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SWAZILAND
Oggi, 24 febbraio, infatti, abbiamo raggiunto il regno dello Swaziland che, appunto, non smentisce se stesso. Infatti, parlare oggi di un regno in Africa, governato da un re tradizionale ha qualcosa di fantastico. E fantastico è questo luogo incastonato tra montagne verdi ed ampie vallate, punteggiato da laghetti azzurri e boschi lussureggianti dove la popolazione bianca e nera pare vivere in perfetta armonia lontana dagli odi, lasciati come strascico dall’apartheid, che si percepiscono in Sudafrica. Mbabane, cinquantamila abitanti è un paesone dove convivono ancora pacificamente i nuovissimi centri commerciali e le bancarelle del mercato tradizionale nella piazza non ancora lastricata, le vetrine con le offerte della tecnologia moderna quali computer e telefoni cellulari e le botteghe dei sarti e dei parrucchieri consistenti in roulotte che hanno cambiato destinazione d’uso oppure container riciclati e posti a contorno della piazza del mercato. Uno stranissimo luogo per certi versi un po’ fuori dal mondo e, nel contempo, assolutamente inserito nel mondo moderno. Un Paese del terzo mondo in cui un re nomina buona parte dei parlamentari e dei ministri e governa il Paese quasi come accadeva un tempo, un paese in cui però il reddito pro-capite non è disastroso e l’economia non è in crisi come lo è quella di gran parte dei paesi africani più grandi.
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