Letteratura per l'infanzia
Insieme dei testi composti espressamente
per i bambini, destinati a essere letti
direttamente da loro oppure letti o
recitati ad alta voce da adulti. Nella
letteratura per ragazzi si trovano
prevalentemente testi narrativi, ma
esistono anche altri generi, in
particolare la poesia e la saggistica
divulgativa. È tuttavia soltanto dal XVII
secolo che la letteratura per i bambini e
per i ragazzi si è costituita come un
genere letterario dai connotati ben
riconoscibili.
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2. |
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I
primi libri per ragazzi |
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Fino a due o tre secoli
fa, nella società occidentale non c’era
chiara coscienza della differenza fra
l’infanzia e le altre età della vita: in
un certo senso, l’infanzia non esisteva,
proprio perché non aveva un’identità
sociale ben riconoscibile. A maggior
ragione perciò non esisteva una
letteratura per ragazzi propriamente
detta, ma solo testi letterari, destinati
originariamente a un pubblico di adulti,
che venivano usati anche per l’infanzia,
talvolta rimaneggiati o adattati, in forma
orale o scritta. Di fatto, la materia
prima della letteratura per i bambini era
in gran parte derivata dalla tradizione
orale dei racconti popolari, delle fiabe,
delle leggende, dei miti per quanto
riguarda la narrativa, e delle
filastrocche giocose e delle ninne nanne
per quanto riguarda la poesia.
Nella cultura
italiana medievale e moderna un ruolo
importante fu rivestito anche dalla
tradizione orale delle vite dei santi
e dello stesso Nuovo Testamento,
con l’adattamento popolare delle vicende
della vita di Cristo. Nelle
isole britanniche invece la tradizione
dominante, trasmessa di generazione in
generazione, consisteva in racconti e
poemi più elaborati legati ai miti della
cultura celtica o anglosassone: ad esempio
le ballate popolari sugli eroi delle
leggende locali, o i racconti cantati dai
bardi itineranti, come Taliesin, in onore
degli antenati mitici. I primi libri
concepiti espressamente per l’infanzia
furono modesti 'abbecedari' di
poche pagine oppure opere didattiche
ispirate dalla Bibbia o dagli autori delle
letterature greca e latina.
Furono in genere eruditi
di formazione ecclesiastica, come
Adelmo, Alcuino o Beda il Venerabile,
a comporre, già fra il VII e l’VIII
secolo, antologie e manuali di
latino destinati alle scuole monastiche.
Ma fu solo con l’avvento della stampa,
nel XV secolo, che si registrò un
incremento significativo della produzione
libraria destinata all’infanzia:
produzione che cominciò anche a
svincolarsi dalla rielaborazione di opere
passate, per cominciare ad attingere alla
materia della storia recente e della
contemporaneità. Nel loro complesso però
le opere per i bambini e gli adolescenti
mantennero una prevalente destinazione
pedagogica.
Grande fortuna ebbe in
tutta Europa uno dei libri realizzati dal
primo stampatore inglese, William
Caxton: il Book of Courtesye (1477,
Libro di Cortesia), raccolta di poemi
rimati che definisce le regole di
comportamento per il bambino saggio. Nel
1485 lo stesso Caxton stampò La
morte d’Artù di Thomas Malory,
diventato poi la base per i successivi
adattamenti delle leggende arturiane. Il
libro ebbe grande successo fra i bambini
dell’Occidente europeo, benché si possa
ragionevolmente supporre che il pubblico
di Malory fosse formato più da adulti che
da bambini.
Molto diffuse in tutta
l’area delle letterature romanze, ma anche
in Germania e nelle isole britanniche,
furono le versioni delle favole di
Esopo e del Romanzo di Renart,
celebre raccolta di racconti in versi che
ha per protagonista Renart la Volpe,
simbolo dell’intelligenza e dell’astuzia,
opposto a Ysengrin il Lupo, simbolo della
forza bruta. Nel corso del XVI secolo
apparve nelle isole britanniche anche un
particolare 'abbecedario' dedicato ai
bambini, il cosiddetto Hornbook
('libro di corno'). Si trattava di una
pagina stampata coperta da un sottilissimo
foglio trasparente di corno, montato su
una cornice quadrata di legno, con una
sorta di maniglia su un lato per
permettere ai bambini di impugnarlo
agevolmente. Il “libro di corno” veniva
usato per l’istruzione elementare e
conteneva di solito l’alfabeto, il Credo,
i numeri romani e altre simili
informazioni di base.
