Garibaldi, un uomo, un mito e le
sue camicie rosse
Primo comparto (il 1859).
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Patti di
Plombières, Cavour deve provocare l'Austria.
A Biella giungeranno molti volontari,
dalla Lombardia, dalla Svizzera e persino dalla
Danimarca (Ved. Articoli Eco del Mucrone). Sensibili
agli appelli della Società Nazionale, tutti vogliono
arruolarsi con Garibaldi e saranno diretti a Torino
grazie alla ferrovia inaugurata nel 1856.
Preparativi di guerra:
viene lanciato un prestito obbligazionario (tipo
BOT) per 50 milioni di lire.
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L'Austria,
provocata, dichiara la guerra e Napoleone III e
invia più di 100.000 uomini in aiuto al re Vittorio
Emanuele II, ma occorre tempo, almeno 10 giorni
perchè si concentrino ad Alessandria.
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Per rallentare
l'avanzata austriaca Alfonso Lamarmora fa allagare
la pianura (oltre 30 milioni di metri cubi d'acqua)
rompendo gli argini delle risaie e deviando le acque
dei fiumi. Anche le acque del Cervo saranno in parte
deviate a Candelo lungo la roggia Marchesa. In
questo modo resteranno “impantanati” a Vercelli.
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A Biella c'è
timore, i militari, i carabinieri reali e tutte le
armi vengono concentrate ad Ivrea. Un giovane, certo
Dossena di Pavia viene trovato con svanziche
austriache in tasca (V. Eco del Mucrone). Confesserà
di averle avute a Vercelli dagli austriaci in cambio
di informazioni. Sarà processato in Piazza d'Armi (Fons
Vitae) ed subito fucilato in pubblico.
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Il Sindaco di
Biella Felice Coppa viene incaricato di informare
Torino sul loro movimento ed organizza con gli altri
sindaci di Candelo, Salussola, etc. una rete
informativa: 1000 soldati austriaci vengono
avvistati all'altezza di Carisio.
Il giorno dopo 3000 soldati
austriaci si staccano da Vercelli verso Biella e 600
verso Mongrando per verificare un percorso
alternativo su Torino tramite la Serra ed il
Canavese, ma Ivrea è super presidiata.
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L' 8 maggio del
1859 Biella viene occupata dagli Austriaci.
Molta gente si rifugia in montagna e lascia le
chiavi al sindaco o al vescovo. C'è paura di
saccheggio anche a seguito della fucilazione del
Dossena
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Il Vescovo
Losana avrà il compito di ricevere il Comandante e
gli ufficiali, d'intesa con il consiglio comunale.
Si faranno debiti per oltre 6.000 lire pur di
soddisfare le loro richieste per il vitto e
l'alloggio della numerosa truppa.
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Alcune note sul
vescovo Losana: personaggio illuminato e di idee
liberali, già vescovo a Costantinopoli ed avezzo
alle arti diplomatiche. (in Concilio fece un'arringa
contro l'infallibilità del papa).
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Vista
l'impossibilità di proseguire per Ivrea il giorno
dopo, 9 maggio, gli austriaci ritornano verso
Vercelli. Gli austriaci cercavano Garibaldi, ma
“Caripalta” non c'era.
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A Salussola gli
austriaci faranno sosta facendo incetta, ovviamente
senza pagare, nelle botteghe e nelle osterie,
incutendo terrore.
Nota: tra i
documenti esposti (prima bacheca) vi è una
dettagliata relazione del sindaco Felice Coppa fatta
al Consiglio Comunale sulla presenza austriaca in
città. Per fortuna tutto finì senza particolari atti
di violenza.
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La Stampa locale
(Eco del Mucrone-Gazzetta Biellese) descrive le
diverse fasi dell'invasione e descrive con una
poesia (a fondo pagina) l'avversione all'invasore.
Da altra fonte scopriremo che la poesia è opere di
un sacerdote, insegnante di retorica presso il
seminario vescovile.
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Garibaldi a
Biella - Premesse: A
Torino giunsero c.a 12.000 volontari, che su precisa
indicazione di Napoleone III (per evitare il '48)
dovevano essere istruiti e perfettamente inquadrati
militarmente. Garibaldi fu posto a capo di un corpo
speciale con il grado di Maggiore Generale
denominato “Cacciatori delle Alpi” sottoposto agli
ordini del generale Cialdini. Gran parte dei
volontari, i più adatti al servizio militare, pur
contro il loro volere furono destinati all'esercito
regolare mentre a Garibaldi restarono solo i 3.500
“meno adatti”.
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l'8 maggio il re
ordinò a Garibaldi di portarsi a Biella, per
stringere gli Austriaci sotto la fascia pedemontana
fino a raggiungere il lago Maggiore. Questo
spiegherebbe perchè gli austriaci cercassero
Garibaldi a Biella proprio il giorno 8, ma Cavour
aveva cambiato gli ordini e dirottato i Cacciatori
delle Alpi su Casale per combattere a fianco del
generale Sonnaz.
