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KC Novara Monterosa


13 maggio 2011

Il Kiwanis Club Novara MONTEROSA nell’ambito delle celebrazioni per i 150 dell’Unità d’Italia, ha ospitato il Cav. g.c. Giuliano Koten, Presidente dell’Associazione sportiva handicappati dilettantistica (ASHD), e il dottor Paolo Cirri, fondatore e segretario del Comitato Parco della Battaglia della Bicocca del 23 marzo 1849 ed attuale responsabile della biblioteca della banca di cui è funzionario.

Il presidente Koten è stato presentato dal socio del Monterosa Avv. Paolo Baraggioli, che ha ricordato i momenti salienti dell’Associazione, sorta nel 1960, di cui è stato membro fondatore.

L’avvio prese le mosse dalla necessità, rappresentata da alcuni giovani invalidi, di creare a Novara un centro per attività sportive, in  particolare, per la pallacanestro. Sin dall’inizio numerosi furono i problemi di carattere pratico, quali il reperimento di istruttori per insegnare l’uso corretto delle carrozzine, che altrimenti si sarebbero danneggiate durante gli incontri, la ricerca di una palestra attrezzata, la disponibilità di volontari per assicurare parte del proprio tempo.

Ben presto gli interessi furono allargati ad altri sport, come la scherma, il nuoto, la ginnastica, che oggi vedono impegnati oltre 140 volontari per seguire 180 ragazzi.

Nello statuto, redatto nel 1980, furono inseriti, accanto alle discipline sportive, anche interessi di cultura e di divertimento, a cui danno il proprio apporto 36 insegnanti.

La Presidente del Monterosa, Prof.ssa Rosalba Barbieri, ha consegnato per le finalità dell’associazione un contributo a Koten, che nel ringraziare ha invitato i soci del Monterosa a visitare la nuova sede, di ben 1200 mq, messa a disposizione dal locale Istituto Grafico De Agostini.

A seguire, la Presidente ha introdotto il Dott. Cerri per una conferenza sul tema “Il ruolo di Novara nella costruzione dell’Unità d’Italia”.

Lo storico ha fornito una interpretazione del tutto nuova degli avvenimenti più significativi del periodo, facendo presente che il ruolo di Novara è stato fondante nella fase risorgimentale per la sua posizione strategica e di frontiera, che si dimostrò rilevante nello stesso tempo in cui la Città entrò a far parte del Regno di Sardegna.

Da quel momento i Re sabaudi diressero le loro attenzioni verso la Lombardia, abbandonando le mire espansionistiche sui territori contigui all’originario ceppo della Savoia. La conquista di Milano costituiva la spinta verso i territori dell’Italia nord-orientale nel momento in cui si determinava il passaggio dal feudalesimo allo stato centrale. Novara partecipò al movimento con importanti personalità della borghesia, soprattutto di quella agraria, nella quale erano confluiti i fittavoli, che intanto avevano conquistato una posizione commerciale di tutto rispetto con guadagni, che favorivano il commercio, e con la valuta, che si muoveva abbastanza velocemente. Questa situazione determinò la nascita nella Città delle prime aziende con carattere industriale.

Con la fine dell’egemonia napoleonica Novara ritornò ai Savoia sotto Carlo Felice, che nominò reggente Carlo Alberto.

I rapporti con la confinante Austria apparvero da subito piuttosto turbolenti, tanto che indussero quest’ultima, dopo una breve battaglia o, meglio, dopo una scaramuccia, ad occupare il territorio di Novara per circa due anni, perché Carlo Alberto, cresciuto ed educato all’estero, era animato da un desiderio di gloria di stampo romantico che non sopportava il predominio austriaco. Avviò numerose riforme amministrative e militari, favorì lo sviluppo economico, applicò una politica doganale protezionistica, che lo pose in conflitto con l’Austria con l’abolizione dei dazi e, infine, emanò la costituzione.

