Le
origini della festa dell'8
Marzo risalgono al lontano
1908, quando, pochi giorni
prima di questa data, a New
York, le operaie
dell'industria tessile
Cotton scioperarono per
protestare contro le
terribili condizioni in cui
erano costrette a lavorare.
Lo sciopero si protrasse per
alcuni giorni, finché l'8
marzo il proprietario Mr.
Johnson, bloccò tutte le
porte della fabbrica per
impedire alle operaie di
uscire. Allo stabilimento
venne appiccato il fuoco e
le 129 operaie prigioniere
all'interno morirono arse
dalle fiamme.
Successivamente questa data
venne proposta come giornata
di lotta internazionale, a
favore delle donne, da Rosa
Luxemburg, proprio in
ricordo della tragedia.
L'8 marzo ha radici
lontane. Nasce dal
movimento
internazionale
socialista delle
donne. Era il 1907:
Clara Zetkin (che
nella prima guerra
mondiale fondò la
Lega di Spartaco)
dirigente del
movimento operaio
tedesco organizza
con Rosa Luxemburg
(teorica della
rivoluzione marxista
che fondò il partito
socialista polacco e
il partito comunista
tedesco) la prima
conferenza
internazionale della
donna.
Ma
la data simbolo è
legata all'incendio
divampato in un
opicificio (Cottons)
di Chicago nel 1908,
occupato nel corso
di uno sciopero da
129 operaie tessili
che morirono
bruciate vive.
Nel 1910 a
Copenaghen, in
occasione di un
nuovo incontro
internazionale della
donna si propone
l’istituzione di una
GIORNATA
INTERNAZIONALE DELLA
DONNA, anche in
ricordo dei fatti di
Chicago.
Successivamente la
giornata comincia ad
essere celebrata in
varie parti del
mondo e anche in
Italia durante e
dopo la prima guerra
mondiale (1914-18).
La tradizione, nel
nostro Paese, viene
interrotta, nel
1943, dal fascismo.
La celebrazione
riprende durante la
lotta di liberazione
nazionale come
giornata di
mobilitazione delle
donne contro la
guerra,
l’occupazione
tedesca e per le
rivendicazioni di
diritti femminili.
Nascono i gruppi di
difesa della donna
collegati al CLN
(Comitato di
Liberazione
Nazionale) che
daranno origine all’UDI
(Unione Donne
Italiane).
Nel 1946 l’UDI
prepara il primo 8
marzo nell’Italia
libera, proponendo
di farne una
giornata per il
riconoscimento dei
diritti sociali e
politici delle
donne. Sceglie la
mimosa come simbolo
della giornata.
La
vera "esplosione" in
termini di
popolarità e di
partecipazione, l'8
marzo l'avrà negli
anni ’70. Anni che
segnano la
collaborazione dei
movimenti femminili
e femministi che,
tra l'altro, operano
attivamente per la
legge di parità, per
il diritto al
divorzio e
all’aborto. La prima
manifestazione
femminista, risale
infatti al 1972 e si
svolse a Roma. Ma il
top, la celebrazione
dell'8 marzo, lo
raggiunge nel 1980,
con una grande
manifestazione
unitaria in cui
confluiscono per la
prima volta tutti i
movimenti femminili
e femministi.
In
conclusione possiamo
dire che il percorso
dell'8 marzo si
snoda in quasi un
secolo di storia che
ha visto nascere
movimenti politici,
guerre, ideologie,
ricostruzioni. Un
cammino lungo e
complesso per le
donne di tanti
paesi, con tanti
sistemi di governo,
più volte
interrotto, ma che
con grande tenacia
hanno sempre ripreso
con l'obiettivo
dell'emancipazione e
della liberazione
delle donne.
|
|
LE DONNE E LE
CONQUISTE DEL ‘900
:
Il 2 GIUGNO 1946
l'Italia va alle
urne per il
referendum
istituzionale. Per
la prima volta il
voto viene esteso
alle donne.
PARITA’ SALARIALE:
Art.
37 della Cost.,
regolato da una
legge solo nel ’57
in applicazione di
una convenzione
internazionale del
BIT. Con un accordo
interconfederale del
1960 si
decide
l'eliminazione dai
contratti collettivi
nazionali di lavoro
delle tabelle
remunerative
differenti per
uomini e donne.