Nel corso del XVII
secolo si diffuse largamente la lettura di
libretti, di 16 o 32 pagine non rilegate,
che venivano venduti porta a porta da
venditori ambulanti, e che contenevano di
solito testi della letteratura popolare,
dai rimaneggiamenti dei romances
medievali alle ninne-nanne. Uno degli
sviluppi più significativi nella
letteratura per i bambini fu l’impiego di
illustrazioni. Il più antico libro
illustrato che si conosca è l’Orbis
sensualium pictus (Il mondo
figurato delle cose sensibili ),
pubblicato in latino nel 1658
dall’educatore protestante moravo John
Amos Comenius. Questo libro fu tradotto
quasi ovunque: non solo in Europa
(Inghilterra, Francia, Germania, Italia,
Spagna), ma anche in Asia (se ne conoscono
edizioni in arabo, turco, persiano e
mongolo).
Ancora per tutto il XVII
e il XVIII secolo, i grandi successi per
l’infanzia furono rappresentati
soprattutto da libri destinati agli
adulti, che tuttavia potevano essere
validi anche per un pubblico di bambini: è
il caso del Viaggio del pellegrino
(1678-1684) di John Bunyan. Un destino
simile spettò al Robinson Crusoe
(1719) di Daniel Defoe: la storia di
un naufrago audace e ingegnoso, nata come
una sorta di manifesto narrativo del
liberalismo e dell’individualismo
borghesi, divenne anche uno dei massimi
capolavori della letteratura per ragazzi.
Gli stessi primi due libri dei Viaggi
di Gulliver (1726) di
Jonathan Swift, che affascinavano i
lettori adulti soprattutto per la loro
forza satirica, divertivano allo stesso
tempo il pubblico infantile per la novità
e libertà dell’invenzione fantastica.
Analoga sorte toccò al Barone di
Münchhausen (1785) nato dalla
paradossale ironia di Rudolf Raspe.
In Francia, il
primo grande successo della letteratura
infantile fu rappresentato con ogni
probabilità dalle Storie o racconti
del tempo passato con un’aggiunta di
moralità (1697) di Charles Perrault,
una raccolta di fiabe tradizionali meglio
conosciuta come I racconti di Mamma Oca:
tra le fiabe più note di questo libro vi
sono La bella e la bestia, La
bella addormentata, Barbablù,
Cenerentola.
Quest’ultima però, come
non pochi altri racconti di Perrault, era
tratta a sua volta da Lo cunto de li
cunti overo lo trattenemiento de’
peccerille (1634-1636, Il racconto dei
racconti ovvero l’intrattenimento dei
bambini), meglio conosciuto come
Pentamerone, di Giambattista
Basile, una raccolta di fiabe che è
un autentico capolavoro della letteratura
infantile di tutti i tempi e che in
seguito sarebbe stata anche fonte
d’ispirazione per i fratelli Grimm.
Scritto in dialetto napoletano, per di più
in uno stile assai ricco e barocco, il
Pentamerone ebbe una circolazione
relativamente limitata. Più in generale,
in Italia lo sviluppo di una vera e
propria letteratura per ragazzi avvenne
soltanto durante il XIX secolo, in parte
per lo scarso sviluppo dell’editoria, ma
anche e soprattutto a causa degli
altissimi livelli di analfabetismo. Si
calcola che ancora all’epoca
dell’unificazione, intorno al 1860, la
percentuale di analfabeti nella
popolazione della penisola fosse superiore
all’80%: una situazione che ovviamente
rendeva assai difficile la diffusione di
una produzione editoriale riservata
esclusivamente al pubblico dei bambini e
dei giovanissimi.
