Venerdì 15 febbraio scorso, don Maurizio
POLETTI, parroco in Valsesia, ha
intrattenuto i soci del Kiwanis Club
Novara MONTEROSA con una relazione
sull’astronomia nell’anno ad essa dedicato
da poco concluso.
Il
relatore, nel trattare il tema, misterioso
e perciò affascinante, si è tenuto lontano
da spiegazioni scientifiche e da previsioni
astronomiche, arricchendo l’argomento con
aneddoti e con racconti mitologici.
Su questo scenario ha
trasmesso le emozioni che prova,
particolarmente di sera, quando, visitando
le parrocchie affidate alla sua cura, sparse
nelle valli ai piedi della Catena del Rosa,
può contemplare l’immenso cielo stellato e
subire il senso spirituale che esso
trasmette.
Non ha sottaciuto che in quei
momenti il suo cuore e la sua mente si
avvicinano, come se recitasse una preghiera,
maggiormente a Dio, Creatore di tanta
bellezza e di così grandi meraviglie.
Il cielo stellato è stato da
sempre fonte di ispirazione per il pensiero
filosofico e scientifico, per la poesia,
patrimonio estetico e contemplativo
dell’uomo. Kant ne subiva il fascino ed
esprimeva meraviglia per “il cielo stellato
sopra di me e la legge morale che è in me”.
L’astronomia è la scienza più
antica, ha sottolineato don Maurizio, perché
l’uomo sull’osservazione degli astri ha
fondato le sue prime conoscenze,
specialmente utilizzandole per le necessità
dell’agricoltura, ma tenendosi sempre legato
al culto religioso e ai fenomeni celesti,
alle comete, alle eclissi, che suscitavano
in lui anche grandi paure.
Tra le costellazioni più
belle don Maurizio ha ricordato Orione, il
bellissimo e gigantesco cacciatore figlio di
Poseidone, che trascorreva le giornate a
caccia col fedele cane Sirio. Si innamorò
della bella Merope, ma il padre di lei,
Enopione, non acconsentì al matrimonio.
Orione la rapì, ma Enopione per vendicarsi
lo attirò con un tranello e lo accecò.
Orione chiese aiuto al nano
Cedolio e portandolo sulle spalle per fargli
da guida, si diresse verso Oriente, dove il
Sole, illuminandolo coi suoi raggi, gli
ridiede la vista.
Orione divenne una
costellazione tra le più luminose insieme
con Sirio, il cane fedele, mutato in stella
da Artemide.
Altra bellissima
costellazione è costituita dal gruppo delle
stesse delle Pleiadi, le Colombe, le stelle
immerse in una massa nebulosa, che compaiono
nel periodo propizio ai naviganti, dalla
primavera ad autunno. Alcune di esse,
visibili anche ad occhio nudo, erano
denominate dai Romani le Vergiliae con
riferimento forse alla primavera (ver),
la stagione del loro sorgere.
Accanto alle Pleiadi si
sviluppa la costellazione di Perseo,
tormentata nel disegno come la vita
dell’eroe, da cui trae il nome, ricca di
avventure e di tragedie, uccisore di Medusa,
la bella Gorgone con orride serpi per
capelli, amato e protetto dagli dei,
venerato come un semidio.
Con la costellazione di
Perseo si intreccia quella di Cassiopea,
mitica regina degli Etiopi e madre di
Andromeda, che Zeus mutò in costellazione su
intercessione di Perseo stesso, il cui
splendore, dapprima intenso quasi quanto
quello di Venere, a mano a mano si dileguò.
La si può ammirare al vertice del triangolo
con l’Orsa Minore e quella Maggiore.
Sulla volta celeste sono
anche disposte le dodici costellazioni dello
Zodiaco, che molti si sforzano di
interpretare per trarre gli auspici e che
invece imperturbabili continuano a
punteggiare la volta celeste con disegni
inimmaginabili e fantastici.
Questa
danza di luci e di colori non poteva non
interessare la poesia. Così don Maurizio ha
citato alcuni versi di Dante, Parini, Aristo,
Foscolo ed ha concluso leggendo una poesia
di Alda Merini, da poco scomparsa (a.l.