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Quindi i 3.500
garibaldini giunsero a Biella solo il 17 maggio, in
treno, divisi in tre turni, ma non avevano la
camicia rossa, in quanto, come Cavour aveva
concordato a Plombieres con Napoleone III, dovevano
portare (compreso Garibaldi, come da foto) la divisa
dell'esercito regolare.
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I Cacciatori
delle Alpi furono accolti con giubilo dalla
popolazione e Garibaldi ricorderà nelle sue memorie
(ved. Citazioni) l'accoglienza cordiale e simpatica
fatta alla sua gente.... Un suo ufficiale, il
maggiore Carrano, autore del testo “Cacciatori
delle Alpi” descrive molto bene il passaggio
biellese e ricorda che Biella fu il primo paese ad
accogliere favorevolmente Garibaldi. Perchè?
Garibaldi dal 1848 era conosciuto in
tutto il mondo come “l'Eroe dei due mondi”, ma nel
Regno Sardo era stato condannato a morte nel 1834
come “bandito di primo catalogo” per il mancato
“attentato mazziniano” a Genova ed arrestato e poi
mandato in esilio dopo i fatti della repubblica
romana. Era quindi considerato dai militari e
dall'aristocrazia militare un soggetto pericoloso da
sottoporre a censura. A Biella invece, la sua
popolarità era giunta tramite gli emigranti ed i
volontari che per lui erano venuti ad arruolarsi.
Inoltre, dopo l'invasione austriaca
appariva come un liberatore. Da qui l'accoglienza ai
suoi uomini con tanto di banda e lancio di fiori.
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Anche il Sindaco
di Biella, apprezzando i modi e la simpatia del
Generale ebbe modo di ricredersi sulla sua “così
triste pittura”.
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Quando
Garibaldi arrivò a Biella, nelle vesti di Maggiore
Generale dell’esercito sardo, non era più
giovanissimo: aveva già compiuto 52 anni, da dieci
era vedovo di Anita, madre dei suoi primi tre figli
viventi (Menotti, Ricciotti e Teresita), era padre
di un’altra bimba (Anita), nata l’anno prima da un
rapporto con Battistina Ravello, domestica di casa a
Caprera, e soffriva di artrite cronica e deformante.
Dopo aver sistemato le pattuglie di
guardia lungo il Cervo tra Candelo e Vigliano e
sulla strada per Torino, alle 5 del mattino del 18
maggio Garibaldi si presentò in Vescovado, punto di
riferimento classico per chi occupava militarmente
una città. Il Vescovo stava dicendo messa e
Garibaldi fu intanto messo a suo agio e poté
lavarsi.
Ospite gradito, preparata la stanza
(che ancora oggi in vescovado è denominata “reparto
Garibaldi”), fu poi invitato dal vescovo a
colazione con alcuni suoi ufficiali, tra i quali il
maggiore Giuseppe Marocchetti, Biellese di origine,
già combattente in Africa, in Spagna e a Montevideo
con Garibaldi e la sua Legione Italiana.
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Dialogando con
il vescovo, in particolare di agricoltura, il
discorso cadde sull'oidio, il batterio della
crittogama che tanto danneggiava la coltivazione
della vite e del gelso. Garibaldi confidò quanto
aveva visto in America Latina, ovvero l'uso dello
zolfo come antiparassitario,
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Losana colse il
suggerimento per pubblicare in seguito un testo
scientifico “La crittogama spacciata”, distribuito
in tutta l'Italia con notevole successo, indicando
la cura dello zolfo detta anche “Losana-Garibaldi”.
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Del suo
soggiorno a Biella colpisce soprattutto la decisione
di rendere omaggio alla memoria di Pietro Micca.
Cosa c'entrava costui, morto 153 anni prima, con
Garibaldi?
Pietro Micca
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Memore delle
confidenze fattegli a Roma dieci anni prima dal suo
attendente Candido Augusto Vecchi, altro
interessante personaggio del Risorgimento italiano
che in onore del biellese aveva fatto erigere nel
1848 una targa commemorativa con il contributo degli
Ufficiali Modenesi, il Generale decise di recarsi a
Sagliano.
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Essendo il Regno
di Sardegna in quel momento alleato dei francesi e
trattandosi di una figura scomoda (dato che fu
proprio il minatore ad averli fatti saltare), la
visita fu estremamente informale tant'è che al
seguito di Garibaldi erano presenti solo pochi
soldati.
Ritornato a Biella Garibaldi fece
stampare alla tipografia Amosso in Via Italia un
proclama molto significativo, che rafforza il senso
di italianità che Pietro Micca viene ad assumere
anche nella fase risorgimentale:
“Biellesi e Andornesi!
I cacciatori delle Alpi vi debbono
una parola d’affetto e di gratitudine. Accoglietela,
generose popolazioni, e sia essa il pegno di
indissolubile nodo che presto riunirà gli italiani
dalla Patria di Archimede a quella di Pietro Micca.
Biella, Maggio 1859. (Tipografia
Amosso).
