IL DIARIO

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ZAMBIA

 

Oggi, dopo una tirata non indifferente di oltre 500 chilometri, da M’Beia in Tanzania siamo giunti a M’Pika in Zambia.

Ha cominciato a piovere praticamente alla frontiera e sta ancora piovendo. A tratti intensamente a tratti solo qualche goccia ma il cielo e abbondantemente coperto e carico di nuvole. E’ la stagione delle piogge e, quindi, è normale che sia così; la terra è intrisa d’acqua. Ci dicono che sta piovendo da un pezzo.

Questo tratto di impeccabile asfalto su cui transita ben poca gente, ovvero qualche camion diretto in Kenya e qualche rarissima auto, taglia in due un immenso territorio di foresta verde. I saliscendi della strada ci permettono di guardare lontano e l’occhio si perde nell’infinito nulla del verde della vegetazione. Nessun villaggio in vista, solo poche donne e bambini sul bordo della strada diretti non si sa bene dove, a chiedere, mimando, cibo. Vengono i brividi al pensiero che sotto la pioggia battente in mezzo ad oltre mille chilometri di “nulla” il nostro Tweety ci possa lasciare a piedi.

A dieci chilometri dalla nostra meta giornaliera, ovvero M’Pika ci succede qualcosa di incredibile. C’è un preavviso di controllo di polizia. Rallento e mi fermo convinto che, come normalmente avviene, o mi facciano segno di proseguire o si dilettino in quattro chiacchiere tanto per rompere la noia. E invece no. Dopo le domande di rito ovvero da dove vieni e dove vai, domande assolutamente cretine dal momento che dietro c’è solo la frontiera tanzano-zambiana e davanti, a parte qualche sparuto villaggetto, Lusaka, la capitale. Comunque rispondo pensando di potermene poi andare ed invece mi chiedono l’assicurazione che non ho in quanto in dogana non mi ci hanno obbligato ed il “Carnet de passage” che non è stato compilato in quanto non è valido in Zambia. Penso: ora magari sono guai per l’assicurazione ma non è così, forse non capiscono, tengono in mano i documenti e vanno verso il retro del veicolo e mi chiedono di accendere le luci. Lo faccio, le ho. Christian mi guarda stupito e non a torto. Nulla di simile ci è mai successo. Non basta, mi chiedono di provare gli indicatori di direzione; prima quello destro e poi quello sinistro. Lo faccio ma non basta, vogliono vedere la luce della retromarcia. Gliela mostro. Ora è evidente quale sia l’intenzione … quella di multarci a tutti i costi e quindi proseguono chiedendomi di vedere il triangolo. Comincio a seccarmi ma non posso fare altro che scendere ed andare a mostrarglielo. Christian mi chiede “Ma ce l’hai ?” Certo, rispondo. Lo estraggo e glielo mostro, ma mi rendo conto che tra breve mi avrebbero “colto in castagna”. Infatti non basta. Mi chiedono: “L’altro?” Faccio finta di non capire e glielo faccio ripetere. Insistono nel chiedermi il secondo triangolo. Protesto, mi arrabbio, faccio il seccato ma non c’è nulla da fare mi mostrano l’elenco dattiloscritto che prevede la dotazione di due triangoli. Seccatissimo chiedo quanto devo pagare e mi dicono 21 dollari. In seguito i 21 diventano 25 e siccome non ho moneta locale in quanto ancora non abbiamo trovato una banca presso cui cambiare gliene do 30 ma per quanto riguarda il resto fanno finta di niente.Glielo devo chiedere e, comunque, dicono di non aver denaro e, quindi, prevedendo ulteriori complicazioni batto loro una mano sulla spalla che equivale a dire “ladri” e ce ne andiamo pressoché sgommando. Rilevano anche che ho un foro nel fanale posteriore (si era rotto qualche giorno prima a causa dello scoppio della gomma che perdendo il battistrada l’ha sparato sul retro del veicolo prima di raggiungere l’asfalto. Mi fanno anche notare che le indicazioni posteriori relative ai veicoli pesanti non sono regolari in Zambia. Mi chiedono anche se quella “distrutta” che mi porto dietro è la ruota di scorta. Gli rispondo di sì ma che, come evidente, ne ho un’altra altrimenti avrebbero verbalizzato anche quello. Insomma, la vessazione stava raggiungendo livelli incredibilmente elevati e senza motivo alcuno. Senza motivo alcuno se non quello sin troppo evidente di utilizzare il potere a loro disposizione per “rapinarci”. E, infatti la ricevuta di 54.000 Kwacha al cambio è risultata di circa 15 dollari e non 25 come ne hanno pretesi. Giuro che se in quel momento avessi avuto un’arma ai due nella capanna di paglia avrei sparato. Fortunatamente non giro armato e questa è una vera fortuna per me ma anche per questi splendidi esemplari delle forze dell’ordine zambiane. Comunque posso sempre dire di essere riuscito a prendere una contravvenzione di ben 25 dollari, che equivale ad un vero capitale in Zambia, per la mancanza del secondo triangolo.   