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3. |
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La nascita della letteratura infantile |
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Lo sviluppo di una
letteratura dedicata espressamente ai
bambini e ai ragazzi fu molto più precoce
nei paesi di lingua inglese. Intorno al
1750, la bottega di John Newbery, situata
a Londra nei pressi della cattedrale di
San Paolo, attirava, all’uscita dalla
messa, i bambini della borghesia
londinese, che vi scoprivano i volumi
della 'biblioteca giovanile': erano
libretti a basso prezzo, con la copertina
di carta, contenenti perlopiù storie
brevi, filastrocche, indovinelli, aforismi
e testi divulgativi, stampati su carta
pregiata, scritti da letterati sensibili
alle esigenze del pubblico infantile e
illustrati da disegnatori di talento, il
più noto dei quali fu Thomas Bewick. John
Newbery intuiva l’emergere di un pubblico
nuovo, al quale bisognava offrire una
nuova materia di lettura che in rapporto
all’età e alle competenze fosse di buona
qualità.
Tuttavia, fino alla fine
del XVIII secolo non esistette nella
letteratura infantile una chiara
distinzione fra l’intrattenimento e
l’istruzione: la maggior parte dei
racconti e delle poesie scritti per i
bambini erano in realtà destinati a
comunicare informazioni utili o consigli
morali. Con ogni probabilità la
letteratura infantile cominciò a diventare
meno didattica solo con il diffondersi di
una maggiore libertà religiosa, in
relazione con lo spirito egualitario della
Rivoluzione francese e della Rivoluzione
americana.
Un ruolo fondamentale
nello sviluppo di una più precisa
percezione delle caratteristiche
specifiche della letteratura per
l’infanzia rivestì il romanzo
Emilio, o dell’educazione (1762) di
Jean-Jacques Rousseau, destinato a
diventare un classico della letteratura
pedagogica di tutti i tempi: vi si
mostrava per la prima volta che la mente
di un bambino non è soltanto la mente di
un adulto in miniatura, ma va considerata
secondo le dinamiche e gli atteggiamenti a
essa propri.
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4. |
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Il Romanticismo e la letteratura per
ragazzi |
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Un decisivo progresso
nella storia della letteratura per ragazzi
si verificò negli anni del Romanticismo.
In particolare, il rinnovato interesse per
il folclore arricchì la produzione per
bambini di miti, fiabe e leggende. Il
lavoro più significativo in questo senso è
con ogni probabilità quello compiuto dai
due fratelli tedeschi Jakob Ludwig e
Wilhelm Karl Grimm, entrambi filologi,
che raccolsero fiabe della tradizione
popolare nei volumi conosciuti nel loro
complesso come Le fiabe dei
fratelli Grimm (1812-1822), che furono
presto tradotti in tutto il mondo e che
comprendono fiabe famosissime come
Hansel e Gretel, Biancaneve e i
sette nani, Cappuccetto rosso,
Pollicino.
Più elaborate e sovente
autonome creazioni letterarie svincolate
dalla tradizione furono le fiabe del
danese Hans Christian Andersen, che
uscirono prima in rivista e poi vennero
via via raccolte in numerosi volumi,
pubblicati fra il 1835 e il 1872 e
comprendenti, fra le altre, La
sirenetta, Il brutto anatroccolo,
La piccola fiammiferaia, Il
soldatino di stagno, Il vestito
nuovo dell’imperatore.
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5. |
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La letteratura d’avventure |
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In molti casi i confini
della letteratura dedicata esclusivamente
all’infanzia si confondono con quelli
della narrativa d’avventure: basti pensare
alla tradizione americana dei romanzi che
parlano della vita della frontiera e poi
del Far West, come i romanzi di James
Fenimore Cooper, tra i quali
soprattutto il celebre L’ultimo dei
Mohicani (1826). Né mancarono
testi incentrati sul problema del razzismo
e della condizione dei neri americani:
straordinario, in particolare, fu il
successo in tutto il mondo di La
capanna dello zio Tom (1852) della
scrittrice statunitense Harriet Beecher
Stowe.
Molto diffusi fra i
bambini e in genere fra i giovani furono
anche i romanzi storici, derivati dal
modello dei romanzi dello scozzese
Walter Scott. In particolare, in
Italia vanno ricordati Ettore
Fieramosca (1833) di Massimo D'Azeglio
e Marco Visconti (1834) di Tommaso
Grossi: immediatamente successivi ai
Promessi sposi di Alessandro
Manzoni, entrambi questi romanzi
ebbero numerosissime ristampe in collane
destinate all’infanzia, fino agli anni
Sessanta del Novecento.
