puoi piangere, non devi piangere,cerchi di evitare con tutte le forze che il tuo volto tradisca il tumulto che ti sconvolge le viscere.
E tu che hai letto il dolore e il terrore negli occhi di tua figlia, sai che quel che lei ti racconta è vero.
Hai fallito come genitore. Non sei stata capace di proteggere la tua piccola e l’angoscia ti soffoca e ti opprime.
Da quel momento l’ordinarietà della tua vita finisce.
Ti senti frastornata, smarrita, tutto ciò che ti scorre intorno sembra non appartenerti ed un peso enorme ti opprime i pensieri ed i sentimenti.
Sei sconvolta, umiliata, calpestata nei tuoi sentimenti più intimi e preziosi, la tua vita è piagata da un dolore vivo, tuo, che nessuno può capire se non chi ha vissuto il tuo stesso dramma.
Per lui, che sosteneva di amare mia figlia come se fosse la sua, le chiamava effusioni amorevoli.
Poi realizzi che devi fare qualcosa, che non puoi abbandonare tua figlia nel baratro del dolore e cerchi disperatamente chi e cosa possa aiutarla.
L’alternativa è tra il tacere ed evitare il supplizio del processo, ed il denunciare ed andare incontro alla battaglia processuale che si svolgerà sulla pelle di tua figlia e tua.
Io ho fatto la seconda scelta.
Lo ho fatto per poter guardare negli occhi mia figlia e dirle di aver fatto tutto ciò che potevo per difendere la sua dignità di fronte a chi aveva abusato della sua tenera innocenza e tentava di violentarla nuovamente mettendo in dubbio la verità dei suoi racconti.
Lo ho fatto perché se non avessi ripreso io l’urlo di dolore di mia figlia avrei tradito la fiducia sconfinata che lei ripone in me.
Lo ho fatto per tutti quei bambini il cui urlo di dolore non ha trovato orecchi pronti ad ascoltare.
Lo ho fatto per non sentire domani l’urlo di altri bambini abusati dalle stesse mani.

Dopo mesi di lunga sofferenza, buio e devastazione,per la prima volta il mio cuore e la mia anima hanno visto luce piangendo lacrime di d'immensa gioia, Ho vinto una battaglia, una delle più importanti, nella quale avevo il terrore di perdere i miei meravigliosi “Figli”.
Grazie al supporto di una meravigliosa assistente sociale, che mi ha assistito e accompagnato davanti a un tribunale per la tutela dei minori.
Sicuramente ho ancora tante battaglie da dover superare, una fondamentalmente, nella quale non voglio assolutamente fallire:far tornare il sorriso, la stima e la dignità alla mia piccola Sara.

Oggi mi sento forte e determinata affinchè tutto ciò accada e che la nostra vita torni serena e profonda con i valori che purtroppo in questo periodo sembrano essersi persi.

Da questa terribile situazione sto imparando che nella vita si danno troppe cose per scontato perdendo il sapore, i valori ed i colori delle emozioni che sono fondamentali.

Non voglio diventare una mamma arida, debole e diffidente a tal punto di non riuscire più a trasmettere l'essenza ed il profumo della vita che ora lei illumina e riscalda con la sua luce così colorata.

Non voglio perdere la consapevolezza di quanto sia bello e profondo sognare,amare ed essere amati.

Voglio diventare una persona migliore dove i miei figli possano specchiarsi e prendere esempio trovando le armi, il coraggio e la forza di combattere con grande dignità le battaglie della vita che spesso si presenta come una grande guerra.

Mi ritengo una mamma molto fortunata perchè ho

gli occhi di mia figlia che a poco a poco si riaccendono e brillano di fronte alla fiducia che trova in me, il suo sorriso che mi scalda il cuore e l’anima.

Per fortuna mano a mano nei suoi sogni i cieli azzurri le farfalle colorate ed i fiori variopinti rubano spazio ai brutti ricordi e dolori.

Per fortuna c’è la forza di tua figlia a dirti che comunque ci sarà un domani.

Oggi a nove mesi da quella denuncia, nulla..... il buio, il silenzio. Lui è libero .


 

Alcol e minori, tre storie di ordinaria dipendenza

7-8-2010
 

Da youtube ho scaricato il seguente video dal quale si evince che l'attenzione sui nostri ragazzi deve essere sempre molto alta.
 
L'alcol è molto dannoso per un bambino ma lo è ancor di più perchè con il passar del tempo associa altre droghe che possono essere deleterie.
 
E' meglio un rimprovero in più che l'indulgenza nella speranza che sia un episodio isolato.
 
Un caro saluto
 
Anna Maria Limiti
Osservatorio Kiwanis
per i Diritti dell'Infanzia
 

http://www.google.it/url?q=http://www.viddler.com/explore/cnrtv/videos/64/&sa=X&ei=iY1dTJT-GZrbsAaQ_vnGBw&ved=0CEIQuAIwAQ&usg=
AFQjCNEOeHViv4OY_B2TjNV21kyGylyETw

BAMBINI CONTESI


Il numero dei bambini contesi, spesso vittime di 'sequestri' da parte del padre o della madre, figli di coppie separate è, purtroppo in forte crescita.

Il fenomeno è in continua evoluzione, attualmente sono circa 10 mila in Italia i bambini contesi..

Chi tutela questi bambini, vittime di un mondo con sempre meno confini geografici ma ancora troppe barriere culturali?

Purtroppo, quando tra gli adulti nascono delle divergenze, incomprensioni e/o si mette la parola fine ad un rapporto, si pensa, nella maggior parte delle volte, alle proprie esigenze con la convinzioni che poi l’altro o l’altra si adegui e così facciano i figli.

Separazioni difficili, violenze tra le mura domestiche, disagio dei figli.

E' necessario trovare un equilibrio con attenzione per tutti: le madri che spesso non sono ancora del tutto tutelate, i padri che devono avere obblighi dai quali non potersi sottrarre, ma anche diritti garantiti, il tutto tenendo sempre l'asse fermo sui diritti dei minori, il vero anello debole della catena.

Mi si stringe sempre il cuore quando sento delle brutte storie, diverse nei dettagli, ma uguali nella sostanza: bambini mercificati, indifesi in attesa delle sentenze degli Assistenti Sociali o dei Tribunali dei Minori.

Ma ci chiediamo cosa veramente vorrebbero i bambini? Con chi soprattutto vorrebbero andare? La loro voce, a volte, è così impercettibile che nessuno li sente.

Facciamoci anche un’altra domanda. Come saranno da adulti quei bambini contesi? Quale fardello si portano dietro nella crescita?

A loro, tra le altre cose, serve  l’affetto e la consapevolezza di essere amati.

 

Anna Maria Limiti

Osservatorio per i Diritti dell’Infanzia

Sentenza scandalo

20 luglio 2010

La Corte Costituzionale ha cancellato la norma che imponeva al Pubblico Ministero di disporre la custodia cautelare in prigione anche per i sospettati di reati di sfruttamento della prostituzione minorile.

La decisione della consulta ha scatenato polemiche sia nel mondo politico che nel mondo delle Associazioni e ha suscitato l’energica reazione di Mara Carfagna, Ministro per le Pari Opportunità che dal suo Sito tuona

Non esiste e non possiamo accettare una "classifica della brutalità": per noi, cioè coloro che hanno scritto e approvato questa legge, chi violenta una donna o, peggio, un bambino deve filare dritto in carcere, senza scusanti, da subito". Così il Ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, commenta la sentenza della Consulta che giudica incostituzionale l'automatismo per il quale gli imputati per violenza sessuale su donne e minori vengono ora custoditi in carcere in attesa del giudizio.

"L'intervento della Corte è giustificazionista, lontano dal sentire dei cittadini, e, purtroppo, ci allontana, sebbene di poco, dalla strada verso il rigore e la tolleranza zero contro i crimini sessuali che questa maggioranza ha intrapreso sin dall'inizio della legislatura. Sono sicura che i magistrati continueranno a dimostrare la dovuta sensibilità nei confronti di questi reati odiosi, valutando con estrema severità le esigenze di carcerazione preventiva di chi li commette. Restano in vigore tutte le altre parti del provvedimento e tra queste l'eliminazione dei benefici premiali, quali arresti domiciliari o sconti di pena, la difesa gratuita per le vittime e le aggravanti grazie alle quali ora chi stupra una donna rischia fino a 14 anni di carcere"

In internet c’è un Sito  “VORREI” che lotta contro la pedofilia, in esso ho trovato il trafiletto riportato di seguito che non ha bisogno di ulteriori commenti, si commenta da solo.

Anna Maria Limiti

Osservatorio Kiwanis per i Diritti dell’Infanzia

20 luglio 2010


La Repubblica del 20 Luglio  riporta una inchiesta di grande attualità riguardante “Il Tribunale dei Bambini”.

Ogni anno i tribunali emettono migliaia di provvedimenti urgenti a tutela dei minori, allontanandoli dalla famiglia d'origine.

Questo, la maggior parte delle volte, provoca una guerra tra i genitori e lo Stato che può durare anni.

Ecco perché in Italia c'è una emergenza infanzia.

Di seguito troverete l’articolo completo che la giornalista Maria Novella De Luca ha voluto dedicare a questo scottante argomento.

Quando si tratta di bambini l’attenzione deve essere sempre molto alta.

Parliamo di chi dovrà essere il nostro futuro, di chi ha diritto a tante cose che vengono loro negate e non dimentichiamo che non hanno chiesto loro di venire al mondo.

Anna Maria Limiti
Osservatorio Kiwanis per i Diritti dell’Infanzia
 

IL TRIBUNALE DEI BAMBINI/1

Repubblica — 20 luglio 2010   pagina 43   sezione: R2

Contesi. Spesso ostaggi. Ospiti per anni e anni di case famiglia che molto assomigliano ai vecchi istituti, dove tuttora vivono oltre trentamila bambini. Tolti ai genitori, ripresi, restituiti, portati via di nuovo, tanto confusi da non sapere più a chi voler bene. Ragazzini con l' infanzia interrotta e il futuro senza colori. Ogni anno in Italia vengono pronunciati dai tribunali circa 7 mila "provvedimenti urgenti a protezione del minore", che vogliono dire allontanamento dalla famiglia, decadenza della patria potestà, affido a comunità o istituti. Perché lì, nella famiglia d' origine di questi bambini, spesso accadevano cose gravi, sporche, lesive della loro vita, come poi raccontano i disegni. Bambini portati via in fretta, in luoghi protetti ma estranei, e senza un tribunale a cui appellarsi. Ma con la concreta possibilità di ricostruirsi un futuro.

Mentre tra i loro genitori e lo Stato inizia una guerra che dura anni e anni. Come per la piccola Anna Giulia, 5 anni, "rapita" dalla madre e dal padre nella casa famiglia che l' ospitava, e oggi in fuga con due genitori ricercati in tutta Europa. Convinti, Massimiliano e Gilda, di essere loro la famiglia giusta per Anna Giulia, nonostante un grave passato di droga e il decadimento della patria potestà deciso dal tribunale. Un caso tra le migliaia che ogni anno vedono un bambino o un adolescente conteso tra due ex genitori in una causa di divorzio (nel 2009 sono stati circa 65 mila i bambini coinvolti in procedimenti conflittuali), o portato via dai servizi sociali, a volte in tutta fretta, per difenderlo da un contesto malsano e pericoloso. Settecento casi soltanto nel 2008, secondo gli ultimi dati del Ministero della Giustizia. In mezzo le ragioni del cuore e quelle della legge, quasi sempre inconciliabili, e il mestiere difficilissimo di chi deve scegliere in nome di un bambino, a volte piccolissimo. Ossia una rete di servizi sociali allo stremo, 37 mila assistenti sociali in tutta Italia, uno ogni 1.500 minori, con contratti che non superano i sei o sette mesi, poi via, ci sarà qualcun altro ad occuparsi (forse) di quella ragazzina o di quel ragazzino, della sua ferita, del suo passato che fa male, della sua voglia di rinascere. In Italia c' è una emergenza infanzia e i giudici minorili non se lo nascondono. Ma per Melita Cavallo, che dirige il tribunale per i minori di Roma, «il problema non è l' intervento urgente, che spesso salva da abusi gravissimi, ma è il dopo, quando il bambino viene affidato ai servizi sociali, e inizia la sua permanenza in casa famiglia, permanenza che spesso diventa un parcheggio». «Togliere un figlio a due genitori tossicodipendenti è giusto, ho sentito da questi bambini racconti terribili. Ricordo la voce di piccolino, sei o sette anni, che mi diceva: "Il vicolo era scuro, c' era un uomo con la barba nera, mamma gli ha dato i soldi e poi si è seduta al buio, con la siringa, è rimasta lì con gli occhi chiusi, avevo paura e freddo..."». «Ma una volta al sicuro - continua - questi bimbi non devono restare negli istituti 4, 5 o anche 10 anni, nell' attesa vana che la famiglia d' origine cambi, e possa riprenderli con sé. Se in tempi brevi questa possibilità non si profila, allora i minori devono essere dati in affido, in adozione... Non so perché quei due genitori abbiano rapito la loro bambina, è un gesto irresponsabile, che non li aiuterà, ma forse anche loro non sono stati ascoltati. È che al centro di tutto questo c' è la grande fragilità dei servizi sociali, pochi, carenti,e troppo ancorati a mio avviso all' idea che su tutto si debba privilegiare il legame di sangue». Le storie si moltiplicano. Da Serena Cruz, la bimba che a tre anni fu tolta alla famiglia che l' aveva adottata illegalmente e consegnata ad un' altra coppia italiana, con un clamoroso processo che spinse Natalia Ginzburg a scrivere il suo ultimo libro, alla piccola MariaVika, rapita dai "genitori affidatari" per impedirne il ritorno in Bielorussia. Fino ai bimbi contesi tra le coppie miste, oggi sempre di più, con divorzi che diventano casi diplomatici tra Stati. Ma ai bambini quasi mai viene data voce. E se Francesco Paolo Occhiogrosso, presidente del Centro Nazionale per l' Infanzia e l' Adolescenza afferma che in Italia «non c' è il coraggio né la voglia di togliere i minori dal limbo degli istituti, dimenticando che il loro primario interesse è quello di avere una famiglia, magari adottiva se quella d' origine non funziona più», lo psicoanalista Massimo Ammaniti prova a raccontare cosa vuol dire, per un bambino, sentirsi tirato, diviso, strattonato tra due affetti. «Alcuni anni fa - spiega Ammaniti - una famosa ricerca americana, curata dalla psicologa Judith Wallerstein, mise in luce come nei casi di divorzio quello che faceva davvero soffrire i figli non era tanto la separazione da uno o dall' altro genitore, quanto le contrapposizioni tra i due, e l' essere usati come oggetti di ricatto. I bambini sono lacerati da questo ruolo in cui si ritrovano, cominciano a sentirsi colpevoli del fatto che i genitori si siano lasciati, o sperano, anche al di là di ogni ragionevolezza, che i genitori si rimettano insieme. Tanto da assumere a volte un atteggiamento protettivo verso la madre e il padre. E questo in un certo senso accade anche quando i figli vengono portati via da famiglie a rischio dove si verificano abusi. I bambini hanno paura di quei genitori, eppure non se ne riescono a staccare, come se temessero di perdere l' unico legame che conoscono, l' unica radice che gli resta». Intanto sempre più spesso però tribunali e assistenti sociali vengono accusati di essere dei "ladri di bambini", di portare via i figli alle famiglie senza motivi validi, di agire solo sull' emergenza, senza approfondire e valutare. Con un costo per lo Stato di milioni di euro l' anno per mantenere le strutture e la permanenza dei ragazzi in queste. «Ma con parte di questi soldi - si chiede la giudice Melita Cavallo - non si potrebbero aiutare le famiglie affidatarie ad accogliere più bambini?». I blog e i siti si moltiplicano, le petizioni non si contano. E anche gli avvocati di Massimiliano Camparini e Gilda Fontana, oggi rifugiati chissà dove con la loro piccola Anna Giulia, parlano di "malagiustizia". «Non ci fidiamo più dei servizi sociali, del tribunale per i minori, della tutrice, serve l' intervento delle istituzioni», ha detto l' avvocato della coppia Francesco Miraglia. Franca Dente è la presidente nazionale dell' Ordine degli Assistenti Sociali. «Noi siamo i primi ad essere coscienti che questi problemi esistono, ma la rete dei servizi è in gravissima sofferenza. Oggi gli assistenti sociali sono qualificati, ma siamo pochissimi, e i prossimi tagli renderanno ancora più difficile il nostro lavoro. Come si fa ad instaurare un rapporto stretto con un bambino, capire davvero le sue esigenze, se poi dopo qualche mese il contratto di quell' operatore scade? Spesso - ammette Franca Dente - i bambini restano in casa famiglia in attesa di una decisione sul loro futuro, perché la giustizia è lenta, noi stessi fatichiamo a lavorare, ma abbiamo una grande responsabilità. Credo sia giusto cercare in ogni modo di recuperare la famiglia di origine, ma senza ledere il futuro di un bambino. Se questo accade vuol dire che abbiamo sbagliato...». Dai bambini contesi tra Stato e famiglie, ai figli ostaggio di coniugi in lotta. Un caso tra i più recenti la guerra tra l' attrice Asia Argento e il suo ex Morgan, dopo l' ammissione pubblica del cantante di aver fatto uso costante di cocaina "come antidepressivo". Asia Argento ha chiesto la decadenza della patria potestà sulla loro bambina Anna Lou. Margherita Corriere, avvocato matrimonialista di Catanzaro, ha fatto della tutela dei minori nei casi separazione e divorzio la sua battaglia di vita. «È vero, oggi nelle sentenze di divorzio in oltre il 70% dei casi viene applicato l' affido condiviso. Ma è soltanto l' apparenza. Nella realtà le coppie utilizzano i bambini come arma di ricatto verso l' altro coniuge. Una delle frasi che sento più spesso, quando un uomo o una donna che vogliono separarsi entrano nel mio studio è: non voglio che veda più i nostri figli. E qui inizia il mio lavoro - dice Margherita Corriere - di pazienza e persuasione. Quello che cerco di far capire è che ci si può lasciare tra coniugi, ma non si può divorziare dai figli. Sì, lo so che la tecnica di molti avvocati matrimonialisti è proprio il contrario: i figli sono un ricatto per ottenere dall' ex più soldi, più diritti. Ma la mia eticaè diversa:i bambini prima di tutto. È deontologia professionale».

