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KC Biella Victimula Pagus

VISITA MUSEO TERRITORIO di  BIELLA 28 MAGGIO 2011

            Sabato, 28 Maggio 2011,  il Kiwanis Club « Victimula Pagus » di  Biella ha organizzato una visita al Museo del Territorio di Biella – Chiostro di S. Sebastiano, ove è stata allestita e riccamente documentata una mostra su Garibaldi e la Spedizione dei Mille per ricordare i 150 anni dell’Unità d’Italia. Il Presidente Dott. Carmelo Buemi ha illustrato e commentato le didascalie e i documenti dell’epoca esposti.
 Sono stati presenti quasi tutti i Soci e un gran numero di ospiti il cui interesse  si è rivelato altissimo.
 In seguito è stata visitata anche la parte archeologica aperta ed inaugurata il  14  Maggio 2011.
 Interessantissimi i reperti in mostra e soprattutto le ceramiche e  le steli
funerarie trovate di recente nella  Necropoli.
 

Garibaldi, un uomo, un mito e le sue camicie rosse

  Primo comparto (il 1859).

-        Patti di Plombières, Cavour deve provocare l'Austria.

A Biella giungeranno molti volontari, dalla Lombardia, dalla Svizzera e persino dalla Danimarca (Ved. Articoli Eco del Mucrone). Sensibili agli appelli della Società Nazionale, tutti vogliono arruolarsi con Garibaldi e saranno diretti a Torino grazie alla ferrovia  inaugurata nel 1856.

Preparativi di guerra:  viene lanciato un prestito obbligazionario (tipo BOT) per 50 milioni di lire.

-        L'Austria, provocata,  dichiara la guerra e Napoleone III e invia più di 100.000 uomini in aiuto al re Vittorio Emanuele II, ma occorre tempo, almeno 10 giorni perchè si concentrino ad Alessandria.

-        Per rallentare  l'avanzata austriaca Alfonso Lamarmora fa allagare la pianura (oltre 30 milioni di metri cubi d'acqua) rompendo gli argini delle risaie e deviando le acque dei fiumi. Anche le acque del Cervo saranno in parte deviate a Candelo lungo la roggia Marchesa. In questo modo  resteranno “impantanati” a Vercelli.

-        A Biella c'è timore, i militari, i carabinieri reali e tutte le armi vengono concentrate ad Ivrea. Un giovane, certo Dossena di Pavia viene trovato con svanziche austriache in tasca (V. Eco del Mucrone). Confesserà di averle avute a Vercelli dagli austriaci in cambio di informazioni. Sarà processato in Piazza d'Armi (Fons Vitae) ed subito fucilato in pubblico.

-        Il Sindaco di Biella Felice Coppa viene incaricato di informare Torino sul loro movimento ed organizza con gli altri sindaci di Candelo, Salussola, etc. una rete informativa: 1000 soldati austriaci vengono avvistati all'altezza di Carisio.

      Il giorno dopo 3000 soldati austriaci si staccano da Vercelli verso Biella e 600 verso Mongrando per verificare un percorso alternativo su Torino tramite la Serra ed il Canavese, ma Ivrea è super presidiata.

-        L' 8 maggio del 1859 Biella viene occupata dagli Austriaci. Molta gente si rifugia in montagna e lascia le chiavi al sindaco o al vescovo.  C'è paura di saccheggio anche a seguito della fucilazione del Dossena

-        Il Vescovo Losana avrà il compito di ricevere il Comandante e gli ufficiali, d'intesa con il consiglio comunale. Si faranno debiti per oltre 6.000 lire pur di soddisfare le loro richieste per il vitto e l'alloggio della numerosa truppa.

-        Alcune note sul vescovo Losana: personaggio illuminato e di idee liberali, già vescovo a Costantinopoli ed avezzo alle arti diplomatiche. (in Concilio fece un'arringa contro l'infallibilità del papa).

-        Vista l'impossibilità di proseguire per Ivrea il giorno dopo, 9 maggio, gli austriaci ritornano verso Vercelli. Gli austriaci cercavano Garibaldi, ma “Caripalta” non c'era.

-        A Salussola gli austriaci faranno sosta facendo incetta, ovviamente senza pagare, nelle botteghe e nelle osterie, incutendo terrore.

Nota: tra i documenti esposti (prima bacheca) vi è una dettagliata relazione del sindaco Felice Coppa fatta al Consiglio Comunale sulla presenza austriaca in città. Per fortuna tutto finì senza particolari atti di violenza.

