La Dieta Mediterranea è
riconosciuta universalmente come alimentazione
sana e corretta al punto da poter rappresentare
un antidoto all’obesità. Al contrario, si
riscontra sempre più frequentemente una
alimentazione scorretta, specialmente nei
giovani, che consumano sempre meno frutta e
verdura (lo scorso anno si è avuto un calo del
7,5% negli acquisti domestici di
ortofrutticoli), prediligendo cibi ricchi di
grassi idrogenati, ipercalorici e bibite
zuccherate. Tutto questo accompagnato da poco
movimento, dal fumo e dall’abuso di alcool e di
droghe cosiddette leggere. Questa moderna
abitudine di vita porta alla crescita delle
malattie cardio-vascolari, dei tumori, del
diabete, dell’obesità, di disturbi riproduttivi
e sessuali. E’ ormai scientificamente provato e
riconosciuto che chi segue la dieta mediterranea
vive più a lungo perché si ammala meno. Secondo
i dati dell’Unione Europea le malattie correlate
direttamente all’obesità rappresentano ben il 7%
dei costi sanitari.
Bisogna, quindi, sensibilizzare i
bambini, i giovani sui benefici che una corretta
dieta può avere sulla loro salute da adulti,
tenendo anche presente che un terzo dei ragazzi
italiani è obeso. Una dieta equilibrata a base
di pane, pasta, frutta, verdura, olio
extravergine di oliva ed il tradizionale
bicchiere di vino rosso hanno consentito agli
anziani italiani di conquistare il record di
longevità, che però oggi è a rischio per il
progressivo abbandono delle buone abitudini
soprattutto da parte delle nuove generazioni.
La dieta mediterranea è “parte
dell'identità storica e culturale del
Mediterraneo, non è solo un modo di nutrirsi, ma
è espressione di un intero sistema culturale,
improntato, oltre che alla salubrità, alla
qualità degli alimenti e alla loro distintività
territoriale, a una tradizione millenaria che si
tramanda di generazione in generazione”. Per
queste motivazioni La dieta mediterranea
potrebbe diventare patrimonio dell'Unesco.
I disturbi alimentari nei
giovani non riguardano, però, purtroppo solo
l’obesità, ma anche altri problemi opposti e
forse ancora più gravi e coinvolgenti, come
l’anoressia nervosa e la bulimia. Sono 2 milioni
i giovani italiani, in età compresa tra i 12 e i
25 anni, soprattutto ma non solo ragazze, che
hanno disturbi del comportamento alimentare,
quali appunto l’anoressia e la bulimia. I
soggetti anoressici hanno paura di ingrassare,
anche in evidente stato di sottopeso, per cui
rifiutano di nutrirsi. Le prime avvisaglie, in
genere, insorgono in età infantile e
adolescenziale, anche se vi sono casi anche in
età adulta. La bulimia è caratterizzata da
abbuffate seguite da vomito auto-indotto ed è
una patologia in netto aumento ed anche questa
colpisce prevalentemente la fascia giovanile.
Questi disturbi, che stanno diventando sempre
più una emergenza sociale oltre che sanitaria,
dovrebbero essere affrontati più efficacemente a
livello preventivo a partire dall’ambiente in
cui i giovani vivono.
Secondo l’Istituto Nazionale
della Sanità, i giovani in età prepuberale
tendono non solo ad esagerare nel controllo del
peso, ma ad associarvi abuso di alcool e di
droghe cosiddette leggere. Pare evidente che i
disturbi del comportamento alimentare
costituiscono oggi un vero e proprio problema
sociale, che non sembra in questo momento
trovare un argine alla sua crescita
esponenziale. Per ogni 100 ragazze in età
adolescenziale 10 soffrono di qualche disturbo
collegato all’alimentazione. I disturbi
alimentari sono la malattia della nostra epoca,
connessi all’eccessiva importanza che viene data
all’immagine corporea, all’ossessione per
l’apparire. L’attenzione estrema all’immagine
corporea, il culto della magrezza non sono però
la causa dei disturbi alimentari, ma piuttosto
suggeriscono la strada attraverso la quale un
malessere più profondo, grave, strutturale si
esprime e cerca una sua soluzione. I disturbi
alimentari sono in pratica espressione di un
malessere
sociale profondo e di un disagio
dei giovani che non trovano più i riferimenti
familiari e sociali adeguati.
Appare evidente da queste
premesse l’importanza di un aiuto alle nuove
generazioni su come confrontarsi con il cibo sia
in caso di obesità sia in caso di disturbi
alimentari come anoressia e bulimia.
L’obiettivo che la Consulta si è
prefisso è quello di fornire una corretta
informazione, fare opera di sensibilizzazione e
di prevenzione, promuovere l’educazione
alimentare e la cultura dell’equilibrio tra
alimentazione e attività motoria.
Nell’anno sociale appena
trascorso sono state gettate le basi per questo
progetto educativo.
Alcune socie, componenti della
Consulta, hanno anche già lavorato attivamente e
proficuamente in questa direzione promuovendo
conferenze e/o incontri, tra l’altro molto
partecipati, a livello scolastico.
Il progetto è stato presentato a
Bergamo a fine marzo al Comitato Europeo
Crescita Donne ed ha riscosso consensi tali da
farlo includere tra i propri progetti.
Il progetto di lavoro per
questo anno sociale è il seguente:
- realizzazione di un depliant
e/o un CD (il CD è più economico, il depliant è
più immediato) che verrà distribuito a tutti i
Club per la divulgazione nelle scuole, farmacie,
enti pubblici, etc.
- organizzazione a livello di
ciascuna Divisione da parte del Chairperson
Donne di Divisione, coadiuvata dalle componenti
della Consulta, dalle altre socie e dai soci, di
una manifestazione pubblica sulla corretta
alimentazione e sui disturbi alimentari, rivolta
ai giovani e a tutta la cittadinanza, e non solo
ai kiwaniani, da realizzare con il
coinvolgimento di dietisti, gastroenterologi,
psichiatri infantili, sociologi, andrologi e
ginecologi. Tali iniziative dovranno coinvolgere
il mondo scolastico ed essere pubblicizzate in
maniera opportuna per essere più efficaci per il
raggiungimento dell’obiettivo.
- proseguimento a livello di
singolo Club di iniziative mirate su queste
tematiche (conviviali con relatore, incontri
nelle scuole, convegni, comunicati, etc.).
- partecipazione ai progetti
europei.