 MARIA NOVELLA De LUCA


Le tanto sospirate vacanze sono arrivate, la scuola è finita ed i ragazzi sono pronti per godersi l’estate.
 
Il mare, la montagna, i divertimenti, la sera si fa più tardi,  i controlli sono meno serrati.
 
E’ giusto che i ragazzi si divertano, guai se non fosse così, ma è anche il momento di fare attenzione.
 
Le quantità di birra o di cocktails, possono aumentare creando danni sul fisico di chi dovrebbe limitarsi a bere succhi di frutta, te e/o analcolici.
 
Ho trovato in internet una locandina  molto interessante e l’ho fatta girare negli oratori frequentati da minori e non, l’ho distribuita ad alcuni ragazzi che lavorano negli stabilimenti balneari perché possa essere un monito per i ragazzi che la leggono e per i loro genitori.
 
Buona estate a tutti.

 

Anna Maria Limiti

 

(Clicca sulla locandina se vuoi vederla nelle dimensioni reali)

 

Un amico ci scrive...

24-6-2010

Tornando da Londra, dopo una breve vacanza, ho trovato una mail di un amico carissimo, Marcello, simpatizzante kiwaniano il quale mi inviava un articolo riportato da Il Messaggero del 22 giugno 2010, con un suo commento.
Vi riporto il tutto di seguito.

Leggendolo capirete che si commenta da solo.

Anna Maria Limiti


Cara Anna Maria,

mi piace il Kiwanis e, spesso, mi capita di entrare sul vostro Sito, peraltro ben fatto, e leggo anche quanto tu riporti in merito all’Infanzia.

Ti allego un articolo riportato oggi da “Il Messaggero” e quello che è il mio pensiero a tal proposito

Bambina autistica cacciata dal ristorante
per "un comportamento poco adatto"

ROMA (22 giugno) - Una bambina autistica di 10 anni che ieri all'ora di pranzo stava mangiando nella mensa self service del centro commerciale Meridiana di Reggio Emilia insieme alla propria pedagogista che la imboccava, sarebbe stata allontanata da un addetto alla sicurezza, perché il suo era un comportamento non adatto ad un luogo pubblico.

A riportarlo oggi è la stampa locale, a cui la pedagogista ha raccontato che l'uomo le si sarebbe avvicinato mentre dava da mangiare alla bambina e l'avrebbe invitata ad andarsene, affermando che quello non era un comportamento da tenere in un luogo pubblico. La donna ha poi avvertito la madre della bambina, che ha raccontato l'episodio al presidente dell'associazione di genitori Aut Aut, Roberto Vassallo. Vassallo ha protestato e difeso la terapista («è una professionista seria che fa questo mestiere da anni») annunciando che presenterà una denuncia alle forze dell'ordine. Il vigilante ha ribadito di non avere cacciato nessuno e i colleghi ne hanno sottolineato la correttezza, ipotizzando un suo intervento in base a sollecitazioni di altri clienti della mensa.

Differente la versione del centro commerciale. È un «grossolano equivoco» e nessuno ha cacciato la bambina ha detto l'amministratore del centro commerciale, Armando De Lucia. «Il personale di servizio di portierato del centro è intervenuto presso la tavola calda su segnalazione di alcuni clienti, allarmati dall'atteggiamento a loro dire troppo aggressivo da parte di un adulto nei confronti di una bambina allo scopo di farla mangiare - ha detto l'amministratore - Il ragazzo di presidio al centro ha chiesto chiarimenti alla signora, che fino a quel momento non si sapeva che ruolo avesse, né si sapeva che la bambina fosse portatrice di handicap».

«L'assistente della bambina avrebbe dichiarato di essere una terapista e che la ragazzina era autistica. A quel punto - ha continuato De Lucia - la donna avrebbe fatto presente la difficoltà che normalmente si incontra con questo tipo di bambini e ha invitato l'addetto, quasi sfidandolo, a provarci lui se vi fosse riuscito. L'uomo avrebbe risposto che non era suo compito e di non avere queste competenze. Ed ha aggiunto che, a dire di molti clienti, il metodo che stava adottando era stato giudicato inopportuno. Sentitasi allora osservata e oggetto di critica l'educatrice ha spontaneamente abbandonato la tavola calda senza venire minimamente sollecitata a farlo».

«Il Centro Commerciale Meridiana intende ribadire la propria solidarietà alla famiglia della bambina autistica coinvolta suo malgrado nell'episodio - ha concluso l'amministratore, ricordando che lo stesso Centro - si è spesso distinto per l'attenzione ai problemi dei bambini meno fortunati e negli ultimi tre anni ha donato somme importanti alla divisione pediatrica dell'ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia

E' necessario chiarire!

Laddove fosse effettivamente appurato che la terapista e la bimba fossero state invitate a lasciare il locale, allo stesso andrebbe immediatamente sospesa la licenza.

I bambini autistici sono colpiti da una patologia che non prevede l'isolamento dagli altri, bensì il sostegno da parte di personale altamente qualificato i cui metodi, peraltro, possono essere solo oggetto di giudizio da parte di organi competenti in materia!
E’ infatti attualmente ritenuto un errore, cercare di preservare il bambino autistico da un lavoro intensivo e “stressante” cercando di adattare alle sue caratteristiche il mondo che gli sta intorno.

E’ dall’ esperienza di chi quotidianamente è a contatto con questa realtà che si è potuto appurare che è più produttivo un tipo di intervento deciso, costante e che stimoli le capacità di adattamento del piccolo paziente alle circostanze esterne e non viceversa.

Richiedere pertanto più umanità e rispetto per chi soffre non guasterebbe, non trovi?

Un caro saluto
Marcello


Riflessioni sulla Convention Europea 2010


La settimana scorsa nei giorni 4 e 5 giugno si è tenuta a Taormina la Convention Europea del Kiwanis.

Tutto si è svolto in luoghi suggestivi, il meraviglioso Teatro Greco,  alla presenza di nomi eccellenti del Kiwanis, ne cito alcuni perché sarebbero veramente troppi i nomi illustri da elencare, Gianfilippo Muscianisi padrone di Casa e Presidente Europeo, Paul Palazzolo Presidente Mondiale, Valeria Gringeri Governatore del Kiwanis Distretto Italia San Marino.

C’erano anche Autorità Civili e militari e molti Rappresentanti delle Istituzioni.

Sono state dette cose molto belle su quanto si è fatto e si intende fare per l’infanzia meno fortunata, ma l’emozione forte, quella che arriva come un pugno nello stomaco ce l’ha data Don Fortunato Di Noto dell’Associazione Meter il cui obiettivo è quello di tutelare i bambini dagli abusi sessuali.

Don Di Noto da anni combatte la violenza sui minori che è sempre da contrastare.
Don di Noto attraverso internet cerca di scovare e denunciare  la pedofilia virtuale,  lo scambio di fotografie pedopornografiche che, nonostante i controlli, sono ancora presenti nel web.
La pornografia virtuale pur se  lontana dagli abusi più concreti, è comunque un veicolo che, come tutti sappiamo, porta a quegli abusi che vengono consumati anche in ambienti inimmaginabili quali  la famiglia e luoghi dove si pensa che i bambini possano stare al sicuro  e per questo deve essere combattuta senza indugi.

Piena condivisione quindi con l’offerta che il Distretto Europeo ha voluto riconoscere a questo Grande Uomo che tanto sta facendo per non spegnere e per restituire il sorriso a molti bambini.

Altra cosa che mi ha entusiasmato è stata l’iniziativa del Club Palermo che, durante la serata dell’Amicizia, ha messo a disposizione degli intervenuti un volume, Due famiglie per un bambino, che raccoglie il tema dell’Affido Familiare trattato durante una tavola rotonda tenuta all’interno del Club.

Volume ben fatto. A mio avviso, ogni Club dovrebbe averne almeno una copia perché oltre a riportare tutti gli interventi dei relatori, Psicologi, Avvocati, Esperti in materia di Affido,   fa riferimento a precise regole e leggi riguardanti l’argomento….perché non siano isole alla deriva in un oceano di indifferenza….

Complimenti al Presidente del Club Palermo Daniela Lima ed al Luogotenente Governatore di Sicilia 6 Rosalba Fiduccia per il lavoro che stanno svolgendo egregiamente.

Anna Maria Limiti
Osservatorio per i Diritti dell’Infanzia

Allarme Anoressia Bulimia

 

Può l’informazione influire in modo negativo sulla crescita fisica e psicologica dei giovani?

Ce lo stiamo chiedendo da molto tempo e, se da una parte è giusto che si conoscano determinate problematiche, dall’altra ci si interroga se i messaggi vengano inviati e recepiti correttamente.

Le conseguenze di messaggi sbagliati hanno portato, negli ultimi tempi, ad un aumento di disturbi come anoressia e bulimia nei giovanissimi o la conta degli anni, mesi e giorni che separano le adolescenti dai 18 anni, maggiore età, che permette loro di sostituire il seno con una protesi.

Nel messaggio mediatico il corpo non viene presentato come un valore da rispettare, ma,spesso, sembra sia una merce da utilizzare come ascensore sociale.

Un messaggio pericolosissimo.

E’ notizia in questi giorni che, alla luce di nuovi dati decisamente allarmanti, anche le Istituzioni hanno deciso di intervenire.

E’ stata richiesta l'istituzione di un Osservatorio Nazionale sui disturbi del comportamento alimentare che, attraverso una rete di servizi integrati, studi la possibilità di accesso alle cure e stabilisca una omogeneità di protocollo terapeutico.

C'è un impegno, in tal senso, anche da parte del Ministero della Salute, del Ministero della Gioventù, e di quelli dell'Istruzione e delle Pari Opportunità.

Si è finalmente capito che il problema è diffusissimo e grave.

Infatti questo fenomeno si è allargato.

 I dati sono indubbiamente preoccupanti ed una ricerca effettuata ci dice che otto, dieci giovani su cento possono avere questi tipi di disturbi del comportamento alimentare, che sono la prima causa di morte tra gli adolescenti e giovani tra i 12 e i 25 anni.

Solo nel Lazio, ad esempio, l'8 per cento dei ragazzi in questa fascia di età soffre di anoressia o bulimia. L'allarme nasce dal fatto che è diminuita l'età in cui compaiono questi sintomi, addirittura si parla di bambini alle scuole elementari. Inoltre, mentre in precedenza era una prerogativa femminile,  sono in aumento presso il genere maschile.

Ogni anno vengono segnalati circa 9.000 nuovi casi.

In Italia si calcola siano circa due milioni le persone affette. Questi sono i dati ufficiali, ma si sa che il sommerso incide per una quota notevole.

Vi sono differenziazioni geografiche nel nostro Paese,
il dato più preoccupante è la differenza di presenza dei centri specializzati tra Nord e Sud.

Tante famiglie o ragazzi del Centro-Sud Italia sono costretti a rivolgersi alle strutture del Nord e si ritrovano poi a tornare a casa senza avere un servizio di supporto adeguato.

Altra differenza la troviamo nella campagna di sensibilizzazione.

E' molto importante questa azione congiunta delle varie Istituzioni preposte perché uno dei principi fondamentali della prevenzione è l'informazione. Infatti, anche attraverso il Ministero dell'Istruzione si sta arrivando a campagne informative e di sensibilizzazione che coinvolgano la famiglia, le strutture scolastiche, i luoghi di sport, i pediatri, i medici di base in tutta la Penisola.

Attualmente, il protocollo terapeutico parte da un trattamento ambulatoriale per arrivare al Day Hospital, un ricovero ospedaliero e poi una successiva riabilitazione.

Internet è il primario luogo della comunicazione giovanile, spesso però, in questi casi, incita attraverso siti e blog a comportamenti negativi.

E' molto importante un’azione univoca su Internet.

Si calcola siano circa 30.000 i siti pro-anoressia, dove i giovani vengono istruiti su come perdere peso e su come ingannare i genitori.

Queste realtà dovrebbero assolutamente essere oscurate.

Il Governo ha istituito un portale, www.timshell.it, come punto di riferimento per i giovani che vivono questo tipo di problema.

Del problema si parla ormai da anni.
E' cambiata molto la sua percezione  e le considerazioni sulle sue cause.

Negli anni passati si è sempre addotta, come ragione principale del disturbo alimentare, un rapporto conflittuale madre-figlia, associato ad un particolare atteggiamento caratteriale dell'adolescente.

Questo approccio non è più attuale. Persiste il modello di bellezza identificato con la magrezza, ma è ormai chiaro che la patologia prende corpo in una personalità conflittuale e debole, con uno stato di ansia molto avanzato, tipico dell'adolescenza.

Va segnalato poi che oggi la malattia si sta diffondendo anche tra persone che hanno superato i 30 anni, prima considerata una fascia d'età non a rischio.

L'influenza mediatica negativa esiste, si dovrebbe far capire che un corpo bello si può ottenere non con il digiuno,  ma mangiando sano, la nostra dieta mediterranea ne è l’esempio, con il nuoto, camminando molto, facendo sport, frequentando delle buone palestre e soprattutto dando tanto amore  e prestando più attenzione a quanto i giovani vorrebbero dirci.

Anna Maria Limiti 

Iqbal – Un Piccolo Grande Eroe

8-5-2010

Giorni orsono, i vari TG parlavano della schiavitù a cui ancora oggi, 2010, vengono sottoposti molti bambini e non solo nei Paesi del Terzo Mondo ma anche in Europa ed in Italia.

Basti pensare a tutti quei bambini che vengono sfruttati e costretti a lavorare di nascosto in piccoli spazi senza aria ed in  totale assenza delle norme di igiene. Sono bambini senza none e senza volto perché nessuno li conosce né li ha mai visti.

Non vanno a scuola, non giocano, frequentano i loro coetanei soltanto perché li ritrovano in quei piccoli Lager dove sono costretti a stare.