Un anno prima della spedizione dei
mille Garibaldi manda ai Biellesi un messaggio molto
chiaro ed inequivocabile: individua nella Patria di
Pietro Micca l'estremo nord dell'Italia e la Patria
di Archimede, la Sicilia, l'estremo Sud.
(SINTESI) Garibaldi e le sue
tappe a Biella
PRIMO GIORNO (18 maggio)
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1.) Giuseppe
Garibaldi entrò a Biella con il suo seguito all'alba
di mercoledì 18 maggio e si diresse al Palazzo
vescovile dove fu ospitato da Monsignor Losana
insieme al suo aiutante di campo, un soldato e due
cavalli. Appena la notizia si diffuse, molti
cittadini si portarono sotto il portone del
Vescovado per acclamare l’eroe.
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2.) Dopo aver
organizzato gli avamposti mandando una compagnia a
Vigliano e un'altra a Candelo, Garibaldi fece
ritorno in Vescovado dove Monsignor Losana gli offrì
una colazione, fissata per le ore 9, e un pranzo,
alle ore 15, appuntamenti ai quali fu invitato a far
compagnia al Generale anche il biellese Maggiore
Giuseppe Marocchetti (1806-1868), già combattente in
Spagna contro i Carlisti, in Africa (1834-35) e con
Garibaldi a Montevideo, suo Maggiore Aiutante a Roma
e San Marino nel 1849 e successivamente Comandante
del quinto battaglione dei Cacciatori delle Alpi.
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3.) Con
cavalleresca cortesia, verso le ore 15, Garibaldi
concesse un’udienza particolare alle signore della
città, radunate nel salone del Palazzo vescovile.
Giunta la sera, prima di coricarsi tracciò con i
suoi ufficiali l’itinerario e le tappe del giorno
dopo e preparò alcuni messaggi per i patrioti di
Arona, Sesto Calende ed altre località del Ticino.
SECONDO GIORNO (19 maggio)
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4.) Il giorno
seguente, 19 maggio, Garibaldi passò in rassegna le
truppe e ordinò esercitazioni in piazza d'Armi,
dedicando la mattinata ai problemi logistici ed
organizzativi, particolarmente importanti per il
buon esito della spedizione. Piazza d’Armi era
allora collocata fuori dalla Porta Rossigliasco (o
di Torino), dove oggi si trova la Fons Vitae.
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5.) Nel
pomeriggio Garibaldi si recò a Sagliano a visitare
la casa natale di Pietro Micca e dopo un momento di
raccoglimento davanti a una lapide di marmo, ove era
inciso il nome del celebre minatore e davanti alla
quale lasciò una corona di fiori, riprese la strada
per Biella, preceduto e seguito da molta gente che
lo acclamava.
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6.) Sulla strada
del ritorno in Vescovado, si fermò ad Andorno dove
accettò un rinfresco offertogli dal medico Cerruti
in compagnia del Sindaco Antonio Pezza.
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7.) Rientrando
fece ancora una tappa a Chiavazza, allora Comune
autonomo, dove a Villa Mosca fu offerto un
ricevimento, alla presenza del Sindaco Angelo Mosca,
delle autorità e dei maggiorenti del paese
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8.) e una visita
all’intendente, Barone Jalliet de Saint Cerc, un
Savoiardo di modi molto signorili, la cui casa era
il centro delle migliori famiglie biellesi.
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9.) Rientro in
Vescovado, dove era atteso da Monsignor Losana. Qui
dettò l'editto “ai Biellesi e agli Andornesi” e
scrisse il proclama ai Lombardi, fatti stampare con
la massima urgenza dalla tipografia Amosso di via
Italia (ex via Maestra)
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TERZO GIORNO
(20 maggio)
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10.) Dopo aver
consumato la colazione con Monsignor Losana, il
Generale ordinò al commissario Ghiglione di passare
in rassegna le truppe e verso mezzogiorno con tutto
il suo Stato Maggiore si congedò dal Vescovo e dal
Sindaco e lasciò Biella dirigendosi alla volta di
Cossato.
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11.) Entrò a
Cossato su un cavallo bianco e, dopo una breve sosta
in piazza, vi fu l’incontro con Visconti-Venosta e
la consegna di una quantità di polvere, trasportata
il giorno prima da un convoglio accompagnato dal
notaio Giuseppe Guelpa e dall’avvocato Decaroli,
membri della Guardia Nazionale di Biella.
- 12.) La colonna si fermò a San
Giacomo del Bosco, di sera entrò a Gattinara e
proseguì poi per Romagnano (attraversando il fiume
Sesia su un ponte di barche) e Borgomanero.
Documenti significativi nelle
vetrine della seconda stanza:
- Richiesta a firma Giuseppe
Garibaldi per la fornitura di scarpe.
- Preventivo indirizzato al generale
Garibaldi della ditta Maurizio Sella per la
fornitura di
stoffe (pagamento in contanti e
senza sconto)
Testi di particolare pregio della
Biblioteca Civica di Biella.
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Testo che illustra
Garibaldi ed i suoi ufficiali a pranzo con il
vescovo Losana.