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SUDAFRICA
Si
ritorna velocemente in Sudafrica per raggiungere Johannesburg in serata.
Raggiungerla e superarla in quanto nessuno ma proprio nessuno consiglia
di fermarcisi in quanto non possiede bellezze architettoniche o
monumentali che ne consiglino la visita mentre, nel contempo, è
assolutamente sconsigliabile sotto l’aspetto della sicurezza. Continuiamo la nostra via su un percorso di trasferimento lunghissimo attraverso un paesaggio desertico che vede l’esistenza di uno stentato villaggio ogni tanto; villaggio costituito sostanzialmente da quattro case ed una pompa di benzina. Oggi,
27 febbraio 2002 abbiamo raggiunto la nostra méta. Ci sono voluti quattro mesi e quasi diciannovemila chilometri per raggiungere via terra i 32° 21’ 24” Sud e 18° 29’ 12” Est costituenti il Capo di Buona Speranza raggiunto alcuni anni or sono ed in modo assai più periglioso via mare da Vasco De Gama ed il suo equipaggio. Il paesaggio è assolutamente nordico e si fa una gran fatica a ricordare che siamo voltati con la testa in giù e l’infinito mare che si stende davanti a noi non è quello artico che da Capo Nord porta al Polo Nord, ma quello antartico che, appunto, porta al Polo Sud. Qui, su queste coste battute dal vento antartico, si frangono le onde dei due oceani, l’Oceano Atlantico e l’Oceano Indiano e la costa, dove abitata, è una teoria di cottage e villette in stile nordico. Non per niente da duecentocinquant’anni qui vivono gli olandesi e l’impronta lasciata non è affatto sbiadita nel tempo; è esattamente come essere sulle coste olandesi o danesi. Davvero
si fa una gran fatica a rendersi conto d’essere nell’emisfero sud
dove l’acqua nei lavelli scende nello scarico avvitandosi in senso
antiorario. Alcuni giorni d’attesa dell’imbarco ci permettono di visitare e vivere Cape Town. Veramente eccezionale. Eccezionale la cornice in cui è inserita ovvero tra montagne verdissime ed un mare ovviamente pulitissimo e splendido. Bellissima la cornice e non da meno il quadro. Già da lontano si presenta con l’eccezionalità dei suoi modernissimi grattacieli che la fanno identificare subito come una città modernissima nella quale però, diversamente ad esempio, da Gaborone, tutta nuova, qui esistono ancora costruzioni dell’epoca coloniale che la rendono meno “finta” e costruita. Eccezionale anche la zona dei vecchi docks del porto riciclati nel modernissimo centro commerciale e turistico V.& A. Waterfront che la rendono così norderuropea ed americana nel contempo. Centro commerciale di una dimensione da far invidia a qualunque altro al mondo. Negozi, ristoranti, bar, fast-food, qui si vende di tutto, dalle antiche maschere Dogon ai diamanti a prezzi scontati, dai Rolex veri alla paccottiglia africaneggiante per il turismo di massa. Tutte le firme italiane sono presenti come è pubblicizzatissimo il nuovo CD di Andrea Bocelli in quello che si autodefinisce il più grande emporio di CD dell’emisfero sud. E di sera una vitalità incredibile. Una vera città multiculturale e multirazziale lontana, almeno apparentemente, dagli strascichi dell’apartheid in cui, invece, si dibatte Johannesburg. In attesa del giorno del rientro siamo usciti da Città del Capo e ci siamo spostati a Muizemberg, località turistica lungo il promontorio che scende da Città del Capo alla punta sud costituita dal Capo di Buona Speranza. Località dalle splendide spiagge sabbiose e da un mare stupendo nel quale però nessuno fa il bagno nonostante si sia in piena estate e con un caldo che qui considerano eccezionale. E tutti, invece, fanno surf. Ovvio, l’acqua è freddissima. Non è certo l’acqua del Mar Mediterraneo, è la stessa acqua che un po’ di gradi di latitudine più sotto lambisce l’Antartico. Altra giornata di sosta durante la quale da casa ci fanno sapere che il programma di ritorno è cambiato e invece di partire martedì cinque, come precedentemente previsto, si partirà l’otto, venerdì per arrivare a Milano sabato nove marzo e non più con cambio d’aereo a Parigi bensì a Francoforte. Otto marzo ci imbarchiamo alla volta di Francoforte dove un altro aereo della compagnia di bandiera tedesca ci porterà a Linate. Sono le quattro del pomeriggio e per il piccolo, moderno, poco affollato aeroporto di Città del Capo ci sono ragazze in bikini e pareo, da noi pare che faccia freddo; tra poche ore lo sapremo. Sono le 16.30 ci imbarchiamo. Dovremo passare più di 12 ore prima di togliere le nostre ossa stanche dai sedili del velivolo. Siamo giunti a Francoforte in maniche di camicia (a Città del Capo l’abbigliamento era adeguatissimo) sentendoci ormai arrivati. Alle 8.30 ci reimbarchiamo ed in poco più di un’ora siamo a Linate dove ci attende la famiglia e qualche amico del Kiwanis Club. E’ fatta. Siamo a casa. Ora che il meno è fatto non mi resta che buttare giù i ricordi sulla carta per fare in modo che quanta più gente possibile abbia l’occasione e la scusa per … trasformare un po’ di sabbia in acqua.
Ah, dimenticavo, un grazie a tutti coloro che ci hanno creduto e mi
hanno aiutato
In particolare a mio figlio Christian che ha seguito suo padre in questa
pazzia
ed a mia moglie Mariella costretta a sopportare tutto ciò.
Agli altri … !
Claudio
Zaninotto |