Tutto questo mi fa tornare in mente la storia di Iqbal, che sicuramente conoscerete, il bambino pakistano che è riuscito a liberarsi aiutando moltissimi altri bambini ad uscire dalla schiavitù ma che ha pagato con la vita questo suo altruismo e desiderio di giustizia.

Voglio ricordarvi  la sua storia.

Il piccolo Iqbal Masih nasce a Muridke,  vicino a Lahoreel  nel 1983 .

Già a quattro anni cominciò a lavorare in condizioni di schiavitù, dopo che il padre l'aveva venduto per ottenere 16 dollari, poiché la famiglia doveva pagare le medicine al fratello malato.

Iqbal fu costretto a lavorare incatenato a un telaio per circa quattordici ore al giorno, al salario di 1 rupia al giorno, l'equivalente di 3 centesimi di euro attuali. Cercò parecchie volte di sfuggire al Direttore della fabbrica, che lo puniva gettandolo in una sorta di pozzo nero quasi senza aria, che Iqbal chiamava "la tomba".

In seguito si scoprì che, la prima volta che Iqbal cercò di scappare, il Padrone corrompendo i poliziotti se lo fece restituire.

Un giorno del 1992 uscì di nascosto dalla fabbrica prigione e partecipò, insieme ad altri bambini, ad una manifestazione del Fronte di Liberazione dal Lavoro Schiavizzato (BLLF in inglese).

In quella manifestazione, che celebrava la «Giornata della Libertà», Iqbal decise spontaneamente di raccontare la sua storia e la condizione di sofferenza degli altri bambini nella fabbrica di tappeti in cui lavorava.
Gli avvocati del sindacato contribuirono a liberarlo dal lavoro minorile e il segretario del BLLF, Eshan Ullah Khan (che un giorno aveva trovato il bambino rinchiuso nella cavità sotterranea e per questo aveva fatto arrestare il direttore della fabbrica), lo indirizzò allo studio e all'attività in difesa dei diritti dei bambini.

Dal 1993 Iqbal cominciò così a tenere una serie di conferenze internazionali sensibilizzando l'opinione pubblica mondiale sui diritti negati ai bambini nel suo Paese contribuendo così al dibattito sulla schiavitù mondiale e sui Diritti Internazionali dell'Infanzia.

 Nel dicembre del 1994 ottenne un premio di 15.000 dollari sponsorizzato da una nota Azienda calzaturiera, con i quali Iqbal avrebbe voluto finanziare una scuola nel suo Paese.

In una conferenza a Stoccolma affermò che "Nessun bambino dovrebbe impugnare mai uno strumento di lavoro.

Gli unici strumenti di lavoro che un bambino dovrebbe tenere in mano sono penne e matite.

Ricevette una borsa di studio da un’Università americana, ma la rifiutò: aveva deciso di rimanere in Pakistan nella speranza di aiutare ancora i bambini del suo Paese e rendere utile la propria esperienza. Continuò quindi a sfidare le continue intimidazioni dei fabbricanti di tappeti, che vedevano in Iqbal una minaccia.

Nel gennaio del 1995, partecipò a Lahore ad una conferenza contro la schiavitù dei bambini.

Grazie a lui, circa tremila piccoli schiavi poterono uscire dal loro inferno: sotto la pressione internazionale, il Governo pakistano chiuse decine di fabbriche di tappeti.

A causa del duro lavoro e dell'insufficienza di cibo, Iqbal non era cresciuto correttamente: all'età di 10 anni aveva già il volto di un vecchio e le mani rovinate per il lavoro ininterrotto cominciato dall'infanzia; a dodici anni pesava ed era alto come un bambino di sei.

Il 16 aprile del 1995, il giorno di Pasqua, Iqbal Masih venne assassinato mentre, nella sua città natale Muridke,  vicino a Lahore, si stava recando in bicicletta in chiesa (era Cattolico caldeo).

Aveva 12 anni.

Il processo che vide imputati gli esecutori materiali dell'omicidio non chiarì del tutto i dettagli della vicenda, sebbene apparve certo che il suo assassinio fosse opera di sicari della locale "mafia dei tappeti".
La polizia pakistana, molto probabilmente collusa con tale mafia, aveva scritto nella sua relazione: “l'assassinio deriva da una discussione tra un contadino ed Iqbal”.

Dei testimoni hanno però affermato di aver visto una macchina dai finestrini oscurati avvicinarsi a lui mentre era in bici e qualcuno al suo interno aprire il fuoco contro Iqbal.

La sua morte ebbe una forte eco in tutto il mondo.

Al piccolo Iqbal sono stati dati molti riconoscimenti e premi sia in vita che alla memoria.

Molti registi lo hanno fatto rivivere nei loro film.

Sono passati degli anni e, pur ricordando Iqbal ed il suo sacrificio, ancora oggi in Pakistan dai 6 milioni di bambini sotto i 10 anni sono sfruttati; come in Pakistan così in tanti altri paesi del mondo; anche in Italia.

Iqbal è simbolo e speranza per i 250 milioni di bambini al mondo che sono vittime della schiavitù e dello sfruttamento..

Suppongo che, come me, anche voi vi chiediate se quanto si sta  e stiamo facendo sia sufficiente

Vi lascio a questa riflessione ma non dimentichiamo che la loro vita e la loro “libertà” dipende anche da noi.

Anna Maria Limiti 

Dal Sito del Ministero delle Pari Opportunità

5 maggio 2010

Contro la pedofilia: «Nessuna pietà per chi tocca i bambini»


carf-ped-grande"Aggredire i patrimoni delle organizzazioni che sfruttano e lucrano sui più piccoli prevedendo la confisca dei beni, consentire la denuncia e l’arresto di chi avvicina via web i nostri bambini, permettere alle vittime di denunciare il proprio aguzzino anche da adulti grazie al raddoppio dei termini di prescrizione per il reato di violenza sessuale su minore. Sono queste le misure introdotte dal governo italiano per prevenire e contrastare pedofilia e pedopornografia". Così il Ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, in occasione della Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia.

"La Convenzione di Lanzarote, recepita dal Consiglio dei ministri nel febbraio dello scorso anno e in attesa del via libera definitivo del Senato, rende ancora più completa la normativa italiana, che è tra le più severe al mondo. Con queste tre modifiche intendiamo colpire chi si arricchisce sulla pelle dei nostri figli, arrestare il fenomeno dell’adescamento via internet e far sì che un reato così inaccettabile non possa cadere in prescrizione perché la ferita di una violenza sessuale, magari consumata in famiglia, non si rimargina mai", aggiunge. "La battaglia delle istituzioni contro questi crimini odiosi è senza colore e senza risparmio, come dimostrano le parole di grande attenzione del Presidente del Senato, Renato Schifani, della Camera, Gianfranco Fini, e il voto bipartisan dei deputati", continua Carfagna.

"Anche grazie a questa spinta ho fortemente voluto che si ricostituisse presso il Ministero per le Pari Opportunità il Comitato interministeriale di monitoraggio e contrasto al fenomeno, il Ciclope, che ha lo scopo di coordinare le attività di prevenzione e lotta intraprese dalle diverse amministrazioni dello Stato. Per sconfiggere pedofilia e abusi serve l’impegno di tutti, nessuno può chiamarsi fuori".
 
Anna Maria Limiti

Vietato fumare



Giorni orsono, parlando con amici medici delle numerose iniziative che il Kiwanis sa portando avanti, ho raccontato loro anche di quanto stia facendo nelle Scuole riguardo i disturbi alimentari e sui pericoli che alcol e droga possono avere sui minori.

Il loro suggerimento è stato quello di non trascurare e sottovalutare il fumo, che fa male a tutti, ma ai minori fa malissimo.
Il fumo e l’alcol sono diventati delle spie del disagio adolescenziale e potrebbero costituire uno dei principali fattori di rischio per la salute di questi giovanissimi. Ma a preoccupare ancora di più è il maggior rischio di contrarre un tumore, per chi inizia con le cattive abitudini in così tenera età.

Ho voluto saperne di più ed oltre le loro preziose informazioni ho effettuato una ricerca.

Il fumo in giovane età pregiudica lo sviluppo dei polmoni, soprattutto nelle ragazze, perché nella donna questo processo di maturazione si completa prima che nel sesso maschile.
Non è ancora chiaro cosa spinge un adolescente a fumare, ma è chiaro invece perché è così difficile smettere, dopo che si è instaurata l’abitudine, o meglio, la dipendenza.
Infatti, fumare stimola una zona del cervello in modo simile a quello tipico delle droghe più “classiche” e rinunciare alla sigaretta scatena vere crisi di astinenza, desiderio insaziabile di tabacco, irritabilità, inquietudine, frustrazione, rabbia, difficoltà di concentrazione, riduzione del ritmo cardiaco.
Gli adolescenti che fumano hanno più amici che fumano. Ma l’influenza che possono esercitare gli amici fuori casa non è superiore a quella che esercitano i familiari tra le mura domestiche. Infatti, numerosi studi dimostrano che è in seno alla famiglia che può nascere il vizio del fumo, il numero degli adolescenti che fumano aumenta se all’interno della famiglia uno o più adulti fumano.
L’attrazione per il fumo diminuisce, quando uno o entrambi i genitori decidono o sono riusciti a smettere.
Persuaderli a smettere di fumare facendo leva sulle malattie causate dal fumo, a questa età non serve a nulla.
Soltanto tra i 10 e i 13 anni i ragazzi si lasciano indirizzare dai genitori e dai divieti espliciti.
Dai 14 anni in poi, invece, ad influire in maniera determinante sono gli esempi concreti, di genitori non fumatori, fratelli maggiori e persone speciali.
Questo risultato dovrebbe incoraggiare i genitori a cui sta a cuore la salute dei figli a smettere di fumare
Ma cosa si sta facendo per aiutarli?
Un esempio ci arriva dalla LILT (lega italiana lotta ai tumori)e l’Ordine dei Farmacisti della provincia di Roma che si sono impegnati a promuovere iniziative, organizzare convegni diretti a sviluppare la cultura della Prevenzione oncologica e di un corretto stile di vita, libero dal fumo ed in particolare ad affrontare le tematiche riguardanti il tabagismo, svolgendo attività di sensibilizzazione dei cittadini sui danni provocati dalla sigaretta e sostenendo chi vuole smettere di fumare.
Anche in molte scuole, elementari e medie, della nostra Penisola sono state intraprese iniziative contro il fumo,
Noi ci auguriamo che questi “Volontari” della salute dei nostri ragazzi non vengano lasciati soli, ma che le Istituzioni intervengano al loro fianco affinché i giovani abbiano un futuro migliore e più sano.

Anna Maria Limiti
Osservatorio Kiwanis per i Diritti dell’Infanzia
 

Ci fa piacere leggere sul Sito del Ministero delle Pari Opportunità che...


“partirà dall'Italia e sarà lanciata a Roma il prossimo autunno, la "Campagna per combattere la violenza sessuale sui minori", promossa dal Consiglio d'Europa. Nel corso di un incontro al Ministero per le Pari Opportunità, tra Maude de Boer Buquicchio, vicesegretario generale del Consiglio d'Europa, e il Capo di Gabinetto, Consigliere Simonetta Matone, è stata consolidata la partnership tra Consiglio d'Europa e Governo italiano.
La campagna del COE si inserisce nell'ambito del programma "Costruire un'Europa per e con i bambini", al quale il l Ministero per le Pari Opportunità ha partecipato attivamente attraverso l'Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile. Tale iniziativa si svilupperà su diversi fronti, puntando in particolare sulla sensibilizzazione del grande pubblico attraverso i media.

Per il lancio ufficiale sarà organizzato un evento di alto livello alla presenza dei ministri dei Paesi membri del Consiglio d'Europa competenti per materia.”

Ma cosa si intende per “Costruire una Europa per e con i bambini”?

Il Programma ha lo scopo di mobilitare tutti i settori della società, di sensibilizzarli alle loro specifiche responsabilità e di rafforzarne la capacità di prevenire la violenza e di proteggere i bambini.

Il Consiglio d’Europa opera in partenariato con altre importanti istituzioni in Europa, quali l’Unione europea e l’Unicef, e intende garantire un seguito appropriato alle raccomandazioni contenute nello Studio delle Nazioni Unite sulla violenza nei confronti dei bambini. 

Uno dei principali punti di forza del Consiglio d’Europa è probabilmente la sua capacità di definire delle norme, grazie alla partecipazione dei suoi organi e delle sue istituzioni.

Il Programma "Costruire un’Europa per e con i bambini" intende sradicare ogni forma di violenza nei confronti dei bambini.

Esso è basato su quattro principi fondamentali, chiamati le quattro “P”:

  1. protezione dei bambini,
  2. prevenzione della violenza,
  3. persecuzione penale degli autori di maltrattamenti,
  4. partecipazione dei bambini.

Sono in preparazioni numerose proposte quali:

• definizione di norme per la tutela dei bambini contro i contenuti nocivi

diffusi dai media e da altri servizi di informazione;

• bozza di raccomandazione sulla partecipazione dei giovani appartenenti a minoranze;

• bozza di raccomandazione relativa alle Regole europee applicabili ai

delinquenti minorili privati della loro libertà o sottoposti a sanzioni o

provvedimenti all’interno della comunità;

• revisione della Convenzione europea sull’adozione;

• elaborazione di una Carta del Consiglio d’Europa sull’educazione alla

cittadinanza e ai diritti dell’uomo.

L’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa sta inoltre adottando

alcune raccomandazioni, risoluzioni e pareri riguardanti i diritti dell’infanzia.

Sono in preparazione in seno alle sue commissioni i seguenti rapporti, che

potranno dar luogo all’adozione di importanti documenti di riferimento:

• rapporto sulla promozione della partecipazione dei bambini alle decisioni che li riguardano;

• rapporto sulla situazione socio-sanitaria dei bambini che vivono in zone di conflitto o di post conflitto in Europa;

• rapporto sul suicidio di bambini e adolescenti in Europa

• rapporto sulla prevenzione della prima forma di violenza contro i bambini: l’abbandono alla nascita;

• rapporto sulla scomparsa dei neonati per l’adozione illegale in Europa;

• femminicidio.

Le norme e le politiche devono essere accompagnate da attività di comunicazione, di educazione e da strategie di formazione.

 Le attività in corso comprendono:

• allestimento di un sito web dedicato ai diritti del bambino;

• allestimento di un sito web rivolto ai bambini;

• la pubblicazione di manuali riguardanti: la violenza a scuola, i processi di governance democratica negli istituti scolastici, per citarne solo alcuni;

• la pubblicazione di manuali per i formatori riguardanti l’educazione ai diritti dell’uomo per e con i bambini (Composito), la violenza nei confronti dell’altro sesso e la violenza a scuola;

• la pubblicazione di una versione facilmente accessibile ai bambini e ai giovani, della Carta sulla partecipazione dei giovani alla vita locale e regionale;

• campagne di informazione su certe questioni specifiche, quali gli abusi sessuali, le punizioni corporali, la violenza a scuola e la violenza nei mass media;

• organizzazione di eventi e di campagne a livello nazionale. 

Insomma di carne al fuoco ce n’è molta, quello che ci auguriamo è che non sia solo fumo.

Anna Maria Limiti

Scimus Christum surrexisse a mortuis vere: tu nobis, vietor Rex, miserere
Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto. Tu, Re vittorioso, portaci la tua salvezza
Auguro a voi tutti una serena Pasqua non dimenticando chi  è meno fortunato di noi.

 Anna Maria Limiti

Carfagna in visita al Centro di Telefono Azzurro a Napoli


“Stare vicino ai più piccoli, aiutare quelli che hanno bisogno di aiuto, è il primo passo per far crescere una società migliore”. Il Ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, ha visitato questa mattina a Napoli il “Centro territoriale per l’intervento in rete a sostegno dei bambini e degli adolescenti” gestito da Telefono Azzurro.

Il Centro territoriale dell’associazione, il primo in Campania nel quartiere “difficile” di Forcella, ha sede in una struttura che è stata confiscata alla criminalità organizzata.