Oggi siamo giunti a Lusaka dopo la bellezza di circa 650 chilometri ed un’ulteriore contravvenzione, questa volta per la mancanza dell’assicurazione. Ho capito che il doppio triangolo e l’assicurazione sono i loro cavalli di battaglia e con questi sono certi di raccogliere denaro. Ma, in mancanza d’altro ci provano con tutto, luce degli stop, indicatori di direzione e persino luce di retromarcia. Quando funziona tutto ad uno straniero chiedono, quasi sogghignando, “Have you a triangles?” E qui casca l’asino. Lo stesso vale per l’assicurazione che in dogana affermano non essere obbligatoria ben sapendo che dopo pochi chilometri e poi di continuo ti fermeranno e ti chiederanno il documento assicurativo. Anche questa è Africa!

Oggi abbiamo fatto un giro per Lusaka che sembra migliore di altre capitali africane ma che, al pari di molte altre, ha l’aspetto della modernità e  du grandeur esclusivamente per un chilometro di viale centrale dove hanno sede le banche e le grandi aziende, poi, a due vie di distanza ed a qualche centinaio di metri diventano capitali del terzo mondo.

Abbiamo anche fatto la spesa in un supermercato del centro che all’uscita è controllato da guardie armate di manganello ed altro. Guardie che controllano che si sia pagato il conto. E’ un sistema antitaccheggio indubbiamente valido in quanto, purtroppo, abbiamo dovuto anche assistere all’uso del manganello, cosa che, dal numero di accattoni all’esterno, deve essere anche abbastanza frequente. Cose dell’altro mondo, anzi, cose del terzo mondo. Qui la miseria non è così evidente come in Etiopia e gli slums così grandi come a Nairobi , ma evidentemente la miseria c’è e lo Zambia oltre la patina di democraticità e benessere che vuole mettere in mostra non ha problemi minori di altri Paesi dell’area e questo lo si vede assai bene fuori dalla capitale dove tutti i bambini ed i ragazzini, nessuno escluso, se transitando li guardi appena negli occhi, ti chiedono da mangiare. E di bambini e ragazzini è fatta la stragrande maggioranza della popolazione zambiana.  

Oggi abbiamo visitato sia l’ambasciata italiana la quale ci ha chiesto di fargli avere le copie delle contravvenzioni per inoltrare una pesante nota di protesta presso il governo zambiano in quanto trovavano inqualificabile il comportamento dei poliziotti nei nostri confronti.

Nel pomeriggio non abbiamo mancato di visitare l’ospedale ortopedico italo-zambiano istituito dal Professor Grisostomi ed oggi fiore all’occhiello dell’ortopedia a Lusaka. Ospedale in cui venti letti sono costantemente destinati gratuitamente ai bambini zambiani,  in questa struttura gestita con polso di ferro da una suora italiana.

Solo alcuni letti sono destinati a degenti a pagamento e questi al fine di poter rendere la struttura economicamente autonoma. Recentissimamente è stato approntato un laboratorio ortopedico finanziato dal Governo olandese; laboratorio nel quale vengono predisposte le protesi destinate ai bambini degenti.

E’ il 19 febbraio e abbiamo raggiunto Livingstone, mitica località che indubbiamente ci riporta al Dottor Livingstone da cui la città ha preso il nome. Questa località è praticamente luogo di frontiera di ben cinque stati, lo Zambia a cui appartiene, lo Zaire a nord, la Namibia raggiungibile attraverso la stretta striscia territoriale del Caprivi Zipfel, il Botswana a sud ovest e, divisa solo da un ponte sullo Zambesi, la città di Victoria Falls nello Zimbabwe.

Domattina, come d’obbligo ci recheremo a vedere le cascate Vittoria o come le ha chiamate il Dottor Livingstone che le scoperse, il fumo che tuona.

20 febbraio, oggi, di buon mattino ci siamo recati a vedere le Vittoria Falls. Lo Zambesi con un salto di oltre cento metri continua il suo corso passando in una stretta gola. Lo spettacolo è realmente fantastico. Gli spruzzi sollevati dal salto d’acqua creano per diverse centinaia di metri una continua pioggia che a sua volta consente una vegetazione lussureggiante dove gli onnipresenti babbuini vivono indisturbati. Inoltre, l’effetto degli spruzzi d’acqua sollevati nella stretta gola provocano un continuo spettacolare arcobaleno. Uno spettacolo davvero meritevole di nota.

Purtroppo il tempo a disposizione è sempre brevissimo e non ci è proprio consentito prendercela comoda. Riprendiamo il nostro cammino raggiungendo Kazungula, inesistente località di confine dove passare il confine con il Botswana e attraversare lo Zambesi, unico modo possibile sulla chiatta che trasporta un solo camion grande più uno piccolo alla volta. Questa è una chiatta mitica; oggi motorizzata, fino a pochi anni or sono veniva lanciata da una sponda all’altra con l’ausilio di un camion che, lanciato sulla chiatta stessa e frenando di colpo, per inerzia faceva andare la chiatta stessa. Succedeva che se il camion frenava troppo presto o troppo tardi la chiatta si rovesciasse e, conseguentemente, doveva passare del tempo prima che potesse riprendere le sue funzioni. Ancora oggi, pare che ogni tanto il motore si fermi e se ne vada a spasso per lo Zambesi.