-        La Stampa locale (Eco del Mucrone-Gazzetta Biellese) descrive le diverse fasi dell'invasione e descrive con una poesia (a fondo pagina) l'avversione all'invasore. Da altra fonte scopriremo che la poesia è opere di un sacerdote, insegnante di retorica presso il seminario vescovile.

-        Garibaldi a Biella - Premesse: A Torino giunsero c.a 12.000 volontari, che su precisa indicazione di Napoleone III (per evitare il '48) dovevano essere istruiti e perfettamente inquadrati militarmente. Garibaldi fu posto a capo  di un corpo speciale con il grado di Maggiore Generale denominato “Cacciatori delle Alpi” sottoposto agli ordini del generale Cialdini. Gran parte dei volontari, i più adatti al servizio militare, pur contro il loro volere furono destinati all'esercito regolare mentre a Garibaldi restarono solo i 3.500 “meno adatti”.

 

-        l'8 maggio il re ordinò a Garibaldi di portarsi a Biella, per stringere gli Austriaci sotto la fascia pedemontana fino a raggiungere il lago Maggiore. Questo spiegherebbe perchè gli austriaci cercassero Garibaldi a Biella proprio il giorno 8, ma Cavour aveva cambiato gli ordini e dirottato i Cacciatori delle Alpi su Casale per combattere a fianco del generale Sonnaz.

-        Quindi i 3.500 garibaldini giunsero a Biella solo il 17 maggio, in treno, divisi in tre turni, ma non avevano la camicia rossa, in quanto, come Cavour aveva concordato a Plombieres con Napoleone III, dovevano portare (compreso Garibaldi, come da foto) la divisa dell'esercito regolare.

-        I Cacciatori delle Alpi furono accolti con giubilo dalla popolazione e Garibaldi ricorderà nelle sue memorie (ved. Citazioni) l'accoglienza cordiale e simpatica fatta alla sua gente.... Un suo ufficiale, il maggiore Carrano,  autore del testo “Cacciatori delle Alpi” descrive molto bene il passaggio biellese e ricorda che Biella fu il primo paese ad accogliere favorevolmente Garibaldi. Perchè?

Garibaldi dal 1848 era conosciuto in tutto il mondo come “l'Eroe dei due mondi”, ma nel Regno Sardo  era stato condannato a morte nel 1834 come “bandito di primo catalogo” per il mancato “attentato mazziniano” a Genova ed arrestato e poi mandato in esilio dopo  i fatti della repubblica romana. Era quindi considerato dai militari e dall'aristocrazia militare un soggetto pericoloso da sottoporre a censura. A Biella invece, la sua popolarità era giunta tramite gli emigranti ed i volontari che per lui erano venuti ad arruolarsi.

Inoltre, dopo l'invasione austriaca appariva come un liberatore. Da qui l'accoglienza ai suoi uomini con tanto di banda e lancio di fiori.

-        Anche il Sindaco di Biella, apprezzando i modi e la simpatia del Generale  ebbe modo di ricredersi sulla sua “così triste pittura”.

-          Quando Garibaldi arrivò a Biella, nelle vesti di Maggiore Generale dell’esercito sardo, non era più  giovanissimo: aveva già compiuto 52 anni, da dieci era vedovo di Anita, madre dei suoi primi tre figli viventi (Menotti, Ricciotti e Teresita), era padre di un’altra bimba (Anita), nata l’anno prima da un rapporto con Battistina Ravello, domestica di casa a Caprera, e soffriva di artrite cronica e deformante.

 

Dopo aver sistemato le pattuglie di guardia lungo il Cervo tra Candelo e Vigliano e sulla strada per Torino, alle 5 del mattino del 18 maggio Garibaldi si presentò in Vescovado, punto di riferimento classico per chi occupava militarmente una città. Il Vescovo stava dicendo messa e Garibaldi fu intanto messo a suo agio e poté lavarsi.

Ospite gradito, preparata la stanza (che ancora oggi in vescovado è denominata “reparto Garibaldi”), fu poi invitato dal vescovo a  colazione con alcuni suoi ufficiali, tra i quali il maggiore Giuseppe Marocchetti, Biellese di origine, già combattente in Africa, in Spagna e a Montevideo con Garibaldi e la sua Legione Italiana.