Particolarmente
apprezzate fra i bambini di tutto
l’Occidente furono poi le opere di alcuni
autori di avventure, a cominciare dal
francese Alexandre Dumas padre, di
cui si leggono ancora oggi romanzi come
I tre moschettieri (1844) e
Vent’anni dopo (1845), che sciolgono
nella storia della Francia del Seicento
movimentate invenzioni d’intreccio, o
Il conte di Montecristo (1845).
Non molti anni più
tardi, un analogo successo di pubblico
infantile – ma anche di quello adulto –
toccò a un altro scrittore francese,
Jules Verne, autore di un centinaio di
romanzi d’avventura a sfondo
scientifico e parascientifico, come
Viaggio al centro della terra (1864),
Ventimila leghe sotto i mari
(1870), Il giro del mondo in ottanta
giorni (1873), ai quali si fa risalire
la nascita della moderna fantascienza.
Venne considerato autore
adatto ai bambini e ai ragazzi, anche
perché a loro dedicò non poche delle sue
opere, lo scrittore inglese Charles
Dickens. Romanzi come Il circolo
Pickwick (1836-37), David
Copperfield (1849-50), il famoso
racconto Canto di Natale (1843)
costituiscono nel loro insieme una sorta
di grande ritratto della società inglese
dei primi decenni del XIX secolo e ne
denunciano le molte ingiustizie, a
cominciare dal lavoro minorile,
proponendosi come strumento di educazione
dei giovani ai valori che renderebbero
possibile un mondo migliore.
Nella letteratura
inglese dell’età vittoriana è da ricordare
Robert Louis Stevenson, che scrisse
avvincenti romanzi d’avventura come
L’isola del tesoro (1883),
James Barrie con la celeberrima
commedia Peter Pan e le
opere di Rudyard Kipling, che mescolò
esseri umani e animali nel Libro della
giungla (1894) e nel Secondo libro
della giungla (1895), mentre nelle
Storie proprio così (1902) riprese
molte fiabe popolari del folclore indiano.
Pressoché contemporanee sono le storie di
uomini e cani ambientate nel Grande Nord
americano da Jack London: i titoli
più noti restano Il richiamo della
foresta (1903) e Zanna
bianca (1906).
Anche la letteratura
italiana ebbe un notevolissimo narratore
di avventure esotiche in Emilio Salgari,
che scrisse circa ottanta romanzi
suddivisi in vari cicli: i più famosi sono
il ciclo detto 'della giungla', le cui
vicende, incentrate sul personaggio eroico
e romantico di Sandokan, si
svolgono fra il delta del Gange e l’Indocina,
e quello dedicato ai corsari dei Caraibi;
del primo ciclo fanno parte I misteri
della giungla nera (1895), I pirati
della Malesia (1896), Le tigri di
Mompracem (1900), mentre il romanzo
più noto del ciclo dei corsari è
sicuramente Il Corsaro nero (1899).
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6. |
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Fiabe moderne e libri educativi |
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Nel 1865, il reverendo
Charles Lutwidge Dodgson, insegnante di
matematica in un collegio ecclesiastico,
scrisse con lo pseudonimo di Lewis
Carroll Alice nel paese delle
meraviglie, cui fece seguito
Oltre lo specchio (1871), due libri
fondamentali della moderna letteratura per
l’infanzia. Sono capolavori in cui il
fuoco d’artificio dei giochi di parola,
delle acrobazie logiche e delle invenzioni
surreali interessava all’autore molto più
della normale coerenza narrativa.
In Italia gli anni d’oro
per lo sviluppo di una vera e propria
letteratura per ragazzi si collocano
immediatamente a ridosso dell’unificazione
nazionale. Accanto a un onesto artigiano
come Giuseppe Nuccio, vi fu un maestro del
verismo come il catanese Luigi Capuana,
che pubblicò molti libri di fiabe e
racconti espressamente dedicati ai
bambini, fra i quali il più famoso e
riuscito è Scurpiddu (1878).
