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Anno Sociale 2007/08

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Dott. Sandro Cùzari

 "con gioia a servizio

dei bambini"

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STUDI KIWANIANI

 CONVEGNO

La donna del Kiwanis a servizio della comunità e dei bambini”

BRESCIA 29 MARZO 2008

 

LE RELAZIONI

Dal grembo materno all’età matura per ripensare e riprogettare il rapporto bambino-città


Jole Capriglia, Consulente Amministrativo - K.C. Varese

Dal grembo materno…..i primi contatti…
Il rapporto madre –bambino nasce e si sviluppa già nel ventre materno attraverso un dialogo musicale:i loro “ discorsi “ sono caratterizzati dal ritmo, dal timbro, ritmo dall’ intensità, dalla durata e dalla modulazione tonale. . La mamma può cominciare a conversare con il suo bambino ancora prima di poterlo vedere e toccare poiché l’ambiente uterino e’ per sua natura risonante. Questa possibilità di comunicare musicalmente accompagna lo sviluppo del feto ed e’ simile in tutte le culture e civiltà. Il feto infatti sente: lo scandire ritmico del cuore materno; il timbro e l’intonazione della voce della mamma tale da definirla una “ coccola sonora”; la sonorità e i rumori presenti nell’ambiente quotidiano e il movimento ritmico e cadenzato del passo materno.
Ma come la musica influisce sullo sviluppo dell’essere umano? La musica ha effetti positivi sullo sviluppo dei bambini a livello fisico, psichico, affettivo-emotivo e socio-relazionale. In particolare la musica
• contribuisce al libero sviluppo della personalità
• aumenta la capacità del bambino di conoscere meglio se stesso e il mondo che lo circonda
• lo stimola a confrontarsi, con creatività e sensibilità, con i frutti della creatività di un altro individuo
• affina la capacità di comunicare con gli altri e lo prepara alla vita sociale
• Sviluppa importanti abilità secondarie che possono essere utili anche in altri contesti quali ad esempio : la concentrazione ,la perseveranza, la motivazione
Noi adulti dovremmo aiutare i bambini, i giovani a scoprire la “ propria via per l’autorealizzazione.
Facile a dirsi, ma la realtà e’..meno complicata di quanto si pensi, basta farsi guidare dal bambino che Pascoli chiamava “ Fanciullino”
“ E’ dentro noi un fanciullino…quando la nostra età e’ tenera, egli confonde la sua voce con la nostra…Ma quindi noi cresciamo, egli resta piccolo…e non udiamo il suo squillo di campanello…perché ..occupati a perorare la causa della nostra vita”

Conosciamo il bambino ? quale il ruolo educativo della famiglia ..della scuola ..delle istituzioni?