“La tutela dei minori è un tema che va affrontato al di là di ogni ideologia politica”, ha aggiunto il Ministro. E lo stesso vale per la lotta alla criminalità: “Utilizzare gli immobili confiscati alla camorra per scopi sociali, utili a tutti come questo, ha un valore simbolico: meno spazio alla criminalità organizzata significa più spazio a disposizione per i servizi ai cittadini. Colpire la camorra nel suo patrimonio, infine, è il modo per farle più male, la linea che il governo ha adottato e che sta dando, giorno dopo giorno, i suoi frutti”.

23 marzo 2010

 

Italia insieme al Consiglio d'Europa contro la violenza sui minori


Partirà dall'Italia e sarà lanciata a Roma il prossimo autunno, la "Campagna per combattere la violenza sessuale sui minori", promossa dal Consiglio d'Europa. Nel corso di un incontro al Ministero per le Pari Opportunità, tra Maude de Boer Buquicchio, vicesegretario generale del Consiglio d'Europa, e il Capo di Gabinetto, Consigliere Simonetta Matone, è stata consolidata la partnership tra Consiglio d'Europa e Governo italiano.

La campagna del COE si inserisce nell'ambito del programma "Costruire un'Europa per e con i bambini", al quale il Ministero per le Pari Opportunità ha partecipato attivamente attraverso l'Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile. Tale iniziativa si svilupperà su diversi fronti, puntando in particolare sulla sensibilizzazione del grande pubblico attraverso i media.

Per il lancio ufficiale sarà organizzato un evento di alto livello alla presenza dei ministri dei Paesi membri del Consiglio d'Europa competenti per materia.

Pianeta Giovani

 

Cosa sta succedendo ai nostri ragazzi?

E’ una domanda ormai ricorrente che rivolgiamo a noi stessi ed agli altri ogni volta che si affaccia qualche episodi di cronaca o assistiamo a delle vere e proprie manifestazioni che denunciano malessere  nei giovani.

 

Dalle cronache di questi ultimi mesi si nota una certa attenzione da parte di tutti verso il disagio giovanile e da più parti ci si chiede perché il loro divertimento o sballo, come loro lo chiamano,  fa sempre coppia con bullismo, alcol o droga.

 

Giorni orsono, durante un Talk Show televisivo un Ufficiale dei Carabinieri ed una Psicologa hanno fatto rilevare che è scesa notevolmente l’età in cui i ragazzi cominciano a bere.

Ormai a 12 anni si comincia, le bottiglie di liquore le trovano nel bar di casa, birra al bar, insomma delle vere e proprie sedute di “bevute..

A questo si deve aggiungere che circa il 50% degli studenti denuncia di aver subito forme di bullismo da parte di coetanei, episodi sempre più frequenti e piuttosto gravi, solo in questi ultimi giorni, si sono verificati nel nostro Paese:

  • una ragazza chiede amicizia ad un coetaneo su facebook e viene picchiata dalle sue amiche;

  • scuola completamente allagata da studenti;

  • minorenni sequestrano 3 ragazzi a Roma e chiedono gioielli e soldi per rilasciarli

 

Si potrebbe andare avanti ma riflettiamo e chiediamoci: perché?

 

Da metà gennaio circa, parte del mio tempo libero, davvero limitato, l’ho dedicato ad una ricerca tra le famiglie, la scuola ed i luoghi di incontro dei giovani per cercar di capire meglio  “il Pianeta Giovani”

 

Ho “intervistato” genitori, insegnanti, educatori e gli stessi giovani.

In alcuni casi ho avuto molta collaborazione, in altri risposte evasive, tra alcuni ragazzi interesse per l’argomento e da altri  una vera e propria resistenza e, quando erano in gruppo, anche ostilità.

 

Ho rivolto a tutti le stesse domande e le risposte si possono riassumere come segue:

 

· In cosa consiste il “malessere” dei giovani?

· Mancanza di valori umani, ricerca solo del proprio piacere o di quello che è esteriore ed effimero. Questo crea mancanza di qualcosa di profondo e vero.

 

·        Perché i giovani trovano difficoltà a comunicare in famiglia?

·        Principalmente per mancanza di tempo e perché tutti abbiamo dimenticato cosa significa ascoltare.

 

 

·        Perché i giovani si sentono inadeguati ed insicuri?

Perché si crea uno scollamento tra la loro parte interiore e la parte esteriore in trasformazione

 

 

·        Quale dovrebbe essere il ruolo della famiglia, degli educatori, della Società nella crescita dei giovani?

·        Accompagnarli nelle loro scelte, stando vicino a loro anche quando sbagliano, perché anche sbagliare serve a crescere. Non ammazzare i loro sogni, ma incoraggiarli a insistere anche nella sconfitta

 

·        I giovani sono infelici perché soli?

·        Non è detto, a volte lo sono perché non si accettano  e non accontentano di ciò che hanno.

 

 

·        Si legge da più  parti oggi che i giovani sono arroganti, intolleranti, incuranti degli altri e dei loro problemi, ripiegati su se stessi, incapaci di accettare le parziali sconfitte, desiderosi di sempre nuove sensazioni. Quale è il vostro pensiero in merito come genitore e/o educatore?

·        E’ facile dare la colpa ai più giovani, ma loro sono il risultato della nostra società. Dobbiamo pensare che il loro cervello è influenzabile e i messaggi che ricevono dai mass media hanno terreno fertile in una mente in formazione, quindi sia il lavoro dei genitori che quello degli educatori è molto faticoso perché quasi sempre va controcorrente. MA NON DOBBIAMO MOLLARE!!!

 

 

Per gli educatori

 

·        Quali lacune trovate nell’educazione che i ragazzi ricevono in famiglia?

·         Il problema grosso è che siamo in una società che non ha più tempo per l’ascolto. L’ascolto implica rispetto per se stessi e per gli altri. L’l’abuso del computer e di internet, crea nel cervello in formazione dei ragazzi l’illusione della realtà virtuale in cui ogni errore si può cancellare e non crea conseguenze. Atro problema che si crea riguarda la relazione che manca della componente fisica. Sappiamo persino di ragazzi che si lasciano con un SMS perché non hanno il coraggio di affrontare di persona il problema.

 

·        Qualora vi accorgeste che qualcosa non va  nei ragazzi ne parlate con loro, con le loro famiglie o con entrambi?

·         Prima con i ragazzi,in seguito si sonda il terreno con le famiglie (non sempre disponibili) In alcune scuole c’è uno Psicologo che è a disposizione dei ragazzi.(ovviamente con l’approvazione dei genitori

 

·        Parlate a scuola dei disturbi alimentari, alcol ai minori, droga?

·        Sì,ci sono stati alcuni casi di disturbi alimentari. In alcuni Istituti è presente una unità didattica sull’alimentazione. Studiando  il cervello, spesso parlano dell’effetto degli stupefacenti e dell’alcol su di esso .

 

 

·        Se si, che atteggiamento assumono i ragazzi verso l’argomento?

·        Alcuni sono molto interessati e rivolgono domande, per altri apatia pura e disinteresse

 

·        Ci sono stati fenomeni di bullismo nella vostra scuola?

·        Ci sono stati diversi  casi, comunque prevenuti da un lavoro di ascolto e comprensione dei bisogni dei ragazzi. In altri casi  incapacità di tutti e/o timore di’affrontare l’argomento

 

Come ha detto qualcuno guai a mollare, non dobbiamo abbassare la guardia, anzi essere sempre più vicini a questi ragazzi per evitare che si perdano.

 

Certo sull’altro piatto della bilancia ci sono i ragazzi tranquilli, quelli che studiano e lavorano contemporaneamente, quelli che si dedicano al volontariato o collaborano con le Istituzioni per permettere un migliore inserimento a coetanei stranieri. Ma non fanno notizia.

 

Speriamo che questi ultimi siano di esempio ai primi e che il Pianeta Giovani diventi sempre migliore.

 

Anna Maria Limiti

Osservatorio per i Diritti dell’Infanzia

 

Lettera di Anna Maria Limiti al Ministro Garfagna


Egregio Ministro Carfagna,

Mi chiamo Anna Maria Limiti e sono Responsabile dell’Osservatorio per i Diritti dell’Infanzia del Kiwanis, un’Organizzazione di estrazione americana diffusa in tutto il mondo che ha come obiettivo primario la tutela dei bambini meno fortunati.

In allegato troverà una breve presentazione di chi siamo.

Sovente entro nel Sito del Ministero per le Pari Opportunità per vedere se ci sono delle iniziative per l’Infanzia che spesso vengono riportate sul nostro Sito per informarne i nostri Soci e simpatizzanti.

Abbiamo più volte trattato i disturbi alimentari, il problema delle mutilazioni genitali femminili, la pedofilia, lo sfruttamento dei bambini ed il lavoro minorile.

Riguardo quest’ultimo argomento, mi complimento con Lei, con il Capo Dipartimento Isabella Rauti e con quanti hanno collaborato con Lei all’iniziativa di una mostra su “Il Lavoro Minorile visto dai bambini”.

Ci trova perfettamente d’accordo il fatto che la responsabilità del  lavoro minorile va attribuita in primo luogo  alla povertà: nella maggior parte dei casi i bambini devono lavorare per contribuire al reddito familiare.

Non avranno pertanto la possibilità di frequentare la scuola e l’analfabetismo sicuramente contribuirà all’impossibilità di difendere i loro diritti anche quando saranno lavoratori adulti.

Mi permetto di chiederLe gentilmente, qualora aveste una raccolta dei lavori eseguiti, di poterne avere copie  per poter fare, a nostra volta, una mostra per darne informazione ai nostri Soci.

AugurandoLe buon lavoro la saluto cordialmente.

 Anna Maria Limiti

Osservatorio Kiwanis per i Diritti dell’Infanzia

Ab.:: Corso ella Repubblica, 18 – 00040 Castel Gandolfo

Cell. 3398778693

Siamo il Kiwanis.

Un’organizzazione internazionale di volontari impegnati a cambiare il mondo, un bambino e una comunità alla volta. I nostri progetti di service affrontano problemi quali la malnutrizione, l’analfabetismo e l’accesso alle cure sanitarie. Lavorando insieme, ogni club Kiwanis raggiunge ciò che una persona non può realizzare da sola e, nello stesso tempo, i Soci dei club stringono nuove amicizie e passano insieme momenti piacevoli.

 

Missione

Servire i bambini del mondo

 

L’Organizzazione

600.000 Soci adulti e giovani

8.000 Club Kiwanis

8.000 Club di giovani

70 nazioni ed aree geografiche

 

Service

Ogni anno, i Club Kiwanis:

-sponsorizzano 150.000 progetti di Service

-raccolgono 107 milioni di dollari

-dedicano 6 milioni di ore al Service

-nel Distretto Italia San Marino, abbiamo in corso un Service triennale per la realizzazione di una scuola primaria in Abruzzo.

 

Fondato

Nel 1915 a Detroit nel Michigan, il nome di"KIWANIS", termine contratto da una frase dell’idioma della tribù indo-americana degli Okipei, "Nun-Kee-Wan-Nis", il cui significato può condensarsi in "Conoscersi meglio"

 

Pedofilia: insediato Comitato di coordinamento interministeriale

 14-3-2010

"L'Italia ha le leggi più severe al mondo contro la pedofilia e la pedo-pornografia. Chi commette questi reati sia certo che la pagherà cara, prima o poi. E non ci sono scappatoie: ora esiste il reato di adescamento di minori via internet e i termini di prescrizione per gli abusi di minori di anni 14 sono raddoppiati, le vittime potranno denunciare il loro aguzzino anche dopo venti anni, quando saranno adulti".
Il Ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, ha ricostituito oggi il Comitato interministeriale coordinamento per la lotta alla pedofilia (Ciclope), che ha come scopo quello di coordinare le attività di prevenzione e contrasto della pedofilia svolte dalle diverse amministrazioni dello Stato. "Rispetto al passato, l’Italia, recependo la Convenzione di Lanzarote, ha previsto aggravanti per ogni tipologia di reato: detenzione di materiale perdopornografico, atti sessuali con minorenne con punizione per tutti coloro che abusino delle loro posizioni di autorità o influenza sul minore, induzione alla prostituzione minorile, reclutamento di minori a prendere parte a spettacoli pornografici, la confisca dei beni delle organizzazioni di questo terribile traffico", ha spiegato il Ministro. "Chi ancora oggi, come si legge in cronaca, si macchia di reati gravissimi come questi, non potrà certo farla franca", ha aggiunto.
All'incontro, tenutosi presso il Ministero, hanno partecipato il Capo di Gabinetto del Ministro, Simonetta Matone, che è anche focal point, e il Capo Dipartimento per le Pari Opportunità, Isabella Rauti. E' in via di costituzione anche la banca dati dell'Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile che sarà chiamata ad acquisire e monitorare i dati e le informazioni relativi alle attività di tutte le amministrazioni per la lotta al fenomeno.
 
Testo tratto dal Sito del Ministero delle Pari Opportunità

Bullismo

20-2-2010
 

Ieri pomeriggio mi è capitato di vedere su Rai Uno un ragazzo di 14 anni che raccontava di come fosse stato deriso, maltrattato ed isolato dai suoi coetanei perché ama la danza e sta studiando per diventare ballerino.

 

Il ragazzo, supportato ovviamente dalla sua famiglia, ha deciso di denunciare questa forma di bullismo, veramente pesante ed atroce, che ha dovuto subire per mesi e mesi.

Tacciato da gay, perché ballerino e, nelle menti piccine del branco, ballerino è sinonimo di gay.

 

Non sto a raccontare tutta la storia di questo ragazzo, desidero soltanto riportare che è stato duramente picchiato e per questo costretto per un periodo di tempo su una sedia a rotelle con il rischio di veder sfumato il suo sogno ovvero di non poter ballare più.

 

Durante il suo racconto mi sono più volte chiesta dove fossero gli insegnanti, visto che le persecuzioni nei suoi confronti avvenivano per la maggior parte delle volte nell’ambito scolastico.

La risposta è arrivata puntualmente: tutti sapevano ma il silenzio la faceva da padrone visto che i bulli ricorrevano a minacce sia con la vittima che con chi interveniva in sua difesa.

 

Fortunatamente il giovane è potuto tornare a ballare, ha cambiato scuola e, buon per lui, ha trovato un ambiente più sereno con Insegnanti e compagni di scuola più intelligenti.

 

E’ mai possibile che degli adulti, abilitati all’insegnamento e quindi alla formazione dei ragazzi, si lascino spaventare da un gruppo sparuto di piccoli delinquenti senza intervenire e reagire?

Possiamo ancora chiamarli insegnanti?

 

In questo ultimo mese ho inviato a Genitori e Docenti Scolastici  che conosco, una sorta di questionario cercando di capire perché c’è malessere nei giovani, specialmente nei minori e quali sono state le loro esperienze.

 

Mi  stanno tornando le risposte ed alcune di esse  fanno veramente pensare.

 

Spero di poter stilare una statistica al più presto.

 

Intanto esorto chi si trova ad essere testimone di episodi di violenza e bullismo a non tacere, questo non solo per salvaguardare le vittime, ma anche per cercar di recuperare chi provoca danni e cercare di capire perché lo fa.

 

Anna Maria Limiti

Osservatorio per i Diritti dell’Infazia

 

 

Clown in corsia: due milioni per i progetti

29 gennaio 2010

Il Ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, e il Capo del Dipartimento, Isabella Rauti, hanno presentato oggi i progetti finanziati dal Dipartimento per le Pari Opportunità per la promozione e diffusione di attività di clown-terapia negli ospedali: "Siamo felici di sostenere chi rende più rapido il processo di guarigione e più lieve il dolore attraverso il gioco e il sorriso", ha commentato il Ministro durante la conferenza stampa.

Per sostenere gli interventi sono stati stanziati due milioni di euro, a carico del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle Pari Opportunità, ripartiti secondo i tipi di attività da realizzare, come ha spiegato il Capo Dipartimento Isabella Rauti: "Un milione e 250 mila euro per le attività di clownterapia presso strutture ospedaliere, 450 mila euro per la creazione di corsi di formazione per il clown-dottori e 300 mila euro per azioni di sensibilizzazione e comunicazione su tali attività. Le ultime due frazioni di finanziamento saranno poi ripartite in modo equo tra Nord, Centro e Sud Italia".