Fu tuttavia il
fiorentino Carlo Lorenzini, in arte
Collodi, a scrivere un autentico
capolavoro della letteratura infantile di
tutti i tempi, Le avventure di
Pinocchio, pubblicato prima a
puntate sul 'Giornale per i bambini' tra
il 1881 e il 1883, e poi in volume nel
1883. È la storia del burattino Pinocchio,
che passa attraverso innumerevoli
avventure fiabesche commettendo
altrettanto innumerevoli monellerie,
sempre pagate a caro prezzo, fino alla
finale conversione alla bontà, al termine
della quale si ritroverà trasformato in un
bravo ragazzo. Tradotto pressoché in tutte
le lingue del mondo, illustrato da un
incalcolabile numero di disegnatori,
trasposto in fumetti, in film (al 2002
risale la versione di Roberto Benigni) e
in film d’animazione (celebre, anche in
questo caso come per Alice nel paese
delle meraviglie, quello di Walt
Disney), evidentemente il burattino di
Collodi è un simbolo capace di raccogliere
le fantasie comuni, come dimostra del
resto anche la straordinaria varietà delle
interpretazioni critiche che ne sono state
date.
Pochi anni dopo la
pubblicazione di Pinocchio, in
Italia uscì un altro libro per l’infanzia
destinato a uno straordinario successo,
anche se in questo caso solo in ambito
nazionale: Cuore (1886) del
piemontese Edmondo De Amicis.
Costruito come il diario di un anno
scolastico (il 1881-82) scritto da uno
studente di terza elementare di una scuola
torinese, Cuore mostra in modo
esemplare quali fossero, nell’ultimo
ventennio del XIX secolo, le
preoccupazioni educative degli
intellettuali italiani, consapevoli che,
“fatta l’Italia”, era ora necessario “fare
gli italiani”, cioè formare una coscienza
civile nazionale.
Accanto a una pedagogia
severa e melodrammatica come quella di De
Amicis, è sempre esistito un importante
filone che alle preoccupazioni pedagogiche
unisce anche l’umorismo, come del resto
avveniva già in Pinocchio. Un
piccolo classico in questo senso è
Il giornalino di Gian Burrasca
(1920) di Vamba (pseudonimo di
Luigi Bertelli, che dal 1906 fu direttore
del 'Giornalino della Domenica'), che
riprende la struttura del diario di uno
studente, già presente in Cuore; ma
in questo caso si tratta di un ragazzo
decisamente ribelle, che compie infinite
marachelle e verso il quale il lettore non
può fare a meno di provare simpatia.
Pinocchio e Gian Burrasca
furono tra le prime opere per l’infanzia
italiana illustrate, secondo un modello
molto diffuso in Francia e soprattutto in
Gran Bretagna. Fu l’editore Antonio Donath
che, a Genova, a cavallo fra XIX e XX
secolo, affiancò sulla pagina le immagini
alle parole anche per i romanzi salgariani.
Autore di romanzi d’avventura ma anche di
veri e propri libri-gioco fu Yambo (Giulio
Enrico Novelli).
Dalla tradizione
culturale mitteleuropea proviene un altro
grande classico della letteratura
infantile del primo scorcio del Novecento:
I ragazzi della via Pál
(1907) dell’ungherese Ferenc Molnár.
Nel complesso il
fantastico ha continuato a essere il
genere più frequentato dalla letteratura
per ragazzi nelle culture occidentali del
XX secolo. Nel 1900 Frank Baum
pubblicò il primo dei suoi numerosi libri
dedicati alle storie del mago di Oz.
Eterno beniamino dei bambini, il mago
di Oz continuò a vivere in nuove
storie, inventate da altri scrittori,
anche dopo la morte di Baum. Così anche al
genere fantastico, vicino alla tradizione
delle fiabe, appartengono Viaggio
meraviglioso di Nils Holgersson attraverso
la Svezia (1906-1907) della scrittrice
svedese Selma Lagerlöf, dove il
protagonista percorre in lungo e in largo
la Svezia a cavallo di una grossa oca. E
numerose erano del resto le componenti
fiabesche delle avventure di Heidi
(1880), ragazzina che vive nelle Alpi
elvetiche, inventata dalla fantasia della
scrittrice svizzera Johanna Spyri. Il
fantastico si mescola invece al comico
nelle storie bizzarre e paradossali di
Pippi Calzelunghe, personaggio
creato nel 1945 dalla fantasia della
scrittrice svedese Astrid Lindgren.