 

-        Dialogando con il vescovo, in particolare di agricoltura, il discorso cadde sull'oidio, il batterio della crittogama che tanto  danneggiava la coltivazione della vite e del gelso. Garibaldi confidò quanto aveva visto in America Latina, ovvero l'uso dello zolfo come antiparassitario,

-        Losana colse il suggerimento per pubblicare in seguito un testo scientifico “La crittogama spacciata”, distribuito in tutta l'Italia con notevole successo, indicando la cura dello zolfo detta anche “Losana-Garibaldi”.

-        Del suo soggiorno a Biella colpisce soprattutto la decisione di rendere omaggio alla memoria di Pietro Micca. Cosa c'entrava costui, morto 153 anni prima, con Garibaldi?      

        Pietro Micca

-        Memore delle confidenze fattegli a Roma dieci anni prima dal suo attendente Candido Augusto Vecchi, altro interessante personaggio del Risorgimento italiano che in onore del biellese aveva fatto erigere nel 1848 una targa commemorativa con il contributo degli Ufficiali Modenesi, il Generale decise di recarsi a Sagliano.

-        Essendo il Regno di Sardegna in quel momento alleato dei francesi e trattandosi di una figura scomoda (dato che fu proprio il minatore ad averli fatti saltare), la visita fu estremamente informale tant'è che al seguito di Garibaldi erano presenti solo pochi soldati.

Ritornato a Biella Garibaldi fece stampare alla tipografia Amosso in Via Italia un proclama molto significativo, che rafforza il senso di italianità che Pietro Micca viene ad assumere anche nella fase risorgimentale:

“Biellesi e Andornesi!

I cacciatori delle Alpi vi debbono una parola d’affetto e di gratitudine. Accoglietela, generose popolazioni, e sia essa il pegno di indissolubile nodo che presto riunirà gli italiani dalla Patria di Archimede a quella di Pietro Micca.

Biella, Maggio 1859. (Tipografia Amosso).

Un anno prima della spedizione dei mille Garibaldi manda ai Biellesi un messaggio molto chiaro ed inequivocabile: individua nella Patria di Pietro Micca l'estremo nord dell'Italia e la Patria di Archimede, la Sicilia, l'estremo Sud.

(SINTESI)  Garibaldi e le sue tappe a Biella

 

PRIMO GIORNO (18 maggio)

-        1.) Giuseppe Garibaldi entrò a Biella con il suo seguito all'alba di mercoledì 18 maggio e si diresse al Palazzo vescovile dove fu ospitato da Monsignor Losana insieme al suo aiutante di campo, un soldato e due cavalli. Appena la notizia si diffuse, molti cittadini si portarono sotto il portone del Vescovado per acclamare l’eroe.

 

-        2.) Dopo aver organizzato gli avamposti mandando una compagnia a Vigliano e un'altra a Candelo, Garibaldi fece ritorno in Vescovado dove Monsignor Losana gli offrì una colazione, fissata per le ore 9, e un pranzo, alle ore 15, appuntamenti ai quali fu invitato a far compagnia al Generale anche il biellese Maggiore Giuseppe Marocchetti (1806-1868), già combattente in Spagna contro i Carlisti, in Africa (1834-35) e con Garibaldi a Montevideo, suo Maggiore Aiutante a Roma e San Marino nel 1849 e successivamente Comandante del quinto battaglione dei Cacciatori delle Alpi.

 

-        3.) Con cavalleresca cortesia, verso le ore 15, Garibaldi concesse un’udienza particolare alle signore della città, radunate nel salone del Palazzo vescovile. Giunta la sera, prima di coricarsi tracciò con i suoi ufficiali l’itinerario e le tappe del giorno dopo e preparò alcuni messaggi per i patrioti di Arona, Sesto Calende ed altre località del Ticino.

 

SECONDO GIORNO (19 maggio)

-        4.) Il giorno seguente, 19 maggio, Garibaldi passò in rassegna le truppe e ordinò esercitazioni in piazza d'Armi, dedicando la mattinata ai problemi logistici ed organizzativi, particolarmente importanti per il buon esito della spedizione. Piazza d’Armi era allora collocata fuori dalla Porta Rossigliasco (o di Torino), dove oggi si trova la Fons Vitae.

 

-        5.) Nel pomeriggio Garibaldi si recò a Sagliano a visitare la casa natale di Pietro Micca e dopo un momento di raccoglimento davanti a una lapide di marmo, ove era inciso il nome del celebre minatore e davanti alla quale lasciò una corona di fiori, riprese la strada per Biella, preceduto e seguito da molta gente che lo acclamava.