Crescere e’ un’avventura arricchente e difficile. Spesso noi genitori ci chiediamo come facilitare e arricchire questo cammino e come attivare processi per promuovere la maturazione dei nostri figli capaci di assumersi responsabilità e di orientare positivamente la loro vita verso un benessere personale e sociale.
Necessita quindi un maggior impegno nell’ambito educativo anche per prevenire l’insorgere di situazioni a rischio…. l’instaurarsi di dipendenze o devianze.
Il disagio connesso allo sviluppo evolutivo interessa ogni preadolescente e adolescente .Si può quasi affermare che ogni individuo in questa fascia di età e’ da considerarsi potenzialmente a rischio.Avere presente le specifiche difficoltà evolutive di questo particolare momento di formazione della personalità aiuta noi genitori ad essere molto attenti e ad investire tempo e impegno per favorire e cercare percorsi di maturazione, poiché e’ ovvio che non esistono ne’ adolescenti predestinati a disagi e devianze ,ne’adolescenti garantiti da esperienze destrutturati.In forza di tale convinzione , la prevenzione e’ quindi l’insieme di tante azioni volte a promuovere il benessere personale, relazionale, e ambientale che ogni genitore auspica a favore del proprio figlio. Ovviamente l’importante funzione educativa della scuola e’ da considerarsi trasversale a quella della famiglia.La scuola ha un naturale alleato nella famiglia, purché vi sia attenzione alle esigenze e ai bisogni della persona –adolescente- che chiede di essere accolta, ascoltata e valorizzata.Entrambe hanno il compito di rendere i ragazzi capaci di esplorare il mondo esterno con gli strumenti necessari senza farsi male. Da una parte gli insegnanti dovrebbero avere la saggezza di porsi come persone al di la’ del ruolo e dall’altra i genitori in famiglia dovrebbero esercitare il loro ruolo..porre regole e saper dire di No , allentare il controllo quando necessario e non scaricare la propria responsabilità sugli insegnanti. Scuola e famiglia infatti sono entrambe chiamate ad avere attenzione alla globalità della persona.
Solo così educare sia per la scuola che per la famiglia implica saper accompagnare i ragazzi ad affrontare le inevitabili sofferenze e difficoltà che ognuno di noi incontra nella vita. Noi genitori non possiamo sostituirci a loro e cioè evitare loro di stare male per le difficoltà che incontrano nel rapporto con se stessi o con gli altri o per gli successi e rifiuti che sperimentano. Anzi e’ proprio accompagnandoli e permettendo loro di affrontare e gestire malesseri, disagi e frustrazioni che consentiamo loro di mettersi alla prova , di rafforzare la fiducia e la stima di sé, di raggiungere quella consistenza personale grazie alla quale sapranno essere moderati nelle vittorie e capaci di reagire nelle sconfitte.
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I bambini reale risorsa della comunità : e’ possibile coinvolgerli al di fuori del loro “ specifico” ( campi da gioco, scuole , strade pedonali, ecc..? )
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con un tuffo nel passato, quali possono essere gli insegnamenti che la vita di un tempo può trasmetterci? Affinché possiamo con i nostri bambini costruire un cammino insieme fatto di difficoltà ma anche di gioie e di amore…perché solo ascoltando con il cuore i loro desideri e i loro sogni raggiungeranno la felicità che illumina i loro occhi e a loro anima….
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Nella maggior parte dei casi i bambini vengono coinvolti in esperienze di progettazione partecipata concernenti luoghi di loro abituale frequentazione : aree gioco, giardini, parchi, piazze, scuole, percorsi pedonali e ciclabili, biblioteche e simili. Ma quale contributo possono dare riguardo ad altre funzioni territoriali? E , ancor prima , possono dare realmente un contributo al di fuori di un loro ambito che potremmo chiamare “ naturale” ?
Ma per rispondere ad una domanda così difficile bisogna prima rispondere ad un quesito a mio avviso preliminare : perché si coinvolgono i bambini nella progettazione della città?
Per far sì che essi possano partecipare alla vita sociale e democratica della loro comunità e per far loro esprimere idee sui luoghi che essi frequentano o perché si crede che essi, quale radice della comunità e portatori di un punto di vista nuovo e profondamente diverso dal nostro, possano dare un contributo significativo e di grande interesse alla progettazione di luoghi vivibili in armonia con le persone e con l’ambiente? Nel primo caso la conseguenza che ne deriva e’ che e’ giusto che i bambini progettano i luoghi che usano; nel secondo caso la progettazione con i bambini non e’ legata agli spazi per i bambini, ma alla loro capacità di formulare idee e prospettive diverse dalle nostre e pertanto essa e’ applicabile a qualsiasi ambito territoriale.
E’ necessario pensare insieme ai bambini come utilizzare anche per il gioco luoghi della città pensati , nati ed ancora destinati ad altri usi. Infatti occorre osservare che lo spazio urbano nella città contemporanea e’ estremamente specializzato per cui risulta spesso impossibile utilizzare in maniera impropria alcuni luoghi pensati per altri usi. E’ proprio quello che con i bambini si deve fare: utilizzare i luoghi urbani con l’idea che ovunque deve essere possibile trovare uno spazio per il gioco, libero o organizzato che sia. Se la città non lo permette significa che possiede una struttura troppo rigida che ne impedisce anche la vita sociale. Henri Lefebvre affermava già nel 1967 che la “ qualità ( della città) , elevata di grado, si rappresenta e si presenta come “ ludica”


L’utopia di una città futura a misura d’uomo si realizzerà nella misura in cui il gioco si proclama come valore supremo. Solo una città nei cui spazi sia possibile giocare sarà veramente una città a misura di bambino .
Progettare insieme ai bambini il modo di usare, per il gioco , spazi urbani non propriamente pensati per questo scopo, ma anzi in modo da garantire , comunque , le funzioni istituzionali per cui quello spazio e’ stato creato, diviene un modo di riprogettare l’intera città con un’ottica diversa. Riuscire a coniugare le funzioni urbane con il gioco, con la dimensione ludica, significa recuperare in modo del tutto nuovo l’antico valore d’uso della città ed e’ per questo motivo che questo specifico tema di progettazione propone di ritrovare il valore della convivenza civile all’interno delle aree urbane fra i diversi soggetti come pure tra le diverse attività..