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7. |
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Le riviste statunitensi per bambini e
i loro collaboratori |
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Negli stessi anni in cui
il 'Giornale per i Bambini' pubblicava le
puntate di Pinocchio, negli Stati
Uniti si registrava un’autentica
esplosione di testate specializzate,
dedicate soltanto ai giovanissimi. Su
queste riviste si formarono alcuni celebri
scrittori. Fra questi, Mark Twain,
le cui opere si muovono fra narrativa
d’avventure e umorismo: Le avventure
di Tom Sawyer (1876) offre un
ritratto delle monellerie e delle
avventure di un ragazzo e dei suoi amici,
ambientandole in una cittadina del
Missouri, sul fiume Mississippi, in anni
in cui la frontiera era ancora un ricordo
ben vivo e recente. A questo romanzo fece
seguito Le avventure di Huckleberry
Finn (1884), che molti critici
considerano il miglior libro per ragazzi
mai scritto in America, oltre che un
importante contributo alla letteratura
nazionale in genere.
Su quelle stesse riviste
scrivevano anche Louisa May Alcott,
autrice di Piccole donne
(1868-69), romanzo divenuto popolarissimo
anche tra le giovani lettrici italiane, e
Howard Pyle, che raccontò in modo nuovo le
antiche leggende inglesi: fra le sue opere
vi sono Le allegre avventure di
Robin Hood (1883) e La storia di re
Artù e dei suoi cavalieri (1903).
L’importanza
dell’immagine nei libri destinati ai
giovani veniva intanto presa in
considerazione sempre maggiore, e si venne
sviluppando la tradizione del libro
illustrato per bambini. All’inizio di un
lungo percorso, che va dall’Orbis
sensualium pictus ai fumetti così come
noi li conosciamo, non pochi scrittori
corredarono di vignette i loro racconti.
In Germania ad esempio, a partire dal
1860, Wilhelm Busch disegnò le divertenti
storie di un topolino che andava a
disturbare il sonno della gente perbene;
ma Busch divenne famoso soprattutto quando
cominciò a scrivere le avventure dei due
discoli Max e Moritz.
In Francia fu invece il
celebre disegnatore Christophe a
pubblicare alcuni fra i primi racconti
illustrati: La famiglia Fenouillard,
Il sapore del Camembert, Il
cugino sapiente. Più tardi,
dall’inizio del XX secolo, i disegni di
Pinchon fecero ridere generazioni di
bambini con le vicende di Bécassine,
giovane e rozza bretone che, sbarcata a
Parigi, ne combina di tutti i colori per
la sua grossolana stupidità e per la sua
goffaggine.
Illustratore e scrittore
geniale fu Antonio Rubino, per decenni
presente sul 'Corriere dei Piccoli'.
Hanno a loro volta divertito molte
generazioni di bambini e adolescenti
italiani, per un periodo lunghissimo,
dagli anni fra le due guerre fino ai primi
anni Settanta, le storie a lieto fine del
signor Bonaventura, inventate dal
disegnatore, scrittore e attore Stò
(pseudonimo di Sergio Tofano): storie
celebri, oltre che per i caratteristici
disegni stilizzati, anche per le loro
didascalie in versi ottonari, sempre
avviate da: 'Qui comincia l’avventura del
signor Bonaventura'.
Nel periodo fra la prima
e la seconda guerra mondiale uscirono
alcuni testi fondamentali della
letteratura per ragazzi. Nel 1920 lo
scrittore e illustratore inglese Hugh
Lofting cominciò a pubblicare le storie
del dottor Dolittle, un medico che
preferisce curare gli animali piuttosto
che gli uomini. Nel 1934 la scrittrice
australiana Pamela L. Travers pubblicò il
primo romanzo della serie dedicata
all’istitutrice maga Mary Poppins:
fino al 1963 ne avrebbe scritti
innumerevoli altri, già popolarissimi
anche prima della celebre versione
cinematografica interpretata da Julie
Andrews. Appartiene invece già al periodo
della seconda guerra mondiale un altro
grande classico della letteratura per i
ragazzi, Il piccolo principe
(1943) dello scrittore francese Antoine de
Saint-Exupéry, diventato quasi un libro di
culto per i giovani lettori.