Una prova visibile dello sviluppo economico a Novara fu la costruzione del Foro Frumentario, comunemente denominato Palazzo Orelli, per il mercato dei cereali, in particolare, riso e grano.

Carlo Alberto, pur di carattere indeciso e contraddittorio, fu comunque un monarca assolutista, ma certamente illuminato, che ebbe a cuore la sua gente e si circondò di persone competenti ed affidabili. Oltre al progresso industriale, fu promotore di ampie riforme anche in campo giuridico, modificando i codici penale e civile, avvalendosi in quest’opera di Giacomo Giovanetti, nativo di Orta, che ricoprì importanti incarichi come consulente giuridico, collaborando alla stesura di leggi, a riforme di natura politica e alla redazione della prima legge comunale e provinciale. A Novara realizzò la scuola arti e mestieri con i relativi convitti per studenti per volontà della contessa Tornielli Bellini.

Per Carlo Alberto l’Austria costituiva una palla al piede del progresso dell’Italia e in quest’ottica maturò l’idea dello scontro con la vicina potenza e, sia pure con ritardo, aderì all’insurrezione delle 5 Giornate di Milano. A queste non mancò l’apporto di uomini e donne di Novara, le quali si diedero a fabbricare maglie e bende per i combattenti.

In questo clima surriscaldato, in cui anche i moderati si dichiararono disposti a muovere guerra all’Impero austro-ungarico, si giunse alla battaglia di Novara del 1848, nel corso della quale l’esercito piemontese commise diversi errori che portarono alla sconfitta e alla conseguente abdicazione di Carlo Alberto in favore del figlio, Vittorio Emanuele II. Il Re, uscito di scena, prese la via dell’esilio.

La battaglia di Novara, ha precisato il dott. Cirri, fu mal preparata, senza un progetto e un programma, tanto che non si sa cosa sarebbe accaduto, se i Piemontesi avessero vinto.

Tuttavia, questi avvenimenti per molti aspetti tragici legarono maggiormente i patrioti italiani al Piemonte, decisi di assegnare ai Savoia la leadership per la realizzazione dell’unità della nazione. Dopo la sconfitta il giovane re nominò Presidente del Consiglio Massimo d’Azeglio, che con i suoi scritti aveva dato voce alle speranze dei liberali italiani, con l’incarico di trattare la pace con l’Austria e mantenere lo Statuto. Egli cercò di accrescere il prestigio del Piemonte, cui parteciparono numerosi novaresi ed ebbe il merito di far perdere alla Città la posizione di posto di frontiera per aprirsi ad altri orizzonti e ad altre culture.

Avviandosi alla conclusione, il relatore ha ricordato alcuni delle personalità di Novara, che ricoprirono un ruolo rilevante per la riuscita dell’impresa risorgimentale: il Gen. Giovanni Cavalli, precursore e in parte autore della rivoluzione degli armamenti con l’invenzione del cannone rigato a retrocarica, già sperimentato nell’assedio di Gaeta; il Gen. Paolo Solaroli, attivo nelle guerre d’indipendenza a partire dal 1848 e destinatario di numerosi incarichi forte delle esperienze vissute in diversi Stati; Cesare Magnani Ricotti, presente in tante battaglie, a Peschiera, in Crimea, a San Martino, e che ebbe il merito di aver formato le prime compagnie alpine; Costantino Perazzi, presidente dell’Amministrazione Provinciale di Novara, ministro in diversi governi; Giuseppe Regaldi, poeta improvvisatore che suscitò in tutti i Paesi, dove si era rifugiato, ammirazione e stima.

Con questa vetrina di personaggi il dottor Cerri ha terminato la sua relazione, con la quale ha fornito una lettura più realistica e meno mitizzata dell’epoca risorgimentale, scevra da enfasi e retorica, raccontando aneddoti e fatti poco noti o addirittura ignorati, ma fondati su solide basi storiche e frutto di attente ricerche. (a.l.)

 

 

 

 

 

 


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