L'iniziativa rientra in un progetto più ampio del ministero, quello di avere ospedali sempre più a misura di bambino: "Vogliamo prevenire o almeno ridurre il trauma del ricovero ospedaliero per i più piccoli - ha detto il Ministro. Siamo già riusciti ad avviare 16 ludoteche permanenti presso gli ospedali, dove i bambini, accompagnati dai loro genitori, possono avere qualche ora di distrazione".

"La clownterapia - ha ricordato infine Carfagna - ha ottenuto buoni risultati anche al di fuori degli ospedali: penso all'Abruzzo, dove il Ministero ha sperimentato con successo questa strada dopo il terremoto che ha colpito L'Aquila nell'aprile scorso. I clown-dottori - ha concluso Carfagna - hanno aiutato non solo i piccoli, ma anche gli adulti e gli anziani a poche ore dall'evento traumatico".

Molta solidarietà per gli Orfani di Haiti


Ad Haiti, se guardiamo le stime di queste ore, ci sarebbero circa 450 mila minori senza famiglia. Per lo meno senza padre e madre. Di questi il 30% circa hanno meno di 5 anni.

Da tutto il mondo ed anche dall’Italia si moltiplicano le richieste di adozione.

Secondo alcuni Organi Ufficiali tra i quali anche Unicef, le adozioni dovrebbero essere usate solo come ultimo traguardo, soltanto nel caso in cui non si sia trovata altra soluzione. Anche perché è pressoché impossibile, in questa fase, stabilire quali bambini possano essere adottati e quali no.

In queste condizioni è facile, per dei malintenzionati, avviare un traffico di bambini verso altri Paesi, visto che non ci sono più nemmeno i certificati di nascita. Accade anche che le squadre internazionali di soccorso riescano a mettere in salvo dei bambini e non sappiano poi a chi affidarli perché, spesso,  non si sa se i genitori siano ancora vivi.

Le adozioni dovranno quindi  seguire tutta la burocrazia richiesta dalla Convenzione dell’Aja anche in casi eccezionali come il terremoto di Haiti.

Si teme infatti, come già detto,  che questi bimbi possano essere trafficati.

Unicef Italia incoraggia a sostenere gli orfanatrofi locali, e a riallocare questi bambini, davvero sfortunati, all’interno delle famiglie allargate.

Ad Haiti, purtroppo,  la famiglia allargata è un problema di vecchia data, un problema serio e mai risolto.

Da sempre i più poveri, impossibilitati a sostenere i loro figli, li inviano a stare presso un parente più agiato.

C’è da dire però che una volta arrivato a destinazione, il bambino non verrà aiutato a mangiare e a studiare, come ci si potrebbe aspettare, ma verrà utilizzato come mano d’opera domestica e analfabeta. E questo nel migliore dei casi.

Siamo d’accordo che vengano effettuati  necessari  controlli per evitare che i bambini diventino merce da trattare sul mercato, come sostiene giustamente l’Unicef. Dall’altra parte però  i controlli, almeno in Italia, sembrano essere eccessivi andando ad inceppare l’ingranaggio per migliorare la vita di migliaia di persone.

Siamo anche convinti che un bambino adottato da una famiglia italiana con pochi mezzi starebbe comunque molto meglio che non ad Haiti in un orfanatrofio.

Può sembrare contraddittorio con quanto finora esposto, ma si pongono comunque dei dubbi: è giusto che i bambini vengano sradicati dalla loro terra subendo così anche il trauma del doversi adattare a sconosciuti, ad un altro sistema di vita, di abitudini e perché no anche di clima?

Certo sapere che un bambino possa avere dei pasti regolari, possa giocare, studiare ed usufruire finalmente di tutto ciò di cui ha diritto è bello, ma non bisogna dimenticare che in un futuro prossimo Haiti avrà bisogno di giovani per la ricostruzione e sarebbe altrettanto bello  che questi giovani fossero educati, nutriti e cresciuti con la speranza di un futuro per loro, e, perché no per il loro Paese.

Non è certo questa  la Sede che potrà stabilire quanto e cosa è migliore per loro, ci limitiamo a chiedervi di non dimenticarli, di aiutarli e fare in modo che  vengano rispettati  tutti i loro Diritti.

Anna Maria Limiti

Osservatorio Kiwanis per i Diritti dell’Infanzia

 

Bambini per le strade del mondo

Stamattina sulla prima Pagina di Repubblica c’era questa foto di un bambino bellissimo, Redjeson Hausten Claude,  appena salvato dalle macerie provocate dal devastante terremoto che si è abbattuto su

Haiti.

 

 

Come se non bastasse la miseria che ha regnato sovrana in questo Stato, l’ennesima catastrofe ha letteralmente raso al suolo le poche strutture e fabbricati esistenti.

 

Siamo solidali con gli haitiani, augurandoci che la solidarietà ed i Governi dei Paesi più ricchi si adoperino perché presto il territorio torni vivibile.

Haiti, a causa della sua povertà, contava molti bambini e ragazzi di strada, bambini in grave stato di abbandono la cui vita si svolge al di fuori della famiglia e di qualsiasi comunità o struttura atta ad accudirli. Vengono così chiamati in quanto la loro vita si svolge praticamente sulla strada.

Si anche se può sembrare contraddittorio, nella strada i bambini spesso trovano quelle risorse materiali che la famiglia o la Società continua a negar loro.

In strada trovano da mangiare, anche se è cibo scadente, possono guadagnare qualcosa elemosinando, facendo piccoli lavoretti, rovistando negli immondezzai oppure rubando. La strada del centro delle città è più sicura e meno violenta dei quartieri poveri da cui provengono i bambini, ed è spesso più sicura anche della propria casa dove la violenza dei genitori è una costante della vita. La strada è quindi una scelta di sopravvivenza, un luogo che in qualche modo offre un'alternativa alla povertà della propria casa. La ricerca di un'opportunità di vita in strada non viene compresa dalla società.

Ma non è giusto che i bambini per sopravvivere  debbano vivere in mezzo alla strada dove possono diventare vittime di ogni tipo di sopruso.

Alcuni giorni orsono ho trovato in internet lo Statuto dei bambini di strada redatto da uno scrittore brasiliano, Washington Araujo, ben fatto e che ci da modo di riflettere  su questo argoment
 

Statuto dei bambini di strada

Washington Araùjo, scrittore brasiliano e membro della comunità Bahià'ì.

 

Articolo 1

Il bambino di strada ha diritto a un'infanzia non esposta alle intemperie, ma al riparo del cuore di chi ama veramente.

Articolo 2

Il bambino di strada ha diritto a una doppia infanzia e quindi, finché resterà per strada invecchiando rapidamente, continuerà ad essere sempre bambino.

Articolo 3

Lo sguardo del bambino di strada è triste e la sua tristezza ricadrà come un manto su tutti noi.

Articolo 4

A nessuno è concesso di aumentare le sofferenze di un bambino di strada, perché per lui è già una sofferenza estrema vivere per strada.

Articolo 5

Tutti abbiamo il dovere di fare i conti con la legge della solidarietà umana. A nessun bambino di strada si può negare la solidarietà, tanto con la pioggia torrenziale che con il sole a picco.

Articolo 6

E' dovere di ogni padre e ogni madre guardare il viso di un bambino di strada con quell'amore particolare con cui contempla i propri figli ogni sera.

Articolo 7

Quando un bambino di strada viene maltrattato, è maltrattato anche qualcosa dentro di noi. La parola maltrattamento non dovrà più esistere nei rapporti tra la società e i bambini di strada.

Articolo 8

Nelle notti di pioggia, dopo la buonanotte che ci dà il telegiornale nazionale, dovrà apparire sul nostro televisore il viso di un bambino di strada.

Articolo 9

Il "mestiere" di bambino di strada dovrà essere regolato da un'apposita legge e dovranno essere abolite le attività finora esercitate:

·         mendicante per vie, le strade e le piazze

·         posteggiare in parcheggi improvvisati e insicuri;

·         consumatore di qualsiasi tipo di droga;

·         piccolo delinquente in tutti i paesi del continente.

Articolo 10

Frasi del tipo "faccio finta di non vedere" o "mi dispiace, non ho di che aiutarlo" sono definitivamente proibite e non potranno servire da giustificazione per omissione di soccorso ai bambini di strada.

Articolo 11

Tutti gli autoveicoli dovranno dare la precedenza al bambino di strada. E' proibito investirli. Non si può andare addosso a queste espressioni di sofferenza vagabonda che chiamiamo bambini/e di strada.

Articolo 12

A nessuna autorità costituita sarà consentito dichiarare che governa per il popolo ed esercita il potere in nome del popolo, se agli incroci delle strade si trovano dei figli del popolo che sono di strada.

Articolo 13

A nessuno sarà consentito maledire la vita, protestare contro il destino, sentirsi infelice finché un bambino vive per strada. Solo loro potranno permettersi un simile sfogo.

Articolo 14

Le bambine di strada, incinte troppo presto, non potranno chiedere ai passanti di essere prese a calci per abortire. Tutta la società dovrà farsi carico di difenderle, proteggerle e curarle. Ai fini di questo articolo, per società s'intende la prima persona che sia a conoscenza della loro gravidanza.

Articolo 15

L'essere umano riscatterà la sua condizione di "umano" quando, contemplando il viso di un bambino di strada, gli chiederà perdono per non averlo mai soccorso. Fino ad allora l'essere umano non sarà altro che un semplice abbozzo di umanità.

 

Anna Maria Limiti

Osservatorio per i Diritti dell’Infanzia

 


Il Bambino ed il Maresciallo

 

Non è una novella tratta da “I Racconti del Maresciallo” di Mario Soldati o un episodio della serie  “Il Maresciallo  Rocca”, ma una bellissima seppur drammatica storia dei nostri giorni.

 

I protagonisti sono un bimbo di 11 anni,G. ed un Maresciallo dei Carabinieri, di una cittadina della Puglia, Giuseppe Francioso.

 

Il destino li aveva fatti incontrare tre anni orsono quando, cacciato durante la notte dalla mamma alla quale aveva chiesto dell´acqua, G., dopo aver vagato per ore, aveva incontrato il suo angelo custode, il Maresciallo Francioso che lo aveva accolto in casa, si era preso cura di lui e pur avendo avuto il desiderio di chiedere l’affidamento del piccolo, aveva dovuto rinunciare  poiché sua moglie era reduce da un intervento chirurgico e non poteva prendersi cura in pieno di G.

G. venne allora  affidato ad una Comunità e tornato da sua madre per il periodo natalizio.

 

Lo stesso destino però ha concesso ai due protagonisti un’altra chance riservando per loro un altro incontro in circostanze ancora più tragiche.

La mamma di G.  è stata uccisa dal suo convivente mentre il piccolo  dormiva nella stanza accanto.

 

Anche questa volta il maresciallo ha ottenuto il permesso di tenere  G. a casa sua, assicurando che lo avrebbe riportato nella Comunità.

Nel frattempo  ha donato al piccolo  una cosa che probabilmente G non ha mai conosciuto, l’ Amore.

 

Durante i pochi giorni nella Famiglia Francioso, G. ha giocato con il pon, gli hanno regalato un PC e G. è stato  felice tanto da cantare sotto la doccia.

 

Una vita tremenda, disperata quella di G, il cui unico esito possibile sembra appunto quello di non conoscere mai una vera famiglia, una vera casa.

Però per qualche giorno almeno una famiglia e una casa G. le ha avute entrambe.

 

Il maresciallo vuole adottarlo, vuole che resti a casa sua.

Il cuore, la ragione, il buon senso dicono in coro che il maresciallo  abbia il diritto di averlo ma la legge dice che il piccolo deve tornare in Comunità.

 

Ci auguriamo che il buon senso prevalga e che G. possa ritrovare il sorriso, possa essere finalmente sereno, possa avere i suoi sogni di bambino e vivere con persone che gli facciano sentire Amore e che insieme a loro possa dire “ho una vera famiglia”.

 

Ci auguriamo con tutto il cuore che  sia una storia a lieto fine.

Sarebbe veramente un buon modo di  iniziare il 2010.

 

Anna Maria Limiti

Osservatorio Kiwanis

Per i Diritti dell’Infanzia

 

Bambini Detenuti


Nei giorni precedenti il Natale, ho visto un servizio, riportato dai TG, riguardante i figli delle carcerate che, fino al terzo anno di età, convivono in carcere con le loro mamme e dal quarto anno vengono affidati alle Case Famiglia.

La notizia mi ha molto rattristato e, anche se in casa nostra abbiamo ospitato due bambini stranieri orfani,  non ho goduto fino in fondo la gioia del Natale.

Ho voluto saperne di più ed ho scoperto che

in Italia vivono in carcere tra i 70 e gli 80 bambini a causa di una legge del 1975 di riforma dell’ordinamento penitenziario, pensata per salvaguardare il rapporto madre figlio, che consente alle detenute di tenere con sé i figli fino all’età di tre anni.

Si tratta della  legge Finocchiaro che ha più o meno risolto il problema per le italiane che, non essendo recidive, possono usufruire di misure alternative al carcere.

Ma, se pensiamo che nel solo carcere femminile di Rebibbia ci sono pochissime italiane, in quanto la maggior parte è costituita da africane e nomadi, chiaramente la legge Finocchiaro non può essere la soluzione.

Quando si condanna la madre automaticamente viene condannato il figlio fino al terzo anno d’età.

I più fortunati vengono affidati alla famiglia come spiegava, durante il servizio,  il Garante dei Detenuti del Lazio e coordinatore dei Garanti di tutta Italia.

I rom, di solito, tornano a vivere nei campi nomadi, altri vanno nelle Case Famiglia.

Cosa ricorderanno i piccoli “detenuti” di quei tre anni di vita, cosa penseranno di quella madre che torneranno a vedere qualche volta negli anni successivi?

E dei compagni di gioco? E di quel cortile recintato?

Quando pensiamo al carcere, lo immaginiamo come qualcosa a noi esterno ed estraneo.

Eppure è il prodotto della nostra società, e dovremmo preoccuparci di  creare le condizioni migliori per accogliere chi si troverà a vivere tra di noi, dopo essere stato da noi separato.

Le porte del carcere non devono essere percepite come una separazione, ma come un passaggio.

La dignità, il diritto alla salute, al lavoro, alla scuola, alla parola, devono essere garantiti, soprattutto quando si parla di bambini.

I bambini vissuti in carcere, dicono gli psicologi, accusano disturbi nell’umore e ritardo nella parola.

Ma c’è un altro dato da considerare: la qualità della vita dei bambini detenuti varia a seconda dell’Istituto di detenzione.

A Milano, dal 2007 c’è un Istituto a custodia attenuata per le madri detenute, senza sbarre, con personale specializzato per l’infanzia e Agenti di Polizia Penitenziaria in borghese; a Roma, Genova, Milano, Venezia e Torino i bambini possono frequentare l’asilo pubblico.

In altre città gli Istituti di pena non hanno stipulato nessuna convenzione con gli asili pubblici, nessuna convenzione che preveda periodicamente l’uscita dal carcere dei bambini, salvo sporadiche eccezioni; oppure non è presente personale specializzato per l’infanzia.

In molti Istituti, nonostante la costante presenza di bambini, non esiste un nido e mancano le aree verdi; in nessun Istituto sono state riscontrate iniziative di preparazione al distacco tra madre detenuta e bambino che, categoricamente, avviene al terzo anno d’età.

E, mentre Rebibbia, a Roma, vive il dramma del sovraffollamento anche nella sezione Nido (15 posti disponibili e 31 bambini presenti), in Istituti come Bologna, Civitavecchia, Sassari e Teramo paradossalmente il dramma è spesso rappresentato dal fatto che sia presente un solo bambino, circondato solo da persone adulte.