La progettazione partecipata urbanistica

L’effettiva partecipazione alla vita di comunità deve considerare molteplici aspetti e poggiare solidamente sul diritto di parola. Una strategia che permette ai bambini di partecipare alla trasformazione della città e’ quella di promuovere il loro contributo progettuale consentendogli di esprimere idee e proposte sui diversi temi urbanistici. Questo vuol dire aprire anche a loro forme adeguate e reali di partecipazione. In questo caso il compito degli adulti e’ quello di aiutare i bambini ad essere consapevoli delle loro esigenze dei loro desideri, di far comprendere che lo stato attuale dell’ambiente può essere modificato, di aiutarli a liberarsi degli stereotipi stimolando la loro creatività e la loro fantasia in un dialogo continuo e concreto con la realtà. Oltre agli spazi però e’ necessario restituire alla progettazione partecipata anche ambiti quali i tempi, le relazioni, la memoria , il futuro. Naturalmente le strategie della partecipazione si propongono come un insieme di opportunità che la comunità degli adulti, nelle sue varie articolazioni, dalla famiglia alla scuola all’associazionismo, alle istituzioni costruisce con , o mette a disposizioni di bambini e bambine ragazzi e ragazze , giovani affinché possano esercitare i loro diritti di cittadinanza…Esempi di progettazione possiamo vederli nella città di Bologna dove e’ stato firmato un protocollo dalla regione Emilia Romagna e Enti locali con l’intento di individuare un percorso atto a far crescere la partecipazione dei cittadini alle scelte di riqualificazione della città, rendendoli protagonisti insieme a tecnici e progettisti delle trasformazioni che riguardano il loro territorio, affinché si costruisca una città più vivibile , più rispondente alle esigenze di qualità della vita delle persone. L’obbiettivo primario e’ quello di mettere al centro la “ persona” . Anche sul fronte dell’integrazione, per combattere ghetti e emarginazione e ridurre i problemi legati alla sicurezza. Uno dei promotori del protocollo firmato per quanto riguarda la fascia d’età’ bambini, e’ CAMINA associazione Nazionale delle città amiche dell’infanzia e dell’adolescenza. Un esempio di partecipazione alla sostenibilità urbana e’ quella che si e’ verificata ad Arsago Seprio piccolo Comune in Provincia di Varese dove il Consiglio comunale Dei Ragazzi e’ molto attivo; infatti e’ un caso assai interessante quello in cui vede i piccoli partecipanti al progetto “ Paesaggio, Biodiversità e Turismo” atto a migliorare e rivalutare il patrimonio naturalistico e la riqualificazione dei sentieri ciclopedonali.
Altro grande problema legato alla
mobilita ‘ sostenibile in quanto diritto per tutti per far strada a bambini e bambini….

Problema rovente questo della mobilità inquina il tempo….l’ambiente…il corpo e la mente…
Arruolati nell’esercito del conformismo e del senso comune, ci muoviamo quotidianamente subendo e provocando un traffico che rende invivibili le strade e le città che abitiamo divenute insicure, rumorose con l’aria colma di gas di scarico e gli spazi pubblici non più disponibili per le umane civili attività delle comunità di uomini, donne anziani e bambini pedoni e ciclisti.
Ritornando alla città di Bologna come città modello a misura di bambino altro progetto sulla mobilità scuola –casa…che si propone di promuovere le condizioni ottimali affinché bambini e bambine possano andare e tornare da scuola a piedi o in bicicletta.. con il seguente obbiettivo:
• Incremento dell’autonomia dei ragazzi e miglioramento delle condizioni dell’ambiente
• Accrescere il numero dei ragazzi che raggiungono la scuola i e ritornano a casa autonomamente a piedi o in bicicletta
• Ridurre il traffico automobilistico di fronte alle scuole e nelle strade circostanti
• Ridurre l’inquinamento dell’aria e il numero degli incidenti

Conclusioni

L’infanzia e l’adolescenza devono essere riconosciute come stadi unici dello sviluppo umano. Bambini e ragazzi richiedono rispetto e comprensione da parte della società adulta specialmente nelle città.
I bambini hanno bisogno di spazio, tempo e risorse per garantire la loro piena crescita.
Tutti i bambini devono vivere in un ambiente salubre, sicuro e protetto dove possono socializzare , giocare partecipare e conoscere il mondo naturale e sociale, sviluppando un senso di appartenenza.
Giocare e’ un bisogno per lo sviluppo ed un fattore chiave per l’educazione e per l’apprendimento dei bambini. E’ un metodo critico per comprendere se stessi , il proprio ambiente , la propria cultura.
L’ambiente urbano deve essere pianificato in modo tale da fornire spazio e tempo per il gioco libero che permette di avere esperienza diretta del contesto urbano
Le città devono essere progettate per permettere di muoversi autonomamente a piedi , in bicicletta o sui mezzi di trasporto
I bambini sono il fondamento del futuro e devono poter svilupparsi in modo tale da assicurare lo sviluppo sostenibile del nostro pianeta. L’educazione..il gioco…e la partecipazione sono le chiavi
La partecipazione dei bambini e’ essenziale nel creare progetti idonei e vivibili per l’ambiente urbano . Le città progettate per e con i bambini sono migliori per tutti e costituiscono un arricchimento per tutta la società.
Pertanto tutte queste esperienze creano un clima di ascolto e dialogo che aiutano tutti i soggetti coinvolti a crescere e migliorare ( anche gli adulti) e preparano i ragazzi all’esercizio di una cittadinanza intraprendente e alla democrazia . E’ opportuno ricordare che gli atteggiamenti e le competenze degli adulti verso la politica si fondano e spesso si esauriscono – in ciò che si e’ imparato in età scolare e che il deficit di cultura civica che si registra nel nostro paese , forse trae origine proprio dalla carenza di esperienze partecipate e di educazione alla democrazia per e con l’infanzia.
Naturalmente le povertà non saranno mai annientate ma con questi precisi intenti si farà di tutto perché esse siano meno degradate…….


Jole Capriglia

 

 

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