 

-        6.) Sulla strada del ritorno in Vescovado, si fermò ad Andorno dove accettò un rinfresco offertogli dal medico Cerruti in compagnia del Sindaco Antonio Pezza.

 

-        7.) Rientrando fece ancora una tappa a Chiavazza, allora Comune autonomo, dove a Villa Mosca fu offerto un ricevimento, alla presenza del Sindaco Angelo Mosca, delle autorità e dei maggiorenti del paese

 

-        8.) e una visita all’intendente, Barone Jalliet de Saint Cerc, un Savoiardo di modi molto signorili, la cui casa era il centro delle migliori famiglie biellesi.

 

-        9.) Rientro in Vescovado, dove era atteso da Monsignor Losana. Qui dettò l'editto “ai Biellesi e agli Andornesi” e scrisse il proclama ai Lombardi, fatti stampare con la massima urgenza dalla tipografia Amosso di via Italia (ex via Maestra)

 

-        TERZO GIORNO (20 maggio)

-        10.) Dopo aver consumato la colazione con Monsignor Losana, il Generale ordinò al commissario Ghiglione di passare in rassegna le truppe e verso mezzogiorno con tutto il suo Stato Maggiore si congedò dal Vescovo e dal Sindaco e lasciò Biella dirigendosi alla volta di Cossato.

 

-        11.) Entrò a Cossato su un cavallo bianco e, dopo una breve sosta in piazza, vi fu l’incontro con Visconti-Venosta e la consegna di una quantità di polvere, trasportata il giorno prima da un convoglio accompagnato dal notaio Giuseppe Guelpa e dall’avvocato Decaroli, membri della Guardia Nazionale di Biella.

 

- 12.) La colonna si fermò a San Giacomo del Bosco, di sera entrò a Gattinara e proseguì poi per Romagnano (attraversando il fiume Sesia su un ponte di barche) e Borgomanero.

 

 Documenti significativi nelle vetrine della seconda stanza:

- Richiesta a firma Giuseppe Garibaldi per la fornitura di scarpe.

- Preventivo indirizzato al generale Garibaldi della ditta Maurizio Sella per la fornitura di

   stoffe (pagamento in contanti e senza sconto)

Testi di particolare pregio della Biblioteca Civica di Biella.

-          Testo che illustra Garibaldi ed i suoi ufficiali a pranzo con il vescovo Losana.

 

 

KC Vercelli


La musica e la comunicazione a 360 gradi


Dal 1992, data di fondazione a Torino, l’Orchestra Camerata Ducale, è la protagonista della musica a Vercelli, in Italia e a livello internazionale. Il violinista saluggese Guido Rimonda e la pianista triestina Cristina Canziani costituiscono l’anima della Camerata Ducale di cui, da anni, parlano ampiamente i mass media anche per una impresa storica e filologicamente delicata: il recupero completo dell’opera di Giovan Battista Viotti (1755/1826) un altro grande e avventuroso protagonista della musica della seconda metà del 700, popolato di inarrivabili genialità.
Ma il Kiwanis Club di Vercelli, presieduto da Giorgio Pronsati, desidera presentare l’Orchestra Camerata Ducale, Guido Rimonda e Cristina Canziani, anche marito e moglie, in un altro modo. E giovedì 26 maggio al Circolo Ricreativo di Vercelli, con inizio alle 20, presenteranno Rimonda, la Canziani e la Camerata Ducale in maniera diversa: la musica classica e da camera introduce a 360 gradi nel mondo complesso della comunicazione, basato principalmente sul teatro e su altre manifestazioni artistiche che non temono le contaminazioni pur non rinunciando a precisi riferimenti loro propri.
Guido Rimonda dalla critica e dagli estimatori - a Vercelli tanti - chiamato un “animale da violino” ha esperienze teatrali che con Cristina Canziani non ha impedito il dialogo intenso con Angelo Branduardi, Bruno Gambarotta, Milena Vutovic, Luciana Littizzetto. E ultimamente, anche nel contesto del Teatro milanese Degli Arcimboldi, ha collocato appunto senza il timore delle contaminazioni, Giovan Battista Viotti accanto a Nino Rota, altro grande e popolarissimo musicista “da film”. La Camerata Musicale, Rimonda e la Canziani hanno inoltre dato vita a programmi impegnativi per la conoscenza della musica nelle scuole e della storia della liuteria piemontese, assai importante dal XVI Secolo, con il supporto della Regione Piemonte.

 

 


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