Un fiore nel deserto, nonostante il sovraffollamento, è proprio la sezione femminile di Rebibbia, dove opera da circa 15 anni l’Associazione “A Roma Insieme” che, collaborando con altre associazioni di volontariato, organizza attività di supporto agli incontri delle detenute con i bambini con animazione, giochi, spettacoli e i “sabati di libertà”.

Il sabato i bambini trascorrono la giornata fuori dal carcere con i volontari, al mare o in campagna, ospiti di amici o nei parchi.

Un appuntamento divenuto ormai abitudine che i bambini aspettano con gioia. Ogni sabato un bus offerto dal Comune di Roma entra nel carcere per prelevare i piccoli ospiti. E loro sono sempre lì ad aspettarlo.

Le madri raccontano che il sabato mattina i bambini si svegliano prima del solito, sono più eccitati perché avvertono che quello è il giorno dell’autobus, il giorno della libertà.

E’ stata presentata una legge di riforma della legge Finocchiaro del 2001 per la realizzazione di Case Famiglia protette per tutti i casi in cui non siano possibili misure di sospensione o alternative alla carcerazione, sia preventiva che definitiva.

E’ sufficiente quanto fatto finora? Per parafrasare una nota canzone “SI PUO’ DARE Di PIU?”

Si, molto ma molto  di più.

Anna Maria Limiti
 

 

Solidarietà, non parole!

Se vedi un affamato non dargli del riso: insegnagli a coltivarlo” diceva Confucio.
Molte persone volonterose hanno seguito la massima del filosofo cinese e hanno creato realtà di collaborazione  e solidarietà verso i poveri nel mondo.

Questo periodo di Feste Natalizie dovrebbe farci riflettere ed esortarci ad essere più solidali con le persone e soprattutto con i bambini meno fortunati.

Questi sono momenti di gioia, di doni, ma spesso di consumo superfluo di chi ha già tanto.

Un regalo che aiuti economicamente chi è nato nei luoghi difficili del pianeta può però arricchirsi di un contenuto speciale e prezioso.

Un regalo, quando è anche un gesto d’aiuto, rende felice più di una persona: chi lo riceve, noi che lo facciamo e la persona che dal nostro piccolo gesto ricava molto.

C’è chi festeggia perché è felice, perché sta bene, perché la vita gli sorride.
C’è chi invece può trovarsi in situazioni difficili, per malattia o povertà, vicino a noi o in posti dove gli elementari diritti civili sono calpestati.

È il momento di dare sostanza ai nostri indiscutibili buoni propositi.

Perché in fondo, a chi ha bisogno, non interessa sapere se e quanto siamo buoni.
Ciò che conta è vedere persone che compiono atti di bontà.

Facile dire:“Che pena i poveri del terzo mondo! Quanto mi spiace che abbia una grave malattia! Poverini i bambini africani che muoiono di fame”

Amiamo meno le parole e passiamo  ai fatti!

Creiamo tante occasioni per fare e per farci, di conseguenza, del bene.

Serene Festività a tutti!

 Anna Maria Limiti

Osservatorio per i Diritti dell’Infanzia

 

dal sito del Ministero per le Pari Opportunità

4 dicembre 2009
 

Carfagna: «Pistoia dimostra che serve il Garante per l'Infanzia»

"La storia agghiacciante dei maltrattamenti ai bambini nell'asilo di Pistoia dimostra ancora di più l'urgenza di un'autorità di sorveglianza e indirizzo, come il Garante per l'Infanzia, che controlli non solo la qualità e l'adeguatezza educativa, ma anche la professionalità e la competenza del personale che lavora nel settore". Così il Ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, commenta la vicenda di cronaca che ha portato all'arresto della titolare di un asilo privato e della sua collaboratrice.

"I bimbi di Pistoia hanno subito una violenza psicologica oltre che fisica. Non è ammissibile che si verifichino casi del genere e non possiamo permettere che strutture improvvisate operino in un campo così delicato come quello della cura e dell’assistenza ai più piccoli. I genitori devono poter lasciare in assoluta tranquillità i loro figli negli asili nido. Per questo ribadisco la necessità di istituire il Garante per l'Infanzia che tra i suoi compiti ha proprio quello di inchiesta e controllo sulle strutture, sia  private che pubbliche".
 

Asilo o lager?

 

Soltanto pochi giorni orsono, abbiamo ricordato i Diritti dell’Infanzia nel ventennale della Convenzione di New York.

 

Sovente siamo portati a pensare che gli “orrori” accadano lontano da noi, che non facciano parte del nostro quotidiano.

Invece la crudezza di alcuni episodi ci riportano di botto nella dura realtà

 

Pistoia, asilo privato, dove va la nostra mente?

Sicuramente l’idea fa abbozzare un sorriso sulle nostre labbra immaginando tanti bambini che giocano, gridano, cantano insomma qualcosa di molto gioioso.

Invece no!

Un asilo dell’”orrore quotidiano” come è stato descritto dal Procuratore della Repubblica che sta indagando.

 

I giornali stamattina riportano: Schiaffi in viso a bambini di pochi mesi, ceffoni in testa, piccoli presi per i capelli e costretti ad aprile la bocca per mangiare, bavagli premuti sul viso per costringerli a deglutire”

Ed ancora “Bambini che piangono. Costretti a stare fermi e immobili, lasciati nelle stanze buie, scossi con forza, tirati su per un braccio, vediamo un bambino piccolo di otto dieci mesi che sembra vomitare - racconta un poliziotto - , arriva la direttrice e gli dà uno schiaffo, lui cade a terra, la donna lo solleva prendendolo per un braccio con violenza”

 

La brutalità di questi episodi si commenta da sola, non ci deve essere pietà per queste persone chiamate impropriamente”maestre” in quanto hanno poco, o meglio niente da insegnare a nessuno.

Da parte mia come di tutti del resto, c’è sdegno e sono Signora a definirlo sdegno.

 

In questo caso così brutto non potranno esserci giustificazioni da parte di nessuno in quanto, saggiamente, alla denuncia di alcuni genitori che sospettavano qualcosa, i Magistrati hanno piazzato due telecamere che hanno registrato il comportamento non certo esemplare delle persone che badavano ai bambini.

 

Potrei continuare, ma mi fermo qui.

 

Mi auguro soltanto che a parte di tutti ci sia controllo, che i bambini coinvolti in questa triste storia possano presto dimenticare e che non si portino dietro de traumi.

 

Non abbassiamo mai la guardia, neanche in casa nostra.

 

Anna Maria Limiti

Osservatorio per i Diritti dell’Infanzia

20 anni dalla Convenzione di New York…..


……I diritti dell’infanzia vengono rispettati?

I bambini devono avere cibo, cure sanitarie, istruzione!

Non devono essere sfruttati con lavori troppo pesanti, devono avere tempo per studiare, per giocare, per far maturare la loro fantasia!

Questo sono le indicazioni che abbiamo sentito nelle varie conferenze tenutesi, da più parti, nei giorni scorsi in occasione del ventennale della Convenzione di New York sui  Diritti dell’Infanzia.

E’ anche quanto è stato ribadito alla Conferenza che l’UNICEF ha tenuto nella sua sede di Roma  alla quale sono stata invitata a partecipare insieme a Luigi Russo, Responsabile Kiwanis dei Rapporti con le Istituzioni, e Rino Salmè, Presidente del Club Roma Michelangiolo.

In una sala conferenze gremita, molti sono rimasti in piedi, ma ascoltavano attentamente.

Erano presenti il Presidente di UNICEF Italia Vincenzo Spatafora, il fotografo G. Pirozzi che ha presentato un libro di fotografie scattate nei Paesi dove i Diritti dei bambini sono a  rischio.

I ricavati della vendita del volume saranno devoluti all’UNICEF per le loro nobili finalità.

Hanno partecipato anche: Walter Veltroni impegnato in Africa, Maria Rosaria Omaggio e  Daniela Poggi, Ambasciatore UNICEF e Moderatrice della conferenza.

La conferenza è stata molto interessante.

Il Presidente Spatafora ha affermato che si farà tesoro dei risultati fino ad ora  ottenuti per aiutare tutti quei bambini ai quali  ancora oggi, mentre si celebra il ventennale della Convenzione sui Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza, vengono negati i  diritti alla loro sopravvivenza, allo sviluppo, alla protezione ed alla partecipazione.

Solo così si può costruire un mondo migliore che ponga al centro delle azioni l’interesse dei bambini e delle bambine.

Ha anche ricordato che in questi ultimi quattro anni è scesa notevolmente la mortalità infantile, ma che le cifre sono sempre, e comunque, molto, troppo, alte visto che si parla di circa 8 milioni di bambini che muoiono.

Più di un terzo di queste morti sono dovute alla denutrizione e queste cifre ci scoraggiano ed affliggono veramente. Pur se non sono nostri figli e/o parenti loro dovranno essere il domani di questo mondo!

Più di un terzo dei bambini muoiono di polmonite, diarrea ed altre malattie potrebbero sopravvivere se non fossero denutriti.

Servono vaccini per poter immunizzare i bambini e preservarli da malattie infettive.

Il Presidente Spatafora ha anche denunciato come le politiche per l’infanzia  nel nostro Paese non sono una priorità e che il riflesso di tale disinteresse ricade  sulle fasce più deboli: sui minori maggiormente a rischio e sul sempre maggior numero di bambini stranieri presenti sul nostro territorio.

Ho sentito in questi giorni che la Somalia intende aderire alla Convenzione di New York; è una bella notizia e ci auguriamo che anche gli USA prendano questa decisione molo importante.

Abbiano avuto depliant dell’UNICEF e materiale di informazione.

Mi ha profondamente colpito l’immagine di un bellissimo bambino di colore. Accanto alla usa foto le seguenti frasi riportate: gli occhi del padre, la bocca della madre, il sorriso lo può ereditare da te.

Madre Teresa di Calcutta diceva spesso che il mare è fatto di gocce…..!

Voglio essere ottimista sperando che ognuno  di noi contribuisca affinché tante gocce insieme possano fare almeno un piccolo corso d’acqua per far tornare, e/o dare a quelli che non lo hanno mai avuto, il sorriso a tanti, meglio dire a tutti, i bambini.

Ha ragione il nostro Governatore Valeria Gringeri,….il loro futuro ha bisogno di noi!

Finito di scrivere io, e di leggere Voi, queste poche righe, un invito:  Non dimentichiamolo!!!!

Anna Maria Limiti

ADOLESCENTI E CIBO

 

Le nostre abitudini alimentari odierne sono diverse da quelle della generazione che ci ha preceduti  per moltissimi motivi.

Con l’arrivo dei  fast food,  take away e l’abitudine di mangiare fuori casa, molte cose sono cambiate in questa generazione.

I genitori spesso si preoccupano che i loro figli stiano mangiando in modo sano.

Nel periodo adolescenziale ci sono vari cambiamenti nei ragazzi che possono in qualche modo causare un modo diverso di confrontarsi con il sistema  alimentare.

Questo è un periodo in cui l'adolescente aspira all'indipendenza, calcola dove introdursi nel mondo e 'saggia il terreno' in casa.

La scelta di amici, vestiti, video e attività di svago sono modi importanti perché l'adolescente senta che può “aver voce in capitolo” nella sua vita.

Scegliere cosa e quanto mangiare è un altro modo.

Non esistono soluzioni semplici per migliorare la dieta del tuo adolescente.

Può essere molto difficile per i genitori degli adolescenti convincere i loro figli del beneficio di un'alimentazione più sana quando loro stanno competendo con i potenti messaggi della pubblicità sui cibi. La conoscenza dell'alimentazione 'normale' degli adolescenti può aiutare a mettersi l'animo in pace.


Cosa sta succedendo a mio figlio?

Qui ci sono alcuni cambiamenti che possono verificarsi negli adolescenti

Avere una crescita improvvisa

  • Gli adolescenti possono cominciare a mangiare  molto se sperimentano uno scatto di crescita. La quantità di cibo che gli adolescenti (sia maschi che femmine) mangiano e di cui hanno bisogno ti potrà stupire. E' salutare e non troppo dispendioso per i giovani che si riempiano di tramezzini, cereali e frutta di stagione.

  • D'altra parte puoi notare che mangiano meno quando terminano la crescita. Anche questo fatto è normale e non significa necessariamente che stanno cercando di perdere peso.

Sentirsi auto-consapevoli

L'adolescenza è un periodo in cui l'aspetto personale diviene molto importante e in cui molti giovani vengono influenzati dal modo in cui i media dicono loro che dovrebbero apparire per avere successo. E' bene che sappiano accettare la naturale forma del loro corpo. Se tuo figlio non è magro, ma è sano e felice del suo corpo, non deve essere incoraggiato a perdere peso. Forti perdite di peso e la mania delle diete sono rischiose. Naturalmente, dovrebbe essere intrapresa qualche azione se è in sovrappeso e c'è qualche preoccupazione per la salute. La maniera in cui tu te ne occuperai potrà fare la differenza su come il giovane risponderà.

Focalizzarsi sulla salute e lo sport

·         Coloro che praticano sport o danza possono desiderare di cambiare la loro dieta per la forma fisica o l'aspetto. Tutto ciò va bene se è moderato, ma se diviene ossessivo o se riduce troppo il cibo, può diventare un problema. Questo può essere il momento giusto per discutere le tue preoccupazioni con persone che lavorano in questo campo come i nutrizionisti o i dietisti.

·         Gli adolescenti possono desiderare di cambiare alcuni cibi nella loro dieta per diminuire o prevenire l'acne. Questo  è assai comune particolarmente quando i loro compagni sono molto crudeli nel parlare dei foruncoli. Alcuni cibi sembrano causare la fuoriuscita dei foruncoli in alcune persone ma non esiste una 'dieta senza foruncoli'. Controllare cosa mangia nei momenti in cui compaiono i foruncoli può darci un'idea dei cibi che possono causarli. Ci sono comunque dei modi più efficaci per combattere l'acne

Mangiare fuori casa molto spesso

Gli adolescenti amano uscire con i loro amici ed è molto alla moda per la loro età mangiare cibi pronti. Ciò può significare che poi non vorranno cenare. Comportarsi così una o due volte alla settimana non è pericoloso.

Saltare i pasti

  • Qualche volta gli adolescenti considerano altre attività o stare con i loro amici molto più importanti che non mangiare. Può essere frustrante o irritante che tu abbia già preparato un pasto e tuo figlio ti dica che uscirà o non vuole mangiare. Avere regole chiare in casa che incoraggino il rispetto degli altri è importante, per esempio, farti sapere un'ora prima del pasto che non mangeranno.

  • Alcuni giovani evitano i pasti per perdere peso. Saltare i pasti ostacola il controllo del peso. Saltare la colazione non è una buona idea. Le ricerche mostrano che questo è il pasto più importante del giorno: aiuta ad avviare il tuo metabolismo, contiene delle sostanze nutritive importanti ed è fondamentale per la concentrazione a scuola o per lavorare la mattina. (La chiave per un controllo del peso salutare è combinare un esercizio regolare e una dieta bilanciata.)

Fare esperimenti con il cibo

  • Molti adolescenti iniziano a sperimentare nuovi modi per nutrirsi, come ad esempio diventare vegetariani. Essere vegetariani è eccellente, fintanto che si verificano i contenuti nutritivi dei cibi per essere sicuri di avere una dieta adeguata.

  • Mangiare solo frutta e verdura è 'completamente sbagliato'. E' molto importante per i giovani avere un apporto adeguato di ferro e calcio per fornire ai loro corpi le migliori fondamenta per il futuro. Ciò che loro mangiano adesso influenzerà la loro salute nella vita futura. Aiuta tuo figlio ad essere conscio di questo fatto e a pensare ai tipi di cibo che dovrebbe scegliere. Pianificare una dieta può significare cercare un aiuto professionale.

Desiderare l'indipendenza

·         Gli adolescenti sono ansiosi di sentire che hanno il controllo delle loro vite e diventano 'autonomi'. Questo è il momento di svincolarsi dalle regole familiari (anche se solo temporaneamente), fare le cose in modo diverso  e non desiderare che venga detto loro cosa fare.