Viene così sancita
la parità formale e
sostanziale tra
uomini e donne nel
mondo del lavoro. Le
clausole di nubilato
vengono
definitivamente
vietate con la legge
n.7 del '63.
DIVORZIO:
L.898 del 1970,
approvazione della
legge sul divorzio.
12 maggio 1974:
vittoria del No al
referendum
popolare per
l'abrogazione della
legge.
MATERNITA’:
L. 1204 del 1971;
viene estesa la
tutela della
maternità
alle lavoratrici
dipendenti. Amplia
ed estende i diritti
introdotti dalla
prima legge (L.860
varata nel 1950) sui
diritti e le tutele
delle lavoratrici,
che definisce per la
prima volta le
assenze per
maternità, ore di
allattamento e
divieto di
licenziamento entro
il primo anno di
vita del bambino.
ASILI NIDO:
L. 1044 del 1971;
l'obiettivo di
questa legge è
realizzare un
servizio a supporto
delle famiglie e
soprattutto delle
donne, onde
favorirne la
permanenza nel mondo
del lavoro anche
dopo la nascita dei
figli. Inoltre si è
voluto affermare il
diritto del bambino
alla socializzazione
e allo sviluppo
armonico della sua
personalità.
DIRITTO DI FAMIGLIA:
1975; con la
L.151 viene varata
la riforma del
diritto di famiglia
che introduce la
parità tra uomini e
donne nell'ambito
familiare: la
potestà sui figli,
infatti, spetta a
entrambi i coniugi
che hanno identici
diritti e doveri e
non più solo al
padre. In attuazione
del principio di
uguaglianza morale e
giuridica dei
coniugi.
LEGGE DI PARITA'(in
materia di lavoro):
L.903 del 1977;
ha rappresentato la
più importante
svolta culturale nei
confronti delle
donne. Si passa dal
concetto di tutela
per la donna
lavoratrice al
principio del
diritto di parità
nel campo del
lavoro. Vengono
introdotte norme più
avanzate in materia
di maternità e primi
elementi di
condivisione fra i
genitori nella cura
dei figli. Nel marzo
2000 con la legge 53
sui "congedi
parentali" questa
legge ha recepito i
nuovi diritti di
paternità in materia
di assenza
facoltativa.
INTERRUZIONE
VOLONTARIA DELLA
GRAVIDANZA:
L.194
del 1978
"Norme per la tutela
sociale della
maternità e
sull'interruzione
volontaria della
gravidanza". La
legge ha come scopo
principale la
prevenzione delle
gravidanze
indesiderate, oltre
che contrastare
l'aborto
clandestino.
LEGGE PARI
OPPORTUNITA’
(Azioni positive): L.125
del 1991:
fortemente voluta
dalle donne, questa
legge è uno
strumento in grado
di intervenire e
rimuovere le
discriminazioni e
far avanzare l’idea
di uguali
opportunità
uomo-donna nel
lavoro. La L.125 ha
rappresentato un
importante passo
avanti per rendere
visibile e
valorizzare la
presenza e il lavoro
delle donne nella
società, nel lavoro
e nella famiglia.
Purtroppo resta
ancora
sostanzialmente
inapplicata. Oltre
400 i progetti
approvati in 8 anni.
(Nel 2000 L.196 di
modifica)
IMPRENDITORIA
FEMMINILE:
L. 215 del 1992;
l'imprenditoria
femminile è in forte
sviluppo: il 35%
delle nuove imprese
giovanili sono
guidate da donne.
Questa legge
(promuove
l'uguaglianza
sostanziale, pari
opportunità
economiche e
imprenditoriali)
favorisce la nascita
di imprese composte
per il 60% da donne,
società di capitali
gestiti per almeno
2/3 da donne e
imprese individuali,
aumentano ogni anno.
Le imprese sono
tenute a mantenere
la prevalenza
femminile nella
società per almeno
cinque anni.
VIOLENZA SESSUALE:
L.
866 del 1996;
stabilisce che la
violenza sessuale
non è più un delitto
contro la morale,
bensì contro la
persona. Una legge
di civiltà e dignità
che rende giustizia
alle donne e premia
il lungo e sofferto
cammino per
affermare il diritto
alla sessualità
libera e condivisa.