Nell’Italia di quegli
anni si assistette a un massiccio sviluppo
sia dell’editoria per ragazzi (la
“Biblioteca dei miei ragazzi” della Salani,
la 'Scala d’oro' della UTET) sia
dell’editoria scolastica, che si polarizzò
curiosamente ai due capi opposti della
penisola: in Lombardia, soprattutto a
Milano, con editori come Principato, Motta,
l’Istituto di Propaganda Libraria, La
Sorgente; e in Sicilia, con editori come
D’Anna, Flaccovio, Palumbo, Sciascia. In
generale, nel periodo successivo alla
prima guerra mondiale divennero sempre più
nette, in tutto l’Occidente, le differenze
fra le opere scritte espressamente per i
bambini e quelle che potevano essere lette
dai bambini ma anche dagli adulti. Una
spinta non trascurabile a questa
differenziazione venne dallo sviluppo
delle scienze pedagogiche e psicologiche:
si ricavarono allora dati molto precisi,
che consentivano a uno scrittore di
scrivere storie adatte a un pubblico
infantile ben definito.
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10. |
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Il secondo dopoguerra |
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Una nuova fase nello
sviluppo della letteratura per ragazzi si
dovette ai fenomeni della scolarizzazione
di massa, a sua volta legata alla grande
ripresa economica successiva alla fine
della seconda guerra mondiale. Da un lato
il grande aumento della popolazione
studentesca implicò una proporzionale
crescita dell’editoria scolastica. Più in
generale però il complessivo elevarsi del
livello culturale del pubblico creò nuove
esigenze di informazione e
intrattenimento, consentendo uno sviluppo
sia della narrativa di consumo sia della
narrativa per ragazzi (si pensi al
successo, a partire dagli anni Sessanta,
dei libri di Gianni Rodari), la
quale in molti casi divenne anzi il
settore principale di case editrici che
precedentemente si erano dedicate
soprattutto al romanzo popolare.
Soltanto dopo gli anni
Settanta si ebbe però un netto sviluppo
del libro tascabile nell’editoria per
ragazzi, così come un deciso rinnovamento
della veste editoriale, che oggi prevede
addirittura anche libri destinati ai
bambini che non sanno ancora leggere,
fabbricati cioè come colorati oggetti da
maneggiare, che uniscono illustrazioni e
giochi. D’altra parte è interessante
notare come, in anni di difficoltà se non
di crisi per l’editoria italiana, proprio
il libro per ragazzi abbia fatto
ultimamente registrare una notevole
ripresa, come testimonia annualmente la
Fiera Internazionale che si tiene a
Bologna.
Anche il rapporto fra il
libro e altri strumenti di istruzione e
intrattenimento si è profondamente
rinnovato negli ultimi decenni, dando
luogo a fenomeni del tutto nuovi: grazie
allo sviluppo della tecnologia e
dell’informatica, la letteratura e in
genere la produzione di testi per i
bambini e i ragazzi ha conosciuto uno
sviluppo vertiginoso, che in gran parte si
colloca tuttavia al di fuori della
tradizionale produzione di libri. Oggi
infatti la produzione per i ragazzi può
contare su audiocassette, videocassette,
floppy disk, fino ad arrivare agli
ipertesti in CD-ROM, che offrono
innumerevoli possibilità sia per il gioco
sia per l’istruzione. L’apparizione e la
rapida diffusione di queste nuove
tecnologie e di nuovi supporti per i testi
fa supporre che ci si troverà ad
assistere, in tempi più o meno lunghi, a
una probabile modificazione in profondità
delle pratiche di lettura e,
conseguentemente, di scrittura.
Da "Letteratura per l'infanzia,"
Microsoft® Encarta® Enciclopedia Online
2006
http://it.encarta.msn.com |