·         Spesso agiscono come se 'sapessero tutto' e se avessero una risposta, in genere diversa dalla tua per ogni cosa. Ciò può rendere particolarmente difficile per loro che tu ritenga di dover avere qualche controllo su ciò che mangiano. Possono accettare delle informazioni ma non dei consigli da te.

·         I giovani oggi sono accerchiati dai media (TV, cinema, radio, stampa) che mandano messaggi sulla 'desiderabilità' della magrezza e di una pelle bella e pulita. Non è facile per gli adolescenti resistere a queste pressioni.

Gli adolescenti indulgono meno facilmente in diete pericolose o esercizio fisico se si sentono bene con se stessi.

Cosa possono fare i genitori

Costituire un buon esempio

·         Il modo in cui tu mangi e in cui stai attento al tuo corpo manda un potente messaggio a tuo figlio.

·         Gli adolescenti sono abili nel percepire l'abitudine del “fai ciò che dico, non ciò che faccio”. Gioisci, ma veramente, di nutrirti in modo sano. Se non riesci a farlo, tenta con qualcos'altro.

·         Stabilisci delle regole familiari sui cibi 'giornalieri' e i cibi 'saltuari'.

·         Evita tu stesso la fissazione delle diete e non lamentarti del tuo corpo (o di quello degli altri) davanti e tuo figlio.

·         Fai la spesa a proposito e tieni nella tua credenza e in frigo cibi che siano sani.

Incoraggiare

·         Aiuta il tuo adolescente a vedere la crescita e i cambiamenti del corpo come una parte normale del diventare grandi. Aiutalo a star bene col fatto che ogni corpo matura a ritmo diverso. Incoraggialo ad accettare la sua forma e le sue misure.

·         Cerca di focalizzarti sulle qualità di tuo figlio piuttosto che su come appare. Ciò aiuterà a cacciare le pressioni della società sul fatto di apparire in una certa maniera.

·         Incoraggia un'attività fisica regolare, camminare o andare in bicicletta invece che essere sempre un passeggero.

·         Non arrabbiarti se tuo figlio non vuole fare le cose che solitamente amava, poiché questo è un periodo in cui molti gettano via gli interessi che avevano nella fanciullezza. Dagli un supporto nelle attività che sceglierà.

Rispettare le opinioni del proprio figlio

  • Rispetta che tuo figlio possa desiderare di mangiare diversamente dalla famiglia, a condizione che ciò sia ragionevole.

  • Cerca di accettare il fatto che lui può avere dei punti di vista molto forti e diversi dai tuoi. Che 'lasciar mangiare' diventi una 'guerra' non aiuta nessuno e danneggia soltanto la vostra relazione.

Procurare cibi salutari

  • Chiarisci che tu fornisci una gamma di cibi generalmente sani e nutrienti e che tuo figlio deciderà la quantità di cui necessita e cosa desidera mangiare.

  • Assicurati di dare una vasta scelta di cibi di tutti i raggruppamenti ossia (1) carboidrati (come pane, pasta, riso, cereali), (2) verdure e legumi, (3) frutta, (4) prodotti caseari (latte, yoghurt, formaggio) e (5) carne, pesce, pollame, uova, noci. La maggior parte della dieta dovrebbe consistere in carboidrati, frutta e vegetali.

  • Per crescere i figli hanno bisogno di fare spuntini. Fornisci loro i cibi delle categorie citate sopra come spuntino. In genere fare storie se tuo figlio mangia grandi quantità di cibi 'saltuari' meno sani non è utile e non lo farà smettere.

Dividersi la cucina

  • Dai ai giovani qualche responsabilità per i pasti della famiglia.

  • Esigi che sia i maschi che le femmine contribuiscano in qualche maniera alla preparazione del cibo. Incoraggiali ad avere un potere, anche se per una sola volta alla settimana, nel decidere, comperare e preparare un pasto di loro scelta per tutti. (Molti giovani hanno poca pratica nel cucinare e pochissime idee su come acquistare con saggezza quando lasciano la casa; perciò si affidano ai take-away.)

  • Aiuta tuo figlio a sviluppare queste abilità e ad avere sicurezza di sé.

Insegnare la sicurezza nel mangiare

  • Se desideri che tuo figlio faccia la cosa giusta, è importante che si impratichisca e che approvi i consigli sull'igiene relativa al cibo.

  • Lavare le mani dopo essere andati in bagno e prima di preparare o mangiare del cibo.

  • Lavare mani, coltelli e taglieri dopo aver preparato cibi non cotti.

  • Tenere puliti stracci da tavola e spugne.

  • Lavare la frutta cruda e la verdura prima di mangiarla.

  • Sgelare sempre i cibi in frigorifero . . . mai a temperatura ambiente.

  • Tutti i cibi di origine animale, incluse le uova, dovrebbero essere ben cotti.

  • Mangiare subito i cibi cotti. Quelli che non possono essere mangiati immediatamente dovrebbero essere tenuti al caldo (come minimo 60°C) o messi direttamente nel frigo.

  • Se si deve riscaldare il cibo, dovrebbe essere scaldato interamente (non intiepidito).

  • Non bere da una bottiglia, un cartone o una brocca che possano essere usati da altri. Non condividere coppe o cannucce.

  • Non tossire o starnutire vicino al cibo. Insegna ai bambini a coprirsi la bocca e il naso se non ne possono fare a meno.

Aiutare

  • Supporta i giovani per la fissazione della dieta ma controlla con loro se la loro dieta va incontro ai bisogni nutritivi comunemente accettati.

  • Impara tu stesso dell'altro su una corretta alimentazione da fonti affidabili - puoi informarti meglio parlando con un dietista o un nutrizionista.


Promemoria

  • Sii un buon esempio . . . non ti aspettare che tuo figlio faccia come dici se tu non lo stai facendo.

  • Aiuta tuo figlio a sviluppare delle sane attitudini verso il cibo in modo che sia una parte piacevole della vita.

  • Fornisci una grande varietà di alimenti in maniera rilassata . . . i giovani in genere ne mangeranno la quantità di cui hanno bisogno.

  • I ragazzi possono capire la differenza tra cibi 'giornalieri' e cibi 'saltuari'.

  • Addestra tuo figlio alle abilità basilari per pianificare, acquistare e preparare il cibo in modo che possa portarle con sè se dovesse lasciare la casa.

  • Scegliere cosa e quanto mangiare è un modo per un ragazzo per esercitare la sua indipendenza.

  • I messaggi dei media sulla forma del corpo pongono enormi difficoltà ai giovani.

  • I ragazzi hanno meno probabilità di indulgere in diete pericolose o esercizio eccessivo se stanno bene con se stessi.


  • Risorse

  • Il tuo 'Centro per i disturbi del comportamento alimentare'.

  • Per informazioni sull'alimentazione, contatta un dietologo o un nutrizionista presso un centro medico o un ospedale.

  • Per informazioni sulla sicurezza dei cibi, contatta un medico sanitario presso l'ufficio d'igiene.

Se sei preoccupato per i disturbi alimentari:

  • parlane col tuo medico di base

  • contatta il 'Centro per i disturbi del comportamento alimentare'

  • contatta uno psicologo del Servizio di Psicologia Clinica o del Consultorio.

  • Leggi anche le Guide Agili per Genitori:

  • I Foruncoli

  • I disturbi alimentari

 

 

 

dal Sito del Ministero per le Pari Opportunità

Sotto il nome generico di infibulazione sono raccolte le mutilazioni dei genitali femminili.

Queste mutilazioni non vengono effettuate per scopi terapeutici ed in più vanno a ledere la salute psico-fisica delle bambine in quanto viene praticata alcune volte alla neonate, atre alle bambine oppure alle adolescenti e più in avanti lede la vita sessuale delle donne sulle quali viene praticata. Al momento del parto, per esempio,  in quanto porta dolori atroci alla donna e serie difficoltà al bambino che deve attraversare una massa di tessuto cicatrizzato e poco elastico reso tale dalle mutilazioni; in quel momento il feto non è più ossigenato dalla placenta e il protrarsi della nascita toglie ossigeno al cervello, rischiando di causare danni neurologici

Ci sono vari tipi di infibulazione ma sono talmente atroci che sinceramente non mi sento di riportare in questa sede.

Di seguito viene riportata la campagna di sensibilizzazione a queste problematiche effettuata dal Ministero delle Pari Opportunità

 

Anna Maria Limiti
Osservatorio per i Diritti dell’Infanzia

 

Mutilazioni genitali femminili, al via il numero verde

È attivo da oggi il Numero Verde 800 300 558, per la prevenzione e il contrasto delle pratiche di mutilazione genitale femminile. Il servizio, gestito dalla Direzione Centrale Anticrimine del Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'Interno, accoglie segnalazioni e notizie di reato realizzate sul territorio italiano e fornisce informazioni sulle strutture sanitarie e sulle organizzazioni di volontariato, vicine alle comunità di immigrati provenienti dai Paesi dove sono effettuate tali pratiche.

Le telefonate saranno ricevute da personale specializzato del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato che, oltre all’assistenza, avrà il compito di comunicare le eventuali notizie di reato alle Squadre Mobili territorialmente competenti.

"Da oggi, grazie al preziosissimo lavoro che svolgeranno le Forze di Polizia chiamate a rispondere al numero verde 800 300 558, gli immigrati residenti in Italia avranno a disposizione uno strumento in più per chiedere aiuto, informarsi e denunciare eventuali abusi. Uno strumento che vuole essere a disposizione anche delle stesse bambine o adolescenti vittime di mutilazioni genitali femminili o che corrono il rischio di essere sottoposte a questa vera e propria menomazione del corpo e della psiche", annuncia il Ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna.

"La violenza, che questo numero è chiamato a contrastare, infatti, rappresenta una barbarie, una tortura inaccettabile, una gravissima violazione del diritto all'integrità fisica delle donne e delle bambine. È un fenomeno culturale presente anche nel nostro Paese, da molti ancora ignorato, che rovina una vita intera e che stiamo combattendo con forza in molti modi: finanziando progetti di contrasto e sensibilizzazione, mandando in onda uno spot rivolto principalmente ai genitori immigrati e ora anche attivando un numero di assistenza telefonica".

Il numero, gratuito e accessibile dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 14.00 e dalle 15.00 alla 20.00, si inserisce all’interno di un progetto più ampio di politiche e azioni di contrasto alle MGF, che vede il coinvolgimento di vari Ministeri, sotto il coordinamento del Dipartimento per le Pari Opportunità.

9 novembre 2009

BULLISMO

11-11-2009

Bullismo, questo termine, in negativo, sta diventando sempre più di moda e, purtroppo, non fa riferimento allo sbruffone, al gradasso al prepotente di borgata come siamo stati abituati a vedere in molti films degli anni 50-60.

I bulli attuali sono  gli adolescenti, i ragazzi di Scuola Media Inferiore, come  si legge e/o si sente, e sembra che la media dell’età scende spaventosamente fino ad arrivare alla Scuola Elementare.

Da ricerca effettuata si evince che i luoghi, dove maggiormente è  presente il bullismo, sono la scuola ed il percorso che si fa da casa a scuola e viceversa.

Molte vicende ci sono note anche grazie ai Media che ne hanno ampiamente parlato.

C’è la storia una bambina di 13 anni che è stata violentata e ripresa con il video-fonino successivamente trasmesso in Internet, c’è poi il caso che ha creato molto scalpore  del ragazzo down deriso e picchiato dai compagni di classe anche questa volta diffuso su Internet il “video divertente” delle loro gesta, Si potrebbe continuare a lungo con gli esempi, ma fermiamoci qui.

Ma chi è il bullo?

Il suo identikit  è chiaramente quello dell'aggressivo. Il bullo ha  un forte bisogno di dominare gli altri, si dimostra spesso impulsivo, si arrabbia facilmente. È intollerante ed è concentrato sulla propria personalità senza badare a coloro che gli sono intorno.

E’ doveroso comunque  fare una distinzione con i “bulli passivi” ovvero i seguaci o sobillatori che non partecipano attivamente agli episodi di bullismo, infatti pur essendo presenti nel branco, non sono interessati a prevaricare, ma a farne  parte,  per non diventare  loro le vittime.

Le figure presenti negli episodi di bullismo sono tre: la vittima, il bullo ed il branco, cioè gli altri, il gruppo, la classe che sta a guardare l’atto di violenza sul più debole senza intervenire,  incitando il bullo o facendo finta di niente.
Infatti il silenzio e l’omertà sono potenti alleati del bullo, perché non ci si ribella per paura e questa paura porta le vittime a tacere ed a non  per parlarne  neanche agli stessi genitori, quindi il bullismo sovente passa inosservato.

Forme di bullismo

Esso inoltre si manifesta in diversi atteggiamenti, i  principali sono il bullismo verbale ed il  bullismo fisico.
Il primo consiste nell'umiliare la vittima attraverso insulti, sarcasmo o derisione, mentre il secondo, il più classico, con in un contatto fisico, diretto (spinte, pugni, calci), e riguarda principalmente i ragazzi rispetto alle ragazze.
Infatti se in precedenza erano solo i ragazzi a fare i bulli e le ragazze  ad esserne le vittime,  adesso le bambine da vittime diventano “aggressori” dando luogo al “bullismo femminile” che si manifesta in modo più subdolo perché è non basato sullo scontro fisico, ma maggiormente caratterizzato dall'aspetto verbale e indiretto, in particolare si concentra sulla manipolazione dei rapporti di amicizia di cui gode la vittima al fine di portarla all'isolamento sociale.
Le vittime sono per lo più  soggetti molto sensibili e calmi che, generalmente, non prendono in giro i propri compagni.

Sono più deboli dal punto di vista fisico, sono insicuri e se vengono "attaccati" reagiscono chiudendosi in se stessi

oppure scoppiando in lacrime.

Come prevenire il bullismo

Per prevenire questo fenomeno l’arma migliore è il dialogo.

Aiutare, attraverso il dialogo,  questi “bulli” esortandoli a raccontare i loro problemi agli adulti per risolverli nel modo migliore, magari facendo sfogare la loro aggressività, consigliando loro qualche sport.
Essendo il bullismo un problema molto diffuso, è diventato sempre più oggetto di studio e di analisi da parte di esperti.
Sono stati organizzati incontri e convegni al fine di valutarne le origini e le cause, così da fornire strumenti per intervenire in modo più efficace e porre un freno a questi comportamenti.

Forse il bullismo nasconde una richiesta di aiuto da parte dei nostri ragazzi.

Un grido “silenzioso” rivolto  alla famiglia, alle Istituzioni, una richiesta di attenzione.

E’ come se volessero dirci: “fermi tutti, ci siamo anche noi!”

Spesso in casa non ce ne accorgiamo in quanto  i nostri ragazzi sono sereni, all’apparenza tranquilli, ma insieme al gruppo, al “branco”,  subiscono una metamorfosi: si trasformano, una sorta di Dottor Jeckyll e Mr. Hyde.

Allora fermiamoci, arrestiamo per un momento la nostra corsa ed ascoltiamoli, prendiamoci cura di loro.

Concediamoci degli spazi  in cui tutta la famiglia sia riunita, magari spegnendo lo stereo ed il televisore, raccontiamoci “le nostre giornate” i problemi o le cose belle che abbiamo incontrato durante la nostra giornata lavorativa e/o scolastica.

Abbiamo delle grosse responsabilità nei loro confronti anche perché non ci hanno chiesto loro di venire al mondo.

Anna Maria Limiti
Osservatorio dei Diritti dell’Infanzia

BAMBINI E BAMBINE SOLDATO

4-11-2009

Attualmente sono più di 250.000 i minori di 18 anni utilizzati nei conflitti armati.
Nell’ultimo decennio centinaia di migliaia di bambini, bambine e adolescenti sono stati direttamente coinvolti nelle ostilità e utilizzati sia da parte degli eserciti governativi, sia da parte di gruppi armati di opposizione ai Governi.
La maggioranza ha dai 15 ai 18 anni, ma alcuni hanno anche soltanto 10 anni e la tendenza che si nota è verso un abbassamento dell’età.

Decine di migliaia di bambini, bambine e adolescenti corrono il rischio di entrare a far parte degli eserciti o dei gruppi armati in diversi Paesi.