LAVORO NOTTURNO:
legge
comunitaria del
1998 per il
divieto assoluto
delle donne al
lavoro notturno
durante la maternità
sino al compimento
di un anno di vita
del bambino e il non
obbligo fino a che
il bambino ha 3
anni, nel caso di
genitore unico, fino
a 12 anni. Con la
legge 903 del '77 il
lavoro notturno era
vietato alle sole
dipendenti delle
imprese
manifatturiere. Con
la legge varata nel
'98, si regolamenta
il lavoro notturno
per tutti i settori
pubblici e privati.
ASSEGNO DI
MATERNITA' PER
CASALINGHE E
DISOCCUPATE: L.
448 del 1999,
prevede un'indennità
di maternità per le
donne che non
lavorano, o che
svolgono il
cosiddetto "lavoro
familiare". Con la
Finanziaria del 2000
questo diritto viene
esteso alle
cittadine dell'Ue ed
extracomunitarie con
carta di soggiorno.
INFORTUNI DOMESTICI: L.493
del 1999,
contiene il
riconoscimento del
lavoro in ambito
domestico. Le
persone comprese tra
i 18 e i 65 anni che
svolgono in via non
occasionale,
gratuitamente e
senza vincolo di
subordinazione, il
lavoro domestico,
hanno diritto
all'Assicurazione
contro gli
infortuni.
CONGEDI PARENTALI: L:
53 dell'8 marzo
2000. Questa
legge armonizza i
tempi di cura , di
formazione e di
relazione (tempi
delle città). Si
tratta di una grande
conquista sociale:
la cura dei figli
smette di essere
prerogativa delle
madri dal punto di
vista legislativo e
coinvolge anche i
padri garantendogli
uguali diritti e
tutele. Si tratta di
una legge in
controtendenza
rispetto ai datori
di lavoro che
invocano riduzioni
di salari e di
diritti. La
normativa punta a
una maggiore
condivisione dei
compiti all'interno
del nucleo
familiare. Si
applica a tutti i
lavoratori, uomini e
donne, pubblici e
privati, anche
autonomi,
apprendisti e soci
di cooperative.
Prevede la parità
tra genitori
naturali e adottivi
o affidatari. Sia la
madre che il padre
potranno chiedere
anche
contemporaneamente
l’aspettativa di 6
mesi fino un massimo
di 10 mesi, entro
gli 8 anni di vita
del bambino. Al
padre, inoltre,
verrà concesso un
"bonus" di un altro
mese per seguire il
figlio nel caso in
cui dovesse chiedere
un congedo per un
periodo superiore a
tre mesi. L'età del
bambino entro cui si
può fruire dei
permessi per
malattia viene
elevata dai 3 agli 8
anni del piccolo. I
padri possono
usufruire del
congedo anche nei
casi in cui la madre
del bambino non è
lavoratrice.
BANCA
DEL TEMPO:
è un'esperienza che
ha trovato una
collocazione
legislativa
all'interno della L.53
(Congedi parentali).
Coniugare lavoro e
vita: tra le
iniziative più utili
c'è, infatti, la
Banca del tempo,
nella quale anziché
denaro si depositano
ore. Ore di attività
per scambiarle con
altri "correntisti"
decisi a mettere a
disposizione le ore
depositate sul
proprio conto.
E'
invece fermo alla
Camera il disegno di
legge approvato nel
'99 al Senato sulle
"Molestie
sessuali nei luoghi
di lavoro".
Si tratta di un
atteso e contestato
disegno di legge
contro gli "atti
indesiderati lesivi
della dignità e
libertà".
|
|
Perché proprio la
mimosa è il simbolo
della festa della
donna?
E da dove nasce
questa tradizione?
Sembra che la mimosa
sia stata adottata
come fiore simbolo
della festa della
donna dalle
femministe italiane.
Era il 1946 quando
l’U.D.I. (Unione
donne italiane)
stava preparando il
primo “8 marzo” del
dopoguerra.
Si cercava un fiore
che potesse
contraddistinguere e
simboleggiare la
giornata. E furono
le donne italiane a
trovare nelle
palline morbide e
accese che
costituiscono la
profumata mimosa il
simbolo della festa
delle donne. In più
questi fiori avevano
(e hanno) il gran
vantaggio di fiorire
proprio nel periodo
della festa e di non
essere troppo
costosi.
|
|