Durante i conflitti armati tutti i bambini subiscono gravi violazioni dei loro diritti.

QUAL E’ IL PAESE  CHE HA IL PRIMATO PER L’USO DI BAMBINI SOLDATO?

Nel Rapporto presentato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite al Consiglio di Sicurezza sono stati segnalati Paesi in conflitto o reduci da conflitti in cui i bambini e le bambine subiscono gravi violazioni dei loro diritti.

L’elenco dei Paesi è stato aggiornato ed attualmente comprende: Afghanistan, Burundi, Chad, Colombia, Costa d’Avorio, Iraq, Liberia, Myanmar, Nepal, Filippine, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Sri Lanka, Sudan e Uganda.

Anche se sono stati compiuti progressi in alcuni Paesi, come in Liberia e in Sierra Leone, in alcuni aree di crisi, in Sudan (Darfur), Chad, Afghanistan, Iraq e Sri Lanka ad esempio, la situazione ha continuato a peggiorare, mentre in Libano, Israele e nei Territori Occupati Palestinesi la recente escalation di violenza ha causato

BAMBINI E BAMBINE SOLDATO: NON SOLO COMBATTENTI

Sono bambini ed adolescenti soldato sia quelli che hanno armi e combattono, sia quelli che sono utilizzati dagli eserciti e dai gruppi armati come esche, corrieri o guardie, per svolgere azioni logistiche o di supporto, come trasportare le munizioni e le vettovaglie, posizionare mine ed esplosivi.
La loro vita non è meno dura e a rischio di quella di chi combatte.
Sia che siano regolarmente reclutati nelle forze armate del loro Stato, sia che facciano parte di gruppi armati di opposizione ai Governi, bambini e adolescenti sono esposti ai pericoli della battaglia e delle armi, trattati brutalmente e puniti in modo estremamente severo per gli errori che possono commettere.

Una tentata diserzione può portare agli arresti e, in qualche caso, ad una esecuzione sommaria.

Nelle situazioni di conflitto ci sono, inoltre, bambini appartenenti a gruppi particolarmente vulnerabili e che per questo motivo richiedono una speciale protezione.
Si tratta di coloro che vengono separati dalle loro famiglie (orfani, rifugiati e sfollati non accompagnati, figli di donne sole) o che provengono da situazioni economiche e sociali svantaggiate (minoranze, ragazzi di strada) o che vivono nelle zone calde del conflitto.

Nei casi di migrazioni forzate e improvvise, infatti, le famiglie e le comunità vengono divise e i bambini, le bambine e gli adolescenti si ritrovano spesso abbandonati a se stessi in una situazione di grande incertezza.  
I minori che vivono nei campi profughi (rifugiati, sfollati) sono particolarmente a rischio di essere arruolati.

Sono Inoltre sempre di più le bambine e le ragazze coinvolte nei conflitti armati che partecipano direttamente alle ostilità.

Si tratta di bambine e ragazze particolarmente vulnerabili, spesso rimaste orfane di entrambi i genitori, uccisi durante i combattimenti, o che vengono rapite durante le incursioni dei gruppi di ribelli.

Le ragazze rimaste orfane tendono a cercare rifugio e protezione negli eserciti per sfuggire alle dure condizioni della vita di strada, ma una volta arruolate vengono ridotte in schiavitù costrette a soddisfare i desideri, anche sessuali, dei combattenti. Subiscono ripetutamente violenze e abusi.

Il rischio di contrarre HIV-AIDS ed altre malattie sessualmente trasmissibili è molto elevato, così come le probabilità di restare incinte con tutte le conseguenze che ne derivano.

I programmi di disarmo, smobilitazione e riabilitazione dei bambini soldato devono tenere in considerazione le bambine e le ragazze e il loro specifico vissuto.

Al contrario, invece, spesso accade che nelle iniziative di intervento a favore dei bambini coinvolti nei conflitti, le ragazze, pur avendo il maggior bisogno di cura e di protezione, sono spesso escluse.

Le ragazze vengono dimenticate innanzitutto perché sono poco disposte a farsi avanti, in quanto questo significa venire identificate dalla comunità come “mogli” dei combattenti o a fare identificare i loro figli come “bambini dei ribelli”.

Le ragazze rimaste incinte durante il periodo in cui facevano parte degli eserciti devono affrontare il severo giudizio della loro Comunità d’origine. Le Comunità tendono a stigmatizzarle ed emarginarle perché si sono unite ai gruppi di ribelli e tendono ad attribuire alle stesse ragazze la colpa di quanto loro accaduto.

La nascita di figli da relazioni iniziate con il rapimento e la violenza ha spesso come conseguenza anche il fatto che i gruppi ribelli rifiutano categoricamente di lasciar andare le ragazze, nonostante si siano assunti l’impegno di rilasciare i bambini soldato. In molte situazioni di conflitto, in Liberia, in Sierra Leone e nella Repubblica Democratica del Congo, i combattenti sono stati riluttanti a rilasciare le ragazze e le hanno tenute prigioniere asserendo che si trattava delle loro “mogli”.

Nonostante siano state predisposte strutture distinte per i ragazzi e le ragazze e programmi specifici che prestano attenzione alle questioni di genere, in determinati Paesi, come nel Congo, la maggior parte delle ragazze continua a rimanere esclusa dai programmi di disarmo, smobilitazione e reintegrazione nelle loro comunità.

Tutti questi fattori rappresentano le sfide che la Comunità internazionale deve affrontare e, spesso, le risorse disponibili sono scarse rispetto alla complessità di tali obiettivi.

Non dimentichiamoli!

Facciamo in nodo che i bambini abbiano in mano dei giocattoli, dei libri, del pane, del cibo  e non armi.

Facciamo in modo che le bambine crescano serene e che la loro maternità arrivi quando loro desiderano diventare madri e non perché abbiano subito violenza.

C’è molto da riflettere.

Anna Maria Limiti
Osservatorio dei Diritti dell’Infanzia

 

Lezione di educazione civica

17-10-2009

Carissimi,

 

Siamo ormai abituati a vedere telegiornali con dei veri e propri “bollettini di guerra”.

 

Ieri sera invece si è potuto, con piacere,  apprendere dal telegiornale delle 20,00 come un gruppo di bambini di una Scuola Primaria di Genova  siano scesi in piazza ed abbiano protestato contro chi trasgredisce il Codice Stradale parcheggiando su strisce, marciapiedi, doppia fila etc .

 

E’ stato bellissimo vedere questi bambini, accompagnati dai loro Insegnanti, che con cartelli gridavano contro gli automobilisti incivili “multa, multa” apponendo il tagliandino della multa sul cruscotto..

 
Le multe fatte dai bambini una volta trovate sulla propria auto, si sa,  fanno quasi piacere, anche  perché non bisogna mettere mano al portafogli.
 
I bambini coinvolti nell’iniziativa sono tutti d’età compresa tra gli 8 e i 10 anni, a collaborare attivamente con loro l’Associazione “ Facciamoci Strada”.  l’assessorato alla Città Sicura e l’assessorato alla Mobilità di Genova.
 
Il progetto intende sensibilizzare la città sulla necessità di promuovere l’andare a piedi,  soprattutto da parte dei bambini e per i piccoli spostamenti (come l’andare a scuola)
 
Questi piccoli amici ci hanno dato una bella lezione e….facciamo attenzione, si sa che i bambini sono giudici implacabili.
 
Anna Maria Limiti
Osservatorio Kiwanis Infanzia

 

dal Sito del Ministero delle Pari Opportunità

Forze dell’Ordine e Associazioni: le scuole si organizzano

Grande successo per la Settimana contro la violenza nelle scuole, nata dall'intesa dei Ministri Carfagna e Gelmini per educare i ragazzi alla cultura del rispetto e della diversità. L'iniziativa, la prima nel suo genere, ha raccolto le adesioni di moltissimi istituti, da Nord a Sud, con centinaia di richieste ai vertici locali delle Forze dell'ordine o ai Ministeri per l'intervento di esperti.

Sui temi della legalità Polizia Postale, Polizia di Stato e Carabinieri sono stati i protagonisti assoluti. Come ad Alessandria, dove la Polizia Postale è stata chiamata a tenere corsi sul tema "per non cadere nella Rete", guida ad uso non violento e corretto di internet e dei Social network, o a Caivano, in Provincia di Napoli, a pochi chilometri da Scampia, dove la Polizia di Stato è stata invitata ad avvicinare i ragazzi al rispetto delle regole e delle leggi. Mobilitati anche i Carabinieri del nucleo antistalking, che sono stati chiamati a tenere corsi e incontri per far conoscere il problema e le sue soluzioni agli studenti di alcuni istituti.

Sensibilità al tema della violenza contro le donne è stata dimostrata da alcuni dirigenti scolastici che hanno voluto creato corsi di autodifesa per le studentesse, dentro gli istituti, affidati agli insegnanti di educazione fisica: una scuola di Legnano, poco fuori Milano, conta già 130 studentesse iscritte.

Ai più piccini ci ha pensato Telefono Azzurro, che ha invitato le scuole primarie a partecipare all’iniziativa "Ad alta voce. Un video box per Telefono azzurro". L'obiettivo è quello di fornire, all’interno della scuola, spunti di riflessione sulla prevenzione di ogni genere di violenza, mediante la distribuzione di materiale informativo, grazie al quale si chiederà agli alunni di realizzare, attraverso una semplice fotocamera digitale o telefonino, delle video-interviste estemporanee in cui ogni bambino può esprimere le proprie opinioni. Grazie ad un accordo con Youtube, i video più significativi, saranno pubblicati in Rete.

Altro progetto importante sono i "Campus non-violenza" rivolti agli studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori, che, grazie ad un accordo tra Unar e Ostelli della Gioventù, trascorreranno tre giorni in una città italiana per facilitare l'integrazione e lo scambio di esperienze tra ragazzi di diverse città italiane sulle tematiche legate all’integrazione, alla tolleranza e all’educazione civica.

Altri istituti hanno optato per la proiezione di pellicole cinematografiche che affrontano temi 'sensibili': dalla violenza sulle donne al cyberstalking, dalla lotta alle discriminazioni razziali fino al bullismo omofobico.

La "Settimana contro la violenza", però, non si conclude con la fine degli eventi, ma continua per tutto l'anno scolastico, grazie al concorso indetto tra tutti gli studenti per la realizzazione della campagna di comunicazione "Io dico no alla violenza" per il 2010. Gli elaborati degli studenti - spot televisivi e radiofonici, manifesti, opere di videografica - verranno utilizzati promuovere l’iniziativa del prossimo anno. "Molto soddisfatta delle adesioni", si dice il Ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna. "Per sconfiggere la violenza, in tutte le sue forme, debellarla dal nostro Paese, è necessario fare un lavoro importante sulle giovani generazioni, partire dalle scuole", aggiunge, "e questa Settimana contro la violenza mi sembra un buon inizio".

14 ottobre 2009

 

'Settimana contro la violenza' in tutte le scuole italiane

 

logo-no-violenzaDal 12 al 18 ottobre, in tutte le scuole italiane, si terrà la "Settimana contro la violenza", per iniziativa dei Ministeri per le Pari Opportunità e del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca.

Istituita con un Protocollo d'intesa tra i Ministri Carfagna e Gelmini, la Settimana nasce con l'obiettivo di creare un momento di riflessione sui temi del rispetto, della diversità e della legalità, che coinvolga studenti, genitori e docenti e che metta a sistema le buone pratiche che molte scuole già offrono.
Dal lunedì al sabato, gli istituti scolastici organizzeranno iniziative di sensibilizzazione, informazione e formazione sulla prevenzione della violenza fisica e psicologica, compresa quella fondata sull'intolleranza razziale, religiosa e di genere, con approfondimenti ed eventi dedicati. Sarà dato spazio alla promozione dei servizi attivati dai ministeri, come il numero verde nazionale per l'ascolto e la consulenza in casi di violenza a scuola - 800 669696 -, il numero verde nazionale contro la violenza sulle donne - 1522 e il numero verde contro le discriminazioni razziali - 800 901010.
Sono previste collaborazioni eccellenti, con rappresentanti dei Carabinieri, della Polizia di Stato, di Telefono Azzurro, delle Authority e di molte associazioni già attive sul territorio. I dirigenti scolastici, infatti, potranno richiedere la partecipazione di 'esperti' alle lezioni scolastiche.
In allegato la Circolare inviata ai dirigenti scolastici e una scheda informativa su ciascuna forma di violenza da contrastare.
Per ulteriori informazioni: infostampa@pariopportunita.gov.it

 

6 ottobre 2009

 

                     Roma, 05 ottobre 2009

                                              A tutti i Lgt Governatori del Distretto Italia
e p.c. Al Segretario del Distretto Italia Giovanni Carubelli
Al Governatore del Distretto Italia Valeria Gringeri
Al Governatore Eletto Salvatore Costanza
All’Imm. Past Governatore Sergio Rossi

Carissimi Amici Kiwaniani,

un augurio affettuoso a tutti Voi per un proficuo e sereno anno kiwaniano.

Mi rivolgo a Voi per proporVi, in qualità di Chairperson per l’Osservatorio Diritti dell’Infanzia,  alcune iniziative che potremmo intraprendere durante l’anno sociale  in corso.

Sarebbe opportuno ed importante sensibilizzare l’Opinione Pubblica riguardo  problemi di rilevanza sociale, culturale, ambientale.      
                                   

Minori ed alcool

Questo Programma, che Vi prego voler portare a conoscenza dei Presidenti delle Vostre Divisioni,  potrebbe essere attuato in collaborazione con le scuole, gli oratori, le palestre e qualsiasi altra aggregazione composta da Giovani.

La prevenzione è fondamentale e si può attuare facendo rilevare ai Giovani che l’abuso di alcol miete tante vittime al ritorno dalle discoteche e non solo. Si potrebbe sensibilizzare gli Insegnanti, i Docenti, i Dirigenti scolastici, e perché no anche le Famiglie che sono il nucleo fondamentale della nostra Societas, affinché insieme al Kiwanis si porti avanti un Programma educativo anti-alcol.

Potrebbe essere anche utile:

v  Organizzare una conferenza sull’argomento durante una conviviale, e, laddove possibile,  darne informazione attraverso la stampa locale;

v  Divulgare il messaggio attraverso volantini  distribuiti sul territorio;

v  Educare i Giovani al vivere sano e a non bruciare gli anni della loro bellissima giovinezza.

 ANORESSIA E BULIMIA……

…altro subdolo nemico dei nostri Giovani!

Entrambe sono le principali cause di morte tra gli adolescenti, maggiormente tra le ragazze.

L’amore, l’attenzione dei familiari ed amici ai chiari segnali che si manifestano, sono la prima cura.

Anche per questa campagna, tra l’altro recentemente diffusa dal Ministero delle Pari Opportunità, si può ricorrere all’ausilio della Scuola.

Come suggerito dalla nostra “Consulta delle Donne”, si potrebbero far girare  nelle Scuole opuscoli che “pubblicizzino” la dieta mediterranea, riconosciuta come veicolo per il viver sano.

In questo anno gradirei l’aiuto di tutti mettendomi a disposizione per ogni chiarimento e/o suggerimento riteniate utile chiedere e dare.

Parafrasando una nota canzone, dico che

…. Si può fare/dare di più!!!!”,

e con questo concludo questo mio breve messaggio, augurandoci un ottimo lavoro finalizzato, anche in questa occasione, a tendere le nostre mani ed i nostri cuori verso loro: i Giovani che sono, sì il nostro domani, ma soprattutto i protagonisti del futuro del mondo che, purtroppo, in questi ultimi tempi ha, a volte, tinte grigie.

Certamente non vogliamo e non possiamo sostituirci alle Istituzioni, ma il nostro contributo potrebbe essere un tassello del mosaico che, unitamente alle altre “tessere”, costituisce la nostra realtà quotidiana.

Nella certezza che insieme lavoreremo meglio, Vi saluto caramente, rimanendo in attesa di Vostri graditi riscontri per poter procedere costruttivamente e positivamente.

 Anna Maria Limiti

            Chairperson Osservatorio Diritti dell’ Infanzia

 

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